NCAA: Center Ranking

Greg Oden: non ci sono più i freshman di una volta…

1: Greg Oden – Ohio State – Freshman – 1988 – HT: 7-0 – WT: 260
“With the first pick in the 2007 NBA Draft the – palline in lotteria, fate voi – select Greg Oden”: questa è la frase che ormai da due anni è attribuita al commissioner David Stern in vista del prossimo Giugno e questo è il motivo per il quale nell'NBA, parallelo al campionato per il titolo e per il miglior piazzamento possibile ai playoff, si stia giocando anche quello per avere il peggior record possibile di vittorie e quindi le maggiori probabilità  di accaparrarsi le prestazioni di questo ragazzo dell'Indiana.

Per altro “ragazzo” solo all'anagrafe, poichè prima ancora della palla a due balza alla vista qualcosa di evidentemente anomalo: sarà  la barba, sarà  il fisico già  ben costruito, sarà  lo sguardo maturo ed intenso, sarà  la soggezione che il suo nome si porta dietro o ancora il fatto che si parli di lui da parecchio tempo… ma dimostra almeno dieci anni in più di quelli riportati sulla carta d'identità !

Entrando nel merito tecnico, la chiave dell'enorme attesa che sta accompagnando il suo approdo tra i professionisti credo sia semplice: quando si vedono così tanti lunghi NBA passivi difensivamente, con voglia ed intensità  intermittenti nella propria metà  campo, mai in grado di abbinare mobilità  orizzontale a mobilità  verticale, spesso più propensi a giocare fronte a canestro per tiri dal perimetro piuttosto che ad assicurare presenza in area, non può non venire tanta voglia di Greg Oden.

A livello NCAA è semplicemente un difensore illegale. Scegliete voi il massimo titolo gerarchico per definire le sue doti di intimidazione come stoppatore: cardinale, vescovo, maresciallo, colonnello, principe, duca… va sempre bene; solo eviterei quello di “ammiraglio” che è già  stato prenotato una ventina di anni fa da colui che sembra essere il paragone più azzeccato, ovvero David Robinson. Spesso si trova lontano dal vivo dell'azione e sembra sorvegliare distrattamente la propria zona di competenza, ma con una mobilità  di piedi misteriosa copre la distanza e raggiunge la palla grazie anche a tempismo svizzero e lunghe braccia in estensione dal suo lungo corpo.

Al numero effettivo di stoppate a referto andrebbe poi aggiunto il numero di conclusioni che costringe a sporcare, affrettare o addirittura a non prendere per il solo fatto che si affaccia a controllare la situazione. Peculiarità  del repertorio è infatti la capacità  di selezionare gli interventi difensivi, ovvero di non andare a tutti i costi alla caccia della palla quando l'attaccante è in pessimo equilibrio e sta forzando, lasciando che sia quest'ultimo a sbagliare da solo ed evitando così di caricarsi di falli stupidi: un manuale del fondamentale!

Accetta tutti, ma proprio tutti i cambi in difesa contro i piccoli, contenendoli con voglia ed attività  di piedi in scivolamento che sfoggia anche negli aiuti ai compagni in difficoltà  nell'uno contro uno, insieme a puntuale posizionamento del corpo. Ma qui sorgono gli unici dubbi in prospettiva NBA, perchè paradossalmente è talmente attento a questo lavoro anche nei pressi del perimetro che se proprio si vuol trovare un difetto tende a caricarsi eccessivamente di falli volendo andare troppo faccia a faccia alle guardie avversarie, non potendo fare sempre miracoli nello spostamento laterale da quelle altezze: grosso potenziale problema futuro. Altra finezza tecnica: usa moltissimo le braccia come disturbo per l'attaccante, alzandole davanti a lui frontalmente per oscurargli la visuale o spiegandole come un aliante tra la palla ed il suo uomo per sconsigliare il passaggio.

I rimbalzi gli cadono addosso in maniera a tratti paranormale: parte un tiro, lui si gira verso canestro non senza l'errore di perdere il controllo visivo della situazione, si mette in una precisa posizione dell'area e… puff, la palla arriva a lui. E' inoltre estremamente intelligente nel fondamentale come emerge per esempio nell'accontentarsi di appoggiare di tocco al volo la palla al compagno o controllarla in due tempi quando non è in grado di afferrarla con entrambe le mani: graffiti da campione! Corre per il campo in modo favoloso per un 7 piedi, superando in velocità  anche giocatori di 10-15 centimetri più piccoli e risultando persino bello da vedere.

La fase offensiva è quella in cui si diverte meno, ma sta salendo di livello partita dopo partita. Non ama fare i salti mortali per prendere posizione in attacco e non è coinvolto dai compagni come si potrebbe pensare. Semplicemente si piazza in post basso ed attende gli eventi con interesse medio: se riceve, bene; se non riceve, bene lo stesso, andando poi a piazzare umilmente qualche blocco o preparandosi al rimbalzo offensivo. Non è di certo un giocatore che ha bisogno di avere la palla in mano come priorità  e che pianterà  il muso in difesa se non la riceverà  per qualche attacco consecutivo, ad ulteriore dimostrazione del suo celebrato spirito di squadra, della sua assennatezza, della sua mentalità  vincente e del suo scarso interesse per le cifre personali.

Un infortunio al polso destro ad inizio stagione l'ha costretto a tirare i liberi con la mano debole – per altro con esiti migliori di uno Shaq con la mano forte – e non è ancora permesso avere un'idea chiara sul suo rilascio di palla che non gli dovrebbe comunque negare solidi ventelli anche tra i pro. Al momento tende al legnoso in qualche suo movimento spalle a canestro e non è ancora facile individuare una sua arma offensiva nitida. Con la sua agilità  e l'importantissima efficacia nei movimenti dorsali e ventrali anche negli spazi più ridotti, spesso gli basta girarsi sul perno per prendere già  un importante vantaggio sul difensore, ma è faticoso vedergli fare con continuità  un preciso movimento credibile dal post basso. Si segnala solo un meccanico gancio anni '60 non bello da vedere ma efficace.

