Maurice Evans sta dando un grande contributo ai Lakers di questi tempi…
Un'altra settimana di passione in tinta gialloviola è finalmente giunta al termine. Diciamo "finalmente" perché di questi tempi guardare i Los Angeles Lakers è come giocare al superenalotto: non sai cosa aspettarti.
A volte ti imbatti in una squadra di gregari, guidata da un Kobe Bryant d'annata, che si trasforma per una notte in un team temibile e pericoloso per chiunque. In altre occasioni, invece, ti capita di guardare un'armata brancaleone, una "squadra" spaesata senza né capo né coda, in balia degli avversari (anche i più dimessi) e priva di qualsiasi strumento per ottenere la vittoria.
Qual è dunque la vera essenza dei Lakers odierni? Davvero le assenze di Lamar Odom e Kwame Brown hanno condizionato in maniera così evidente le prestazioni lacustri? O forse la giovane età del roster angelino è la reale spiegazione di questo dilemma? Cerchiamo di capirlo assieme.
I risultati
Martedì 16 gennaio, ore 4.30: Los Angeles Lakers - Miami Heat = 124-118, dopo un tempo supplementare (W)
Giovedì 18 gennaio, ore 3.00: San Antonio Spurs - Los Angeles Lakers = 96-100 (W)
Venerdì 19 gennaio, ore 3.30: Dallas Mavericks - Los Angeles Lakers = 114-95 (L)
Domenica 21 gennaio, ore 2.00: New Orleans Hornets - Los Angeles Lakers = 113-103 (L)
Martedì 23 gennaio, ore 4.30: Los Angeles Lakers - Golden State Warriors = 108-103 (W)
Il record
Siamo al giro di boa. I Los Angeles Lakers, infatti, hanno giocato quarantadue partite: 27 vittorie contro 15 sconfitte. Senza dubbio si tratta di un ottimo record, soprattutto se si pensa che per un mese e mezzo i lacustri hanno dovuto fare a meno della loro seconda stella, Lamar Odom (13W-9L il record senza Lamarvellous), e di un altro giocatore molto affidabile in fase difensiva come Kwame Brown. Grande differenza, però, è possibile riscontrare fra i match giocati in casa e quelli affrontati in trasferta.
Se infatti tra le mura amiche i gialloviola sono una squadra da finale di Conference (19W-4L), fuori dallo Staples Center gli uomini di coach Phil Jackson diventano una franchigia come tante: solo otto vittorie contro undici sconfitte, la maggior parte delle quali arrivate contro formazioni di medio-basso livello (New Orleans, Memphis, Charlotte, Portland e Seattle). In ottica playoff questo è abbastanza preoccupante perché i Lakers potranno giovarsi del fattore campo solo in un primo turno e perché sui terreni nemici si costruisce gran parte delle fortune di una stagione. Certo è difficile imporre il proprio gioco fuori casa quando ti mancano due rimbalzisti e due difensori affidabili come Odom e Brown, ma è anche vero che le sconfitte sono arrivate contro avversari non certo temibili.
Analizziamo nel dettaglio la settimana gialloviola
Se ci limitassimo ad osservare il record e le squadre affrontate si potrebbe dire che i Lakers hanno compiuto un'impresa a vincere tre delle ultime cinque partite. Eppure si può affermare, senza timore di essere smentiti, che lo spettacolo offerto dai gialloviola è stato, ancora una volta, indecoroso. Non basta essere forti e vincenti contro una grande squadra come San Antonio (o una ex grande come Miami) se poi tutto viene vanificato con due prestazioni irritanti come quelle offerte sui campi di Dallas e New Orleans: dominati a rimbalzo, infilati in contropiede con una facilità disarmante, inefficaci e spreconi in attacco, con una predilezione alla palla persa neanche paragonabile alla peggiore squadra di B2 italiana (24 contro Golden State).
In questi due match gli antichi e mai scomparsi difetti gialloviola sono tornati a galla e hanno fatto perdere la calma anche al più paziente tra i tifosi. La difesa, soprattutto, ha raggiunto livelli di inefficienza spaventosi: scarsa intimidazione, pressione sul portatore inesistente e facili canestri concessi senza soluzione di continuità . Come può essere spiegato tutto questo? Di certo le assenze di Lamar Odom e Kwame Brown hanno contribuito.
La chiave di lettura è molto semplice: quando le seconde linee non mantengono un livello superiore alla media è difficile pensare di portare a casa la vittoria, soprattutto quando sotto canestro manca gente del calibro di Odom e Brown. Basta osservare un dato per capire meglio quanto si sta affermando: i rimbalzi concessi. Cinquantatre contro Dallas (di cui diciannove offensivi) e quarantasei contro New Orleans (di cui diciassette offensivi).
