La marcia prosegue costante

T-Mac sorride e ne ha motivo, ne ha appena fatti 37 agli Spurs…

Il percorso che ha chiuso la prima metà  della stagione è finito, c'è ancora tanta strada da macinare per avere la certezza dei playoffs e c'è entusiasmo nell'ambiente per la continuità  di risultati positivi, escludendo la mini-crisi che ha scaturito tre passi falsi consecutivi.

La squadra risponde come deve beneficiando di una chimica tra gli elementi di alto livello, ognuno fa il suo dovere a seconda delle proprie caratteristiche. Inoltre il bilancio in assenza di Yao Ming è stato ben migliore delle aspettative, e questa non può essere che un'ottima cosa.

I risultati

Houston vs L.A. Lakers 102-77 W
Houston @ Denver 90-86 W
Houston @ Sacramento 115-111 W
Houston @ Dallas 96-109 L
Houston vs Phoenix 91-100 L
Houston vs Denver 113-121 OT L
Houston @ San Antonio 90-85 W
Houston vs Portland 99-69 W

Record:27-16
Classifica: terzo posto Southwest Division

Il punto della situazione

La notizia che più delle altre ha avuto risalto è stata la seconda vittoria in altrettanti tentativi a casa dei San Antonio Spurs, dopo che i Rockets erano caduti in loco per ben 17 volte consecutive, grazie allo spettacolo pirotecnico messo in scena da Tracy McGrady, autore di 37 punti ed 8 rimbalzi e del gioco da tre punti decisivo con il cronometro al di sotto dei 60 secondi da giocare.

T-Mac ha intrapreso quello che sembra essere un perenne duello personale contro gli Spurs, ai quali il ricordo dei famosi 13 punti in un amen dev'essere ancora molto fresco: "Non vorresti mai trovarti in una gara punto a punto con McGrady contro" ha detto coach Popovic "non importa chi lo stia marcando in un preciso istante, lui può alzarsi e tirare in sospensione da qualsiasi posizione. Inoltre, è pericoloso perché è un giocatore altruista e sa bene come gestire il pallone in caso di raddoppio. Contro di noi ha il vizio di segnare tiri decisivi."

Il distacco definitivo è arrivato dopo che Houston aveva sprecato per l'ennesima volta un vantaggio consistente, che in questa occasione aveva toccato i 14 punti all'inizio del quarto periodo, prendendo un parziale mortifero alimentato dalla mano educata di Tim Duncan, 37 a referto pure per lui, con gli Spurs arrivati a due pericolose lunghezze dall'impattare il risultato.

Nonostante i noti problemi di turnovers che saltuariamente affliggono il team di Van Gundy, che nelle interviste non dimentica mai di sottolineare questo aspetto, la squadra ha effettuato tutte le giocate necessarie per vincere nei momenti giusti grazie alla migliore precisione nel tiro da fuori, terminando con un più che convincente 40% da oltre l'arco contro il 12,5% dei diretti avversari, in quello che è stato lo scontro tra le due migliori difese della lega per media di punti concessi a partita.

Diverso il livello di intensità  energica dimostrato dalle due contendenti, fattore che aveva caratterizzato anche la gara dello scorso 22 novembre, con Popovic a lamentare l'apatia dei suoi giocatori nei primi tre quarti di svolgimento.

Positiva la prova di Rafer Alston con 19 punti, 7 assist, 3/6 da tre punti ed un tiro apparentemente ritrovato soprattutto da sotto, dove il numero delle conclusioni errate stava cominciando a diventare preoccupante, doppia cifra da registrare anche per Juwan Howard con 11 punti e 7 rimbalzi con 5/9 dal campo.

La felice prova contro San Antonio ha fermato un'emorragia di tre gare, con sconfitte consecutive per mano di Dallas, Phoenix e Denver.

Contro i Mavericks si era rimasti in partita per parecchio tempo, specialmente per merito della mano rovente di T-Mac, capace di infilare 10 dei 13 tiri tentati nel solo primo tempo per 29 punti totali, che alla sirena sarebbero poi diventati 45, il suo massimo stagionale nel presente campionato; tuttavia le maglie difensive di Dallas si sono strette nella ripresa costringendo la star di Houston ad accontentarsi di un 7/16 per concludere la partita, insufficiente per rispondere con risolutezza ai tremendi colpi inferti dalla coppia Howard/Nowitzki, 58 punti in combinata, nonché dalla prestazione di Devean George, una delle migliori di quest'anno dell'ex Laker, firmatario di 14 punti con 4/5 da tre punti utili ad un 15-2 che ha riportato la gara in equilibrio prima di prendere definitivamente la via dei Mavs.

