Il meglio e il peggio dell’NBA

Arenas, quasi da metà  campo, mette la tripla.

PROMOSSI

“Agent Zero” is back in action! GILBERT ARENAS ha trascinato i suoi Wizards in vetta alla Eastern con prestazioni semplicemente fenomenali… ed ovviamente lo ha fatto a modo suo!
30.5 punti a partita nelle ultime 15, 29.67 in stagione (oltre a 6.3 assist, 4.5 rimbalzi, 2 palle rubate), cifre che gli valgono il secondo posto assoluto all'inseguimento dei 31 ppg del “capocannoniere” Anthony.

Nella prima metà  di stagione NBA si sono registrate 8 prestazioni da almeno 50 punti: tre di queste appartengono a Gil, che le ha messe tutte a referto in un mese scarso, a partire dalla metà  di Dicembre (mese in cui ha registrato ben 34 punti a partita).

Ma, come detto, ad impressionare non è solo il QUANTO, ma il COME: contro i Bucks, sul punteggio di 105 pari all'ultima azione, Arenas supera tranquillamente la metà  campo, vede che Charlie Bell lo aspetta qualche metro più avanti, all'altezza dell'arco del tiro da tre, e allora va su da dieci metri… solo rete! Ma il bello è che, dopo aver lasciato partire il tiro, si gira e si avvia tranquillamente verso la panchina, senza guardare l'esito del tiro.

Stesse premesse, stesso risultato qualche gara dopo: perfetta parità , Deron Williams su di lui, finta di penetrazione, arresto e tiro, canestro della vittoria esultando prima ancora che il pallone finisca in fondo alla retina. Chiude con 51 punti e 7 triple.

Insomma, è il momento della definitiva consacrazione per un giocatore che ama definirsi “di un'altra razza”, nonché “il miglior giocatore offensivo che c'è in giro, pound-per-pound”… difficile dargli torto, ora come ora.

JOSH HOWARD sembra aver fatto il salto di qualità  da ottimo giocatore a superstar, è il miglior complemento possibile per il tedesco grande favorito al titolo di MVP, ed al giro di boa delle 41 partite stagionali sembra degno di un posto all'All-Star Game.

Dopo una partenza lenta per problemi alla caviglia sinistra, nelle ultime 3 settimane viaggia a 24 punti e10 rimbalzi di media, con picchi da 29+11 contro i Lakers e 28+17 contro Denver; è in linea per un “career year” in tutte le categorie statistiche a parte le palle rubate, ed è particolarmente notevole l'83% ai liberi, che migliora di dieci punti percentuali netti la sua media in carriera, nonché uno dei suoi talloni d'Achille.

Se siete in cerca di qualche idolo nel grande magma del sommerso NBA, perché non date un'occhiata alla stagione di MATT CARROLL?

L'infortunio a Brevin Knight gli ha aperto le porte del quintetto titolare dei Bobcats, e l'esterno si è dimostrato mortifero come castigatore sugli scarichi altrui, in particolare di Felton e Okafor: 20.1 di media e 50% dal campo nelle ultime 11 partite, con highlights come i 16 punti, tutti nel quarto periodo, contro Utah, i 23-6-4 contro i Knicks, i 22 con 5/9 da tre contro i Bucks.

Cavallo di battaglia? Ovviamente i tiri liberi: ha sbagliato il primo tentativo dalla lunetta il 5 Gennaio, dopo 37 bersagli in fila, e il suo 91.2% gli vale il quarto posto assoluto nella relativa classifica.

…proprio dietro all'idolo di tutti gli idoli EARL BOYKINS, che ai liberi sfoggia un sontuoso 91.33% alla terza posizione assoluta, e in queste ultime settimane ha fatto girare la testa a molti tifosi ed appassionati.

L'arrivo di Allen Iverson ai Nuggets sembrava destinato ad influenzare negativamente le sue prestazioni: una guardia nel corpo di un playmaker (Allen I) accanto ad una guardia nel corpo di mezzo playmaker? impossibile.

Al contrario, il grintosissimo hobbit si è letteralmente esaltato: dopo l'arrivo di Iverson, 8 partite su 10 con almeno 20 punti.

