L'ottovolante Bobcats

Okafor e Felton: una grande coppia per il futuro…

Terza stagione della loro breve storia per gli Charlotte Bobcats, l'ultima nata tra le franchigie del basket pro made in Usa. I Bobcats hanno rimpiazzato gli Hornets, volati in Louisiana nella Big Easy, si sono fatti costruire un palazzo nuovo di zecca dall'amministrazione cittadina in uno stato, il North Carolina, che, come l'Indiana, mangia, beve e respira pallacanestro.

Come tutte le neonate, sta faticando abbastanza in una lega che non perde troppo tempo a dare il benvenuto, soprattutto ad una squadra che, al momento, non pare avere un roster adeguato, non ha una stella di primo livello e non ha un allenatore vincente, Bickerstaff, seppur molto bravo a mettere le basi per un futuro sicuramente più roseo.

Le prime due stagioni, come da copione, sono state perdenti, 18-64 la prima e 26-56 la seconda, con un miglioramentp però. Hanno pescato sicuramente bene e in alto ai draft, con Emeka Okafor, il primo anno, reduce dal titolo Ncaa con Uconn, May e Felton il secondo, reduci dal titolo Ncaa con UNC, e Adam Morrison, nell'ultimo draft, reduce dal titolo di miglior giocatore del College Basket.

Hanno puntato forte su giocatori collegiali, reduci da un'ottima carriera anche accademica, e ragazzi con la testa a posto. Hanno scelto giocatori pronti subito e non prospetti, vincenti e con alle spalle l'èlite dei coach e delle università  Ncaa.

Ci sono dei punti interrogativi: Okafor è piuttosto incline agli infortuni, non è un attaccante di livello Nba, e rischia di diventare esclusivamente uno specialista difensivo e non il franchise-player che si aspettava il management.
May, è un giocatore con un grande IQ cestistico, mani deliziose, ma molto poco atletico e undersized per il ruolo.
Morrison è un attaccante favoloso, non tiratore puro ma con mani da pianista, è stato scelto espressamente da Michael Jordan (!), nuovo braccio destro del proprietario Bob Johnson, è un miglior atleta di quello che si dice ma è di gran lunga il peggior difensore Nba.
Felton, dei quattro, sembra quello con maggiori margini di successo: è migliorato tantissimo nel tiro da fuori, è un ottimo passatore, è aggressivo, è energico, spesso però esagera e fatica a finire nel traffico. Su questo però si può lavorare.

Per il resto la squadra non ha molto, se non l'atletismo immenso di Gerald Wallace, giocatore per certi versi fuori dal mondo: è un atleta tra i primi 5-6 della lega, è un ottimo difensore, fa giocate di energia pura ma non un tiro accettabile per il ruolo, che è pure un interrogativo. L'ideale, per lui, sarebbe divenire il sesto uomo della squadra, quello che esce dalla panca e ti dà  una grossa scossa.

La base comunque non è malvagia ma a Charlotte serve una stella assoluta che possa far fare il salto di qualità , magari Vince Carter".

Ad oggi il record dei Bobcats è 9-23, penultimo della lega dopo Memphis, che però non aveva Gasol per tutto l'inizio di stagione. Ultimo record nell'enigmatica Eastern Conference e nella Southwest Division.

Il record è ampiamente negativo ma se andiamo a guardare meglio, i Bobcats hanno compiuto delle imprese non da poco: hanno vinto 95-92 a San Antonio in OT con 27 di Morrison marcato da Bowen, il miglior difensore sugli esterni della lega, hanno vinto 97-89 contro Detroit, la migliore a Est, con cinque uomini in doppia cifra (solo 2 per Morrison) e tenendo tutti i Fab Four di coach Saunders sotto il ventello.

Hanno battuto 101-89 Utah, la miglior squadra della lega in quel momento, con 21+10 di Okafor e 18+12 assistenze di Felton. Inoltre hanno perso in una gara thrilling al Madison contro i Knicks (25 Crawford, 30 Frye e 29 Curry!) al terzo OT per un tap-in sulla sirena di David Lee, 111-109.

I Bobcats hanno però chiuso l'anno solare col botto: in un back-to-back contro Lakers e a Indianapolis, hanno fatto il pieno. 133-124 contro i gialloviola dopo tre OT nonostante 58, dico 58, punti di Kobe, un po' solo per la verità ; Felton 22+15 ass, Okafor 22+25, Wallace 28+8 e Carroll 27 con 4 su 7 da tre, nonostante i soli 5 di Morrison con un disastroso 1 su 15 al tiro.

