Stagione sfortunata per Rashard Lewis
Ennesima stagione scialba e amarognola all'ombra dello Space Needle, e non bastano le recenti pregevoli vittorie casalinghe contro Jazz e Cavaliers per colorare una stagione nata all'insegna del grigiore e anche della sfortuna.
La dea della malasorte ha deciso di mettersi all'opera mettendo fuori causa un giocatore come Rashard Lewis per due mesi. Infortunatosi il 20 Dicembre, nelle battute inziali della sfida contro i Mavericks, "Sweet Lew" rappresenta una gravissima perdita per i Sonics, che hanno dovuto rinunciare ad un giocatore da 21.9 punti e 6.8 rimbalzi a partita, e che tira dal campo con il 48%, da tre con il 40% e, come se non bastasse, i tiri liberi con il 90%. E stiamo parlando del secondo giocatore di questa squadra.
Il primo, Ray Allen, si è bloccato dopo la partita del 2 Dicembre contro i Jazz per uno stiramento al legamento dell'anca destra, infortunio che lo ha costretto a saltare 9 partite. Tornato il 23 Dicembre, ha subito condotto i suoi alla vittoria contro i Raptors, non riuscendo però a scongiurare una striscia di 6 sconfitte consecutive, (quattro delle quali contro squadre della Western Conference), salvo poi stabilire il "career high" di punti (54) nella vittoria all'overtime contro i Jazz due giorni dopo.
E' quindi la discontinuità il problema della franchigia della Rain City, belle prestazioni alternate ad esibizioni poco convincenti, e l'andamento stagionale rispecchia fedelmente l'incostanza e la mancanza di agonismo del suo "leader" Ray Allen, una stella di prima grandezza dal punto di vista tecnico, in possesso della migliore tecnica di tiro della lega, ma che caratterialmente si concede delle pause che costano caro a livello di classifica.
E credo che la storia insegni qualcosa, se consideriamo che a Milwaukee "He Got Game" ha avuto bisogno di giocatori come Glen "Big Dog" Robinson e Sam "I am" Cassel per riuscire a portare i Bucks lontano ai playoff (c'era anche Tim Thomas in quella squadra).E Seattle non possiede due giocatori di quel calibro in questo momento, tenendo conto che Lewis è infortunato, e Watson non si è rivelato determinante.
Note positive provengono dal reparto dei lunghi, con la buona stagione di Chris Wilcox, che mette notevole atletismo in vernice e dintorni, e scolpisce quasi 13 punti (12.9) a partita, tirando con il 51,8%. Potenzialmente è un giocatore da doppia - doppia di media, ma in rapporto alla sua mole e al suo dinamismo raccoglie pochi rimbalzi, solo 7.7 ad allacciata di scarpe.
Stesso ragionamento per Nick Collison, che è esploso nelle ultime partite, e che sa essere veramente efficace se è in buona serata, come ha dimostrato nella trasferta con sconfitta a Phoenix, dove ha fatto registrare il "career high" di punti e rimbalzi, e nelle ultime tre partite viaggia a 20 punti di media. Senza dubbio positivo, ma è da valutare sul lungo periodo, e a stagione conclusa si potrà dare un giudizio complessivo.
Tra i piccoli spicca sicuramente Luke Ridnour, che si è reso protagonista di grandi giocate (come dimenticarsi del tiro con il ginocchio a terra scoccato dalla lunetta contro gli Spurs), ed è l'idolo dei tifosi della Key Arena.
E' un playmaker bianco, nativo dell'Idaho e cresciuto cestisticamente nello stato di Washington, ama giocare in transizione, possiede buoni fondamentali tecnici, anche se difensivamente non è esattamente un mastino ringhiante.
Una menzione d'onore spetta a Damien Wilkins, nipote del leggendario "Human Highlight Film" Dominique, ottimo atleta, è dotato di un grande primo passo e sa attaccare il canestro con energia. Per lui una media di 24.9 minuti a partita, nei quali fattura 8.5 punti.
Anche lui evidentemente non è un realizzatore dichiarato. Fortunatamente in famiglia può contare su un antenato molto prossimo, che di attacco s'intende "abbastanza".
I Sonics ora ospiteranno in successione Denver, Minnesota e i Clippers. E prima della pausa voleranno in Texas per incontrare Dallas e Houston.
Dunque una serie di partite decisamente complicate, alla fine della quale sapremo se i Sonics potranno tentare un disperato recupero per la zona playoff, che ad oggi pare un miraggio, o se dovranno pensare alle vacanze già ad aprile.
Del resto Seattle tra le mura amiche non sta andando poi così male, visto che all'attivo presenta 11 vittorie e 9 sconfitte.
Il problema sono le gare lontano dalla Key Arena. In 20 trasferte i Sonics hanno racimolato la miseria di 4 vittorie, a Charlotte, ad Atlanta, nel New Jersey, e allo Staples Center contro i Clippers. Decisamente troppo poco per avere ambizioni da playoff, anche in considerazione del fatto che il titolo della Northwest Division sarà con tutta probabilità degli Utah Jazz.
Minnesota sembra avere una buona solidità di squadra e difficilmente avrà un crollo tale da rimettere in discussione tutto, nonostante lo scivolone interno contro gli Hawks.
Rimangono Denver, che obiettivamente è qualitativamente superiore ai Sonics, e Portland, squadra non irresistibile, ma che ha il tipo di giocatore che manca proprio a Seattle, Zach Randolph. Un giocatore da 23.4 punti e 10.1 rimbalzi a partita, i cui punti sono quasi esclusivamente frutto della fisicità spalle a canestro e delle buone mani.
I Sonics non sembrano avere un elemento del genere nel roster, e ciò spiega la loro pallacanestro spesso confusa e frettolosa, basata sulla corsa, come tante squadra della Nba, vedi Atlanta, i Bucks di inizio stagione, Washington.
Ma questi ultimi hanno la fortuna di avere un trio composto da Gilbert Arenas, Antawn Jamison e Caron Butler. Giocatori di qualità che, con Lewis infortunato ed escludendo Ray Allen, sono difficili da ricercare scorrendo il roster dei Sonics.