L'11 Gennaio, all'improvviso, è però arrivata la cessione ai Bucks: i Nuggets, che di giocatori offensivamente talentuosi ne hanno fin troppi, avevano proprio bisogno di un playmaker “pass first” come Steve Blake, mentre Milwaukee ha accusato una vera ecatombe tra i suoi esterni, e necessitava di qualcuno con tanti punti nelle mani; uno scambio che ha senso per entrambe.

Boykins non si è scomposto, e ne ha messi subito 30, con 6 rimbalzi e 4 assist, contro i Bobcats, e complessivamente viaggia a 22.6 nelle ultime 10 partite, ed è andato 10 volte sopra i 20 nelle ultime 15 gare.

Anche i Warriors hanno avuto parecchi problemi di salute tra gli esterni (Richardson, Monta Ellis e Pietrus tutti infortunati), e Chris Mullin, oltre alla trade di cui parleremo più avanti, ha dovuto inventarsi qualcosa… ovvero KELENNA AZUBUIKE.

Nellie racconta che “A Capodanno Mully mi ha chiesto qualcosa tipo 'ti piace la sambuca?' Io ho risposto di sì, e lui mi ha firmato Azubuike. Pensavo che parlasse di una bevanda, e invece mi stava proponendo un giocatore!”.

C'è da dire che Mullin sembra averci visto giusto, perché “sambuca” si è guadagnato una ventina di minuti di media a gara, con 11 punti e 3 rimbalzi abbondanti di media, e un picco di 28 contro i Clippers, partendo in quintetto e giocando tutti i 48' della gara.

Straordinario il suo 51.9% da tre (14/27), buono per la seconda piazza assoluta nella lega (nonché, abbondantemente, la miglior percentuale tra i rookies), che potrebbe valergli qualche minuto anche quando tutti gli acciaccati torneranno a disposizione.

Nessuno ha mai messo in discussione il talento di BEN GORDON, ma solo la sua mancanza di continuità . Beh, nelle ultime 18 gare solo una volta è sceso sotto i 20 (15 contro i Nets), e nelle partite a cavallo tra il 2006 e il 2007 ha sfondato il muro dei 40 punti per due volte in cinque giorni, il primo Bull a mettere a referto un quarantello dai tempi di un signore con la maglia #23.
24.9 e 50% dal campo nelle ultime 14 gare, 21 di media stagionale in soli 30' di utilizzo.

Con il nuovo corso dei Memphis Grizzlies di Tony Barone si corre, si attacca, si tira tanto e non ci si preoccupa troppo della difesa o del gioco controllato: lo scenario ideale per MIKE MILLER, che infatti giocando a briglie sciolte è letteralmente esploso: dal momento del cambio di allenatore 24 di media e 54.1% nei FG; straordinario il 9/12 da tre il 3 Gennaio contro Golden State, che gli permette di mettere a segno 33 punti in 31 minuti, a chiudere un ciclo di tre partite con 23 canestri da tre su 34 tentativi, 67,6%.

I Milwaukee Bucks perdono, dopo Villanueva, anche Redd e Mo Williams, e tocca ad ANDREW BOGUT salire di livello per tenere vive le loro speranze di playoffs; l'australiano, dopo una partenza lenta, ricorda a tutti del perché è stato prima scelta assoluta: 62% dal campo nelle ultime 5 gare, solide prestazioni impreziosite da una splendida serie di tre gare a metà  Gennaio: 17+18 contro i Raptors, 20+24 contro i Sixers, 27+11 (con 6 assist) contro i Bobcats.

Anche per SHANE BATTIER vale un discorso molto simile: i Rockets hanno perso prima TMac e poi Yao, e avevano bisogno di qualcuno che salisse di livello nella produzione offensiva; ci ha pensato “who's your daddy”: 15 punti, 5 rimbalzi, 47% al tiro e 51% da tre nelle ultime 9 gare; 7 triple a segno contro i Nets, 25 e 7 contro i Nuggets, il tutto ovviamente senza rinunciare al solito, determinante apporto nella propria metà  campo.

