Popovich ha chiesto a Parker di giocare di più per i compagni
La boa di metà stagione è stata raggiunta. Da un punto di vista meramente numerico, non si può certo dire che stia andando troppo male per la squadra del Texas, appena sotto il passo-record dell'anno scorso, quando a questo punto del campionato vantava ben 32 successi, a fronte di soli dieci stop.
Un record che gli valeva il primato ad Ovest e il secondo posto assoluto, dietro solo ai Detroit Pistons. Mentre quest'anno ci si deve accontentare del seed (provvisorio) numero 2 nella Western Conference, e del terzo in tutta l'Nba.
Insomma, situazione abbondantemente sotto controllo si direbbe. Peccato che così non sia.
Chi ha avuto modo di seguire costantemente la squadra lo sa bene.
Risultati
San Antonio Spurs vs Washington Wizards 93-80 W
San Antonio Spurs @ Chicago Bulls 87-99 L
San Antonio Spurs vs Los Angeles Lakers 96-100 L
San Antonio Spurs vs New Orleans Hornets 99-86 W
San Antonio Spurs @ Philadelphia 76ers 99-85 W
San Antonio Spurs @ Boston Celtics 93-89 W
Record parziale: 4-2
Record complessivo: 30-13
Attualità
Nello sport, in special modo quello americano, si deve diffidare dalle statistiche; basare i nostri giudizi solo su di esse significherebbe farne un cattivo uso, oltre che guidarci fuori strada. La situazione degli Spurs, come ormai stiamo ripetendo tediosamente da settimane, non è quella che traspare dai numeri. La sua complessità è ben più particolareggiata, e difficilmente riassumibile con delle cifre.
Troppi sono gli elementi mancanti perché Gregg Popovich possa riuscire a risolvere l'equazione di questi Spurs. Troppi, e fondamentali.
" Non stiamo giocando bene in questo momento"-ripete ancora una volta, per quella che è ormai diventata una cantilena a San Antonio- "Giochiamo a scatti, non c'è continuità . Voi giornalisti mi potreste chiedere il perché di questo, ma neanche io lo so. Se lo sapessi vinceremmo tutte le partite"
Non può comunque essere un caso che le sconfitte all'At & T Center in questa stagione siano già sette, ovvero il totale di quelle dell'anno passato. I tempi in cui quello che prima si chiamava SBC Center e ora At &T, appunto, appariva come un fortino pressoché inviolabile per chiunque sembrano ora soltanto ricordi sbiaditi.
In altre occasioni ci eravamo soffermati in modo particolare sulla mancanza di aggressività difensiva, l'arma che forse più di tutte le altre aveva permesso a San Antonio di dominare gli ultimi anni di Nba. Nell'ultima settimana, si da il caso, però siano emerse anche altre problematiche, prima tra tutte quella riguardante "the shooting", il tiro.
"Come abbiamo già detto tante volte in questi giorni, per noi dipende tutto dalla difesa."-dice Manu Ginobili, comunque sempre uno dei più positivi- "Se riusciamo a eseguire bene nella nostra metà campo, allora anche le conclusioni ricominceranno ad entrare"
Non per smentire l'argentino, ma pur avendo la difesa riguadagnato negli ultimi tempi una certa dignità , di progressi in fase conclusiva se ne vedono ben pochi. Anzi.
Gli Spurs, che in stagione tirano da tre punti con il 39%, nelle tre uscite con Chicago, Lakers e New Orleans hanno computato uno sconcertante 19/71 da dietro l'arco; risultato che è stato anche una delle cause principe delle sconfitte con i Bulls e Los Angeles. Oltre che, tra le altre cose, a un elevato numero di palle perse.
" Abbiamo molti giocatori che si stanno prendendo tiri che non dovrebbero prendersi, e altri che invece ne stanno rifiutando di comodi." è il pensiero di Popovich dopo la caduta interna con i Lakers.
A chi si riferisse non ci è concesso saperlo; quello che però sappiamo è che nei giorni scorsi Popovich ha bussato alla porta di Tony Parker, dandogli chiare ed inequivocabili disposizioni di prendersi meno tiri nell'arco dei 48 minuti di gioco. Non casualmente, visto che il francese è quello che, all'interno della squadra, conclude l'azione più spesso; per la precisione quasi 15 volte a partita.
" Il coach vuole che io mi impegni più a coinvolgere i miei compagni e provare a prendere meno tiri." – spiega il quasi-signor-Longoria - " Certo, devo un po' modificare il mio modo di giocare, ma lo farò senza problemi."