Inevitabile poi che la difesa non sia efficiente se concedi così tante seconde opportunità : cinque giocatori (sia per Dallas che per New Orleans) in doppia cifra di punti, almeno due giocatori in doppia cifra a rimbalzo. Le sconfitte sono solo il minore dei mali di fronte a questi dati.
L'altro grande problema lacustre è quello relativo alle palle perse e anche alle deficitarie scelte offensive, situazioni tali da permettere agli avversari di conquistarsi facili contropiedi e semplici conclusioni a canestro.
Ecco dunque che nuovi elementi di analisi possono essere posti sotto la lente di ingrandimento: se in attacco i Lakers si mantengono sopra il 44% in genere riescono a portare casa la vittoria. Se si scende sotto a tale percentuale tutto diventa molto più complicato. Questo perché i gialloviola non sono una grande squadra se c'è da difendere in transizione e perché di specialisti difensivi "tout a court" ce ne sono pochissimi (solo Maurice Evans e Kobe Bryant).
Ovviamente, se hai in campo due giocatori con le caratteristiche di Odom e Brown, difensivamente parlando tutto diventa molto più semplice per tre ragioni principali.
Primo. Aumenti la qualità e solo a livello di intimidazione hai la capacità di spaventare gli avversari non concedendogli facili conclusioni in ritmo. Della serie: "Se non sono sicuro di catturare un rimbalzo offensivo, divento più selettivo nella mia scelta di tiro".
Secondo. Quando ho a disposizione un rimbalzista della qualità di Lamarvellous la mia transizione offensiva riparte in un'altra maniera e gli avversari a livello offensivo sono condizionati da questo fattore: "non prendo un tiro qualsiasi se poi rischio un contropiede rapidissimo".
Terzo. Se Brown e Odom sono in campo dall'inizio la panchina si allunga in maniera esponenziale e le qualità di determinati giocatori (vedi Cook, Radmanovic o Bynum) possono essere sfruttate in maniera più produttiva.
In conclusione, dunque, si può dire che le assenze hanno avuto un peso determinante, ma è altrettanto vero che i cali di tensione esistevano anche prima che i due grandi assenti si infortunassero. Ancora una volta, dunque, la verità sta nel mezzo: di certo con Lamar e Kwame si otterrebbero risultati migliori, ma questa non è una giustificazione sufficiente per motivare sconfitte contro squadre inferiori e più deboli.
Fin qui pregi e difetti di squadra. Ma per quanto riguarda i singoli cosa si può dire? Tanto per rendere il report più divertente dividiamo fra promossi e bocciati.
Promossi
Kobe Bryant: 9. Sta giocando una stagione fantastica: 28.5 punti, 5.5 assist, 5.4 rimbalzi di media a partita. La media punti è notevolmente più bassa rispetto all'anno passato, ma lo è anche il numero di tiri tentati (tira con il 47% dal campo). Inoltre la quantità di assist è cresciuta notevolmente e questo nonostante i suoi compagni non riescano spesso a fare centro. Nel quarto periodo infine è sempre decisivo, riuscendo ad innalzare il proprio gioco ad un livello impensabile per chiunque.
Maurice Evans: 8,5. Dopo un primo periodo di assestamento l'ex Detroit Pistons sta uscendo alla distanza. Ogni volta che entra dalla panca fa male e contribuisce grazie ad un'elevata quantità di atletismo. In difesa è una certezza mentre in attacco sta cominciando a guadagnare posizioni importanti nelle scelte offensive dei Lakers (14 punti contro Golden State, 23 contro New Orleans, 11 contro San Antonio, 12 contro Miami).
Luke Walton: 7+. Sublime contro Miami (10 punti, 10 rimbalzi, 6 assist), tanto che solo questo match gli garantirebbe la palma di migliore della settimana. Poi però si perde nelle partite successive e ritrova la luce solo nei minuti finali contro Golden State quando infila due canestri decisivi che consentono ai Lakers di evitare una sconfitta umiliante.
Andrew Bynum: 7. Il ragazzo commette ancora molti errori. Soprattutto nel primo quarto si rende protagonista con falli rapidi e stupidi che lo escludono immediatamente dal match. Eppure questo non gli impedisce di mettere a referto doppie-doppie importanti (10+15 contro Golden State). Ricordiamo che stiamo parlando del giocatore più giovane della Lega, con un potenziale da esprimere ancora elevatissimo.