RIMANDATI

Difficile immaginare una relazione player-coach più ostica di quella tra VLADE RADMANOVIC e PHIL JACKSON: Zen Master pensava di averle viste tutte nella sua lunga carriera, ma questo serbo dal notevole talento e assolutamente refrattario al gioco ragionato riesce a mettere in difficoltà  persino lui:

Per quel che ne so, potrebbe anche essere un marziano… non un Venusiano, ma un Marziano sicuramente. E' uno di quei tipi a cui ad un certo punto chiedi 'Hai VERAMENTE capito che cosa stiamo cercando di fare?', e la risposta è 'Certo! ho capito perfettamente'. Glielo chiedi di nuovo il giorno dopo e la risposta è di nuovo 'Si, certo!', e allora gli chiedi di dimostrartelo… ma lui perde la concentrazione.
Sul campo è uno spirito libero, non riesce ad uscire dal suo stile di gioco: ogni volta che tocca la palla deve tirare, anche quando gli spieghiamo che non è un buon tiro… ogni volta che guarda il semaforo del tiro, gli si accende sempre la luce verde: un tiro, anche brutto, lo prende comunque, per vedere se ha la mano calda; se non lo è, continua a provarci per cercare di scaldarla, e se non ci riesce, continua a tirare comunque per entrare in ritmo

I Pacers sono al 50% di vittorie, che gli consente di tenere saldamente in pugno un posto per i playoffs, ma la loro stella, Jermaine O'Neal, non è contenta: “Siamo una squadra mediocre, non giochiamo con la grinta necessaria per vincere, stiamo sempre attorno al 50% di vittorie, arriviamo ai playoffs e usciamo; sono all'undicesimo anno nella lega, sono stanco di giocare 82 partite e poi vedere gli altri festeggiare. Se questa squadra non sale di livello, forse dovremmo separarci a fine stagione”.

Viste queste premesse, DONNIE WALSH e LARRY BIRD hanno pensato bene di smuovere le acque, con una mega-trade che ha coinvolto parecchi giocatori, ma principalmente Murphy e Dunleavy per Stephen Jackson e Harrington.

Una trade che da un punto di vista di mero talento non ha alcun senso, perché tra le due coppie non c'è gara per quanto riguarda atletismo, esperienza, efficacia offensiva e difensiva; certo, i Pacers si liberano di due teste calde, ma ha senso accollarsi due contrattoni mostruosi (entrambi in doppia cifra di milioni di dollari sino al 2011) e rimetterci in termini di talento, solo per guadagnare un po' di serenità  nello spogliatoio?

I Warriors, per parte loro, si liberano di due contratti sgraditi e di due giocatori inadatti al “Nellie-ball”: se riescono a non cadere preda di individualismi e faide interne, hanno fisico e talento per dare grossi grattacapi a qualunque difesa.

Un roboante Dicembre sembrava aver lanciato RANDY FOYE al primo posto nella corsa al titolo di Rookie of the Year, ma la prima metà  di Gennaio lo ha improvvisamente ridimensionato (29% dal campo nella prima metà  del mese); nella seconda parte del mese si sta tirando un po' su, ma ormai Brandon R.O.Y. è tornato dall'infortunio, ha già  ricominciato a macinare una grande partita dopo l'altra, e sembra destinato a riprendere il dominio sul trofeo che porta il suo stesso “cognome”.

ZACH RANDOLPH ha giocato le prime settimane stagionali in modo semplicemente fantastico, ma poi il suo rendimento è calato, lentamente ma inesorabilmente, e con lui i risultati dei Blazers; a Dicembre 10 doppie-doppie su 14 partite e 25+11 di media, a Gennaio 5 su 10 partite e 20+9, col 46% dal campo. Cifre non disprezzabili, ma che non fanno la differenza… e soprattutto non sono sufficienti a far dimenticare, come successo ad inizio stagione, le gravi lacune del buon “Bo” in termini di difesa e capacità  di coinvolgere i compagni.

Si sa che la sfortuna ha la vista particolarmente acuta, e MIKE REDD è l'ennesimo atleta dei Bucks a subirne le conseguenze: schiacciata incontestata al termine di una partita senza più storia contro i Cavs, brutto atterraggio, legamento crociato che va a donne di facili costumi… insieme alla stagione di Milwaukee, verosimilmente.
Un vero peccato.

Ad inizio stagione le due prime scelte dei Bulls TYRUS THOMAS e THABO SEFOLOSHA avevano fatto faville, meritandosi minuti e fiducia da parte di Skiles; entrambi, però, hanno duramente impattato il rookie wall, e ora come ora devono accontentarsi del garbage time: Tyrus 17 minuti in tutto nelle prime 6 partite di Gennaio, con due DNP-CD; nelle ultime 4 partite, 6 punti e 5 rimbalzi in 20' di gioco, Thabo 5' di media e due DNP-CD nelle ultime 9 gare.
Sono entrambi progetti a lunga scadenza, quindi poco male, ma viste le prime settimane era lecito sperare in qualcosa di più.