Oltre alle manchevolezze di rotazione sulle conclusioni di George, la squadra ha sofferto molto la mancanza di produzione offensiva del cast di supporto di McGrady, beneficiando di tabellini in doppia cifra dai soliti Howard ed Alston: T-Mac ha segnato i primi 12 punti della partita per i suoi ed in prossimità  dell'intervallo nessuno dei suoi compagni aveva all'attivo più di un canestro dal campo; a 5 minuti dall'inizio della disputa, inoltre, solo il numero uno dei Rockets era presente con canestri a referto, ed il suo inizio forte ha probabilmente impedito ai compagni di prendere i consueti ritmi.

Senza McGrady, uscito proprio a due minuti dalla conclusione del match contro Dallas e costretto a saltare quindi una partita (se state pensando alla schiena avete fatto centro") è arrivato lo stop contro i Phoenix Suns di Nash e D'Antoni in una gara combattuta fino agli ultimi minuti.

Decisivo un 17-2 al passivo arrivato nel terzo periodo, dopo che i Rockets avevano ottenuto risultati molto incoraggianti applicando la loro difesa contro uno dei migliori attacchi in circolazione rimanendo in vantaggio per larghi tratti del primo tempo, comunque soddisfacente la risposta del gruppo, che in assenza di entrambi i leaders ha trovato 29 punti di Alston (massimo in carriera pareggiato), 16 a testa da Battier e Head e solo 7 per Howard, fermo a 2/10 dal campo con soli 3 rimbalzi in una partita dai ritmi troppo veloci per il suo tipo di gioco, una gara per la quale si è reso necessario l'utilizzo di Chuck Hayes, più adatto a fronteggiare quintetti bassi e veloci come quello di Phoenix.

Howard ha comunque avuto modo di tirare fuori del suo meglio contro Denver con 21 punti e 13 rimbalzi in una partita che ha visto 7 elementi andare in doppia cifra in una sconfitta di natura già  conosciuta, arrivata in un overtime che per gli opposti Nuggets sembrava ormai un miraggio.

Il difetto di questa edizione dei Rockets sembra essere persistente, e riguarda la difficile gestione dei vantaggi nei quarti periodi: non è la prima volta che ne parliamo tra queste righe e probabilmente non sarà  neanche l'ultima.

Il divario a favore di Houston durante il periodo conclusivo è arrivato a quota 13 questa volta, ma le mani dei razzi si sono raffreddate sul più bello per l'ennesima volta producendo un 11/30 nel singolo quarto per poi cadere, dall'altra parte del campo, sotto le triple del rientrante J.R. Smith e sotto le invenzioni della nuova star dei Nuggets, nientemeno che Allen Iverson, mattatore degli ultimi istanti dei tempi regolamentari e decisivo per prendere il distacco definitivo in overtime, nel quale nemmeno T-Mac, fermo a 9/25 dal campo dopo l'assenza, ha potuto fare nulla.

Tornando a tempi più vicini a noi, parliamo di venerdì notte, si registra una vittoria di 30 punti contro i Trail Blazers, caratterizzata da 28 punti in 29 minuti da parte di un McGrady fresco nonostante la battaglia intrapresa solo due sere prima contro gli Spurs, e da 8 punti con 12 rimbalzi di Chuck Hayes, utilizzato per ben 31 minuti da coach Van Gundy.

A decidere il tutto un parziale di 24-4 nel terzo periodo, nel quale T-Mac ha letteralmente portato a scuola il rookie Ime Udoka segnandogli in faccia i primi 5 canestri della ripresa prima di essere affidato alle cure di Brandon Roy, senza però un particolare mutamento di esiti a favore dei Blazers.
I 69 punti concessi a Portland tornano a stabilizzare una difesa che ne aveva concessi più di 100 in quattro partite consecutive, e per la dodicesima volta in stagione la battaglia dei rimbalzi è stata vinta con uno scarto in doppia cifra, per largo merito di un uomo a cui dedichiamo il prossimo paragrafo.

Sempre più venerabile

Se ci avessero raccontato di un impatto simile sulle partite dei Rockets ad inizio stagione ci saremmo sentiti presi in giro. Se ci avessero detto che questo signore teneva il campo in questo modo a quarant'anni suonati ci sarebbe scappato un sorriso. Se ci avessero detto che lui e il suo ditone sarebbero stati ancora decisivi in assenza di un centro cinese di nostra conoscenza avremmo sostenuto che non era possibile.

Dikembe Mutombo ha ribaltato i pronostici e molte delle opinioni che su di lui aleggiavano, quando ci si domandava che tipo di investimento avessero fatto i Rockets su un uomo dall'integrità  fisica apparentemente messa a repentaglio dall'età , dagli anni passati sul parquet.
La sua striscia di partite consecutive in doppia cifra a rimbalzo si è fermata a 11, ed in quel mentre il venerabile Dikembe ha pareggiato il season high di carambole con le 19 messe a segno nella netta vittoria contro i Lakers (ne aveva presi altrettanti contro Utah 5 giorni prima) e toccando quota 18 contro Sacramento, in aggiunta agli 11 punti segnati. E la quota di rimbalzi è rimasta in ogni caso in doppia cifra in dodici delle ultime tredici esibizioni.

