Shane Battier: il giocatore operaio di cui Houston aveva bisogno…
Infortuni. NBA a pezzi
Cosa hanno in comune i seguenti giocatori: Yao Ming, Tracy McGrady, Rashard Lewis, Nenan Krstic, Lamar Odom, Paul Pierce, Shaquillle O'Neal, Marcus Camby, Chris Bosh, Peja Stojakovic, David West, Kenyon Martin, Wally Szczerbiak, Sam Cassell?
Semplice, sono o sono recentemente stati tutti alle prese con infortuni abbastanza seri, quelli che non si possono definire solo acciacchi passeggeri. A questo punto viene da chiedersi se forse nell'NBA ormai si sta giocando a ritmi fisico atletici che ormai i protagonisti reggono difficilmente.
Il cocktail prevede di tutto, fratture da stress, fasciti plantari, fratture vere e proprie, strappi muscolari, e altre cose minori. Coach Peterson da tempo si batte affinché l'NBA allunghi un pò la stagione regolare e tolga i back to back, perché giocando ai ritmi attuali, con molte gare vicine ai 200 possessi, alla fine risulta abbastanza facile capire che quello che si gioca oggi è quasi un altro sport a quello che si giocava 10-15 anni fa.
A tal proposito mi sono rivisto di recente gara sei delle finale del 92, quella in cui le riserve dei Bulls guidate da Pippen (in campo con lui c'erano BJ Armstrong, Bobby hansen, Cliff Levinsgton e Scott Williams) rimontarono 15 punti nei primi 7 minuti di quarto quarto, ma per fare ciò a differenza di quanto si vede oggi puntavano quasi esclusivamente sull'esecuzione degli schemi, e non sul "run & shot" che ormai impazza ovunque.
E' chiaro che giocatori come quelli di oggi, seppur allenati con metodi nuovi ed efficaci rispetto ad allora sono chiaramente "al gangio" a livello di prestazioni fisiche.
Gli infortuni più o meno ci sono sempre stati ma è chiara che in un contesto come quello attuale con tutti quei pezzi da '90 a bordo campo in civile, i valori della lega rischiano di uscirne molto falsati.
Le squadre da parte loro non ci mettono molto del suo, infatti l'NBA permette roster di 15 giocatori e gran parte dei coach usa rotazioni da 8-9 giocatori al massimo. Alla fine chi ci rimette è soprattutto il tifoso che va a vedere le gare oppure le guarda in TV trovandosi al TipOff senza giocatori importanti per cui paga il biglietto.
Rockets: l'anno buono?
Sul fatto che i Rockets senza problemi di infortuni per Yao e McGrady potessero essere un'ottima squadra ad ovest, in pochi avevano dubbi, sul fatto che invece potessero sopravvivere anche senza uno dei due in campo di dubbi invece ce ne erano tanti.
E invece questi Rockets ci stanno stupendo, perchè prima il consueto problema alla schiena ha fermato TMac e poi Yao si è infortunato al ginocchio. Nonostante questo i ragazzi di Van Gundy stanno sopravvivendo alla grande in un ovest competitivo come non mai.
L'innesto di Shane Battier è stata una pennellata di Picasso in un roster che aveva un bisogno immenso di un giocatore con spiccata leadership che potesse tenere in mano il gruppo a livello emotivo, ruolo per il quale sia McGrady sia Yao non sono palesemente portati.
Oltretutto Shane si è confermato un giocatore “di quadratura” per una squadra il cui credo cestistico parte da una difesa molto solida e che in attacco negli anni passati non aveva altre varianti tattiche se non affidarsi al duo McGrady – Yao Ming.
Il resto lo hanno fatto un paio di ottimi giocatori da rotazione quali l'ex Illinois Luther Head, e il lottatore Chuck Hayes undrafted che a Houston si sta ricavando una buona carriera sotto le plance dove mette in mostra le sue doti di agonista, nonostante sia sotto i due metri. A loro vanno aggiunti i due "nonni" Juwan Howard e Dickembe Mutombo che soprattutto in questo periodo in cui Yao è ai box stanno dando grande sostanza alla squadra.
Il tutto in attesa dell'oggetto misterioso Bonzi Wells che per ora a Houston non ha veramente combinato nulla di buono. Notoriamente l'est a maggio / giugno sarà un affare a tre tra San Antonio, Phoenix e Dallas, ma per quella quarta piazza i Rockets possono tranquillamente essere dei candidati molto attendibili, sperando che TMac finalmente abbatta il tabù della sua prima serie di playoff ancora da vincere.
Rookie Time
Randy Foye e Jorge Garbajosa sono stati nominati dall'NBA Rookie del mese per dicembre, non esattamente i due nomi che ti aspetti. Sul fatto che per ora i valori nella classe dei rookie siano molto livellati ci sono pochi dubbi.
Foye è stata una sorpresa non tanto perchè il ragazzo non ha potenziale, quanto per il fatto che usciva da un novembre disastroso. Sul “Garba” poco da dire, è chiaro che i 10 anni che ci corrono tra lui e i “colleghi” fanno tutta la differenza del mondo in un contesto così livellato, anche perchè poi Garbaojosa non è uno qualunque ma uno dei giocatori più forti del vecchio continente.
