Focus: Carlos Boozer

Le statistiche di Carlos Boozer parlano da sole…

Quest'anno sarà  di sicuro difficile assegnare il trofeo di M.V.P. della stagione.
Sarà  il three-peat da parte di Steve Nash? O forse il primo per Gilberto, o il primo per un europeo, un tedesco per la precisione?

Consultando l'elenco dei possibili candidati, associati ognuno a roboanti statistiche, non ci si può non fermare davanti ad un nome quantomeno sospetto. Tutti infatti conoscono i vari Bryant, James, Wade, maestri del trentelleggio e non solo, ma com'è possibile che in mezzo a loro ci sia un giocatore come Carlos Boozer degli Utah Jazz?

Lo stupore aumenta ancora di più quando poi si legge che cosa mette insieme tra le montagne dello Utah questo ragazzone: oltre ad avere un abbonamento in prima fila con i ventelli, è nei primi 5 posti della Lega per rimbalzi e nei primi 10 per percentuali dal campo (traducendo in numeri, dopo poco più della metà  delle partite siamo a 22 punti, 12 rimbalzi con il 56 % dal campo).

Questo per quanto riguarda parquet e dintorni. Ma oltre che essere bravo con la jersey sulle spalle si è dato anche da fare con la sceneggiatura NBA. In Ohio potrebbe esserci una taglia sulla sua testa, tipo far west, ed esiste addirittura un sito (carlosloozer.com, vedere per credere ) in cui non si parla esattamente bene di lui. Cos'avrà  mai fatto?

Alaska, l'ultima frontiera. Anche del freddo.

I 2 stati compresi nell'unione statunitense, ma staccati dal resto del paese non potevano essere più diversi. Se le Hawaii sono un paradiso tropicale ideale per i surfisti, cercare di fare surf in Alaska equivale ad affrontare la Streif di Kitzbuhel con mani e piedi legati. Dal 1867 questa terra gelata al confine con la Siberia è territorio americano e dal 1959 ha una sua stellina tra quelle della bandiera. La capitale la piccola cittadina di Juneau ( circa 30.000 abitanti), situata tra il freddo oceano e ancor più fredde montagne.

Qui nacque il 20 Novembre 1981 Carlos, il secondo di figli della coppia composta da Charles e Reneè Boozer. Con delle temperature molto basse e il clima spesso piovoso la crescita sportiva del piccolo Carlos si sviluppò al caldo di una palestra piuttosto che su un campo da football o su un diamante, come può succedere nel resto d'America.

In particolare la palestra era quella della Juneau – Douglas High School, una delle più importanti dello stato. Nei 4 anni liceali in cui Boozer vestì la divisa dei Crimson Bears la squadra fu uno schiacciasassi vincendo ben 2 titoli statali. Al termine del liceo decise che si era stufato del freddo e firmò con un college ben conosciuto in America, ma non certo per il clima.

Carlos, Blue Devil riuscito perfettamente.

Il suo College fu Duke University, a Durham nel North Carolina, uno stato che se visto dall'alto probabilmente assume la forma di un pallone da basket. Non certo per i Bobcats, ma per i leggendari duelli tra i suoi prestigiosi atenei, duelli che culminano con La Rivalità : Duke - UNC. Al suo arrivo nel 1999 trovò ad attenderlo in palestra con il fischietto in bocca una leggenda del basket universitario, Mike Krzyzewski, seduto sulla panca di Duke dal 1981.

Nei 3 anni collegiali Carlos non fece pentire chi lo scelse, aiutando la squadra a dominare sia l'ACC che la regular season in tutte le 3 stagioni. La soddisfazione più grande fu però la vittoria del titolo NCAA nell'anno di grazia 2001, ricordo più bello dell'avventura al college. A Duke non lasciò però solo ricordi, ma anche fatti: 101 partite in 3 stagioni a 15 punti e oltre 7 rimbalzi. Il tutto tirando con un irreale 63 %, percentuale dal campo migliore nella storia di uno degli atenei che hanno fatto la storia del College Basketball. Si può fare di peggio. Inutile dire come questi numeri e il fatto di giocare con i Blue Devils siano un pass-partout per il mondo dei professionisti. Nel 2002 si dichiarò eleggibile al draft…

La scelta di Cleveland. Ma perchè proprio Cleveland?