Ma il traguardo più importante riguarda l'ottenimento del secondo posto della classifica all-time in merito a stoppate, dove l'africano rimane (e rimarrà ) dietro al solo mito di Hakeem Olajuwon, dopo aver superato Kareem Abdul Jabbar guarda caso proprio contro i giallo-viola in una gara dove per 5 volte ha rispedito al mittente dei tiri avversari, alcuni dei quali tentati invano da Andrew Bynum, ragazzo che porta metà  degli anni di nonno Deke sulla propria carta d'identità .

"Quando arrivai in questa lega 16 anni fa volevo essere ricordato, a fine carriera, come uno dei più grandi specialisti difensivi mai esistiti nella storia di questo gioco. Non mi vedevo così in forma da tanto tempo, mi vedo molto lanciato ed atletico quando vado a rimbalzo, a volte quando mi rivedo stento a credere che quello che sto osservando sono veramente io. Finalmente ho ottenuto questo secondo posto dietro ad Hakeem, era uno stress che non riuscivo più a gestire. I miei figli mi hanno tormentato per lunghe settimane finchè ciò non è accaduto"".

Sincere congratulazioni, Dikembe!

Uno sguardo allo spogliatoio

In attesa del rientro di Yao Ming, che dovrebbe giocare la sua prima partita tra circa un mese, ci sono state piccole ma significative varianti nelle rotazioni decise da Jeff Van Gundy, con alcune di esse a sortire effetti positivi sul campo.

Forse finalmente a posto con i problemi di schiena, Bonzi Wells è diventato il cambio ufficiale di Tracy McGrady, e la sua produzione è aumentata sensibilmente nelle ultime uscite: Bonzi ha registrato 22 punti totali in 53 minuti di utilizzo segnando con buonissime percentuali, questo per quanto riguarda le prime tre partite dopo il rientro dall'infortunio, quindi ha dato un più che consistente apporto contro Portland centrando 6 tiri su 10 per 14 punti finali, 12 dei quali arrivati nel secondo quarto.
Se i fastidi fisici fossero davvero terminati qui, lui stesso ha dichiarato di essersi sentito molto meglio dopo aver visitato il medesimo terapista di McGrady, Houston acquisirebbe improvvisamente il sesto uomo che aveva modellato proprio quando la firma di Wells era stata perfezionata in offseason, prima che tutto si arenasse a causa dei continui infortuni e del difficile adattamento alla filosofia di Van Gundy.

L'inizio di un ciclo di rendimento continuo potrebbe anche cessare le voci di trade riguardanti il giocatore prima della deadline, voci che sempre più insistentemente volevano i Pistons in prima linea per l'acquisto del giocatore da Hofstra, probabilmente in cambio di Nazr Mohammed.

Proprio il coach ha ricevuto i primi mugugni stagionali dal deluso Vassilis Spanoulis, scavalcato da John Lucas III nelle gerarchie di backup nel ruolo di point guard e lamentatosi pubblicamente dello scarso minutaggio sinora ricevuto: l'allenatore dei Rockets ha dichiarato di aver compreso lo stato d'animo del giocatore, che potrebbe scegliere addirittura di rientrare in Grecia, ed ha chiarito che la sua decisione è stata dettata dalla mancanza dei progressi richiesti all'inizio del campionato.

Progressi che non sono arrivati nemmeno dal rookie Steve Novak, non molto utile alla causa dei tiratori da tre, di cui il roster è già  zeppo, e difensore troppo scarso per riuscire a rimanere in campo con continuità .

I prossimi impegni

La tornata di scontri ad alto livello si assottiglierà  leggermente in vista della pausa per L'All Stars Game, per il quale tra l'altro Ming e McGrady sono stati votati come titolari, con i Rockets impegnati in una serie di partite con squadre dal record negativo, non per questo partite da sottovalutare.

Prossime sull'agenda degli impegni sono Philadelphia, Seattle, New Orleans, Memphis, Minnesota e Charlotte, ma il vero test, ancora una volta, sarà  il doppio scontro con i Mavericks, il 9 febbraio a Dallas, il 15 al Toyota Center.
Non si vede occasione migliore di questa per tentare l'aggancio ad uno dei primi due posti della division, una Southwest completamente dominata dalle tre squadre del Texas, nonché ennesima occasione per porre i ragazzi di Van Gundy di fronte all'elite della Nba di oggi, per vedere di che cosa sono realmente capaci.

Tracy McGrady è pronto per la sfida, la sua fiducia è ai massimi livelli. Portare la squadra fino alla pausa della partita delle stelle ottenendo il maggior numero di vittorie possibili è compito suo, dopodichè inizierà  il progressivo rientro in squadra di Yao Ming: e solo allora, un valore ed un giudizio definitivo su questa soddisfacente stagione avrà  la possibilità  di essere decretato.

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