Continuano a latitare quasi del tutto per ora i due protagonisti dello scambio Bulls Blazers, ossia Tyrus Thomas e LaMarcus Aldridge, che il primo potesse rivelarsi un progetto abbastanza a lungo termine era ipotizzabile, ma qualche lampo di classe nel primo mese aveva forse illuso che potesse tenere il campo anche da subito, invece Thomas è stato la prima vittima della brutta partenza dei Bulls che trovandosi a fine novembre con un pessimo record, hanno dovuto affrontare ogni gara alla morte lasciando ovviamente da parte ogni tipo di sperimentazione.
Diverso il discorso su Aldridge, ho visto qualche scampolo di gara è ammetto che per me è più adatto all'NBA di quanto non credessi. Ho ancora davanti agli occhi la disfatta dellla sua Texas contro LSU al torneo NCAA dello scorso anno dove fu distrutto dalla coppia Glen Davis / Tyrus Thomas che di fatto lo costrinsero ad agire lontano dal canestro dando a tutti l'impressione di un giocatore molto soft, e con un pessimo gioco in post basso.
Aldridge invece mi è sembrato più reattivo vicino alle plance dove prova a mettere le spalle a canestro e a non subire fisicamente i tanti mestieranti che a suon di spinte e gomitate spesso tolgono dalla partita giocatori inesperti come lui quando si avvicinano al canestro.
In attesa di vedere Brandon Roy da poco rientrato dall'infortunio, chi sta dando segnali contrastanti è Adam Morrison, attaccante sopraffino che però in questo periodo sta veramente facendo a pugni con tutti i ferri dell'NBA.
Ottimo il Bargnani di dicembre, se il tasso di crescita è quello fatto vedere nell'ultimo mese è da considerarsi a pieno titolo per la corsa a Rookie of The Year. Chiudiamo con una menzione d'onore per Thabo Sepolosha giocatore che per me non valeva minimamente una chiamata al primo giro dello scorso draft e che invece sta più che legittimando la sua posizione di scelta, non è solo quell'ottimo atleta che si era visto a Biella, ma si sta dimostrando un solido difensore (rarità di solito nei rookie) e in attacco sta dando netti segnali di progresso andando a provare anche tiri dalla distanza cosa di cui sicuramente non era accreditato.
NCAA : Oden Vs Noah
In un clima di oscurantismo pressoché totale nel nostro Belpaese, in quanto a passaggi televisivi del basket NCAA, il poter vedere in streaming tra non poche difficoltà tecniche la sfida del 23 dicembre tra Florida e Ohio State è stato un graditissimo regalo che Babbo Natale ci ha fatto avere con due giorni di anticipo sul calendario.
Dopo l'eccitazione iniziale però la gara ha regalato veramente poche emozioni, non esito a definirla una delle gare più brutte che ho visto negli ultimi tempi, forse perchè l'attesa era enorme.
In pratica eravamo di fronte al duello Greg Oden – Joakim Noah, in pratica due dei top3 al prossimo draft (l'altro sarà senza dubbio Kevin Durant), e per una volta i due protagonisti hanno abbondantemente deluso le attese.
Oden ha chiuso con 7 punti 6 rimbalzi e 4 stoppate in una gara in cui in attacco è stato veramente apatico, e ha sofferto non poco la versatilità di Al Hotford giocatore di cui magari nel prossimo decennio abuserà a piacimento, ma che in questa gara lo ha messo veramente in crisi.
Noah dal canto suo prosegue la sua stagione in prima o seconda marcia al massimo, per lui 7 punti 8 rimbalzi 4 assist e 3 stoppate, ma per uno come Noah le cifre troppo spesso non dicono tutto. La gara per la cronaca non ha avuto grande storia con Florida che ha spadroneggiato in lungo e largo sin dalle prime fasi della gara.
In ottica draft poi c'erano pure altri tre forti candidati per una chiamata al primo giro, Corey Brewer, esterno tutto fare di Florida, che per ora non ha un gioco offensivo molto completo ma che in ottica NBA è comunque un giocatore molto interessante, visto che ha del buon potenziale difensivo e in attacco se ben allenato ha comunque dei grandi margini di progresso. Più che probabile per lui una chiamata nella parte centrale del primo giro.
Ho citato prima Al Hotford già salito ovviamente alle cronache nello scorso marzo aprile per la vittoria riportata dai suoi Gators al torneo NCAA, giocatore di grande intensità , che in difesa è veramente fastidioso come lo stesso Oden ha notato, ma che in ottica NBA difficilmente reciterà un ruolo di primo piano a causa di un'altezza non di primo piano, è misurato 6-8 ma a vederlo in campo per me è sui due metri netti.
Nell'NBA del passato questo sarebbe stato un handicap notevole, oggi però le modalità stanno cambiando e le ali grandi undersize spesso e volentieri se associate ad una buona velocità trovano buoni spazi. Sarà scelto a ridosso della top ten, anche se è facile prevedere che se Florida fa il Bis o lo sfiora le sue quotazioni potrebbero anche salire ulteriormente.
Quinto ed ultimo indiziato per una chiamata importante al prossimo draft è Dequan Cook, freshman di Ohio State amico di Oden nella loro vita cestistica precedente. Resta da capire intanto se si dichiarerà al draft oppure no, nella gara contro Florida non mi ha dato particolari sensazioni, si vede che ha talento, che ha chiaro in mente come si fa canestro, ma per il resto se potessi parlargli mi sentirei caldamente di consigliargli di stare un altro anno al college, perchè per un talento acerbo come lui spesso l'impatto con l'NBA è terrificante, e poi quando si finisce ai margini di una rotazione NBA difficilmente un ventenne ne viene fuori senza problemi. Comunque se si dichiara anche per lui si parla senza problemi della prima metà del primo giro.