BOCCIATI

RASHEED WALLACE
Rasheed è nervoso (già  12 tecnici, in linea per prenderne 27 in stagione), e questo non è mai un buon segno per i Pistons: solo una volta in doppia-doppia nelle ultime 16 partite, e soprattutto nervi tesi con Flip Saunders.

Durante la sfida con i Bulls si allontana nel bel mezzo di un timeout (un numero che non gli è nuovo), e il coach lo panchina fino alla fine della partita e all'inizio delle due successive; un columnist al seguito della squadra racconta in un articolo di brutte parole in spogliatorio tra i due, e durante l'allenamento successivo 'Sheed, matto di rabbia, gli urla di tutto e dev'essere trattenuto dai compagni. Come detto, non è un buon segno.

Parlando di Mike Redd, avevamo ricordato l'ottima vista della sfortuna… ecco, sarebbe quasi il caso di non aiutarla! TONY ALLEN si infortuna esattamente come la stella di Milwaukee, ma a gioco fermo, schiacciando da solo dopo che gli arbitri avevano già  fischiato da tempo. Un colpo al cuore per i tifosi biancoverdi, anche perché il giovane esterno stava giocando splendidamente (21 punti e 6 rimbalzi di media nelle 7 gare precedenti all'infortunio).

Il talento c'è, ma manca la concentrazione, manca la disciplina, manca soprattutto la difesa, fondamentale in cui LUKE RIDNOUR è probabilmente il peggiore della lega alla sua posizione; quando c'è lui gli avversari diretti vanno letteralmente a nozze: recentemente hanno messo a segno 28 punti in due i derelitti Payton e JWill, 28 Marbury, 44 Iverson, Chris Paul 6 punti e 7 assist in 10' prima di infortunarsi: nessuna squadra può permettersi un peso del genere, e infatti l'estroverso play è stato panchinato in favore del più sobrio ma efficace Watson.

Parafrasando una celebre frase di Rudy T, si potrebbe dire “never overestimate the brain of KWAME BROWN“…
Location: ristorante “à  la page” di L.A., interno notte; i giocatori gialloviola stanno festeggiando il compleanno di Turiaf, quando un altro avventore del locale, tale Alexander Martinez, che stava anch'egli festeggiando il proprio compleanno, si avvicina al francofono con la sua torta in mano per fare una foto assieme a lui. All'improvviso arriva Kwame, evidentemente pimpante nonostante l'infortunio, porta via la torta al povero Martinez e cerca di lanciarla addosso a Turiaf.

Seguono momenti di confusione, qualche alterco, e alla fine della fiera, non si sa bene come, la torta finisce tutta addosso al legittimo proprietario, che cerca di confrontarsi con Kwame senza riuscirci, e riesce ad evitarsi per un pelo una riga di schiaffi da parte delle guardie del corpo di Odom, grazie ad una benevola intercessione di Lamarvelous stesso.

Brown si becca una denuncia per “grand theft”, poi ritirata dietro il pagamento del costo del dolce incriminato (190 dollari, per la cronaca), ma soprattutto l'ennesima figura di guano.

Fletcher's POWER RANKING

30. Memphis Grizzlies - Stanno solo attendendo l'esito dell'”Oden derby” con Phila… ma, intanto che aspettano, almeno con Tony Barone si divertono.

29. Philadelphia 76ers - Via Iverson, via Webber, in attesa di chi arriverà  dal draft (verosimilmente Oden o Durant, comunque vada si cade in piedi) si godono una squadra che, superato lo shock della partenza del loro giocatore più rappresentativo, può comunque consolarsi con Iguodala, Korver e Dalembert, che con più minuti e più responsabilità  non stanno deludendo,

28. Boston Celtics - L'infortunio di Pierce ha spalancato la porta a Gerald Green e Tony Allen, che hanno risposto “presente” e stanno andando alla grande… o meglio stavano, finché Tony non ha pensato bene di infortunarsi nella scellerata maniera già  descritta.
Al Jefferson non è più una sorpresa, ma una certezza: quel post basso sarà  casa sua per il prossimo decennio.

