Al Harrington e i Pacers, le loro strade si dividono di nuovo
Era da un bel pò di tempo che predicavamo dei cambiamenti riguardo questi Pacers, troppo incostanti per essere considerati una big della Eastern Conference.
Anche il general manager Larry Bird e il CEO Donnie Walsh se ne sono resi conto e hanno impostato una delle trade più grosse nella storia della franchigia. Arrivano Mike Dunleavy, Troy Murphy, Ike Diogu e Keith McLeod dai Golden State Warriors in cambio di Al Harrington, Stephen Jackson, Sarunas Jasikevicius e Josh Powell.
Uno scambio che ha shockato un po' tutti e che in un certo senso segna un nuovo inizio e contraddice dei progetti fatti in precedenza. "Gli scambi sono sempre dolorosi perché cedi dei giocatori che avevi scelto precedentemente, ma in questo caso pensiamo sia una buona trade per entrambe le franchigie - il primo commento di Bird – pensiamo che i giocatori coinvolti porteranno dei cambiamenti significativi, saremo più squadra e più bilanciati rispetto a prima".
Proprio il non essere squadra è stata una costante negli ultimi anni, i cosiddetti chemistry problem come li chiamano in America. Per un motivo o per un altro i giocatori che hanno lasciato Indiana, hanno creato dei problemi tecnici, di coesione ma anche di comportamento.
“Penso che questa squadra abbia le potenzialità di fare qualcosa di importante in questa Eastern Conference - commenta Walsh – c'erano delle situazioni in questa squadra che non ci avrebbero portato nella strada giusta".
Il talento non mancava di certo agli ormai ex Pacers, ma la dirigenza ha giustamente preferito di puntare su giocatori di squadra anche se meno talentuosi e con un IQ cestistico superiore. "Penso che lo scambio ci porti dei giocatori più adatti a noi per rendere la squadra migliore”. Continua Walsh.
Molti indizi ci fanno pensare che il tutto sia stato velocizzato dallo sfogo di Jermaine O'Neal dopo la sconfitta di Dallas. “La prima reazione è stata di shock, però il business è anche questo, in qualsiasi momento posso abbandonare tutti i miei compagni e la persona che mi mancherà di più sarà Al che per me è come un fratello più piccolo - ci ricorda O'Neal – sarà un boccone difficile da digerire”.
La storia di Al Harrington la sappiamo tutti. Dal 1998 al 2004 nei Pacers, poi due anni ad Atlanta e in estate il tanto aspettato ritorno dove con O'Neal e Granger doveva formare un trio esplosivo. Ma le cose non sono andate per il verso giusto e la posizione in campo del figliol prodigo è diventato un problema, inizialmente un centro atipico e poi un ala, ma questo ha stravolto molto del lavoro fatto in precedenza.
"Avevo scelto Al tanti anni fa al draft e mi ero innamorato subito di lui - conferma Walsh che dice la sua anche sul suo utilizzo – ha giocato più da 3 che da 4 perchè non poteva complementarsi al meglio con O'Neal".
Harrington era quasi diventato un pesce fuor d'acqua in questi Pacers e a peggiorare le cose c'è stato il rapporto teso con coach Rick Carlisle di cui ha criticato il modo di giocare (ritenuto un po' troppo lento) un paio di settimane fa, così come aveva fatto Ron Artest.
“Nella nostra squadra, Al è il secondo giocatore che gioca più minuti di tutti e il secondo che prende più tiri dietro O'Neal - sottolinea il coach – sfortunatamente il suo impiego iniziale da centro non è andato bene e abbiamo dovuto riportarlo in ala piccola, credo che Golden State sia l'ideale per lui".
Lo stesso Al Harrington in estate aveva rifiutato un contratto onerosissimo che gli offrivano guarda caso proprio i Warriors, pur di tornare a casa. "Sono sorpreso ma allo stesso tempo felice. Se devo dirla tutta, in estate volevo andare a giocare per Golden State, ma era la mia seconda opzione perchè Indiana è sempre stata la mia casa - continua Big Al (e per il sottoscritto rimarrà sempre così) – ho comprato qui tutto per starci stabilmente, ora devo fare le valigie e andare”.
Per Stephen Jackson invece si sapeva che la sua permanenza nei Pacers fosse solo questione di tempo, si doveva solo trovare il giusto acquirente. I tifosi non lo hanno mai amato per il suo carattere, molto presuntuoso.
Il primo strappo il 19 novembre 2004, giorno della famosa rissa a Detroit nel Palace of Auburn Hills, in cui Jackson venne squalificato per 30 gare. In ottobre invece viene coinvolto in una sparatoria fuori dal Westside strip club, a pochi giorni dall'inizio del training camp.
In mezzo a queste due date ci sono tanti battibecchi con il coach e con i tifosi e un rendimento sul campo non sempre soddisfacente. "”Penso fosse arrivato il momento per Jackson di andare via - dice Walsh – si trovava in un ambiente difficile e credo possa fare bene in un'altra città e in una diversa tipologia di gioco”.
Anche il ruolo di Sarunas Jasikevicius era diventato un bel punto interrogativo in questa squadra. Arrivato con una grande fama alle spalle e accolto in maniera trionfale da Bird, il lituano vuoi per l'impatto col gioco NBA, vuoi per le restrizioni che il coach gli imponeva, non si è mia integrato nei Pacers e appena saputo della cessione non ha risparmiato delle frecciate.
