A Ruota Libera #93

Al Harrington appena arrivato ai Warriors ha cominciato a fare quello che gli riesce meglio: segnare

Maxi Scambio Pacers / Warriors : una settimana dopo

E' passata oltre una settimana dallo scambio sull'asse Indiana – Golden State ma i commenti ancora non si placano. Tante le considerazioni da fare, e come sempre succede nei giorni post trade qualche bocca si scuce e allora le trade assumono un senso leggermente diverso.

Sul fronte Indiana Pacers oltre alla chiara volontà  di togliersi dalle scatole l'indesiderato Stephen Jackson, è emerso una incompatibilità  tecnica con Al Harrington, a cui non si è riusciti a trovare una inquadratura tecnica ben precisa, infatti Harrington è stato prima impiegato da centro, ma chiaramente era troppo deficitario in difesa, poi come ala piccola ma come Carlisle ha ben spiegato era troppo lento sui contropiedi non riempiendo bene le corsie laterali.

Oltre a tutto questo c'era pure un Danny Granger che scalpitava alla spalle di Harrington e si inizia pure a parlare di uno Shane Williams prossimo alla rampa di lancio.

Tutto giusto e condivisibile per carità , ma vorrei porre una domanda : ma tutte queste cose non le avevano ponderate Bird e Carlisle la scorsa estate quando per avere Harrington hanno tenuto in ostaggio mezzo mercato NBA per un mese intero?

Tra le tante spiegazioni date dalla coppia Bird Carlisle ha spesso messo in evidenza che i Pacers non erano in deficit di talento, ma di chimica di squadra ed è in questa ottica che sono stati fatti arrivare Troy Murphy e Mike Dunleavy Jr, due giocatori dagli ottimi fondamentali, mani ben educate, ottimi passatori (cosa in cui Indiana difetta molto) e presenti entrambi con il tiro da fuori (anche qui clamorosa mancanza dei Pacers pre scambio), insomma anche qui siamo d'accordo, però siamo sicuri che Harrington + Jackson non potessero servire per arrivare ad una contropartita migliore? In fin dei conti c'è mezza NBA che cerca il 3-4 veloce, per inserirlo in temi di SmallBall D'Antoniana.

Poco da dire sul fronte Golden state dove Harrington ha già  trentelleggiato, dove Jasikevicius non è detto che rimanga a lungo. Nelson si gode il suo scambio in attesa del ritorno di Jason Richardson per capire se questi Warriors da corsa possano ambire ai playoff oppure no.

KMart2 le mani sul MIP

A memoria mia non ricordo un giocatore come Kevin Martin che prima di metà  stagione aveva già  fatto suo o quasi il “Most Improved Player”, forse il McGrady del primo anno ad Orlando ma non ci giurerei. 20,8 punti rispetto ai 10,8 della passata stagione, 5,4 rimbalzi rispetto ai 3,6, 2,1 assist rispetto a 1,3, il tutto con un fantastico 50,2% dal campo.

Di solito queste cifre vengono fuori in situazioni di squadre in ricostruzione dove un giovane come Martin può disporre a piacimento di quanti giochi desidera, invece il bello è che a Sacramento non è così, in squadra in teoria ci sarebbe uno dei miglior assi play pivot della lega Mike Bibby – Brad Miller, ci sarebbe un signor attaccante come Shareef Abdul Rahim e poi ci sarebbe quello che li ha presi tutti in ostaggio, tale Artest Ron da New York, che come sempre ha diviso in due lo spogliatoio che non si parla con Bibby, che fa il play, che va in post basso, che prima o poi potrebbe pure tentare di fare il pick n'roll da solo.

In questo marasma tecnico il valore del filiforme Martin assume ancora maggiore importanza, perchè dopo aver visto un paio di volte Sacramento posso tranquillamente affermare che il passaggio dal tanto criticato Adelman a Musselman è stato traumatico, perchè i Kings del recente passato perlomeno in attacco erano una delizia per gli occhi, anche in stagioni in chiaro scuro come le ultime due, mentre quelli attuali sostanzialmente vivono di rendita portandosi dietro alcuni giochi del passato, ma senza ne energia ne convinzione.

Ecco quindi che la freschezza e la velocità  di questo ragazzo hanno fatto si che i Kings siano tutt'ora in linea di galleggiamento e non in piena riffa per Oden. Molto presumibilmente i Kings saranno attesi da profondi cambiamenti nel breve periodo, ma perlomeno c'è già  un buon giocane da cui ripartire.

Rookie Time : Cercasi disperatamente playmaker !

Pochi dubbi sul fatto che lo scorso draft non sia di quelli che passeranno alla storia, ma per quanto riguarda i playmaker siamo forse ai minimi storici. Oddio grandi speranze di trovare un possibile All Star non ce ne erano neppure in sede di draft, ma i primi due mesi e mezzo di stagione hanno ulteriormente scoraggiato chi ne aveva un disperato bisogno.

Al primo giro furono scelti Marcus Williams (UConn) dai Nets, Rajon Rondo (Kentucky) dai Celtics, Kyle Lowry (Villanova) dai Grizzlies, Jordan Farmar (UCLA) dai Lakers, Sergio Rodriguez (Spagna) da Portland.

I risultati come detto sono sconfortanti nessuno di loro è attualmente nella top10 del rookie ranking ufficiale della lega. Marcus Williams in sede di pre draft era dato come sicuro nei primi 10, poi però una serie di workout andati male lo fecero scivolare in mano ai Nets fino alla 22.

