Chris Webber con la sua nuova maglia dei Pistons. Primo di una lunga serie di botti di mercato ?
Mercato al via: Webber a Detroit
Poco più di un mese alla chiusura del mercato, e dopo lo “terremoto Iverson” si registrano un paio di scosse di assestamento legato a quello scambio. A Philadelphia è stato raggiunto un accordo un accordo con Chris Webber per uscire dal contratto che legava i Sixers con l' FabFive di Michigan.
E così Chris Webber è diventato Free Agent senza restrizioni, assumendo il ruolo di “oggetto del desiderio” di questo periodo di mercato, ma da subito si è capito che il ragazzo sarebbe tornato a casa, nella su Detroit, che ormai sembra la lontana parente di quella splendida squadra che demolì i Lakers dei quattro All Star, e che portò i migliori Spurs di sempre fino a gara 7 di finale un anno dopo.
Detroit nel frattempo sembra diventata il crocevia di molti scambi o meglio di molti Rumors, Nazr Mohammed avrebbe (sempre bene usare il condizionale) chiesto la cessione e anche Antonio McDyess potrebbe essere in lista partenti, il tutto con un Rasheed (ovviamente incedibile per via di un contratto che nessuno si accollerebbe) ormai apertamente ai ferri corti con coach Saunders, insomma della frontline delle due finali rimangono le briciole o poco più, segno che il ruolo spirituale di Ben Wallace è stato forse un po' troppo sottovalutato in sede di rinnovo la scorsa estate.
Altro scossa di assestamento in quel di Denver dove è stato messo insieme uno scambio con i Milwuakee Bucks a cui è stato ceduto Earl Boykins con Julius Hodge in cambio di Steve Blake. lo scambio è stato reso possibile dall'utilizzo dell'eccezione concessa dall'NBA ai Bucks per l'infortunio che terrà fuori tutta la stagione Bobby Simmons. Classico scambio che potrebbe tornare utile ad entrambe le squadre, Boykins a Denver era praticamente chiuso da Iverson che lascia poco spazio ai propri sostituti in cambio arriva uno Steve Blake che magari non è quel tiratore che i Nuggets cercano da anni ma darà una mano sia come cambio di Iverson o come play a suo fianco, sia in guardia.
Utilissimo l'arrivo di Boykins a Milwuakee, dove sono alle prese con un Maurice Williams in scadenza che pare abbia in serbo pretese sostanziose per l'eventuale rinnovo estivo.
In attesa del botto ?
Intanto proprio ieri Indiana e Golden State hanno chiuso una trade in cui si sono scambiati 8 giocatori, tarde a prima vista nettamente a favore dei Warriors che si portano a casa Al Harrington, Sarunas Jasikevicius, Stephen Jackson e Josh powell in cambio di Ike Diugu, Troy Murphy, Mike Dunleavy Jr, e Keith McLeod.
Situazione congeniale per Don Nelson che porta a casa il 4 che galoppa, e adesso vedremo Jasikevicius in un basket a lui più congeniale cosa combina. Trade invece abbastanza inspiegabile per Indiana visto che nessuno è in scadenza e che tutto sommato l'unico giocatore accattivante potrebbe essere Ike Diugu, che però nei ruoli di ala si ritrova tanta forse troppa concorrenza.
Ma la sensazione è che nel prossimo mese potrebbe pure arrivare qualche scambio con il botto. Abbastanza remote le possibilità che Garnett lasci Minnesota che pian piano sta trovando un minimo di continuità che potrebbe valere i playoff, sembrano tramontate anche le voci che volevano che Pau Gasol lasciasse Memphis, visto che la cordata capeggiata da Brian Davis e Christian Leattner che si era dichiarata possibilista su una cessione del catalano non ha concluso l'acquisizione dei Grizzlies.
Uno dei nomi più indicati per un trasferimento in tempi brevi è l'enigmatico Jamal Magloire uno dei migliori centri difensivi in circolazione che però da tempo a scartato un po' da chiunque per motivi abbastanza misteriosi (da buoni italiani possiamo supporre che vorrà capitalizzare al massimo la prossima estate in cui sarà free Agents e che quindi nel frattempo non vuole chiudersi nessuna porta).