Dà  il meglio quando riceve già  profondo e poi trova lo spazio per esplodere in schiacciata, situazione in cui è semplicemente sovrastante. In traffico ha però il brutto vizio di piegare la schiena in orizzontale perdendo qualche secondo prezioso prima di andare su. Ha ancora qualche problema nello scarico se raddoppiato, non tanto per la tecnica più che buona con cui si libera della palla ma per il troppo tempo che ancora impiega nel decidere cosa fare e nel leggere la difesa. Dettagli su cui lavorare per un uomo destinato comunque a cambiare i destini della franchigia che vincerà  la lotteria, nonostante il volatone lungo che gli ha lanciato da inizio stagione un maestoso Kevin Durant.

2: Spencer Hawes – Washington – Freshman – 1988 – HT: 7-0 – WT: 240
Folgorazione! Anima di una guardia in un corpo non atletico di 210 centimetri, è semplicemente favoloso nel gioco spalle a canestro con una naturalezza, una fluidità , un'efficacia ed una bellezza di movimenti che sono il risultato dei suoi completi fondamentali: prende posizione benissimo anche per ricezioni profonde; comincia ad attaccare il canestro prima ancora di avere la palla tra le mani; effettua finte credibili e sempre da rispettare; svolge un epocale lavoro di piedi per tecnica e velocità ; è pericoloso andando su entrambi i lati ed anche nell'abilità  di mettere palla a terra e costruire dal palleggio; ha enciclopedico utilizzo di dorsali e ventrali per girarsi e lavorare sul corpo del difensore; è sempre coordinato ed in controllo del corpo; condisce il tutto con un rilascio della palla morbidissimo.

Insomma, almeno a livello NCAA è uno dei migliori giocatori di post degli ultimi 10 anni, nonostante abbia giocato solo una ventina di partite. Se si gira verso sinistra esegue un classico turnaround jumper, mentre verso destra opta per gancio e semigancio con educatissimo uso del tabellone. Il dato tecnico che ulteriormente impressiona è la sua capacità  di muoversi senza palla come un esterno, persino con esecuzioni in uscita dai blocchi mettendo a posto i piedi e rilasciando velocemente la palla come un Hamilton o un Miller qualsiasi.

Ovviamente ha anche solidissimo e pulito tiro frontale dai 5-6 metri, anche se paradossalmente in situazioni stanziali con spazio ha quasi più difficoltà  rispetto alle conclusioni prese in movimento o marcato. E' intelligente e con ottima comprensione del gioco, come emerge dall'abilità  sontuosa di uscire dai raddoppi grazie ad una eclatante visione del campo e passaggi illuminanti da altezze non comuni.

Se la descrizione finisse qui, Oden e Durant avrebbero decisamente di che preoccuparsi, ma purtroppo il basket non è solo attacco e gioco spalle a canestro. Hawes è infatti a tre salti di qualità  dal diventare una potenziale stella NBA: atletismo, difesa e presenza in area. Corre splendidamente per la stazza, ma non ha quella rapidità  nei piccoli spazi e quella verticalità  per non soffrire in difesa contro avversari più agili ed esplosivi, oltre allo scarso contributo che può dare in aiuto; inoltre ha spesso problemi di posizionamento e di angolazione del corpo sia prima che dopo la ricezione del suo uomo, a cui aggiunge un interesse generale per la fase difensiva non certo famelica.

Anche in attacco nell'avvicinamento a canestro di potenza è meno efficace che in tutto il resto del suo repertorio. Non viene considerato un grande rimbalzista, anche se specie sotto il proprio canestro mi sembra decisamente all'altezza non solo per i palloni che cadono nei suoi paraggi ma anche per la sempre gradita capacità  di recuperare quelli apparentemente fuori dalla sua portata. Se solo avesse la pazienza di prendersi un altro anno di duro lavoro e di esperienza collegiale, Oden e Durant nel draft 2008 non ci saranno…

3: Hasheem Thabeet – Connecticut – Freshman – 1987 – HT: 7-2 – WT: 260
Sì, non ci sono errori o refusi di stampa, il suo nome è proprio quello. Intuibile al volo come sia necessario rivolgersi al continente africano per trovare le origini di questo pennellone di 2.20 ed alla Tanzania per vedere soddisfatta la ricerca. Come storicamente per ogni 7 piedi abbondante con un barlume di mobilità  laterale e verticalità , gli operatori ed addetti USA aguzzano le antenne nonostante gli inevitabili limiti del ragazzo nell'apprendimento del gioco, ma qui c'è davvero materiale fisico-atletico extra lusso.

Ha una struttura davvero particolare e se è vero – come mi suggerisce qualche esperto in materia – che per giudicare un centro conta la larghezza delle spalle, qui andiamo davvero male poichè ha una forma a trapezio isoscele con spalle piccole e strette che cadono “a salice piangente” e che fanno intuire una scarsa forza nella parte alta del corpo, coperta non a caso dalla puntuale magliettina della salute sotto la divisa. Eppure Hasheem ha anche un sorprendente mix di agilità  e verticalità  che alla luce della sua immensa statura lo rende ovviamente potenziale top-5 di qualsiasi draft presente e futuro.

Se rimani a bocca aperta nel vedere un giocatore così alto riuscire a saltare in quel modo ed a correre così bene per il campo, ti vengono le lacrime agli occhi nel vederlo tuffarsi più volte sul campo per recuperare una palla vagante a pochi centimetri da terra; energia e generosità  rare per un 2.20, accompagnate da una voglia ed un'attività  atletica quasi divertente per esempio nella sua singolare mania di fare saltelli sul posto nelle più svariate situazioni di gioco.

Stoppatore strabiliante con istinti naturali per la palla e più volte visto lanciare il contropiede nello stesso movimento, legge più che adeguatamente le situazioni in aiuto e dimostra saggezza nel fondamentale sapendo aspettare il momento giusto per andare su. Ha già  un discreto utilizzo del corpo sia prima che l'avversario riceva che quando c'è da contenerlo nei movimenti verso canestro; ovviamente però nei brevi spazi e contro giocatori dal baricentro più basso si dimostra ampiamente battibile. Difficile giudicare le reali doti a rimbalzo di giocatori così alti ma – benchè adesso ne raccolga “solo” 7 a partita – mi dà  addirittura l'impressione di poter guidare in futuro la classifica NBA nel fondamentale se solo trovasse un minutaggio ed una dimensione adeguati.

