Gordon e Nocioni si sono virtualmente scambiati il posto in quintetto…
Sembrava solamente un episodio, invece la prima sconfitta del 2007, patita contro i Phoenix Suns del ritrovato Amare Stoudemire, è stato solamente il primo atto di un primo scorcio d'annata veramente contrastato per gli ottimi Bulls visti fino a dicembre.
Qualche problema di spogliatoio, infortuni, squalifiche e qualche black-out di troppo hanno infatti sporcato quel record di home-team che Gordon e compagni si erano costruiti dopo il pessimo inizio, costringendo così Scott Skiles a rimescolare le carte.
Risultati:
@ New Jersey L 86-91 (19-14)
Vs Detroit W 106-89 (20-14)
Vs Houston L 77-84 (20-15)
@ Washington L 103-113 (20-16)
Vs New Jersey L 83-86 (20-17)
Vs Memphis W 111-66 (21-17)
Vs San Antonio W 99-87 (22-17)
@ Milwaukee W 99-90 (23-17)
Tre sconfitte di fila, delle quale due sul terreno amico, due sconfitte contro la stessa squadra, i New Jersey Nets, peraltro arrivate con modalità simili e contro un avversario che non ha mai avuto nel reparto lunghi la propria arma migliore, hanno forzatamente costretto a rivedere qualche equilibrio del gioco rosso nero.
Dal punto di vista numerico, il bilancio al termine delle ultime sette partite non è peggiore di come appariva il 2 gennaio scorso: le tre vittorie di fila con le quali i Bulls hanno risposto all'empasse mostrata contro i Nets e per una buona parte di gara contro i Rockets hanno rimesso il mirino della squadra verso l'obiettivo delle 50 vittorie finali, ma è il modo nel quale queste ultime vittorie sono state acquisite che è più interessante.
Con Duhon sospeso per aver saltato gli allenamenti e comunque estromesso dallo starting five, Nocioni che ha dovuto scontare una squalifica di un turno per aver usato i propri gomiti a sproposito in uno scontro con Chris Wilcox e Ben Wallace fuori per mal di schiena in un momento nel quale comunque la sua intensità era ai minimi termini, Skiles ha deciso di abbassare il proprio quintetto, lanciando Ben Gordon in quintetto base, togliendo dalla naftalina P.J. Brown e piazzandolo nello spot di centro e lanciando in quintetto base il rookie Tyus Thomas.
Il commento del capo allenatore di Chicago, per coloro che chiedevano se si trattasse di una scelta a lungo termine, è stato semplice: "Non voglio una squadra più piccola, ma dobbiamo essere pronti a giocare in questo modo per un paio di partite. Non è qualche cosa che voglio provare a lungo termine, si tratta di dare ad alcuni giocatori che sono comunque dei buoni giocatori NBA l'opportunità di giocare. Questo mi permette di valutare gente diversa e avere differenti prospettive su altri elementi."
Lungo o corto termine, il messaggio è apparso chiaro: nei Bulls il collettivo ha sempre un'importanza primaria e viene prima dei singoli.
Dal punto di vista poi dei risultati, sembra che l'ex play di Orlando abbia avuto subito fortuna: prima una gara "di corsa" contro Memphis, vinta grazie al contributo di un Gordon da 24 punti (8 su 10 dal campo)e da due panchinari come Sweetney e Krhyapa rispettivamente autori di 13 e 12 punti.
Poi è arrivata una bellissima affermazione sugli Spurs, squadra magari alla ricerca di una identità precisa, fra gli alti e bassi di quest'anno, ma sempre nel lotto delle primissime della lega.
Nell'occasione i Bulls hanno chiuso in vantaggio la fine dei primi due quarti, ma contrariamente a quanto accaduto nel recente passato, hanno saputo anche finire in crescendo la partita, dando intensità al loro ultimo quarto grazie soprattutto a Deng (17 punti) a Kirk Hinrich, che conscio delle accuse rivoltegli dagli Spurs nel recente passato ha servito loro 23 punti e 10 assist e da Nocioni, decisamente a suo agio nel ruolo di sesto uomo che ha contribuito con 12 punti, 11 rimbalzi e soli 2 falli.
La terza vittoria in serie, quella con Milwaukee ha definitivamente chiuso la mini-crisi che aleggiava sullo United Center portando fra l'altro il bilancio contro le avversarie di divisione a 7 vinte ed una sola persa, ma ha anche fatto scordare che prima della rivoluzione operata, i Bulls erano stati capaci di infliggere una dura sconfitta ai rivali di sempre dei Detroit Pistons.
Nell'occasione Ben Wallace aveva sfoderato l'ultima prestazione "da Wallace" di questo periodo: 12 punti, 14 rimbalzi e 6 stoppate, tanto per far vedere di che cosa Joe Dumars si è privato, ma forse lo sforzo, l'intensità mostrata in quella sera sono state poi pagate in termini di necessità di rifiatare da un gruppo che evidentemente aveva bisogno di alzare il piede dall'acceleratore.
Ma questa è dietrologia.
Adesso il futuro dei Bulls vedrà la squadra dell'Illinois impegnata per 4 volte su cinque sul parquet amico: le avversarie saranno gli Utah Jazz, poi Atlanta, Dallas e Miami, mentre l'unica trasferta sarà quella sul campo della Conseco Field House per testare i rinnovati Indiana Pacers.