I Cleveland Cavaliers chiusero la stagione 2001 - 2002 con sole 29 vittorie e 53 sconfitte, ottenendo il quint'ultimo record di tutta la lega. Le partite alla Gund Arena erano sicuramente emozionanti, causa la difesa modello - Telepass: gli avversari sul tabellone scrivevano mediamente 108 ogni sera. Quell'anno al draft i Cavs usarono la loro prima scelta, la sesta in ordine assoluto, per Dajuan Wagner da University of Memphis.

Breve derapata sull'argomento Wagner: sfortunatissimo giocatore con gravi problemi fisici che gli hanno quasi fatto appendere il pallone al chiodo, è stato capace di segnare 100 punti in una partita high-school e di tenere 21 punti di media all'anno da rookie al college a UM.

Tornando a Boozer, Carlos fu il terzo Blu Devils scelto in quel draft (Jay Williams e Mike Dunleavy Jr. gli altri) ma dovette aspettare fino alla casella numero 35 per sentire nominate le 12 lettere del suo nome e cognome. Fu quindi la seconda scelta dei Cavs, arrivando come detto in una squadra abbastanza allo sbando, senza un leader e con un allenatore mediocre come John Lucas II.

La prima stagione di Carlos tra i Cavs fu un parto molto doloroso, basta ricordare la tariffa finale: 17 W e 65 L. In questa ecatombe di numeri Boozer però iniziò a mettersi in mostra. Partendo come sesto uomo si guadagnò presto il primo quintetto tanto da partire nell'ambito starting-five ben 54 volte. Accanto al totem Ilgauskas macinava un crescendo di punti e rimbalzi, 10 e 7.5 alla fine. Fu inoltre clamorosamente quinto per percentuale dal campo in tutta la Lega, vizietto che non ha mai abbandonato come detto, e ottene season – high da 27 (punti) e 16 (rimbalzi). C'era un big man nuovo a Cleveland ormai.

L'anno successivo brillò la buona stella dei Cavs al draft e come regalo i Re Magi della Dea Bendata portarono il Prescelto. Tra l'altro 'sto 23 è pure nativo di Akron, paesone dell'Ohio, dunque le premesse per santificarlo ci sono tutte.

Con l'arrivo di LBJ in Ohio cambiò l'andazzo, la squadra sembrava davvero essere risorta dalle ceneri e arrivò vicina ad una stagione da 50 %. Oltre alla consacrazione sul banco dei grandi di James anche Boozer stupì tutti: gioco una fantastica stagione sophomore andando sempre in doppia - doppia e chiudendo con 15.5 punti e ben 11.4 rimbalzi, superando Ilga e diventando il primo lungo della squadra per importanza. Ognuna delle 75 partite giocate lo ha visto partire dall'inizio e ormai i Cavs si stavano leccando i baffi. Lui e James erano 2 speranze su cui iniziare a promuovere abbonamenti decennali. Ma non tutte le ciambelle escono con il buco…

Storia di un tradimento

Come detto la stagione di Carlos fu eccezionale, ma era l'ultima con il contratto garantito. Infatti al termine della stagione successiva sarebbe diventato un free - agent. La dirigenza ovviamente sapeva, così come sapeva che lo stipendio iniziale dato all'ala forte era molto più basso rispetto al valore del giocatore.

Da parte sua Boozer sapeva di meritare e valere molti più soldi dei 563.679 presidenti andati che annualmente venivano versati sul suo conto, e che c'erano diversi assegni a tanti zeri da firmare in altri stati dell'Unione. La situazione sembrò stabilizzarsi quando la dirigenza di Cleveland annunciò che aveva un accordo verbale con Carlos: un ultimo anno a 563 mila $, ma successivamente gli sarebbe stato fatto firmare un contratto molto remunerativo nonostante il poco spazio salariale a disposizione.

In cambio il giocatore non avrebbe dovuto considerare altre offerte. Si sapeva della possibilità  di offrire stipendi migliori da parte di altre società , ma i Cavs vollero puntare su di lui con un iniziale bozza di contratto da 40 milioni in 6 anni. E lui come la prese?

Beh, qui iniziarono i problemi. Non voleva rischiare di rimanere senza contratto nell'eventuale caso di un infortunio, voleva molti soldi e un contratto garantito a lunga scadenza. Giocò al rialzo con il presidente Gund e compagnia, chiedendo più di 6 milioni all'anno, ma questi risposero al ribasso. La situazione non sembrava sbloccarsi, finché dalle montagne dello Utah non scesero i dirigenti dei Jazz, intromettendosi nella trattativa. In mano, causa anche molto spazio salariale, avevano un lungo e prosperoso contratto da più di 10 milioni di verdoni a stagione.