In attacco siamo vicini al vuoto assoluto, con assenza di movimenti spalle a canestro e mani inadeguate per entrare nei giochi oltre a qualche banale ribaltamento e qualche blocco ben portato. Gli manca proprio il tocco ed anche da sotto è capace di sbagliare comodi appoggi dovendo ricorrere a tip-in per evitare figuracce. Lancia materiale edilizio ai liberi, con la palla che partendo da così in alto talvolta va via dritta parallela al terreno senza alcuna parabola e con doveroso ringraziamento al misericordioso intervento del ferro quelle poche volte che vi entra al suo interno (51%).

Ha davvero poche occasioni di mettere in mostra in attacco la sua celeberrima scarsa comprensione del gioco, poichè fa poco più che presenza ed i suoi punti arrivano da massimo 2 metri dopo scarichi del penetratore o suo rimbalzo offensivo. L'auspicio è quindi che non si faccia tentare dalle sirene NBA scegliendo di lavorare con un maestro come Jim Calhoun per almeno un altro anno; se lo spigoloso Okafor dell'epoca è diventato grazie alle sue cure il giocatore che oggi conosciamo, chissà  cosa può venire fuori dal grande cuore di questo giovane tanzaniano.

4: Roy Hibbert – Georgetown – Junior – 1986 – HT: 7-2 – WT: 270
Ewing, Mourning, Mutombo: quando a Georgetown arriva un centro gli scout sobbalzano dalla sedia e si fiondano al Verizon Center di Washington a consumare parecchio inchiostro e tante pagine di taccuini per il front-office da cui dipendono.

In tutta franchezza quei tre mostri sacri citati non andrebbero scomodati a prescindere per confronti prima di tutto atletici con Hibbert, ma anche per Roy la carriera NBA sembra almeno garantita. Nei giochi offensivi dei suoi Hoyas viene inizialmente fuori ben oltre il perimetro per giochi a due inoffensivi o per ribaltare il lato, aspettando per parecchi secondi con la palla in mano l'uscita dai blocchi dei compagni.

Liberatosi del pallone va a prendere posizione in area, non necessariamente in post basso sulle tacche laterali ma anche centralmente sfruttando i centimetri, riuscendo poi a capitalizzare le ricezioni profonde con inevitabile precisione (70% dal campo!). Per altro è quasi impossibile vederlo forzare in attacco: se intuisce che non c'è spazio per conclusioni personali va immediatamente alla caccia del compagno più smarcato con passaggi sotto controllo ed il meno rischiosi possibili; nonostante la crescita del minutaggio, è infatti sceso negli anni il numero delle sue palle perse.

Spalle a canestro ha anche uno splendido movimento in avvicinamento con palleggio sul posto solo per entrare in ritmo ed infatti subito raccolto, ma seguito da fluidissimo giro sul piede perno ed ancora più sorprendente flessibilità  dorsale che usa anche nel mantenere l'equilibrio per l'appoggio con tocco decoroso: scenari NBA. Per i pignoli, in attacco ha il difetto di non lavorare sufficientemente nel prendere posizione prima di ricevere palla, visto che si piazza dove decide di piazzarsi e poi aspetta passivamente il passaggio del compagno semplicemente alzando la manona, rischiando spesso l'anticipo se il difensore è sveglio e reattivo.

Salta davvero pochissimo ed alla modesta verticalità  aggiunge una reattività  ai minimi termini negli spazi brevi: risultano così ridimensionate le sue abilità  come rimbalzista, come difensore di post e come stoppatore, venendo spesso bruciato sul tempo dall'attaccante o sbagliando l'angolazione del corpo e commettendo falli ingenui. E' però straordinario specialista del taglia fuori a rimbalzo ed è incredibile come vada a cercare il suo uomo mentre la palla è in volo, cementificandolo sul posto non appena trova il contatto; il dato buono ma non eccelso dei suoi rimbalzi (6.5) è quindi dovuto anche a questo dettaglio, per il quale si limita spesso a lasciare cadere la palla in area in attesa che uno dei suoi compagni venga a recuperarlo, un pò come l'ideale tecnica difensiva sul tiro libero.

Paradossalmente in difesa soffre di più se sfidato dal post basso, mettendoci davvero troppo tempo ad iniziare il movimento orizzontale, che quando prova ad uscire sul perimetro dimostrando voglia mentale ed applicazione meritevoli; chiedere ai suoi piedi di muoversi a certe velocità  è un pratica complessa, ma è sorprendente come riesca ad accettare i cambi ed a contenere in scivolamento per più di qualche secondo anche i piccoli. Ovviamente non fulmineo nella corsa tutto campo, non è però così lento da dover essere aspettato per cominciare il gioco offensivo ed assicura anche un decente rientro difensivo; riesce inoltre a muoversi con equilibrio e coordinazione ed è insospettabilmente efficace, fluido e attivo quando si aggira in spazi limitati, nell'ordine dei 3-4 metri, risultando più che dignitoso alla vista.

5: Aaron Gray – Pittsburgh – Senior – 1984 – HT: 7-1 – WT: 280
Moviolone umano. Sa usare finte di tiro prima di concreti ganci destri dal tocco distinto e con ottimo uso del tabellone, ma anche appoggi e lay-up in avvicinamento a dimostrazione di fondamentali tutt'altro che di secondo piano. Sotto canestro poi è difficile contenerlo nonostante i pachidermici tempi di reazione e nell'andare su, anche perchè è abile a fare quel mezzo passo tecnico di avvicinamento al ferro prima della ricezione che gli garantisce, grazie anche al corpaccione, un indispensabile vantaggio da gestire poi palla in mano. Inoltre sa distribuire il gioco con buona visione, per altro difficilmente oscurabile del tutto vista l'altezza. Il problema è che tutto ciò si svolge semplicemente al rallenty, muovendosi pochi centimetri alla volta e rendendo così più facile vedergli piazzare anche 3-4 blocchi di fila nella stessa azione, aspetto questo in cui può tornare utile anche tra i pro.