Morrison che però si è rifatto con gli interessi la sera dopo alla Conseco contro i Pacers, gasati dalla vittoria della sera prima a Detroit. 30 con 9 su 17 al tiro per il diabetico cappelone.

"Eravamo ovviamente stanchi" ha detto Morrison alla fine "ma fin dall'High School abbiamo provato a giocare anche cinque partite in un giorno durante estate: non possiamo usare la stanchezza come giustificazione. "d'altronde siamo pagati per questo.

Gli hanno fatto da luminosa cornice i soliti Okafor, 19+14, Felton, 10+19 ass, e Carroll, 18 con 4 triple. A nulla è valsa la doppia-doppia di O'Neal a 27+12. Nella prima gara del 2007, alla Charlotte Bobcats Arena contro i Twolves di Garnett, in una notte epocale segnata dal ritorno della vecchia palla, quella in cuoio al posto della microfibra, hanno perso malamente 102-96 dopo essere stati avanti anche di 20 nel primo tempo e di 10 alla fine del terzo quarto.

"Quando siamo stanchi facciamo per forza degli errori, anche senza la pressione della difesa. " - ha detto coach Bickerstaff alla fine - "Penso che giocando cinque partite in sette giorni ci abbia debilitato abbastanza. Abbiamo tirato bene, anche i pochi liberi che ci siamo guadagnati. Non abbiamo però chiuso al meglio la prima frazione: dopo essere andati avanti anche di 20, i Timberwolves hanno ridotto lo svantaggio otto punti. Poi quando sei punto a punto nel finale e sul campo c'è Kevin Garnett, allora puoi avere parecchi problemi.

Questo fa capire quanto siano altalenanti, un ottovolante cestistico. La gioventù del roster incide molto, soprattutto se andiamo a vedere le percentuali da una sera all'altra: possono passare dal 55% al 28% anche nella stessa gara. Morrison ne è l'esempio lampante. Ciò vi fa anche capire come abbiano potuto battere squadre come Lakers, Pistons e Jazz e soprattutto Pacers e Spurs a domicilio. Assomigliano forse troppo ad una squadra collegiale.

L'analisi che si può fare è che siano comunque sulla strada giusta, soprattutto se Okafor rimane sano e se le recenti aggiunte di giocatori di esperienza come Derek Anderson e Jeff McInnis li possano aiutare, soprattutto nei momenti chiave.

Sta venendo fuori forte Matt Carroll, tiratore mortifero, soprattutto dalla grande distanza. "More than a role player", più che un giocatore di ruolo, titolava lo Charlotte Weekly dopo la prestazione vincente contro i Jazz da 16 punti.

Però, come per May, Brezec e a volte lo stesso Morrison, difetta di atletismo e fa fatica a costruirsi un tiro da solo, soprattutto dal palleggio e se costretto a mettere palla per terra. Questo si è notato benissimo nella gara contro Minnesota, che credo qualcuno abbia potuto vedere: finchè Minnesota ha concesso loro tiri piazzati e soluzioni non contestate, hanno dominato impostando il loro gioco; quando Garnett & C. hanno iniziato a difendere per davvero, soprattutto invitando i tiratori come Carroll a penetrare verso il ferro, è cominciata la carestia offensiva, se si esclude qualche invenzione da artista puro di Morrison, grande candidato al titolo di matricola dell'anno.

Necessitano proprio di un giocatore che attiri parecchia attenzione e che riesca a dare a tutti questi buoni giocatori delle soluzioni "piazzate". Anche per quanto riguarda la guida tecnica serve una riflessione: forse sarebbe il caso che Bickerstaff diventi GM a tempo pieno e lasci la panchina ad un allenatore che riesca a far fare il salto di qualità  alla squadra. Si è parlato di Larry Brown, ma il coach è appena tornato nella sua Philadelphia come spalla del GM Billy King.

Credo che anche per quest'anno la post-season non arriverà , forse sarebbe meglio puntare ad accumulare il maggior numero di palline per la lotteria che varrebbe il diritto di scegliere per primi al draft 2007, ovvero portarsi a casa Greg Oden, centro old style di Ohio State che sposterebbe, e non poco, gli equilibri all'interno della Lega.

Anche perché, Okafor a parte, gli altri lunghi si chiamano Ely, Brezec, Voskuhl e Othella Harrignton, bene ma non benissimo". Ma se si dovesse continuare la tradizione di portarsi in squadra giocatori indigeni, occhio a Brendan Wright, alona che sta facendo faville nel suo primo anno a UNC.

Il futuro è comunque dei Bobcats, la gioventù c'è, l'affetto dei tifosi anche, ora bisogna ripagare l'ambiente con qualche vittoria in più.

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