La firma di Boozer scattò sul contratto dei Jazz, lasciando di sasso i dirigenti Cavs. Apriti cielo. Tutti i media sportivi si rivoltarono contro di lui, accusandolo di aver tradito la promessa fatta per vendersi all'offerente Mormone. Queste le parole di fuoco pronunciate dal dirigente massimo di Cleveland in una lettera ai tifosi: "Alla fine io decisi di essere leale con Carlos e gli mostrai il rispetto che ci chiese. Lui però non mostrò altrettanto rispetto e lealtà  in cambio nei nostri confronti".

Boozer da parte sua si è difeso dicendo di non aver mai fatto promesse a nessuno, ne di essersi messo precedentemente d'accordo con Utah o chi per essa.

In tutta questa faida la Lega non si espresse perché, come già  successo per altri casi, fu dimostrato che un eventuale accordo a voce tra le parti non è legale. E prendere accordi scritti prima del tempo è addirittura illegale in questo pezzo di mondo, dunque la NBA non vide calpestate le sue ferree regole.

Fatto sta che non si saprà  mai la verità , causa i perenni disaccordi da entrambe le parti, ma i due certezze ci sono:
1) Boozer è passato dai 563.679 bigliettoni di Cleveland ai 10,967,500 (in salita annuale peraltro) del primo anno ai Jazz.
2) Nell'Ohio pareva non avrebbe potuto essere la star della squadra, posto già  prenotato per molto tempo. Armi e bagagli in spalla, si torna al freddo!

The Rebuliding of the Jazz

L'inserimento in roster di una star come Boozer era parte di un percorso di ricostruzione dei Jazz iniziato al termine della stagione 2002 - 2003 con l'abbandono di Stockton e il fallito tentativo del Postino di vincere un anello. Anello che come noto non ha mai voluto saperne di volare nello Utah, fermandosi per ben due volte consecutive alla dogana dell'Illinois. Il coach è, da sempre ormai, Gerald Eugene Sloan detto Jerry, sul pino Mormone dal 1988.

Dunque Carlos doveva con nuovi innesti come Kirilenko, Okur e Raja Bell ridare vigore ad una franchigia grande protagonista degli anni '90. L'inizio fu favoloso e subito Boozer sembrava destinato ad essere il vero go-to-guy della squadra. Partito sin da subito in quintetto piantò la sua bandiera bella solida all'interno dell'area pitturata combinando per 17.8 punti e 9 rimbalzi a partita in 51 match, vetta di un reparto lunghi sicuramente importante. Il 14 Febbraio 2005 però l'incantesimo si ruppe, Carlos iniziò a soffrire di problemi al piede destro e fu costretto ad abbandonare la squadra per le rimanenti 31 partite della stagione. Non fu l'unico infortunio importante, anche Kirilenko e Raja Bell saltarono molte partite, e senza questi 3 la truppa di Sloan affondò velocemente: 26 W - 56 L, zavorra di primissimo livello, tant'è che anche il proprietario Larry Miller sbottò per lo scarso impegno dei suoi.

Di sicuro non mancò l'impegno di Boozer che, affermatosi come potentissimo numero 4, guidò finché riuscì i suoi compagni con la solita precisione dal campo e moltissima sostanza sotto e sopra le tabelle. Come da tradizione, una cattiva annata porta con se una buona scelta al draft, e i Jazz pescarono dall'inesauribile serbatoio di University Of Illinois. Ne venne fuori con la scelta numero 3 Deron Williams, solido playmaker che guidò la sua squadra alla finale (persa) NCAA 2005.

Purtroppo il canovaccio dei Jazz versione 2005 – 06 era sempre il solito, e una grandinata di sfiga colpì praticamente tutti, ma soprattutto Boozer. Il forte numero 4-5 (sono i ruoli che può occupare, il numero di maglia è sempre il 5) dei Jazz fu costretto a saltare addirittura le prime 49 partite, causa seri problemi ai tendini del ginocchio sinistro.