27. Atlanta Hawks - I sogni di playoffs sono stati belli finché sono durati, ma il 2007 ci ha ripresentato i soliti, vecchi Hawks senza speranza e senza prospettive; quantomeno ritrovano Josh Smith e Childress al loro meglio.

26. Charlotte Bobcats - Bene Okafor, Morrison altalenante come al solito, ma soprattutto bene il duo Felton-Carroll, sorprendentemente efficace. Meriterebbero qualche W in più, anche perché sembrano giocare meglio con le grandi squadre che con quelle del loro livello.

25. Portland Trail Blazers - E' tornato Brandon R.O.Y., e basta questo per riportare un po' di buon umore in una stagione già  compromessa.

24. Sacramento Kings - C'è il talento, ma manca il cuore, manca la grinta. Se anche Artest gioca senza rabbia e senza energia (difficile che resti in neroviola ancora a lungo), allora non c'è proprio speranza.

23. Miami Heat - Dopo O'Neal e Wade, anche Pat Riley accusa problemi di salute, ed è costretto ad allontanarsi dalla squadra. Prima, però, punisce Posey e Walker perchè sovrappeso. Sul campo sembrano una delle peggiori squadre della lega (e la peggior squadra campione in carica da parecchio tempo a questa parte), ma alla fin fine sono sempre lì a galleggiare tra l'ottavo ed il nono posto, una sedia per i playoffs la guadagneranno, e in postseason bisognerà  comunque fare i conti con loro.

22. New Orleans/Oklahoma City Hornets - Gli infortuni hanno ingiustamente massacrato una squadra che meritava di più: è caduto anche Chris Paul, e senza di lui si è definitivamente spenta la luce.

21. Seattle Supersonics - I problemi alle posizioni 1 e 5 rimangono cronici e non permettono di andare lontano; “Ray of light” Allen però è sempre sulla breccia (54 recentemente), e spesso e volentieri basta lui per strappare qualche vittoria; 3 W nell'ultima settimana, ma rimangono nè carne nè pesce, troppo deboli per aspirare ai playoffs ma troppo forti per puntare alle primissime scelte.

20. New York Knicks - La rissa contro Denver ha dato ai bluarancio veramente una bella svegliata. Curry è degno di un posto all'All Star Game, almeno offensivamente, Frye e Lee stupiscono ogni giorno di più e anche Marbury ultimamente è in gran spolvero. Sembrava l'ennesima stagione deludente, ma a ben vedere i playoffs sono solo a tre partite di distanza.

19. Milwaukee Bucks - L'infortunio a Villanueva ha segnato la prima parte della stagione, quelli a Redd e Mo Williams (che stava giocando in modo straordinario) hanno probabilmente messo la parola fine alle loro speranze di playoffs; peccato, perché con 6 W in fila si erano riportati in zona-playoffs, e Bogut e Boykins stanno rendendo alla grande.

18. Toronto Raptors - Da quando è rientrato dall'infortunio, Chris Bosh ha fatto vedere di che pasta è fatto, mettendo a referto un solido 20-10; ma il cuore di questa squadra sono i suoi sottovalutatissimi europei, Garbajosa e Parker, che assicurano durezza, concentrazione, fondamentali educati e difesa. Il Mago è altalenante, ma emana lampi di grandezza che lasciano di stucco molti tifosi ed addetti ai lavori..

17. Indiana Pacers - O'Neal scontento, risultati altalenanti, una trade non entusiasmante che abbatte drasticamente i livelli di atletismo e talento della squadra: nella pochezza dell'Est faranno i playoffs, ma non ci sono molti elementi di fiducia per i tifosi.

16. New Jersey Nets - Riescono a mantenersi a galla al 50%, che basta e avanza per la vetta della division ed il terzo posto ad Est. Hanno perso Krstic, vale a dire il centro titolare e loro unica, seria arma in post basso, ma non tutto il male viene per nuocere: il quintetto da corsa con il segaligno Mikki Moore da 5 sembra più adatto al materiale umano a disposizione di Frank: lasciate che Kidd li faccia correre, e potrebbero replicare una versione “povera” dei Suns.

