Edgar Martinez, 40 anni e non sentirli…
Prendete un gruppo di veterani, due splendidi quarantenni, un manager esordiente e un giapponese e cosa otterrete? Una barzelletta certo" ma non necessariamente" con la giusta amalgama e quel pizzico di fortuna che non guasta mai, potrete ottenere i Seattle Mariners, una squadra che, ribaltando quei pronostici di inizio stagione che la vedevano relegata alle spalle delle proprie agguerrite rivali Oakland A's e Anaheim Angels, si è presentata al giro di boa (rappresentato dalla pausa per l'All-Star Game) saldamente in vantaggio, se non per quanto riguarda i numeri almeno per l'impressione di solidità che ha destato, nella corsa ai playoffs in quella che viene definita "the toughest division in Major League Baseball", la divisione più dura di tutte le Majors"
Certo il pessimismo degli analisti americani, già in sede di spring training poteva essere anche giustificato, in quanto i punti interrogativi sulla stagione della franchigia di Seattle non sembravano pochi né di scarso spessore: tanto per cominciare un nuovo manager, un Bob Melvin, alla prima esperienza, ritrovatosi investito del gravoso compito di sostituire e se possibile non far rimpiangere quel Lou Piniella, che per nove stagioni aveva guidato i Mariners, conducendoli alla trionfale regular season del 2001, culminata con le 116 vittorie.
Se da principio, la differenza di approccio tra i due, è balzata subito all'occhio, sono bastate poche settimane per rendersi conto che le capacità di "leader silenzioso" del taciturno Melvin, non avrebbero dovuto far spostare l'attenzione dalla sua grande preparazione ed attenzione ai dettagli, la stessa che aveva il suo "vulcanico" predecessore.
Proprio l'attenzione maniacale dedicata ad ogni singolo aspetto del gioco rappresenta, a sentire Edgar Martinez "una delle principali ragioni per cui il team continua a vincere"certo - continua l'uomo simbolo della franchigia - le loro personalità sono differenti, Lou è un po'"come dire"più "schietto""al camp noi veterani eravamo preoccupati riguardo a quale direzione avrebbe preso la squadra e l'intera organizzazione"ma la cosa sembra star funzionando alla grande"".
In realtà , una delle principali mosse di Melvin, all'inizio di questa avventura è stata quella di mettersi ad osservare la squadra, porsi in una posizione più distaccata, lasciando che fossero le dinamiche dello spogliatoio, uno spogliatoio pieno di gente dalla grande esperienza, a fornire le giuste motivazioni, senza cercare di imporre la propria personalità e senza rivoluzionare quello che era stato il modo di giocare dei Mariners sotto la precedente gestione: "Non ha dovuto cambiare niente - sostiene il rilievo Jeff Nelson - perché non ce n'era bisogno" questa è una squadra di veterani"– aggiungendo però che - è un grande comunicatore ed è molto disponibile" sta imparando ogni che passa e sta facendo un ottimo lavoro""un ottimo lavoro, quello che gli viene riconosciuto anche dal General Manager Pat Gillick: "pian piano si sente sempre più a suo agio e di certo si è presentato col giusto approccio"andando avanti si vedrà sempre di più la sua impronta sulla squadra"".
Nel frattempo però, la squadra sembra girare a meraviglia e non sembra aver accusato il duro colpo rappresentato dalla perdita di Sasaki, che sembra destinato a star fuori almeno sino alla fine di luglio/inizi di agosto: il leader all time della franchigia per quel che riguarda le salvezze, è infatti occorso in un infortunio alquanto singolare, cadendo su una valigia e riportando la frattura di due costole" il tutto mentre, tornato sul monte dopo che un problema alla schiena lo aveva fermato tra la fine di aprile ed i primi di maggio, si era distinto non concedendo punti in undici apparizioni.
Se l'assenza di Kazhuiro, è stata ben assorbita dal bullpen ed al momento non sembra destar grosse preoccupazioni, grandi soddisfazioni per Bob Melvin sono arrivate dalla rotazione, con i cinque partenti che non hanno saltato neanche una partita, sfiorando oltretutto la possibilità di presentarsi alla pausa con quattro di essi a quota dieci vittorie.
Se Jamie Moyer, magnifico esemplare di quarantenne mancino, ha vinto dieci delle prime dodici apparizioni prima di subire un naturale rallentamento, ma continuando a lanciare per sette innings nella maggior parte delle proprie uscite e se Freddy Garcia ha faticato a ritrovarsi dopo una seconda parte di stagione scorsa alquanto difficile, per poi infilare cinque vittorie consecutive e venir eletto pitcher del mese di giugno per la American, è stato senza dubbio Gil Meche la piacevole sorpresa in casa Mariners, tanto che dopo due stagioni passate a lottare con seri problemi alla spalla, per il venticinquenne nativo della Lousiana, sembra prospettarsi una stagione da venti vittorie (anche se una più realistica previsione di quattordici/sedici vittorie sarebbe più che ben accetta dal coaching staff").
Se Edgar Martinez, altro splendido esempio di quarantenne, stavolta destro però, ha mostrato una volta di più di essere uno dei battitori più pericolosi in circolazione andando anche tagliare il prestigioso traguardo delle 2000 valide ad inizio stagione ("come festeggerai Edgar?" "bah"probabilmente con una birra o due"o tre""), chi sembra tornato ai livelli di due anni fa sembra invece Bret Boone, seconda base mai noto per non avere un'opinione riguardo qualsivoglia argomento, che se nei giorni della partita delle stelle, ha attaccato duramente il "nuovo corso" voluto da Bud Selig, aveva precedentemente mostrato di saper attaccare i pitchers avversari, risultando il migliore dei Mariners in home runs e RBIs"a contendere a Boone il premio di MVP della squadra, il solito Ichiro, reduce dall'aver annerito la casella alla voce Grand Slam pochi giorni or sono e confermatosi sul piatto, presenza assai più ingombrante di quanto faccia presupporre il fisico minuto e nervoso.
Se una prima parte di stagione da incorniciare, ha portato molti, in sede di analisi ad affiancare la "versione Melvin" a quella 2001 targata Piniella, altri, più ottimisticamente, hanno preferito evidenziare come le prestazioni difensive dei nuovi Seattle Mariners siano da considerarsi addirittura superiori a quelle della squadra delle 116 vittorie. Con Boone a farla da padrone tra gli infielders infatti e supportata e corroborata dalle ottime prestazioni dei partenti, la difesa dei Mariners è sembrata il vero spettacolo offerto da una squadra capace di schierare, oltre al resto, un outfield di livello assoluto, grazie all'innesto di un grande del settore come Randy Winn, a sinistra del duo formato dal solito Ichiro e da Mike Cameron.
La grande serenità , portata probabilmente all'ambiente dall'atteggiamento del nuovo manager e dalla fiducia in sé stessi di una serie di giocatori di grandissima esperienza, rappresenterà sicuramente il punto di forza dei Mariners in quella corsa al titolo divisionale che al momento vede segnare il passo agli Angels campioni, ancora non tagliati fuori, ma decisamente attardati rispetto anche alla seconda posizione presidiata dagli Oakland A's del MVP uscente Tejada e del Cy Young uscente Barry Zito.
Volata lunga dunque, ma i presupposti per eccellere sembrano esserci tutti: una grande organizzazione, degli ottimi pitchers, un manager preparato, un attacco produttivo ed una difesa che definire "solamente buona" potrebbe servire unicamente a destare le ire di un Boone che come al solito sarà ben lieto di rendere nota la propria versione: "it's not a good defense"it's a great defense."" ok Bret" ci mancherebbe" come dici tu man"