All'effetto paracarro in attacco abbina l'effetto lampione in difesa: come quando si cammina per il marciapiede e basta stare attenti ad evitare gli ostacoli immobili che si presentano davanti per non colpirli, allo stesso modo quando si è in attacco contro di lui basta passargli accanto per evitare di farsi male; se gli finisci addosso o prendi una stoppata puoi solo biasimare te stesso. Inchiodato a terra sia nella mobilità  orizzontale che in quella verticale, non ha i mezzi per spostarsi a contenere le penetrazioni e per poter aiutare con la stoppata, ed ha anche limiti inevitabili nel gioco uno contro uno se isolato contro avversari inesorabilmente più rapidi di lui.

Che non sia un atleta è ormai abbastanza appurato, ma all'interno di questo limite bisogna inserire anche la scarsa resistenza e disponibilità  fisica (negli USA si parlerebbe del più ampio concetto di “stamina”), poichè ogni volta fatica a stare in campo per parecchi minuti consecutivi ed ha bisogno di spezzare la sua partita in almeno 3 atti a tempo, sempre che i falli non lo costringono ad ulteriori pause. Ovviamente nullo nella corsa tutto campo, non appena la partita sale un filo di ritmo lo si perde di vista quasi subito mentre magari nel rientro difensivo indica ai compagni il proprio uomo ormai irraggiungibile; compare a lungo nella metà  campo di gioco la miseria di 4 giocatori di Pittsburgh e solo dopo qualche secondo anche lui fa la sua entrata non proprio trionfale nell'azione (e nello schermo).

Se il rimbalzo gli cade sopra ed ha traiettorie nella norma non ci sono problemi, visto che forza, chili e centimetri non consentono di insidiarlo, ma se solo deve fare un passo per andare a recuperare palla è più probabile che ci arrivi prima uno qualsiasi degli altri 9 giocatori in campo. Ai liberi è molto meno esperto in materia edilizia di suoi colleghi nel ruolo, ma anche a lui le percentuali non sorridono più di tanto (64%). Averlo visto anche contro Hibbert in una recente sfida ha ulteriormente abbassato la mia stima per le sue qualità  atletiche, visto che il non certo fulmineo centro di Georgetown a tratti sembrava Olajuwon nel confronto diretto. Può essere però un personaggio interessante, come dimostrato dai curiosissimi e costanti sorrisi che fa mentre torna nella propria metà  campo dopo una buona giocata sua o un canestro dei compagni: appare coinvolto emotivamente nella partita, dimostra un ottimo spirito di squadra e per lo meno sembra sempre di buon umore.

6: Brook Lopez – Stanford – Freshman – 1988 – HT: 7-0 – WT: 235
Niente di eccezionale ancora, ma sicuramente giocatore interessante specie se messo in relazione alla bella storia che si può sviluppare dando uno sguardo anche al prospetto successivo. Intanto corre bene per il campo, elemento da evidenziare considerando che è davvero un 7 piedi di altezza e quindi oltre i 210 centimetri. Ha sì problemi preoccupanti di mobilità  orizzontali e piedi lenti nel cambiare il senso di marcia, ma ha anche un buon controllo del corpo nei piccoli spazi. Bene se riceve e non mette palla a terra, andando immediatamente alla conclusione quasi sempre girandosi verso la linea di fondo, con gancetto destro se si trova a destra e semplice turnaround se si trova a sinistra, sempre con tocco morbido.

C'è sicuro talenta palla in mano ma per la verità  quelle citate sono le uniche armi offensive che può costruirsi da solo al momento in proiezione NBA, visto che gli altri punti arrivano dagli scarichi sotto del penetratore o da spazzatura raccolta a rimbalzo offensivo o su palle vaganti; da sotto è per altro credibile nell'andare su con una più che discreta resistenza al contatto fisico. Malino ed incostante ai liberi, con rilascio della palla talvolta inquietante a causa di quel polso mai totalmente spezzato che gli lascia la mano aperta in verticale come se aspettasse di ricevere un “5 alto” da qualche compagno, evento comunque raro poichè può avvenire solo nel 60% dei casi. Ingenuo nei passaggi, spesso troppo lenti o con parabole eccessive, non si può ancora considerare un giocatore pronto nella comprensione del gioco.

Specialista nel perdere il proprio uomo facendosi battere sempre in palleggio con banali ingenuità , dannoso nei giochi ai due e negli “show”, in quei frangenti è più facile che dia fastidio al suo compagno in difesa che all'attaccante. Negli aiuti difensivi oltre ad essere sempre in ritardo è anche poco intelligente con superfluo uso delle mani e tendenza a caricarsi di falli. Quando però si tratta di stoppare e lavorare per difendere il proprio canestro dai tentativi avversari, è necessario rivedere tutti i giudizi: sontuoso tempismo nell'andare su ed intuito per la palla, è eccellente stoppatore specie in situazioni statiche dell'attaccante ed anche per 2-3 volte consecutive con salti ravvicinati; quando invece deve intervenire in recupero si affida alle braccia lunghe, ma è spesso fuori controllo ed incorre in quei problemi di falli di cui prima.

7: Robin Lopez – Stanford – Freshman – 1988 – HT: 7-0 – WT: 235
Ma non avevo appena finito di parlarne? Eh no, quello era Brook, questo è il gemello Robin! I siti specializzati USA provano miseramente a distinguerli facendo passare il primo per un'ala, ma il tentativo è comodamente mascherabile visto che intanto l'unica differenza estetica riguarda il taglio dei capelli (ciuffo cespuglioso alla Noah per Robin, capelli rasati a zero per Brook), ma oltre a fisicità  ed atletismo identici anche sul piano del gioco non andiamo molto lontano, pur essendo lampante il maggior talento palla in mano di Brook. Clamoroso e suggestivo per esempio il modo in cui si interscambiano in giochi alto-basso chiamati appositamente per loro quando sono in campo contemporaneamente.