E' un giocatore che molto probabilmente è molto più indietro del previsto nonostante la sua permanenza in un college di grido come UConn, e forse ha bisogno di tempo, alterna lampi da assoluto fenomeno soprattutto quando c'è da passarla, a passaggi a vuoto abbastanza preoccupanti.

Paradossalmente potrebbe essere finito nella situazione ideale, visto che se hai voglia di lavorare e di imparare allenandosi a fianco di Jason Kidd potrebbe essere un corso super accelerato di cabina di regia.

I Celtics che non riescono a trovare un play degno di tale nome da tempo immemorabile hanno puntato le loro fiches su Rajon Rondo, scelto appena sopra a Marcus Williams. Rondo è un peperino niente male che a molti ricorda il primo Payton, energia, rapidità , tutto sommato una buona visione di gioco, buon difensore, ma c'è la magagna, ossia il tiro, perché Rondo non è che tira male, semplicemente non fidandosi del suo tiro dalla distanza evita proprio di tirare e dopo due mesi di questa situazione ormai i coach gli piazzano il difensore un metro indietro sfidandolo al tiro e contenendogli la penetrazione che è il suo punto di forza.

Nel marasma tecnico di Boston per stessa ammissione del GM Ainge, Rondo vedrà  crescere il suo spazio nel resto della stagione, se ne frattempo riesce a mettere su un tiro appena decente, 10 anni a buon livello di lega non glieli toglie nessuno.

Chi era partito dando segnali confortanti era il piccolo Kyle Lowry che nei Grizzlies alla moviola di Coach Fratello di inizio stagione stava giocando un buon basket mettendo in mostra più che discrete doti di regista che senza dubbio non gli venivano accreditate prima del draft. Poi come sempre in questi casi il sogno dura poco e arriva come sempre l'infortunio guastafeste. Da rivedere, anche perché i Grizzlies in cabina di regia hanno bisogno di aria fresca.

Chi di strada ne ha fatta poca (intesa come chilometraggio) è Jordan Farmar che dopo essere stato l'eroe di UCLA nello scorso torneo NCAA, si è trasferito ai Lakers. Non avrei scommesso molto su un ragazzo che fisicamente è poco più che normale, anche perché poi i sistemi di gioco di Phil Jackson del playmaker classico ne fanno spesso a meno, però con il suo ordine e con la sua lucidità  si sta ricavando il suo spazio.

Ottimo QI cestistico, sa dare buoni ritmi e sa leggere le difese schierate (una vera rarità  nei playmaker di oggi), non diventerà  mai un fenomeno, ma in questa lega sta meritando a pieno di starci.

Chiudiamo con lo spagnolo Sergio Rodriguez, che per motivi abbastanza misteriosi i Suns "regalarono" ai Blazers allo scorso Draft. Infatti se c'era un giocatore che poteva avere le stimmate del "nuovo Nash" era lui.

A Portland in cabina di regia si è puntato sul secondo anno Jarrett Jack ma dietro di lui c'è spazio anche per Rodriguez, playmakerino tutto pepe, già  paragonato a Jason Williams per l'estrosità  e la fantasia che mette in campo. E' il classico bianco che di talento ne ha per se e per altri cinque colleghi, ma che per ora intende il basket solo nel lato offensivo e che per di più va disciplinato e inserito in un concetto di squadra anche in attacco. Ha tutto per diventare un possibile titolare, ma di potenziali talenti come il suo la macchina NBA ne ha lasciti molti per strada.

NCAA : Florida in vetta al Ranking

Come abbondantemente previsto il “Diesel” Florida si è portato in vetta al ranking, complice l'inopinata sconfitta di North Carolina contro Virginia Tech della settimana passata. E così le voci di un possibile “Back to Back” cominciano a farsi sentire. Poco da dire sulla solidità  di Florida, squadra che in difesa è di un livello superiore a quasi tutte le avversarie e che in attacco comunque è tra le migliori.

La coppia Noah – Hotford sembra non fare sconti a nessuno (come ha ben capito Greg Oden un mese fa), sul perimetro il duo Corey Brewer / Lee Humpries con la loro esperienza (junior il primo e senior il secondo) non possono non approfittare degli spazi che si creano quando le difese altrui collassano sui due lunghi.

Ma la solidità  mentale di questa squadra è forse il vero segreto, danno sempre la dimostrazione di essere sotto controllo anche nei momenti caldi e questo è un fattore fondamentale quando nel torneo NCAA si troveranno a giocare sei elimination game in 20 giorni scarsi, spesso con avversari che a differenza di loro non avranno nulla da perdere.

Negli ultimi anni spesso e volentieri abbiamo visto squadre di grande valore imbottite di futuri giocatori NBA crollare emotivamente davanti alla cenerentola di turno (vedi Kansas ogni anno oppure la UConn dei quattro giocatori scelti al primo giro del draft 06 nella passata edizione ), l'impressione che abbiamo è che per battere Florida non serviranno trucchi ma servirà  semplicemente batterli a livello di gioco e questo non sarà  facile perchè le due sconfitte arrivate fino ad oggi (contro Kansas e contro Florida St.) sono arrivate più per leggerezza e demeriti propri che per meriti altrui, e c'è da scommettere che a marzo di leggerezze i ragazzi di coach Donovan ne faranno ben poche.

Fino ad allora si troveranno un calendario tutto sommato abbordabile le cui sfide più pericolose sono le due contro Kentucky e quella forse più insidiosa contro Alabama, il che dovrebbe consentire senza particolari problemi il raggiungimento simbolico del primo posto nel ranking di fine stagione regolare.

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