Il limbo di Minnesota

Una classica espressione di Ricky Davis, giocatore fra i meno amati dagli arbitri…

A circa cento giorni dall'inizio delle ostilità  possiamo ben dire che i tifosi dello “Stato dei mille laghi” tutto si aspettavano fuorché una tale subbuglio attorno alle vicende della locale squadra di pallacanestro.

In questi tre mesi, il pubblico del Target Center ha vissuto una serie di stati d'animo difficilmente sperimentabili in un così breve lasso di tempo.

La stagione è stata accolta da un diffuso scetticismo (Garnett e compagni non erano certo pronosticati in vetta alla Western Conference), il quale ad un certo punto, ha fatto spazio all'eccitazione per la speranza dell'approdo in citta di Iverson (ma i Wolves non avevano le prime scelte e i contratti in scadenza che avrebbero fatto tanto contenti i Sixers…) e la conseguente delusione per il suo atterraggio in Colorado.

Di lì a poco ci si è esaltati – e illusi – per un'inattesa striscia di vittorie di 10 gare su 13 (Avvenuta tra il 22 dicembre e il 15 gennaio).

Possiamo scendere dall'altalena?
No, perché a causa di una inopinata disfatta patita contro gli Hawks, i lupi han visto naufragare le loro esigue certezze e perdendo 9 dei successivi 12 incontri son ripiombati in quel limbo in cui si adagiano quelle squadre senza infamia nè lode.

Qualcuno non ha retto a tale turbinio di emozioni:Dwane Casey è stato “sollevato” dall'incarico di capo allenatore dopo l'onorevole sconfitta patita dai suoi il 22 gennaio contro i Jazz .

Minnesota era nel bel mezzo di una striscia di sconfitte, ma è opportuno rammentare che il recentissimo passato (grazie a quella famosa striscia di successi) era stato ricco di soddisfazioni, e la squadra era in piena lotta, per afferrare l'ultimo vagone del treno diretto ai playoffs della costa occidentale.

Già ; ma allora come mai nella stanza dei bottoni del Target Center han deciso di defenestrare il buon Casey?

Pur non essendo un luminare del pino, era stato capace di far rendere al meglio (specie dal punto di vista difensivo) un gruppo dotato di talento si; ma non certo in esubero.
Serviva una scossa han sentenziato i ben informati…

La verità  è che l'ex coach era poco gradito alla dirigenza, la quale ha approfittato delle prime serie difficoltà  per rimpiazzarlo con l'assistente Randy Wittman (2-6 da quando ha preso il comando delle operazioni).

In questa tempesta di emozioni l'unico porto sicuro nel quale rifugiarsi rimane - e non potrebbe essere altrimenti - quello di KG:

Il fedelissimo è da dodici stagioni la principale icona sportiva della città  e dello stato , e un tale attaccamento alle sorti della franchigia l'ha reso titolare indiscusso della più longeva milizia con lo stesso club tra i giocatori che attualmente calcano i parquet della lega di David Stern.

Alle solite roboanti statistiche : 22.6 punti, 12.5 rimbalzi, 4.3 assistenze con il 47.6% al tiro dal campo…

Accompagna un'energia ed uno spirito competitivo proprio di una genia d'atleti ormai in via d'estinzione (solo Kobe ed Allen I reggono il confronto da questo punto di vista): “A tutti noi è dispiaciuto l'allontanamento di coach Casey; ma sia ben chiaro che getteremo il cuore oltre l'ostacolo per Randy”.

Queste sono le sue parole pochi minuti dopo aver bruscamente interrotto la striscia di 17 vittorie consecutive dei Phoenix Suns , nella sera in cui ha regalato a tutti gli appassionati una performance a dir poco epica: 44 punti con 18-29 al tiro dal campo.

E' anche vero però che dal suo arrivo nelle fredde lande del Minnesota ci si interroga sulle qualità  più o meno reali del suo “supporting cast”.

Premesso che i tifosi piangono ancora per la stoltezza del management, che nell'estate del 2004 considerò prioritario confermare Hudson e Hassell trascurando i rinnovi di Sprewell e Cassell…

E' doveroso sottolineare la buona stagione finora disputata da due recenti acquisizioni (arrivati da Boston lo scorso febbraio): trattasi del bizzoso Riccardino Davis e di Mark Blount.