Se Brook non si può certo considerare un grande difensore sull'uomo aldilà  dello splendido piano intimidatorio, Robin è a sua volta distratto con gravi errori di posizionamento ed è lacunoso lettore dello sviluppo dell'azione, per altro anche in attacco specie quando deve muoversi senza palla. E' però ugualmente ottimo stoppatore essendo un discreto atleta verticale – anche se non necessariamente esplosivo – ed anzi suo fratello filantropo sostiene di aver imparato da lui l'arte nel fondamentale. Talvolta ingenuo e poco sveglio a rimbalzo, non è male come timing e posizionamento ma gli manca forza per fare la voce grossa e viene regolarmente spostato anche da giocatori più piccoli di lui ma con maggiore compattezza muscolare.

Molto meglio invece nella protezione della palla dopo il rimbalzo conquistato, con caratteristico modo di coccolarla sul suo petto quasi come un neonato tra le braccia della propria mamma. Notevole anche nella capacità  e nella prontezza nei tip-in, con tocchi al volo sia arrivando da dietro che prendendo il tempo al difensore. Sa farsi trovare pronto dai 2 metri per ricezioni con mani forti e rimarchevole rapidità  nell'andare su. Sfoggia sia pur molto raramente validissime conclusioni di tocco mai oltre i 2-3 metri ad altezze veramente importanti; al momento non ha movimenti costruiti spalle a canestro e sarà  sempre inesorabilmente inferiore al fratello nei fondamentali in attacco.

Non ha infatti tecnica pura nel gioco dal post basso come dimostra per esempio la brutta abitudine di palleggiare sul posto in traffico, però è agile nei movimenti e sa sorprendentemente mantenere il possesso anche in situazioni complesse, se pressato o quando chiude il palleggio. In particolare ha fondamentale di passaggio schiacciato a terra con cui spesso esce sorprendentemente dai raddoppi. Molto male e peggio di Brook ai liberi, con esecuzione mal sincronizzata e mano che dopo il rilascio finisce senza motivo verso l'angolo destro come se dovesse eseguire il saluto militare. La suggestiva idea di vedere giocare i due gemelli nell'NBA merita però almeno di essere seguita con simpatia.

*8: Randolph Morris – Kentucky – Junior – 1986 – HT: 6-11 – WT: 255
Il lodo-Morris, in campo e fuori. Dichiaratosi eleggibile dopo il suo primo anno a Kentucky, ha eseguito poi “letargici” workout che l'hanno escluso dalle scelte al draft: per le regole NCAA è potuto tornare al college, ma per quelle del contratto collettivo NBA non gli è permesso rientrare in futuri draft. Tecnicamente e giuridicamente la sua posizione è quella di un normale free-agent, potendo lasciare Kentucky in qualsiasi momento per indossare una maglia professionistica, quindi la sua presenza nel ranking dei prospetti è come quella dello sciatore che arriva in fondo al percorso dopo aver inforcato: con l'asterisco.

Se questo è l'anomalo quadro fuori dal campo, in campo siamo a pieno diritto nella saga dei “Rasheediani”, con dei momenti di pigrizia e di astinenza dal gioco non meno imbarazzanti dei suoi flash di talento purissimo e clamoroso. L'eleganza nei movimenti e la fluidità  nel controllo del corpo sono accompagnate da un tocco di rara morbidezza che, benché non trasportabile oltre i 5 metri, sa rendere stilisticamente molto apprezzabile. Grande trattamento e capacità  di mantenere il possesso se pressato, sa liberarsi della palla con proprietà  ed un bellissimo fondamentale di passaggio. Ha un valido tiro frontale anche senza ritmo ad altezze notevoli grazie ad estensione delle braccia verso l'alto ed è per altro bravissimo nella peculiare capacità  Petersoniana di non portare la palla sotto il bacino, tenendola invece sopra la testa per evitare guai. In realtà  saprebbe anche partire in palleggio con la consueta fluidità , ma in avvicinamento fa più facilmente scelte sbagliate. Si allunga e corre benissimo sui 28 metri.

Il suo approccio in certi momenti della partita è però semplicemente inaccettabile: sembra in campo per caso, spensierato, flemmatico, quasi come se facesse un favore all'allenatore che lo schiera sul parquet (e per altro parliamo di un certo Tubby Smith!). Se poi in attacco con le sue qualità  ed il suo feeling naturale per il gioco riesce a sopperire a questo limite, nelle altre situazioni sembra aver bisogno di un motivo per fare sul serio e non prendersi quelle pause mentali. Totalmente non giudicabile nella propria metà  campo: in un'azione può piazzare una stoppata di rara verticalità  e precisione ed in quella dopo può saltare ingenuamente alla finta meno credibile dell'universo.

Gli piace negare la ricezione all'avversario, ma se malauguratamente questo riceve il più delle volte Morris si arrende letteralmente: alza le braccia, non si sposta orizzontalmente ed aspetta solo di essere sfilato accanto, praticamente indicando la strada verso canestro al suo uomo con un angolazione del corpo terrificante; se non arriva il comodo appoggio, non può mancare il fallo banale ed ingenuo che spesso porta ad evitabili giochi da 3 punti. Quando è svogliato e passivo a rimbalzo fa la figura del tonto, ma quando invece decide che l'argomento gli interessa è semplicemente dominante per tecnica e nonostante mani non fortissime. Punto interrogativo vivente.

9: Jason Smith – Colorado State – Junior – 1986 – HT: 7-0 – WT: 225
Basta un rapido sguardo ai dati dell'altezza e del peso per rendersi conto che è il più leggero in relazione ai centimetri e con la struttura più esile tra i presenti; proprio la carenza di forza fisica e di potenza è all'origine dell'eccessiva difficoltà  nel suo gioco in area e dei maggiori dubbi che riguardano il suo futuro, eppure è una fattispecie di giocatore rara da trovare con indubbie qualità  tecniche su un corpo che ha forse solo bisogno di aggiungere qualche chilogrammo di muscoli per superare l'impatto tra i pro.