Da definire la posizione di Andre Miller a Philadelphia, il giocatore potrebbe interessare molte squadre con la carenza di play che c'è in giro, e non è detto che una Phila che sogna giorno e notte Greg Oden possa cederlo in cambio di contratti in scadenza.
Dopo l'uscita di Webber da Phila una situazione del genere si potrebbe replicare a New York dove ormai da diversi giorni si vocifera di un possibile divorzio da Steve Francis, giocatore ancora tutto sommato giovane su cui potrebbero posarsi gli occhi di molte squadre.
Ma le due situazioni più attese sono il vedere se i Bulls cederanno l'ormai celeberrima scelta dei Knicks insieme a qualche altro giovane per arrivare ad un top player, e capire cosa faranno i Nets sia con Vince Carter che con un Jason Kidd che sarebbe finito sul mercato con grande stupore da parte di tutti.
E' chiaro che ai Nets non si tratta di singole trade isolate ma di un discorso più complesso che potrebbe dare il la ad una ricostruzione più sostanziale. Vince Carter è in scadenza e sicuramente a luglio avrà fuori della porta di casa chi gli offre un contratto al massimo salariale (più per faccende economiche che per reale valore tecnico), ipotesi che non piace per nulla al GM dei Nets Rod Thorn, e considerando che la stagione dei Nets non riesce proprio a decollare non è così remota che venga ceduto per non perderlo per nulla in estate.
Sulla possibile cessione di Kidd oltre al fatto che i Nets attuali sembrano aver finito la birra, credo potrebbe influire il frizzante Marcus Williams in rampa di lancio, che potrebbe essere insieme all'infortunato Krstic e a Richard Jefferson il punto di partenza dei nuovi Nets.
La sorpresa : Caron Butler
Se due anni fa dopo la cessione di Caron Butler a Washington mi avessero chiesto quanto credevo in lui, non avrei avuto risposte molto positive. A Los Angeles nonostante delle cifre discrete mi era sembrato spaesato, abbastanza inconciliabile con Bryant, e soprattutto molto svogliato difensivamente.
Adesso dopo una stagione e mezzo ci troviamo di fronte ad un ragazzo che meriterebbe in pieno una convocazione alla partita delle stelle. Le sue cifre parlano 20,8 punti, 8,2 rimbalzi, 3,8 assist un ottimo 49% del campo e un 87,3% dalla lunetta.
Il bello è tali cifre per quanto ottime non dicono tutto, chi ha visto le gare dei Wizard si sarà reso conto che Butler oltre ad essere un attaccante di tutto rispetto è anche un ottimo difensore, forse l'unico di una squadra che in difesa è tra le peggiori, a sbattersi e buttare il corpo su ogni possesso disposto a marcare sia ali grandi che ali piccole, insomma possiamo proprio dire che Washington ha fatto centro quando due anni fa ha evitato di rinnovare il talentuoso ma fragile Larry Hughes decidendo di sostituirlo con l'Ex Connecticut, per riformare con Arenas e Jamison il trio di giocatori portanti del basket di Eddie Jordan.
E adesso più che lo guardo e più che mi viene da pensare che forse sarebbe stato il giocatore ideale per essere quello che Scottie Pippen fu per Michael Jordan, accanto a Kobe Bryant ai Lakers.
Rookie Time: il secondo giro
Due mesi e mezzo di stagione regolare sono in archivio ma tanti dubbi sulla classe dei Rookie sono ancora da chiarire, quelli del primo giro più o meno stanno ricavandosi i loro spazi, situazione più nebulosa per quelli scelti al secondo giro, tra i quali onestamente in pochi hanno trovato un minimo di visibilità .
Se dovessimo scegliere l'MVP del caso, ci sarebbero pochi dubbi, ossia Craig Smith di Minnesota. Ala grande undersize proveniente da Boston College, con un più che discreto tiretto frontale, ma un gioco vicino a canestro abbastanza deficitario, anche se a rimbalzo si fa sentire nonostante i pochi cm.
Altro ragazzo che si è messo in mostra Paul Milssap, anche lui ala grande di poco più di due metri che però a differenza di Smith fa dell'agonismo, dell'energia e della fisicità il suo pezzo forte, ad un certo punto si è ricavato lo scomodo ruolo di giocatore di culto, fatto sta che se un rookie entra da subito nelle grazie di un coach tutto di un pezzo come Jerry Sloan è un chiaro segno che ha qualcosa di speciale.