La guardia sta mandando ai libri: 16 punti 4.5 assist ad intrattenimento con un lodevole 46% nel tiro dal campo. L'ala-pivot si è invece guadagnata sul campo i galloni di miglior alleato del “21” tirando fuori una grinta mai vista dal suo ex pubblico di Boston, che tutto lo considerava fuorché un cuor di leone…

Le sue cifre sono buone nel complesso: 13, 6.4 rimbalzi a serata, e ottime nella striscia di 10 vittorie in 13 gare alla quale accennavamo in apertura: 16,7 , con il 57% al tiro dal campo e il canestro da tre della vittoria nella trasferta di Detroit nel giorno dedicato alla memoria di Martin Luther King.

Tra le note liete segnaliamo anche l'energica ala Craigh Smith, sempre abile nel mostrare la sua esuberante fisicità  nei circa 15 minuti d'impiego che gli vengono concessi e il promettente rookie Randy Foye, nove punti ad intrattenimento per lui (anche se con un negativo 41.7 al tiro) ed alcune giocate decisive in momenti topici delle gare, che lasciano presagire un futuro davvero interessante per questo play-guardia uscito da Villanova .

Come scordarsi poi del prezioso contributo che da anni offre Trenton Hassell, a nostro avviso uno dei migliori e più sottovalutati stopper del campionato. L'ex Bulls con la sua soffocante intensità  difensiva si conferma uno dei clienti meno desiderati da tutte le guardie-ali della lega, non disdegnando neanche qualche canestro alla bisogna: Otto punti di media per lui con un ottimo 53% al tiro su azione.

Son dolori invece in cabina di regia: se il point-man Hudson è ormai solito avere rare occasioni per svestire la tuta (i “DNP CD” si sprecano per il treccinato vincolato fino al 2010…), e Jaric s'impegna, ma alla fine è sempre al centro di spifferi di mercato, la grande delusione della campagna acquisti è stata senza ombra di dubbio Mike James.

Che la trentunenne point-guard non fosse un playmaker era noto, meno attese erano invece le sue difficoltà  nel trovare la via del canestro: undici punti con un misero 42.6 % dal campo per un atleta, che l'anno scorso segnava 20 punti a partita con la maglia dei raptors e che quest'estate è arrivato a Minneapolis forse già  appagato dal lauto – e finora disatteso – ingaggio di 25 milioni e mezzo di dollari (per quattro stagioni) offertogli dalla dirigenza dei Wolves.

La situazione è precipitata a tal punto che quella che doveva essere la principale spalla di KG, nelle ultime uscite ha giocato soli 24 minuti a partita, ritrovandosi sempre più spesso nello sgradevole ruolo di spettatore non pagante quando la gara si decide: anche Wittman preferisce infatti affidarsi alla matricola Foye nel c.d. “crunch time”.

Non vogliamo essere troppo ingenerosi, ma la nostra sensazione è che se il suo rendimento fosse stato congruo alle attese (e all'ingaggio) il record dei lupi sarebbe sensibilmente superiore al poco confortante 23-26 attuale.

Per la prima volta nella recente storia della Western Conference sembra che ci si possa guadagnare il diritto di giocare fino - almeno – ai primi di maggio con “sole” 42 vittorie, (mentre negli ultimi anni ne servivano almeno tre-quattro in più…) così nella bagarre rientrano non solo i Clippers e gli stessi T-Wolves ma anche i “nuovi” Warriors e i mai morti Hornets (completamente rinati nel mese di gennaio).

La situazione è talmente intricata che ci si può aspettare di tutto: che il gruppo acquisti finalmente la costanza necessaria per tentare una seria rincorsa alla post-season così come che, nel giro di due settimane, il divino Kevin s'arrenda e - seppure con il cuore colmo di rabbia – accetti che il suo sogno di condurre il “branco” alla terra promessa rimanga tale:

Nell'evenienza, ci sarebbero 29 “GM” in giro per la lega disposti a tutto pur di convincerlo a cambiare indirizzo…

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