Sasha Vujacic: 7-. Sta crescendo, sta guadagnando fiducia e il suo tiro dal perimetro, dall'inizio dell'anno, è progressivamente migliorato. Ulteriori progressi si attendono da un giocatore che in post season potrà essere fondamentale.
Ronny Turiaf: 6,5. Energia allo stato puro. Nonostante i suoi limiti sotto canestro è una presenza inquietante. Lotta, combatte e non si arrende mai. Un giocatore da promuovere sempre solo per la voglia che ci mette.
Brian Cook: 6+. Non basta la superprestazione con Miami (25 punti, 10 rimbalzi e 4 assist) per fargli ottenere un voto migliore. Nelle tre partite successive si eclissa dal gioco e scompare totalmente dal playbook lacustre per poi ricomparire contro Golden State in cui mette a referto 9 tiri e 13 punti. Se i Lakers vogliono fare strada hanno bisogno del Cook versione Miami Heat.
Bocciati
Smush Parker: 5,5. Gioca bene contro Miami (17 punti, 5 rimbalzi e 4 assist), contro San Antonio recupera un paio di palloni fondamentali. Si rivede contro Golden State al minimo sindacale. In mezzo due ignobili prestazioni contro Dallas e New Orleans. Troppo poco per meritarsi la sufficienza.
Jordan Farmar: 5. Trova spazio solo nel "garbage time" contro Dallas. Qualche buon canestro, ma anche molte sciocchezze tipiche di un rookie. Per il resto poche e anonime apparizioni.
Vladimir Radmanovic: 4. Meriterebbe un voto più alto per le due grandi prestazioni offerte contro Miami (11 punti e 4/10 dal campo) e San Antonio (13 punti e 5/7 dal campo), ma si merita un bel quattro per il modo in cui affronta i match successivi. Nello spazio di pochi giorni ritorna nel limbo di mediocrità nel quale era caduto dall'inizio della stagione meritandosi nuovamente le attenzioni di P-Jax. Che sia l'ago della bilancia della stagione gialloviola?
Ai posteri l'ardua sentenza, nel frattempo vi lasciamo con l'ultima battuta di coach zen su di lui: “Per quel che ne so, potrebbe anche essere un marziano… non un Venusiano, ma un Marziano sicuramente. E' uno di quei tipi a cui ad un certo punto chiedi 'Hai VERAMENTE capito che cosa stiamo cercando di fare?', e la risposta è 'Certo! ho capito perfettamente'. Glielo chiedi di nuovo il giorno dopo e la risposta è di nuovo 'Si, certo!', e allora gli chiedi di dimostrartelo… ma lui perde la concentrazione. Sul campo è uno spirito libero, non riesce ad uscire dal suo stile di gioco: ogni volta che tocca la palla deve tirare, anche quando gli spieghiamo che non è un buon tiro… ogni volta che guarda il semaforo del tiro, gli si accende sempre la luce verde: un tiro, anche brutto, lo prende comunque, per vedere se ha la mano calda; se non lo è, continua a provarci per cercare di scaldarla, e se non ci riesce, continua a tirare comunque per entrare in ritmo
Gli infortuni
Molto probabilmente Lamar Odom scenderà in campo contro i Charlotte Bobcats. Il calvario è dunque finito per il giocatore di Rhode Island che lo scorso 12 dicembre si era infortunato al collaterale del ginocchio destro contro gli Houston Rockets di Yao Ming. La riabilitazione è stata lunga e faticosa, ma i grandi sacrifici compiuti in questi 45 giorni hanno dato i loro frutti. Martedì scorso, alla fine dell'allenamento pomeridiano, Odom si è fermato a parlare con i giornalisti per esprimere tutta la sua gioia per l'imminente rientro sul parquet: "Mi sento bene. Rinvigorito. La riabilitazione è dieci volte più difficile e dura del classico allenamento fisico e mentale. Venerdì è il mio giorno, è il mio obiettivo. Se tutto andrà bene avrò il via libera dei medici e non avrò gonfiori o indurimenti e potrò dunque aiutare i miei compagni a vincere qualche match".
Discorso differente invece per Kwame Brown. Il centro ex Washington Wizard si era infortunato alla caviglia destra lo scorso 31 dicembre contro i Philadelphia 76ers. Dopo un mese di riabilitazione la situazione è ancora instabile e il giocatore ha ancora bisogno di qualche giorno di cura. "Kwame non sarà in campo venerdì sera contro i Charlotte Bobcats - ha affermato Phil Jackson ai giornalisti - Quando ti sloghi una caviglia nel modo in cui è avvenuto per Brown rischi seriamente di fratturarti un osso. I suoi movimenti non sono ancora fluidi e avverte dolore quando si muove in una determinata maniera. Non giocherà neanche contro San Antonio, mentre verrà con noi nel viaggio ad est che ci impegnerà in otto trasferte consecutive. In una di quelle occasioni tornerà in campo.