Notevolissimo atleta, con agilità  e fluidità  non facilmente rintracciabile a quella statura, ha veloce movimento di piedi e sa esplodere in verticale, anche se nonostante questo insieme di caratteristiche è lo stesso difensore inadeguato con grave sofferenza nel contenimento uno contro uno specie di giocatori con tonnellaggio superiore. Discreta abilità  nella stoppata con buon tempismo, ma ancora meglio a rimbalzo, soprattutto difensivo e specie quando non deve imporre la posizione all'avversario ma ha invece lo spazio di effettuare i suoi salti senza che nessuno lo sposti.

In fase offensiva (tutt'altro che scellerato considerarlo ala) si parla di lui come di un possibile giocatore versatile in grado di alternare inside-outside game, ma è soprattutto in quest'ultima che convince con sapiente tocco al tiro anche frontale accompagnato in effetti da una crescita costante nella tecnica del suo gioco dentro, con soluzioni in avvicinamento ovviamente mai di potenza ma di agilità  e grazie allo sfruttamento dei centimetri. Per la verità  mancano al momento credibili movimenti spalle a canestro in proiezione NBA, ma ha cominciato a mostrare sprazzi di energia sconosciuta gli anni scorsi e se riesce a giocare anche con grinta ed aggressività  la questione si fa seria.

Sui giocatori delle conference NCAA meno sponsorizzate grava spesso il pesante fardello della scarsa competitività  e del basso livello generale, ma la Mountain West Conference sul piano tecnico quest'anno non ammette obiezioni di questo genere, vista la presenza della sorprendente Air Force – sempre più in volo verso l'olimpo del ranking nazionale – e viste le difficoltà  che stanno incontrando solidissime squadre come San Diego e gli stessi Rams di Jason. Un 7 piedi che viaggia a 16 punti e 10 rimbalzi a partita è comunque certamente materiale da primo giro, ed anche qualcosa in più se decide di completare l'anno prossimo il suo iter studentesco.

10: Kyle Visser – Wake Forest – Senior – 1985 – HT: 6-11 – WT: 255
Se sei oltre i 2.10 e passi dai 5 punti a partita della passata stagione ai 18 abbondanti dell'attuale, non puoi non attirare le attenzioni generali. Merita un'introduttiva sottolineatura il lavoro che fa prima della ricezione, dandosi molto da fare per trovare posizione anche usando il corpo del difensore o muovendosi in funzione della palla per farsi trovare disponibile sia spalle a canestro che per giochi alto-basso. Quando poi si ritrova palla in mano, parte in una serie schizofrenica di finte, tentativi di finte e finte di finte, con rapidissimi movimenti sul posto e con tanto di ciuffo biondo in movimento.

In realtà , benchè dia l'idea di apprestarsi a fare chissà  che cosa, se non si avvicina a canestro dopo la prima torsione o virata finisce regolarmente col fare confusione e non guadagnare più spazio rimanendo anzi inchiodato a girare su stesso; se raddoppiato o in traffico ha infatti evidenti difficoltà , specie verso la sua odiata sinistra, anche a causa della pessima abitudine di portare la palla troppo in basso prima di andare su; nell'appoggio a canestro, infine, manca di esplosività , forza e pulizia, oltre a rilasciare la palla con un tocco violento più che preciso.

E' però molto ma molto più efficace se può concludere il movimento verso destra ed in particolare dimostra buon tocco nel gancio o semigancio, ovvero lasciando partire la palla dall'alto verso il basso; nell'esecuzione frontale è invece in grave difficoltà  anche con spazio, con pessima meccanica e rilascio tanto goffo quanto curioso, visto che avviene davanti alla sua fronte con braccio esteso non in verticale ma in orizzontale quasi come se stesse eseguendo il saluto romano. Convince invece nell'essenziale abilità  di scarico sul perimetro, con buone visioni, rilascio veloce, tempi adeguati e caratteristica capacità  di tenere sempre le braccia in movimento per non permettere alla difesa di avere un punto fisso di riferimento.

Intenso ed aggressivo ma non potente, non veloce e non verticale, ha tuttavia delle improvvise accelerazioni in campo aperto lungo la corsia centrale che per il solo sforzo meriterebbero sempre il passaggio dentro. Male in difesa con gravissime disattenzioni nelle chiusure, frequenti perdite della visione della palla e scarsissima presenza in area, se la cava meglio se può opporre il corpo uno contro uno all'attaccante in avvicinamento; è un 2.10 abbondante e quindi a questi livelli è ovvio che almeno 6-7 rimbalzi a partita siano suoi, ma non mi sembra proprio uno specialista del fondamentale non avendo mani forti oltre al carente atletismo.

11: David Padgett – Louisville – Junior – 1985 – HT: 6-11 – WT: 240
Ennesimo caso di transfer da Kansas, come capita a molti ragazzi che finiscono nelle sue mani è stato rigenerato dalla cura Pitino in questi due anni a Louisville. Ha movimenti spalle a canestro più che apprezzabili, sia verso il centro area srotolandosi in virate efficaci, sia verso la linea di fondo con ganci e semiganci, ma ha bisogno di partire entro i due metri da canestro perchè oltre non è in alcun modo credibile sia in avvicinamento che nel tiro frontale di fatto assente. Ha anche buone visioni e la capacità  di anticipare il raddoppio leggendo in anticipo dove si trova il compagno libero; sul fondamentale di passaggio siamo per altro ampiamente sopra media ed anzi ai massimi livelli per il ruolo.

In generale non è mai bello da vedere e nella top 3 delle situazioni più antiestetiche che lo riguardano abbiamo: al 3° posto, l'inspiegabile movimento di tiro libero, quando porta la palla dal basso verso l'alto ad una velocità  folle fino a dietro la nuca, facendola poi partire in uno strano effetto altalena che però, com'è come non è, gli garantisce percentuali succulente (81%); al 2° posto, il tentativo di fare paura all'attaccante quando si piega sulle gambe davanti a lui quasi per sfidarlo nell'uno contro uno, ma rimanendo poi piantato in quella posizione al primo movimento dell'avversario che si avvia comodamente verso canestro; al 1° posto con maggioranza bulgara, il tentativo di accelerazione della sua corsa tutto campo, quando si ingobbisce su stesso come per trovare una posizione più aerodinamica per andare più veloce, anche se non si spiega il bisogno di tutto quello sforzo visto che non è poi così male nella naturale progressione sui 28 metri.