Jasikevicius ad una TV israeliana ha confessato di aver chiesto di essere ceduto nella scorsa off-season. “Tutte le cose che mi sono successe a Indiana sono state strane, Bird e Walsh hanno preso dei giocatori adatti ad un certo sistema di gioco che si supponeva fosse più libero e veloce, invece il coach ha deciso di continuare col suo vecchio stile - critica il lituano – mi aveva detto che avrei giocato da point guard e invece poi mi schierava da guardia, in seguito mi metteva in angolo ad aspettare che mi arrivasse la palla. Tutti sapevano che portare la palla, giocare i pick and roll erano nel mio stile di gioco, ma qui non ho avuto la possibilità di farlo”.
La cessione dell'ex Maccabi Tel-Aviv è un'altra delle scommese perse della dirigenza. “Jasikevicius nel primo anno non tirava nelle situazioni che gli chiedevamo noi - spiega Bird – deve fare degli aggiustamente sul suo tipo di gioco, perchè non è lo stesso di quello europeo, ma anche se quest'anno stava facendo bene abbiamo dovuto prendere delle decisioni per portare avanti questo scambio”.
La posizione in campo di Harrington e Jasikevicius più il carattere di Jackson erano i principali problemi di coach Rick Carlisle. Con questo scambio sono stati portati dei giocatori adatti alla sua vera filosofia di gioco, meno estroverso e più ordinato e con un attacco principalmente impostato in metà campo.
Mike Dunleavy jr. è uno di quei giocatori che il coach voleva. Alla quinta stagione NBA, stava viaggiando a 11,4 punti di media, ma non è il rendimento che da lui si aspettavano dopo college.
Nella Baia, Dunleavy è stato spesso criticato e fischiato per il suo essere “soft”, soprattutto quest'anno dove non ha trovato la giusta dimensione nel sistema del coach Don Nelson. Egli è un giocatore dagli ottimi fondamentali, con un discreto bagaglio tecnico e con un buon tiro dalla lunga distanza, di lui piace la capacità di giocare in diversi ruoli.
Si era vociferato che i Pacers potessero scambiare subito Dunleavy jr. per arrivare a Corey Maggette dei Clippers. "Assolutamente falso”. Smentisce un deciso Walsh. Quest'ultimo e Mike Dunleavy sr. (padre di Dunleavy jr coach dei Clippers ndr) erano stati circa 45 minuti al telefono, ma non per parlare di eventuali scambi ma per parlare del nuovo giocatore dei Pacers.
Walsh è convinto che ad Indiana, Dunleavy possa rifarsi un'immagine. "E' un all-around, sa passare, sa tirare, sa correre in transizione ed è un difensore di squadra, tutte le caratteristiche di un buon giocatore”.
Circa Troy Murphy è quasi un ritorno visto che al college aveva giocato con Notre Dame. I suoi 8,9 punti di media nella sua sesta stagione NBA possono trarre in inganno visto che proprio nello small ball praticato da Nelson, è risultato penalizzato.
Per Murphy c'è una carriera che parla. Nelle ultime 4 stagioni ha viaggiato in doppia-doppia di media. “Murphy ad Est è un giocatore dalla doppia-doppia facile”. Ci conferma Bird.
L'ex Notre Dame si integra molto meglio con O'Neal rispetto a Harrington. Più fisico e più tiratore, le giuste caratteristiche per fare coppia con il #7. Il paragone con Brad Miller (che con O'Neal aveva fatto buona coppia) non è azzardato, anche se quest'ultimo era un passatore migliore. "Quando hai uno dei migliori giocatori nella lega in post basso (O'Neal), hai bisogno di affiancargli dei buoni tiratori e Dunleavy e Murphy lo sono". Conferma il coach.
Ike Diogu rischia di essere la chiave di questo scambio, perché è un giocatore dal grandissimo potenziale e un investimento per il futuro. “Diogu è un buonissimo giocatore da post basso e secondo me stupirà tutti”. Molto convinto Walsh.
Diogu era già nei piani di Larry Bird nel draft 2005, dopo il trascorso ad Arizona State. Coach Carlisle di lui dice che sia un Harrington più giovane come tipologia di giocatore.
Quali prospettive offre lo scambio? Aldilà dei nuovi arrivi, questo scambio spalancherà le porte al futuro dei Pacers, ovvero Danny Granger. Via il secondo e il terzo miglior realizzatore della squadra, ora Granger ha lo spazio per mostrare a pieno regime tutto il suo talento. “Sono pronto per questo - conferma il diretto interessato – è quello che aspettavo e cercherò di ripagare la fiducia”.
Un altro giocatore che potrà beneficiare tanto da questa trade è Marquis Daniels. Il suo minutaggio dovrebbe avere un'impennata rispetto a prima. “Non abbiamo ancora visto all'opera veramente Daniels e penso che lui sia un giocatore speciale - l'iniziezione di fiducia di Bird – spero che col giusto spazio il ragazzo riuscirà a dimostrare quello che in realtà vale".
Come cambierà lo starting lineup? Tinsley, Granger e O'Neal sicuramente saranno i giocatori stabili. In shooting guard, la lotta per il posto iniziale sarà tra Mike Dunleavy e Marquis Daniels, mentre sottocanestro si partirà con Troy Murphy o Jeff Foster per affiancare O'Neal.
Un piccolo problema potrebbe sorgere in regia. Il primo cambio naturale di Tinsley sembra essere il promettente Orien Greene, ma in eventualità l'esperienza di Darrell Armstrong e il nuovo arrivo Keith McLeod saranno all'altezza? Può anche darsi che troverà molti minuti da point guard Daniels.
I presupposti per fare bene ci sono tutti ora. Molti punti interrogativi sembrano essere risolti e la squadra è senz'altro più quadrata.
Nella notte l'esordio dei nuovi Pacers alla Conseco Fieldhouse contro i New York Knicks.