L'arrendevolezza non è caratteristica di Carlos però, e nelle 33 partite che riuscì a giocare ritornò a dominare l'area colorata e i tabelloni come sempre. Statisticamente parlando fu secondo solo ad un eccellente Mehmet Okur, e riuscendo comunque a combinare per 16.3 punti e 8,6 rimbalzi. Era chiaro come il giocatore sia da sempre un tesoro per chi lo ha sotto contratto, ma i seri problemi fisici sembravano aver "inquinato" la sua carriera. In questa stagione però Boozer è sempre stato sano come un pesce, e i risultati sono alla portata di tutti, anche dei candidati all'M.V.P.

Digressione dal basket: Lite con Prince. Tayshaun? No, no…

Brevissima nota per una curiosa vicenda giudiziaria tra Boozer e la music - star Prince, esplosa nel Gennaio 2006. L'associazione immobiliare C.Booz Multifamily affittò a The Artist una casa in quel di Los Angeles. Ebbene la contesa scoppiò perché secondo gli avvocati di Boozer il cantante effettuò "modifiche non autorizzate" sia all'interno che all'esterno della suddetta casa.

L'avvocato di Prince sagacemente fece notare che i 2 ultimi pagamenti mensili prima della causa furono accettati senza obiezione. Fatto sta che Boozer vinse la causa e chiese l'immediato abbandono da parte della star della villa, effettuato senza problemi nel mese di Febbraio. Chissà  se almeno un autografo se lo sia fatto fare il prode Carlos…

Giorni nostri. C'è un nuovo campione tra le montagne America

La sera del 22 Gennaio i Jazz spazzolarono a domicilio i Twolves di Kevin Garnett, con le solite grandi prove dei trascinatori stagionali Boozer e Deron Williams. Big Ticket disse dopo la partita: "Jerry (Sloan) sta ricostruendo qualcosa di simile a Stockton to Malone". Può sembrare come la peggiore delle bestemmie dette tra le mura del Delta Center, ma guardando i numeri che Boozer e Deron Williams mettono a referto ogni sera forse non è così folle.

La coppia è al secondo anno "di pick&roll " e, statisticamente parlando, per quanto riguarda Deron Williams è già  addirittura davanti a Stock. Al secondo anno di NBA, nel 1986, il play cresciuto a Gonzaga deliziava per 7.7 punti e già  7.4 assist. L'attuale seconda stagione del numero 8 dei Jazz invece vede 16.7 punti e ben 9 assist ad intrattenimento.

Stock non partì titolare quell'anno, come invece sta facendo Williams, ma di sicuro nella posizione di playmaker a Utah dormono sonni tranquilli, anche perché il ragazzo sta dimostrando di saper convertire minuti in qualità .

Si diceva di come i tifosi di Salt Lake City dormano tranquilli. Questo anche perché il rollante (prima Malone, ora Boozer) assicura grandissima sostanza e qualità . Se The Mailman al suo quinto anno era una superstar da 31 punti e 11 rimbalzi, Boozer non sta disonorando il ruolo di ala forte.

Dopo le prime 43 partite stagionali Carlos comanda i suoi per punti e rimbalzi, rispettivamente 22.5 e 11.9 a partita, in costante crescita nel Gennaio. Nelle 12 sere del 2007 fin qui passate a lottare sul parquet ha ottenuto più di 25 punti e quasi 13 rimbalzi a partita. Determinante, niente da dire. Tra queste partite vanno ricordate le prestazioni contro Memphis e Toronto in particolare, paradisiache serate per i tifosi mormoni da 39 punti (Grizzlies) e 19 rimbalzi (Raptors). La percentuale di tutto questo è, al solito, 5 stelle - lusso: il 56 % dal campo non è un gioco per bambini.

Nonostante la corazza che lo riveste (alto 2,06 e pesante 116 chili), Boozer riesce a miscelare con efficacia potenza e agilità . Con Okur che può aprire l'area tirando da fuori, ha spazio per fare la voce grossissima nell'area pitturata. Assieme al turco forma una coppia di lunghi davvero invidiabile, e anche il record della squadra se ne sta accorgendo: dopo 43 partite è di 25 vittorie e 18 sconfitte il record, ma la squadra è giovane e, se non sarà  martoriata dagli infortuni, può solo crescere. In fondo, non si dice che il postino suona sempre 2 volte?

[NDR: neanche a farlo apposta, ed un paio di giorni dopo la stesura di questo articolo il buon Carlos subisce una frattura alla gamba sinistra, ne avrà  per almeno un mese…]

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