Il fatto è che, come di diffusa opinione nella stampa che segue i nero-argento, il vero problema non è da ricercarsi tanto nei troppi e cattivi tiri in sé, quanto nella inefficace circolazione della palla. Questione, anche questa, alquanto controversa e curiosa. Curioso soprattutto per i regolari intervalli con cui si ripresenta, quasi sempre nella seconda parte delle gare, e per la capacità con cui letteralmente disarma l'attacco di Tim Duncan e soci.
Capita dunque che, dopo due buoni quarti, in cui gli Spurs entrano in possesso del match, ne succedano altri due dove la squadra ridiscesa in campo sembra un'altra. E' il caso, senza dover andare a scavare troppo in dietro nel tempo, delle uscite con Boston e Philadelphia, non proprio due corazzate quindi, degli ultimi giorni.
Contro i Sixers, dopo essere andati al riposo con un rassicurante 61-41 a proprio favore, San Antonio ha trovato il modo di far rientrare in partita gli ex compagni di Iverson, riportandoli fino a -5. Duncan, Finley e Horry hanno poi provveduto a chiudere la pratica mettendo in cassaforte la vittoria. Fanno comunque riflettere le nove conclusioni mancate consecutivamente nell'ultimo e decisivo quarto e la totale assenza di gioco.
Più o meno la stessa scena si è ripetuta la sera dopo a Boston, quando gli uomini di Popovich hanno buttato alle ortiche un largo vantaggio di 23 punti, per ritrovarsi nei minuti conclusivi con soli tre di margine.
Il solito Ginobili prova a fornirci il suo punto di vista: "Stiamo facendo passi avanti in 24 minuti, e passi indietro negli altri 24. Così che siamo sempre allo stesso punto. Ma almeno ora riusciamo in qualche modo a portare a casa il risultato, che è l'unica cosa che ci consola."
Risultato che, tra parentesi, di questi tempi è oro colato. Altro dato da non prendere troppo alla leggera è quello relativo agli scontri diretti con le rivali della Western Conference; traspare infatti dalle analisi che i nostri contro squadre dell'Ovest con record da Playoff abbiano un non proprio solare bilancio vittorie-sconfitte di 6-7. Quantomeno meritevole di attenzione se si pensa che negli anni passati una delle tante forze di questo team erano proprio gli scontri al vertice.
Nel corso dell'ultima settimana si è anche rasentati, anzi diciamo proprio toccati, il ridicolo, quando all'inizio del quarto quarto della sfida contro i Lakers si sono alzati dalla panchina soltanto in quattro. Gli arbitri si sono accorti che qualcosa non andava non prima del quindicesimo secondo dell'azione; la conseguenza inevitabile è stato il fallo tecnico.
Dopo interminabili momenti di smarrimento prima, e di imbarazzo poi si è fatto ordine nella storia, ricostruendo l'accaduto. Sembrerebbe che Popovich nell'intervallo tra i due quarti avesse fatto una sola sostituzione: Tim Duncan al posto di Robert Horry.
Bruce Bowen, che in queste storie in un modo o nell'altro tende sempre ad esserci, avrebbe capito, non si sa per quale ragione, che l'uomo designato ad uscire fosse lui. Per questo quando la sirena che segnala la ripresa del gioco è suonata il buon Bruce se n'é restato tranquillo in panchina a sorseggiare il suo Gatorade. Così che quando ci si è accorti del misunderstanding era ormai troppo tardi. Impagabile Bruce.
SITUAZIONE INFORTUNATI
Nell'ultima settimana si è rivisto in campo anche Francisco Elson, fuori da tre settimane per un infortunio alle spalle. Il ritorno sta comunque procedendo per gradi: ancora non al meglio infatti, Elson sta partendo dalla panchina, con un minutaggio ben al di sotto di quanto Popovich gli concedesse prima. Nel giro di pochi giorni, assicura lo staff medico, lo rivedremo a pieno regime.
Ma l'infermeria non resterà certo vuota. Guarito Elson, infatti, la sfortuna ha colpito Matt Bonner, proprio nel momento in cui si stava guadagnando un ruolo di primo piano nelle rotazioni dei lunghi. L'ex Raptors ha riportato una distorsione alla caviglia durante la partita contro i Washington Wizards. Stando a quanto è stato reso noto l'entità dell'infortunio non è poi così grave, tanto molto probabilmente da permettergli un ritorno in campo massimo tra due settimane. Forse anche meno.