Michael Bradley in maglia biancoblu del Heerenveen
Michael Bradley, talentuoso mediano nato a Princeton, nello stato del New Jersey, il 31 Luglio 1987, e conserva proprio nel suo anno di nascita il rimpianto più grande. Essendo nato nell'87 avrebbe fatto veramente comodo alla Nazionale Under 20 che ha appena ottenuto la qualificazione per la 2007 U-20 FIFA World Cup, cui sicuramente Bradley non mancherà , avendo superato agevolmente il girone composto oltre agli USA da Guatemala, Haiti e Panama.
Purtroppo l'assenza in questa manifestazione del figlio dell'attuale head coach della nazionale maggiore degli Stati Uniti Bob Bradley, può essere considerata figlia delle stesse ambizioni del giovane talento di Princeton, poichè accettando di misurarsi in un club appartenente alla realtà europea è andato automaticamente a scontrarsi con una regola non scritta del nostro continente, e cioè la solita prevezione nell'accettare di mandare un proprio giocatore in Nazionale a seguito di una convocazione. In questo caso il club del ragazzo ,l'olandese Heerenveen, non ha voluto privarsi di un giocatore che coach Gertjan Verbeek inizia a ritenere importante anche a livello di undici iniziale. Il mancato foglio di via per l'under 20 non ha comunque compromesso i rapporti tra i vertici federali dello U.S. soccer e quelli del club, poichè per quanto riguarda un'altro giocatore dell'Heerenveen, Robbie Rogers, non è stato posto alcun veto e di conseguenza la giovane punta si è potuta mettere in mostra nel gitone di qualificazione vestendo la casacca della Nazionale.
Michael Bradley sarebbe stato un autentico lusso, almeno nelle qualificazioni, per questa già di per sé forte selezione, poichè avendo dalla sua parte esperienza, seppur breve a livello europeo, è stato già convocato nella squadra maggiore dall' allora head coach Bruce Arena (attualmente in carica ai New York Red Bulls). Il suo esordio avvenne precisamente il 26 maggio 2006 quando al 44° minuto del secondo tempo gli vennero concessi pochi scampoli nella partita di preparazione ai Mondilai contro il Venezuela, anche se al momento già avviata verso il 2-0 finale (reti di Brian Ching al 36' p.t. e Clint Dempsey al 24' s.t.) al posto di una “bandiera” dei D.C. United, il rude centrocampista Ben Olsen.
Due giorni dopo la partita vinta a Cleveland (a proposito,uno dei suoi idoli da piccolo era proprio l'italo-venezuelano ex bomber dei MetroStars, Giovanni Savarese) l'allenatore Bruce Arena gli concesse il bis facendolo entrare nel match giocato il 28 maggio a East Hartford contro la Lettonia al 38' del secondo tempo al posto di uno stremato Pablo Mastroeni,che per tutta la partita dovette “raddoppiare” insieme a Eddie Pope su un pericoloso Maris Verpakovskis oltre a fare come al solito da guardiano per il centrocampo. Nei pochi minuti che Bradley è stato utilizzato non ha affatto sfigurato e convinto Arena della bontà della sua convocazione. Per la cronaca comunque quel giorno gli States s'imposero 1-0 con una rete al 43° minuto del primo tempo di Brian McBride e sconfissero una squadra, la Lettonia,che proprio in questi anni, dopo la partecipazione agli ultimi europei in Portogallo, sta vivendo i suoi migliori anni dalla sua formazione come Nazionale autonoma.
Il cambio sulla panchina della Nazionale maggiore non ha naturalmente danneggiato le prospettive di Bradley poichè, ringraziato Arena del suo lavoro, è subentrato Bob Bradley uno che sicuramente conosce potenzialità e limiti, propensioni e difetti del giovane figlio.
Non era naturalmente preventivabile per la poca esperienza internazionale e ad alto livello la sua presenza al Mondiale di Germania giocato immediatamente dopo i due match amichevoli effettuati contro Venezuela e Lettonia. Non sarà tantomeno un problema la convocazione in Nazionale e in “famiglia” da parte di Bradley padre nei confronti del figlio perchè comunque negli ultimi tempi ci sono stati parecchi esempi di rapporti padre-figlio in squadre di club e anche nella stessa nazionale come ha dimostrato la presenza nel già citato ultimo mondiale del CT Zlatko Kranjkar e di suo figlio Niko tra le file della Croazia.