Solido a rimbalzo ma solo se la palla gli cade nelle vicinanze, perchè non ha certo l'agilità  per fare la voce grossa fuori dal suo cilindro e contro avversari che gli prendono il tempo. Delicata invece la questione difensiva: non è sicuramente un grande difensore uno contro uno e non è rapido di piedi, ma nel sistema dei Cardinals e nello specifico a causa del pressing tutto campo di Pitino è esposto più facilmente a brutte figure, trovandosi spesso da fermo a fronteggiare piccoli che lo puntano in grande velocità ; in quest'ultimo scenario per altro non è da sottovalutare, visto che se la cava con un intelligente senso della posizione, la capacità  di chiudere gli spazi in anticipo al penetratore e la conseguente propensione allo sfondamento subito. Non è però un grande atleta verticale, risultando inconsistente sul piano dell'intimidazione, ed anche negli spazi brevi i tempi di reazioni sono piuttosto lenti. Non un giocatore puramente tecnico insomma, ma la costante positiva è che in tutte le situazioni denota una voglia ed un'applicazione d'altronde degne di un giocatore di college allenato da Rick Pitino.

12: DeVon Hardin – California – Junior – 1986 – HT: 6-11 – WT: 230
Bloccato da una frattura da stress al piede sinistro che ne sta compromettendo l'ingresso nella fase calda della stagione, sembra inevitabile a questo punto che decida di rimanere anche nel suo ultimo anno in California prima dell'approdo nel professionismo, unendo così l'utile, ovvero la necessaria crescita in molte fasi del gioco, al dilettevole, rappresentato da una scelta al draft verosimilmente più alta. E' cresciuto statisticamente di 3 punti e di 2 rimbalzi ad ogni nuova stagione e continuando di questo passo può chiudere il suo quadriennio con 13 punti e 10 rimbalzi a gara.

Ancora più clamorosa la crescita ai liberi, essendo passato dal tragico 39% nella sua stagione da freshman al sontuoso 82% con cui viaggiava prima dell'infortunio. Potrebbe avere un ruolo in questi suoi miglioramenti la sua intelligenza fuori dal campo e la sempre apprezzata qualità  come studente. In attacco tuttavia questa maturità  scompare di colpo, con limiti davvero importanti, assenza di movimenti ed armi per essere pericoloso ma con la sola forte propensione alla schiacciata se si ritrova la palla in mano sotto canestro. Ha però il grande merito di essere aggressivo dopo la ricezione, sfidando il difensore ed ottenendo un buon numero di fischi e conseguenti viaggi in lunetta.

Solito ottimo atleta, con braccia lunghe e gambe esplosive, veramente solido stoppatore con buon tempismo e verticalità , convince molto a rimbalzo specie difensivo con caratteristica agilità  anche nell'esecuzione di salti ravvicinati. Bene anche nella miglioratissima mobilità  orizzontale coi piedi sempre più veloci in scivolamento, mentre qualche problema compare invece nelle letture dell'azione dal lato debole e nel posizionamento su penetrazioni avversari e nel gioco in aiuto. Giudizio inevitabilmente sospeso in attesa di rivederlo contro avversari più credibili di quelli affrontati in avvio di stagione che avevano contribuito generosamente ad issarlo nei pronostici già  al primo giro del prossimo draft.

13: Alexander Kaun – Kansas – Junior – 1985 – HT: 6-11 – WT: 250
Dalla Russia con relativo furore, è approdato in Florida per gli studi liceali con pochissima pallacanestro giocata alle spalle, ma proprio questa sua sorprendente crescita l'ha portato oggi ad essere considerato un corpo potenzialmente da buttare nella mischia anche tra i pro. E' giusto parlare di “corpo” prima ancora che di giocatore, poiché all'apparenza fa un pò specie inserire in un ranking e considerare per il draft un ragazzo come Kaun che ha poco altro da offrire oltre all'interessante abilità  nelle stoppate ed all'elevato numero di centimetri, eppure c'è anche qualche fondamentale tollerabile che merita attenzione.

Piace per l'applicazione nella propria metà  campo e per la disponibilità  ad uscire dall'area a raddoppiare o aiutare sui piccoli, pur essendo in chiaro imbarazzo se deve contenere partenze in palleggio o se deve spostarsi in spazi eccessivamente scoperti. Nella protezione del proprio canestro dà  il meglio, con tempi di reazione insospettabili per la stoppata ed un atletismo decente per i tanti centimetri. Ha il brutto vizio di caricarsi di falli ingenui, anche perchè un bianco europeo che si muove non in maniera felina diventa matematicamente più esposto al fischio contro. E' lento nei movimenti, poco reattivo negli spazi brevi e decisamente più valido in situazioni stanziali, specie in difesa ed a rimbalzo. Non è un caso che se i suoi Jayhawks provano ad alzare il ritmo lui sia il primo candidato alla panchina.

Nel sistema di Kansas, con il talento ed i compagni che si ritrova, è chiamato a compiti prettamente di secondo piano, specie in attacco dove è molto raramente coinvolto. Viaggia allora per il campo a piazzare anche 3-4 blocchi in serie nei giochi offensivi piuttosto ben sviluppati di Bill Self, ma anche nella fase di “roll” a canestro non viene visto come un ricevitore credibile. E' leggerino e spostabile nella lotta per la posizione e spalle a canestro è faticoso rintracciare suoi movimenti affidabili.

Andiamo male anche nel tocco e nel rilascio di palla, con assenza di tiro frontale e percentuale ai liberi che non ammette ricorsi (55%). Non migliorano le cose quando si tratta di lasciare la palla per il passaggio, non tanto per la tecnica in sé ma per le scelte spesso discutibili e per la creatività  e la comprensione del gioco sotto standard: 21 assist totali al momento nei suoi 3 anni di carriera NCAA parlano ancora una volta chiaro. Ha il pregio almeno di conoscere i suoi limiti e di giocare sotto controllo senza uscire dal seminato, mantenendo così basso il numero di palle perse (poco più di una a partita) e pregevole la percentuale dal campo (59%).