15. Los Angeles Clippers - I playoffs sono ancora a portata di mano (solo due partite di distacco dai Wolves), soprattutto ora che è tornato Sam Cassell, l'anima di questa squadra.
Maggette è l'uomo-mercato più richiesto, una buona trade potrebbe cambiare molte cose.

14. Golden State Warriors - Il rendimento inatteso di Azubuike e Barnes gli ha permesso di superare indenni un periodo molto negativo quanto a infortuni; l'inserimento di Jackson e Harrington (4° assoluto nel tiro da tre) è un punto di domanda, ma potrebbero fare la differenza.

13. Denver Nuggets - JR Smith è tornato, e 'Melo arriverà  tra poco… tutta l'NBA non vede l'ora di vedere come se la caveranno i Nuggets con questi tre assieme: potrebbe succedere di tutto; sono ancora settimi, ma i Wolves sono in gran forma, i Warriors hanno inserito talento e sangue fresco, e i Clips hanno ritrovato Cassell: i playoffs non sono scontati.

12. Orlando Magic - Ritrovano il miglior Howard, che nella seconda metà  di Dicembre aveva un po' calato il ritmo, e con l'inizio dell'anno nuovo sfoggiano 5 W in fila… per poi perdere le successive 5. Difficili da decifrare, ma ad Est possono far male.

11. Detroit Pistons - L'uomo-chiave di questa squadra è Billups, e la sua assenza si è fatta sentire pesantemente. 'Sheed è ai ferri corti con Saunders, Webber può dare qualcosa in attacco ma vorrà  minuti e palloni, e difensivamente non è assolutamente adatto allo stile-Pistons… un matrimonio difficile.

10. Minnesota Timberwolves - Superata la delusione per il mancato arrivo di Iverson, KG ha deciso di rimboccarsi le maniche ed alzare il livello del proprio gioco: un'ultima fiammata d'orgoglio, prima di sedersi attorno ad un tavolo quest'estate e decidere, probabilmente, di cambiare aria. Nel frattempo 7 W nelle ultime 10 e una seria candidatura per un posto ai playoffs.

9. Chicago Bulls - Ben Wallace è tornato “Big Ben”, e se “Little Ben” Gordon continua a produrre così in attacco, fanno davvero paura; ma il cuore di questa squadra è la coppia d'ali Deng-Nocioni, che giocano con una continuità  disarmante.

8. Cleveland Cavaliers - Hanno iniziato il 2007 con 5W in fila, prima di incappare in un duro viaggio ad Ovest; un po' a sorpresa è la difesa la loro forza e l'attacco che fatica ad ingranare: in vista dei playoffs, è comunque un segno positivo.

7. Washington Wizards - Jamison e Butler continuano a contribuire, ma è soprattutto grazie ad un Arenas inarrestabile, da MVP, che riescono ad issarsi in vetta alla Eastern.

6. Houston Rockets - TMac è rientrato in forma smagliante (dieci partite consecutive con almeno 30 punti o almeno 10 assist), ma senza Yao questo non basta per impensierire le grandi dell'Ovest.

5. Utah Jazz - Problemi difensivi per i Jazz, che concedono 54 punti a Ray Allen, 38 a Nowitzki, 32 a Wade, 51 ad Arenas, 29 a Bosh: Sloan, ovviamente, non gradisce. Tre W in fila nell'ultima settimana regalano una boccata d'ossigeno.

4. Los Angeles Lakers - Kobe ha deciso di condividere la boccia con i compagni, e grazie a questo i gialloviola mantengono un solidissimo ruolino di marcia, nonostante le assenze pesanti.

3. San Antonio Spurs - Tony Parker sta silenziosamente giocando il miglior basket della sua carriera; gli Spurs fanno meno impressione degli spumeggianti Suns e Mavs, ma stanno tranquilli alla finestra mentre le altre due squadre del deserto si godono i favori del pronostico.

2. Phoenix Suns - Solo gli splendidi Mavs di questo periodo possono togliere ai Suns il riconoscimento di miglior squadra NBA alla boa di metà  stagione. Solo lo splendido Dirk Nowitzki può togliere a Nash il terzo titolo di MVP consecutivo.

1. Dallas Mavericks - Nowitzki macina avversari come un panzer (32 punti, 11 rimbalzi e 50% dal campo nelle ultime 5), e i Mavs hanno una serie aperta da 7 W dopo averne già  inanellate due da 12… Sky is the limit.

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