Gordon ancora ignorato dalla selezione per la partita delle stelle…
Continua fra alti e bassi la stagione dei Chicago Bulls.
Certo, il traguardo delle cinquanta vittorie, pur essendo ancora alla portata di Gordon e soci, appare sempre più difficile, visto qualche scivolone di troppo ed il calendario, che nelle prossime settimane vedrà gli uomini dell'Illinois spesso in viaggio.
Ma questioni tecniche a parte, i problemi per coach Skiles arrivano dal settore "logistico" della franchigia.
Risultati
@ Milwaukee W 99-90 (23-17)
Vs Utah L 85-95 (23-18)
@ Indiana L 91-98 (23-19)
Vs Atlanta W 94-86 (24-19)
Vs Dallas W 96-85 (25-19)
Vs Miami W 100-97 (26-19)
@ LA Clippers L 98-110 (26-20)
@ Seattle W 107-101 (27-20)
@Portland W 88-86 (28-20)
@ Utah L 95-100 (28-21)
@ Sacramento L 77 - 86 (28-22)
Eh sì, il mercato è sempre più croce e delizia della squadra di Chicago e se a questo fattore andiamo ad aggiungere i problemi legati all'infermeria, c'è davvero da sperare nelle doti di motivatore inflessibile che il pelato condottiero ha sempre dimostrato.
In queste settimane, i nomi per una possibile trade si sono sprecati. Come ha già splendidamente argomentato il buon Leo Ancilli nel suo "A ruota libera" (a proposito avete già letto il numero 94?), Kevin Garnett è il neanche troppo nascosto oggetto del desiderio del GM Paxson.
Per arrivare al bigliettone si sono scomodati i nomi di mezza squadra, da Gordon a Deng, da P.J. Brown a Ben Wallace, peccato che i termini per la dead line si stiano avvicinando e anche l'esca della prima scelta (che Chicago avrà in dote dai Knicks nel prossimo draft) non sembra portare a nulla di concreto.
Purtroppo proprio le condizioni fisiche di Wallace hanno dato il fuoco alle polveri delle polemiche. La situazione sta diventando paradossale: il centro quattro volte miglior difensore della lega è primo in 3 delle principali categorie statistiche della squadra (rimbalzi, palle rubate e stoppate) eppure non riesce davvero a convincere, tanto che anche il sito della ESPN l'ha inserito nei giocatori meno migliorati dell'anno.
Ad ogni infortunio, la stampa ed il particolare il "Chicago Tribune" tende ad enfatizzare come il contributo che questo strapagato trentaduenne da alla squadra, non è molto diverso da quello che avrebbe potuto dare un Tyson Chandler o quello che si otterrebbe giocando in pianta stabile con una squadra più piccola e P.J. Brown nello spot numero 5.
Ma la novela mercato non finisce qui.
Altro nome davvero caldo è infatti quello di Pau Gasol.
Al pari del numero 21 di Minnesota e per certi versi anche di più, lo spagnolo si trova nella condizione ideale per essere scambiato: una franchigia che ha la volontà di rivoluzionarsi, dopo essere arrivata ad un punto morto nella sua evoluzione; una dirigenza ben disposta (altro che ben disposta, il proprietario dei Grizzlies dice apertamente che la squadra è in vendita, il GM Jerry West vende casa, il coach è pro-tempore, le stelle vogliono andarsene"), le richieste di contropartita ormai note: un realizzatore, un lungo d'esperienza e una prima scelta, cosa manca quindi perché la trade si chiuda?
Molto probabilmente si è parlato troppo di questo affare, cosa quanto mai inopportuna, in più le questioni di salario sono come sempre di difficile soluzione e questo sembra proprio essere il nodo focale.
Nel frattempo però, la squadra ha cominciato la sua seconda maxi trasferta dell'anno e lo ha fatto con una tegola in più sulla testa: dopo che per qualche incontro aveva convissuto con il dolore causato dalla fascite plantare, nella gara (vinta) contro Portland, si è infatti fermato Andres Nocioni.
L'argentino è stato, nella stagione in corso, l'uomo tatticamente più importante della squadra.
Al di là delle polemiche che lo vedono spesso coinvolto, per l'uso indiscriminato e spesso abbastanza arzillo che fa dei propri gomiti, l'ex ala del Tau Vitoria è il vero ago della bilancia del gioco di Chicago.
Grazie alla sua energia, è stato definito come spakling dal suo allenatore in una recente intervista, ha sempre sopperito al fatto di essere formalmente un numero 3 e ½.
Grande rimbalzista e difensore fra i migliori di una squadra di per sé difensiva, porta alla causa, venendo dalla panchina, 15 punti e 6 rimbalzi per sera, oltre ad una combattività unica nel suo genere.
Nonostante tanti allenatori lo considerino un flopper, letteralmente un cascatore e nonostante il suo rapporto con gli arbitri sia spesso deficitario, la dote che sembra più evidente in lui è la totale mancanza di reverenza contro i mostri sacri della lega.
Al contrario di tanti stranieri proiettati nella lega da realtà differenti, sin dal primo anno di gioco, il conterraneo di Ginobili e Oberto, ha subito messo in chiaro di non sentirsi inferiore a nessun "fratello" di spogliatoio e di non giocare per essere un simpatico.
Al nostro, interessa vincere, lavorare duro e combattere sotto le plance e non credo che ci siano doti più apprezzate sul campo da basket delle sue, almeno agli occhi di Scott Skiles.
A questo punto la squadra dovrà fare a meno di lui, almeno fin dopo la pausa per l'All Star Game, mai così provvidenziale, peccato che nel frattempo in sua contumacia siano arrivate le sconfitte contro Utah e Sacramento, in quest'ultimo caso puniti da un 33% al tiro nonostante i 12 rimbalzi di squadra conquistati più degli avversari (56 a 44) e da un Kevin Martin da 29 punti finali.
Una nota a margine: come spesso, troppo spesso, è successo quest'anno, i Bulls sono finiti sotto nell'ultimo quarto. Dopo un mese era un campanello d'allarme, dopo due un problema, al terzo è diventato una tendenza preoccupante.
Una tendenza che dovrà essere invertita nel prossimo futuro, se si vorrà tagliare il traguardo dell 50 vittorie di cui sopra e soprattutto se si vorrà competere per il primato di divisione, oggi lontano 3 partite con Detroit e Cleveland rivali nel mirino.
A questo punto il calendario proporrà le sfide a casa degli Warriors e dei Suns, un ritorno a casa per ospitare i Raptors e di nuovo la trasferta a Charlotte. Poi sarà solo All Star Game, una festa alla quale dai tempi del ritiro di Michael Jordan nel 1998, nessun Bulls è stato più invitato.
Anche questa è una tendenza da invertire.
Alla prossima"