Michael Bradley iniziò a giocare a calcio nelle giovanili dei Chicago Sockers e dopo due anni di frequentazione della Bradenton academy venne scelto per il programma Project-40 della Mls e in seguito selezionato dagli allora MetroStars di New York. L'allora coach era guardacaso suo padre Bob che lo scelse alla 36a posizione.Dopo una controversa carriera nella MLS condita da poche reti e qualche assist,con il suo esordio contro i New England Revolutions, fu invitato a sostenere un primo provino proprio con gli olandesi dell'Heerenveen. In realtà gli olandesi non furono gli unici a godere delle prestazioni in prova del centrocampista poichè poche settimane dopo effettuò un periodo di scrutinio anche nelle file del Birmingham dove strinse una profonda amicizia con il bomber di allora,il finlandese Mikaà«l Forssell, e in quelle dell'Allemania Aachen nell'antico stadio “Tivoli”. Dopo questi tre provini tornò nella squadra che lo aveva scelto e dopo l'apparizione nei playoff dei MetroStars proprio contro la squadra che lo aveva visto esordire nella MLS, i Revolutions, ricevette la notizia che dalla fine di quella stagione negli States poteva aggregarsi alla rosa della squadra olandese. Esordì a Febbraio in una partita del campionato primavera contro i pari età del Willem II e il suo nuovo team concluse la partita con una vittoria per tre a zero premiata proprio da un suo goal,da uno dal rientrante da un infortunio Georgios Samaras (attaccante greco attualmente in forza al Manchester City e compagno di un suo altro grande amico,DeMarcus Beasley) e dalla rete finale siglata dall' altro giovanissimo difensore danese Timmi Johansen. Il suo esordio nella Eerste divisie avvenne in aprile contro l'AZ 67 Alkmaar guidato da Louis Van Gaal su un campo reso a momenti inpraticabile dalla neve.Buona comunque la sua partita anche se sulle sue tracce in marcatura si mise niente di meno che il nazionale olandese e noto “mastino” di mediana Barry Van Galen.
All'inizio di questa stagione altro passo in avanti nella sua carriera con l'iniziale partecipazione ai playoff della coppa Uefa dove la squadra della Frisia ha affrontato prima i portoghesi del Vitòria Setubal sconfitti tre a zero all'andata con un pareggio per 0-0 nel ritorno e successivamente nella fase a gironi gli scontri con gli spagnoli dell'Osasuna, i danesi dell' OB Odense, i francesi del Lens e Parma.
Al suo arrivo, oltre le naturali difficoltà nell'ambientarsi in una realtà totalmente differente da quella della metropoli dalla quale proveniva e il problema della lingua in una città che non essendo Amsterdam e in una squadra che essendosi solo ultimamente issata a discreti livelli europei non possedeva e possiede nella sua rosa elementi di livello internazionale come l'Ajax, il PSV e il Feyenoord e non necessitava dunque di allenatori e giocatori che si esprimessero in inglese durante gli allenamenti o gli intervalli delle partite. Ha dovuto di conseguenza ricominciare da zero, ma grazie al suo carattere gioviale e anticonformista, e non certo chiuso, non ha avuto difficoltà a legare con i suoi nuovi compagni di squadra e soprattutto con quelli naturalmente della sua età o giù di lì come il giovane bravissimo centravanti Klaas Jan Huntelaar (ora all' Ajax) ,il già citato Johansen e i canadesi Will Johnson e Rob Friend.
Michael Bradley fa parte di quella nuova generazione di calciatori emergenti statunitensi che decidono di intraprendere la carriera europea saltando anni e stagioni di MLS o passando certe volte direttamente dal college al “vecchio” continente. Oltre a lui e al suo compagno Robbie Rogers, altro chiaro esempio e dimostrato da Preston Zimmerman, solido attaccante in forza ai tedeschi dell' Amburgo, ma per ora solo a livello giovanile (eccellente la sua ultima prova contro la primavera del Wolfsburg in una partita valida per il campionato Regionalliga under 21 finita tre a zero con un tris realizzato proprio dalla talentuosa punta nata negli States).
In Olanda oltre ai due già citati scalpita per un posto in prima squadra nel PSV Eindhoven anche l' altro statunitense dell' ottantasei Lee Nguyen (una sola presenza nel passato campionato), il diciannovenne canadese, ma di scuola americana Jonathan De Guzman del Feyenoord e l'altro canadese formatosi nello Utah Josh Wagenaar, terzo portiere dell'Ado Den Haag. Questi giovanissimi “Yanks Abroad” sono degni eredi di quella prima generazione di giocatori americani pressochè sconosciuti al di fuori dei confini nordamericani, ma talvolta anche negli stessi States, che decisero di intraprendere l' avventura in Europa al seguito di squadre di molta tradizione e poca fama che però gli consentirono di accumulare esperienza per difendere la maglia della Nazionale nelle competizioni internazionali e al ritorno nei patri confini e nell' allora neonata MLS.
Il riferimento è dedicato a giocatori storici come Thomas Dooley e Jovan Kirosvski in Germania e John Harkes in Inghilterra tra quelli che hanno ottenuto un discreto successo. Ma il riferimento può essere benissimo allargato a chi invece a sfondare non ci è riuscito, come i provini falliti da Tony Meola con i tedeschi del Friburgo o di Jeff Agoos con gli inglesi del Coventry. La generazione di Bradley e Zimmerman è però figlia di un progetto tecnico diverso e più approfondito con canoni di gioco e allenamento adottati da college e team della MLS sempre più simili a quelli applicati dalle nazionali e dai top team europei. Insomma, i giovani americani di adesso si trovano con qualche passo di vantaggio rispetto ai precursori di fine anni novanta che se la dovevano “cavare” solo con un sano spirito di avventura e la propria bravura e intelligenza. Per questo dunque, avvantaggiato dal progresso tecnico e dal padre allenatore e dunque provido di suggerimenti e consigli, credo che l'ottimo Michael Bradley dimenticherà presto la mancata partecipazione alle qualificazioni della zona Concacaf e si concentrerà più profondamente sulla sua carriera europea e sulla riconquista del posto in Nazionale maggiore, oltre ad aiutare i suoi compagni nella sfida che li aspetta giugno in Canada, per la quale gli USA hanno grandi aspettative.