In attesa di rientrare Brown si è reso protagonista, nello scorso fine settimana, di un'ennesima bravata. All'interno del ristorante “à la page” di L.A. i giocatori gialloviola stanno festeggiando il compleanno di Turiaf, quando un altro cliente del locale, Alexander Martinez, che stava anch'egli festeggiando il proprio compleanno, si avvicina al francofono con la sua torta in mano per fare una foto assieme a lui.
Fin qui tutto normale. All'improvviso, però, arriva il centro dei Lakers che porta via la torta al povero Martinez e cerca di lanciarla addosso a Turiaf. Dopo alcuni istanti di confusione e “discussione” la torta finisce addosso a Martinez che cerca di lanciarsi addosso a Kwame per “chiedere” spiegazioni. Alla fine il povero Martinez rimedia un paio di spintoni e svariate sberle dalle guardie del corpo di Odom, le quali, dopo l'intervento pacificatore di Lamar, si tirano indietro. Brown se la cava con una denuncia che qualche ora più tardi viene ritirata dietro il pagamento del costo del dolce incriminato: 190 dollari.
Inevitabile fare riferimento a Federico Buffa ed ad una sua recente telecronaca: “Ma una storia normale in questa Lega non è possibile averla???”.
Il meglio della settimana
La prestazione di squadra offerta in trasferta contro i San Antonio Spurs. In quell'occasione si sono visti i Los Angeles Lakers ideali: aggressivi, cattivi quanto basta, ordinati in fase difensiva, intelligenti nell'applicare nella maniera corretta la "triple post offense", capaci di sfruttare al meglio ogni piccola opportunità concessa. Una squadra nel vero senso della parola. Menzione d'onore anche per Kobe Bryant nella notte di San Antonio. Quando vede nero-argento il ragazzo fa davvero impressione: 34 punti (12/19 dal campo e 10/11 dalla lunetta), 11 rimbalzi e 8 assist!
Il peggio della settimana
La prestazione contro i New Orleans Hornets. Non tanto per la sconfitta in sé, quanto per il modo in cui è stata ottenuta. Il fatto che i Lakers, nonostante la partita ignobile, fossero ancora in grado di vincerla ad un minuto dalla fine, fa capire l'atteggiamento con il quale è stato affrontato il match. Inoltre, subire 113 punti dal peggiore attacco della Lega è francamente inaccettabile.
Il futuro
Nei prossimi dieci giorni i Los Angeles Lakers affronteranno sette match, di cui quattro in due difficili back-to-back in trasferta. I primi due, invece, si disputeranno sul terreno amico dello Staples Center. Ospiti di Bryant e soci saranno i Charlotte Bobcats e i San Antonio Spurs. Poi si viaggia ad est per affrontare il secondo grande viaggio della stagione: otto trasferte consecutive che diranno finalmente la parola definitiva sull'affidabilità di questi Lakers "on the road". I primi due match si disputeranno contro due franchigie dal passato illustre: i New York Knicks e i Boston Celtics. Il terzo invece vedrà Kobe e soci impegnati contro gli Indiana Pacers. A chiudere il secondo back-to-back, i Lakers arriveranno a Washington per affrontare i Wizards di Gilbert Arenas per poi volare ad Atlanta per affrontare gli Hawks di Joe Johnson.
Sabato 27 gennaio, ore 4.30: Los Angeles Lakers - Charlotte Bobcats = 97-106, dopo un tempo supplementare (L)
Domenica 28 gennaio, ore 21.30: Los Angeles Lakers - San Antonio Spurs = 94-96, dopo un tempo supplementare (L)
Mercoledì 31 gennaio, ore 1.30: New York Knicks - Los Angeles Lakers = 99-94 (L)
Giovedì 1 febbraio, ore 1.30: Boston Celtics - Los Angeles Lakers = 98-111 (W)
Sabato 3 febbraio, ore 1.00: Indiana Pacers – Los Angeles Lakers = 95-84 (L)
Domenica 4 febbraio, ore 1.00: Washington Wizards – Los Angeles Lakers = 102-118 (W)
Martedì 6 febbraio, ore 1.00: Atlanta Hawks – Los Angeles Lakers = 83-90 (W)
Stay tuned