14: Darryl Watkins – Syracuse – Senior – 1984 – HT: 6-11 – WT: 240
Si rischia sempre di essere ripetitivi quando si prova a descrivere le caratteristiche di questi purosangue scuola USA, ma anche per Watkins, più del talento cestistico e dei fondamentali, è più facile elencare le ottime qualità  fisico-atletiche su cui poi ancora si deve costruire il giocatore di basket: braccia lunghe, grande verticalità , ottima corsa tutto campo, molto movimento, energia ed attività . Per la verità  sta poi facendo intravedere miglioramenti nella capacità  di tenere il campo e di comprendere il gioco che gli fanno meritare attenzioni da fine secondo giro e la meno eclatante presenza in questo ranking.

In difesa è a mal partito se deve uscire dall'area, ma coach Boeheim con i suoi 40 minuti di zona 2-3 lo inchioda sotto canestro non ponendogli il rompicapo. Il problema è che non sembra lo stesso sveglio ed efficace nelle letture difensive e nello spostamento orizzontale per contenere le penetrazioni o i tagli senza palla, mentre è di tutt'altra pasta come intimidatore visto che il suo atletismo non si discute. Quelle poche volte che il sistema difensivo degli Orange lo porta ad opporsi uno contro uno all'avversario, non manifesta la sensazione di poter imporre la posizione, con voglia, concentrazione e fondamentali difensivi sotto standard. Anche le sue cifre a rimbalzo (7 a partita) vanno lette con entusiasmo molto relativo, visto che trovandosi sempre nei pressi del ferro sarebbe lecito aspettarsi qualche carambola difensiva in più.

Non è descritto come un attaccante poiché non ha molte risorse individuali per andare a segno e che non sia un realizzatore emerge dai miseri 8 punti a partita che mette a referto, aldilà  della giusta contestazione che Syracuse distribuisce tra più giocatori il fatturato offensivo. Eppure ha interessanti movimenti di giro e tiro quasi sempre verso il centro con significativo controllo del corpo per la stazza e sa mettere palla a terra più che decentemente: il repertorio resta tuttavia insufficiente al momento per le sue credenziali NBA. Ha la caratteristica capacità  di appoggiare la spalla destra al corpo del difensore per guadagnare un vantaggio tecnico e trovare così l'equilibrio prima di andare alla conclusione. E' infine in crescita al tiro come dimostrano la percentuale ai liberi di quest'anno (salita dal 54% al 68%) ed un tirettino frontale con indispensabile enorme spazio che comincia ad entrare, ma si partiva da un livello molto vicino allo zero.

15: Kenny George – North Carolina Asheville – Sophomore – 1986 – HT: 7-7 – WT: 350
Dopo aver monopolizzato nei precedenti ruoli l'ultima delle 15 posizioni con giocatori non necessariamente futuribili a livello NBA, questa volta esagero decisamente e sprofondo nel folclore prendendo in considerazione il giocatore più alto della storia della Division One NCAA. Sì, 7-7, ovvero circa 230 centimetri che lo appaiano al mitico sudanese ed ex Forlì Manute Bol (il quale però giocò solo in Division Two) e che gli permettono di superare di circa 4-5 centimetri il mormone Shawn Bradley (lui sì protagonista a Brigham Young).

Ma mentre il grande Manute dava l'idea di spezzarsi da un momento all'altro come un grissino, Kenny pesa esattamente il doppio ed ha una larghezza ed una compattezza fisica totalmente differenti rispetto ai suoi colleghi grattacieli. Deve però rendere conto agli inevitabili e costanti problemi alle ginocchia che ne limitano ulteriormente l'utilizzo già  ai minimi termini per ovvie ragioni: non è orizzontalmente presentabile su un campo di basket, visto che per esempio i suoi compagni devono difendere in 4 per 10 secondi in attesa del suo rientro o aspettare il suo arrivo in attacco per cominciare il gioco offensivo.

Dopo il recente derby contro UNC, un giocatore dei Tar-Heels così si è espresso sulla sua presenza in campo: “Ogni volta che alzavo lo sguardo e pensavo di andare al tiro, l'unica cosa che vedevo era lui ed era addirittura impossibile sapere dove si trovasse il canestro”. Non c'è legge fisica che permetta di tirare in sua presenza: la cosa grottesca è che può stoppare la palla senza saltare quando ancora è in fase ascendente in qualsiasi conclusione negli ultimi 4 metri senza una parabola mostruosamente eccessiva.

Meravigliose e commuoventi le sue schiacciate in punta di piedi, non meno simpatica l'espressione da bambinone spaurito totalmente inconciliabile con la sua fisicità  da cartone animato. Il problema è che Kenny si sta avvicinando pericolosamente ad essere una specie di fenomeno da baraccone in viaggio da un palazzetto all'altro, visto che dovunque si trovi gli viene chiesto quanto sia alto esattamente e di mettersi in posa per la classica foto-ricordo da guiness da far vedere ai parenti. Ah, se non si fosse capito, non è al momento un prospetto NBA.

Di estremo interesse e da seguire anche:
Shagari Alleyne – Manhattan – Junior – 1984 – HT: 7-3 – WT: 270
Craig Bradshaw – Winthrop – Senior – 1983 – HT: 6-10 – WT: 235
Mamadou Diene – Baylor – Sophomore – 1987 – HT: 7-0 – WT: 240
Herbert Hill – Providence – Senior – 1984 – HT: 6-10 – WT: 240
Steven Hill – Arkansas – Junior – 1985 – HT: 7-0 – WT: 250
James Hughes – Northern Illinois – Senior – 1983 – HT: 6-11 – WT: 220
Luke Nevill – Utah – Sophomore – 1986 – HT: 7-1 – WT: 250
Jeff Pendergraph – Arizona State – Sophomore – 1987 – HT: 6-10 – WT: 230
Shaun Pruitt – Illinois – Junior – 1985 – HT: 6-10 – WT: 240
Courtney Sims – Michigan – Senior – 1983 – HT: 6-11 – WT: 230
Jason Thompson – Rider – Junior – 1986 – HT: 6-10 – WT: 235
Ian Vouyoukas – St.Louis – Senior – 1985 – HT: 6-11 – WT: 270

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