Lebron non è contento di come vanno le cose per i suoi Cavs a Ovest
L'anno solare 2007 è ormai ben avviato e inizia sotto i migliori auspici nella Eastern Confernce per i Cavaliers: primo posto di conference, record che recita 23 vittorie e 15 sconfitte, i loro rivali più accreditati, i Detroit Pistons sono in preda ad una vera e proprio crisi d'identità e sono passati dal 1° posto della conference al 5° posto, con 7 sconfitte nelle ultime 10 partite; questa serie di risultati ha permesso sia a Cleveland, sia a Chicago di sorpassare Detroit in classifica nella Central Division e di conseguenza nella conference.
Cleveland ha iniziato in maniera positiva l'anno con 5 vittorie in fila, tra cui S.Antonio in casa e Sacramento nella prima partita del “trasfertone” ad Ovest; Mike Brown ha iniziato come meglio non poteva il 2007, vincendo contro il suo maestro Popovich con una partita a basso punteggio ed a ritmo controllato vinta dai suoi Cavaliers per 82 a 78, grazie a 13 punti nel quarto periodo di Hughes e a 8 punti nel 1'35'' finale di Damon Jones.
La partita perfetta per Brown che batte gli Spurs per la seconda volta nella stagione e senza che Lebron James debba segnare 40 punti, saranno 19 i punti per James alla fine, ed enorme soddisfazione per il video-coordinator degli Spurs arrivato a una panchina NBA.
In perfetto stile Popovich, Brown mette l'accento sulla prova della sua difesa che ha tenuto gli avversari al 38 percento dal campo e a soli 10 punti segnati nell'ultimo e decisivo periodo.
Brown ha infatti dichiarato:“In qualche modo, in qualche maniera, siamo rimasti nella partita. Abbiamo mostrato durezza mentale, abbiamo vinto la gara nel giusto modo.”
Dopodichè ecco 3 partite nella Eastern, e 3 vittorie in fila contro Boston, Milwaukee e New Jersey, quindi è stato il momento di fare i bagagli per il viaggio oltre Mississipi, sette trasferte consecutive tra il 9 ed il 20 Gennaio contro le squadre della Western Conference.
Questo viaggio ad Ovest servirà a dare una dimensione “globale” al record di Cleveland, e per globale intendo un record ottenuto non solo contro le squadre della "Titanic division", division una volta nota come Atlantic, ma vittorie e sconfitte ottenute lontano dal pubblico della Q-Arena contro squadre di spessore tecnico e fisico mediamente superiori alle abituali rivali dei Cavaliers.
Come sta andando il tour dell'ovest NBA? Per il momento ci sono state cinque fermate: Sacramento, vittoria, poi sconfitta contro Phoenix, vittoria contro i sempre disponibili Clippers, e due brutte sconfitte contro Seattle e Portland.
Mancano le gare contro i Nuggets di Iverson, in contumacia Anthony, e la visita nella baia ai ristrutturati Warriors del Barone, non esattamente due partite facili nella regular season NBA.
Il bilancio della trasferta rischia perciò di chudersi in maniera negativa per i Cavaliers, confermando la difficoltà della squadra di Lebron James a vincere lontano da casa, 8 – 12 il record in trasferta di Cleveland, il viaggio può servire però ad aumentare la conoscenza reciproca tra i giocatori e a creare un senso di appartenenza, di gruppo che potrà servire in primavera quando tecnica e talento non saranno le sole armi necessarie per vincere una serie di playoff.
Le due sconfitte contro Seattle e Portland erano assolutamente da evitare per Cleveland, soprattutto la non-partita contro Portland, dove semplicemente i Cavs non sono scesi in campo, altrimenti risulterebbe inspiegabile un 94 a 76 contro una squadra che ha perso 8 delle ultime 10 partite giocate e che ha invece avuto anche 25 punti di vantaggio contro i leader della Eastern Conference; partita commentata in perfetto stile Spurs da Brown: ” Dovremmo sentirci imbarazzati dalla nostra performance. Non c'è stato nessuno sforzo da parte nostra, Ci hanno surclassato in ogni singola categoria statistica.”
Altre due partite poi, fortunatamente, si ritorna ad Est, dove gli avversari sono un po più compiacenti, per arrivare alla metà della regular season NBA e alla pausa per l'All Star Game di Las Vegas.