Terzo ragazzo da citare Daniel Gibson ex Texas, che forse avrebbe fatto molto meglio a godersi un anno di Kevin Durant, e che al secondo giro era finito un po' per sbaglio. La leggenda infatti narra che i Cavs gli avessero promesso sotto “consiglio” di LeBron James una chiamata con la loro scelta al primo giro, poi però all'ultimo tuffo gli preferirono Shannon Brown, ma gli dei del basket fecero si che non si scontentasse LeBron (ma ti pare !) e glielo fecero trovare ancora disponibile al secondo giro.
Gibson sta pian piano (sempre su richiesta di James, almeno così si mormora) entrando nella rotazione, e mettendo in mostra l'indubbio talento che ha, anche se il vizio di tirare verso il canestro ogni palla che gli passa per le mani tende a mantenerlo, però come previsto in sede di predraft di talento su cui lavorare ce n'è, basta solo registrarlo.
Per gli altri scelti al secondo giro o meglio quelli che fanno i roster poco o nulla, qualche buono sprazzo di Leon Powe a Boston, soprattutto se servono rimbalzi e botte sotto le plance, un Alexander Johnson che sta trovando minuti nella Memphis, di coach Barone e un David Noel su cui nessuno avrebbe scommesso un cent in ottica NBA che comunque fa il roster a Milwuakee. Ma se qualcuno pensava di aver trovato il “nuovo Arenas” al secondo giro per quest'anno possiamo già dire che è andata male.
NCAA : Ranking senza Pace, cade pure UNC
Ad una stagione NCAA che già alla vigilia si presentava come una delle più elettrizzanti degli ultimi 20 anni, mancava solo il fattore incertezza per arrivare vicino alla perfezione stilistica, e poi passare alla storia come stagione da annali.
E così dopo la roboante partenza di UCLA che si era attestata al vertice del ranking nella prima porzione di stagione, è toccato alla North Carolina dei tre freshman delle meraviglie il posto in vetta al ranking quando UCLA ha segnato il passo.
Ma anche UNC è caduta (mantenendo per ora la vetta del ranking) e male contro una buona squadra come Virginia Tech, che staziona ai margini della Top25, ma che comunque in linea strettamente teorica non doveva rappresentare l'ostacolo più duro per i ragazzi di Roy Williams.
La gara di UNC contro Virginia Tech di per se non era neppure da buttare, il dominio a rimbalzo per i ragazzi di coach Williams era stato netto 42-28, ma la differenza l'hanno fatta le palle perse / recuperate, infatti Virginia Tech ha forzato 17 perse contro le proprie 11, mentre ne ha rubate 14 contro le 7 di UNC, a questo aggiungete una percentuale dal campo nettamente a sfavore di UNC 52,6% contro 43,8%, e l'inopinata sconfitta è facilmente spiegata.
Morale? Sul talento complessivo di UNC c'è poco da discutere, ma l'esperienza non si compra al supermarket, e anche se questo fattore pesa meno che in NBA, a volte si paga caro lo stesso. Il trio Lawson Ellington Wright è destinato ad un luminosissimo futuro futuro in NBA, dove avranno un ruolo senza dubbio superiore a quello del loro capitano Tyler Hansbrought, ma per ora in un basket organizzato da grandi menti come quello dell'NCAA l'inesperienza si può sempre pagare.
Questo ci deve far pensare che UNC per quanto favorita, potrebbe incontrare pure qualche difficoltà già prima delle final four dove poi dovrà scontrarsi con alcune autentiche potenze tipo Kansas (ammesso che non trovi il modo come sempre di suicidarsi prima), tipo UCLA o la stessa Florida che per ora si limita a soffiare sul collo a Norh Carolina con un Noah in “amministrazione controllata”, ma che da tutta l'impressione che entro breve alzerà il volume della sua radio per andare alla ricerca di quel Back to Back che in NCAA ormai non si concretizza dai tempi della Duke di Grant Hill e Christian Leattner, e che forse vede nei Gators la più concreta opportunità degli ultimi anni di togliere a Duke il vanto di essere stati gli ultimi a compiere quell'impresa.
Insomma tenetevi forte perchè l'NCAA sta per regalarci tre mesi da sogno.