La parola dell’ex coach

Lo sguardo di Musselman è scuro: la sua prima stagione ai Kings ha preso una gran brutta piega

Il viaggio verso nord che da Sacramento porta a Portland dura 8-9 ore di macchina; idealmente però c'è tutta una vita di mezzo. "Hanno Mike Bibby, Kevin Martin e Ron Artest - ha dichiarato Maurice Taylor poco prima di levare le tende - quindi il talento non manca: si tratta di trovare un modo per farli giocare tutti assieme."
Portland è la casa della famiglia Adelman, è il luogo dove Rick s'è ritirato, assieme alla moglie Mary Kay dal momento in cui ha perso il suo lavoro ai Kings. Per questo, alla ricerca delle ragioni del ridimensionamento della franchigia, l'Oregon è una tappa obbligata.

Nel frattempo le cose vanno di male in peggio: "Abbiamo subito di tutto finora in stagione - ha ammesso Corliss Williamson dopo la sconfitta 124-117 in casa dei Memphis Grizzlies - non so se possiamo piombare ancora più in basso." Sacramento in quella partita ha concesso 41 punti nell'ultimo quarto, con il 58% scarso dal campo; i Kings hanno perso, al momento di scrivere, 11 delle ultime 14 partite giocate.

Tornare da Adelman non significa né aggiungere sale alle ferite, né tantomeno voler risfoderare un passato molto pesante: significa solo tornare dall'uomo che con questa squadra, dal momento dello scambio che ha portato in California Ron Artest, ha compilato un record di 26 vittorie con 12 sconfitte prima d'arrendersi onorevolmente ai San Antonio Spurs. Tutto questo però nell'Oregon ha un valore relativo: contano molto di più le difficoltà  che il figlio Patrick all'ultimo anno di liceo a Lake Oswego High.

"Ci sono tanti giocatori che ho allenato personalmente - è l'inevitabile premessa dell'ex coach - che apprezzo. Ho tanti amici e persone con le quali ho collaborato ai Kings. Quindi non provo piacere a vederli in difficoltà  e non ho rancore nei confronti dei fratelli Maloof." Adelman e Petrie, legati da un solido sentimento d'amicizia da ben prima che iniziasse la loro esperienza comune in bancoviola si sentono regolarmente. "Se c'è un modo per ribaltare questa stagione - ha continuato l'ex allenatore dei Balzers - si deve trovare al più presto un sistema che permetta di valorizzare le abilità  di ogni giocatore."

Non è dato sapere cosa pensi realmente d'un attacco che proprio non assomiglia a quello sviluppato fino all'anno scorso sui concetti cari a Pete Carril; di certo questa considerazione chiama in causa direttamente Eric Musselman. Il coach al primo anno è regolarmente il bersaglio degli strali del Sacramento Bee che non perde occasione, fra le altre cose, di pubblicare mail, lettere e di riportare telefonate dei tifosi "contro". Non conta moltissimo; difficile però non notare come il suo contributo alla causa sia davvero impalpabile: il gruppo è condizionato dalla "lune" di Artest, l'esecuzione dei giochi, la scelta degli stessi, lascia molto a desiderare. L'enorme preparazione tecnica teorica che aveva impressionato ai colloqui pre assunzione finora non ha partorito granchè.

"Siamo in una brutta situazione - ha ammesso Geoff Petrie andandosene da Memphis - Credo che per cominciare a vincere qualche partita in più abbiamo bisogno di giocare nella maniera giusta nelle fasi finali delle partite in bilico. E' questo il passo avanti che dobbiamo fare." Se lo dice anche il general manager.
Per anni sotto coach Adelman s'è parlato d'una difesa non all'altezza dell'attacco; di questi tempi l'anno scorso eravamo al 16° per percentuale di tiro concessa col 45.4. Oggi giorno siamo al 46.4 % che colloca i Kings al 22° posto. Il problema è che le cose stanno peggiorando: nelle quindici gare di gennaio 12 volte la squadra ha concesso più dell'attuale percentuale media. In sei occasioni si è andati al di là  del 48% con il picco patito contro i Mavs: 52.6%. Sapete già  quante sconfitte sono arrivate.

"Sappiamo che dobbiamo migliorare - ha detto recentemente Musselman - ma ci sono anche segnali positivi come il numero di palla perse che generiamo. Questo significa che siamo aggressivi in difesa." "Penso che la nostra difesa sia ancora un cantiere di lavori in corso - ha commentato Petrie - Musselman ha portato concetti diversi con rotazioni maggiori in aiuto e molta più pressione sulla palla per cercare di rubarla. Il problema è che a volte siamo abbastanza attivi; altre no.

Concetti diversi è un eufemismo; la difesa di Adelman, che peraltro non sfolgorava, partiva dal presupposto che con molti giocatori dai piedi lenti le rotazioni difesive avrebbero creato più problemi che opportunità . Dire ora cosa sia meglio, sulla base della teoria, è impossibile. Dalla parte dell'ex coach c'era un attacco che coinvolgeva tutti e quindi invogliava a "piegare le gambe" maggiormente. Possiamo immaginare che oggi, dopo aver passato diversi possessi offensivi a guardare Artest fare il solista, molti suoi compagni non siano prontissimi a faticare sotto il loro canestro.

Cinico ma reale; così come la difesa non può essere il fiore all'occhiello della squadra per il semplice fatto che per tanto tempo i giocatori non sono stati scelti per quello. E' più o meno lo stesso discorso che si faceva una settimana fa a riguardo dei problemi a rimbalzo dei lunghi e di Miller in particolare.

"Se ho un rimpianto - spiega oggi Adelman - è quello di non aver cercato di parlare di più con i fratelli Maloof. Per molto tempo la squadra ha cambiato giocatori regolarmente e noi dello staff tecnico ci siamo semplicemente preoccupati di far funzionare le cose. Non di incidere sulle scelte. Per Artest è successa la stessa cosa: noi abbiamo lavorato per inserirlo tecnicamente ma è stato da subito evidente che quello che cercavano i proprietari era soprattutto un rilancio a livello mediatico." Sull'ultimo punto è probabile che Adelman dica il vero; per il resto, ma ne riparleremo, qualche sospetto c'è.

"Quando abbiamo scelto Musselman - ha detto Petrie ai giornalisti che lo incalzavano - l'abbiamo fatto per dare continuità  alla conduzione tecnica. Cosa volete che vi dica. Eric sarà  l'allenatore che Kings fino a quando non lo sarà  più."

Solo nel momento in cui la matematica avrà  dato una forma compiuta alla stagione, ai Kings faranno i conti per davvero; l'esito potrebbe non esser così scontato.

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