Anche Artest non ha potuto far nulla contro Lebron James che ha condotto i Cavs alla vittoria
C'era una volta l'Arco Arena per come l'abbiamo conosciuta: un'arena di basket nel vuoto pneumatico della capitale del North California. Non un posto particolarmente accogliente per una gita; un pessimo posto per giocare e vincere una partita di basket. Di sicuro per il rumore dei tifosi con i campanacci e le corde vocali; quei vaccari semicivilizzati che facevano di tutto per rafforzare i pregiudizi dal radical-chic di Phil Jackson ma che al campo si facevano sentire. Eccome.
Un pessimo posto soprattutto per la forza della squadra di casa; perché è impensabile che, pur in presenza di una delle arene più rumorose di una lega piuttosto asettica per i canoni europei, il lavoro grosso lo facessero i tifosi. Sono però lontani quei tempi. Nel 2003 Sacramento perse 6 partite in casa in tutta la regular season; quella squadra si sarebbe fermata nei playoffs solo davanti ai Dallas Mavericks e all'infortunio di Chris Webber che ne cambiò il destino.
La stagione successiva arrivò una manciata di sconfitte in più. E poi via salendo fino alla 14 dell'ultima edizione targata Adelman. Il dato è una pura annotazione che non troppo valore; maggiore significato ha il fatto che nel campionato in corso, allo scoccare della ventesima partita davanti al pubblico amico, sia arrivata la decima sconfitta. Bilancio in perfetta parità .
E' passata Cleveland con Lebron James ed ha vinto, come recentemente hanno fatto anche i Los Angeles Lakers e i Portland Trailblazers. Alla 32esima partita della stagione Sacramento ha 18 sconfitte, una sola in meno rispetto alla passata stagione. Altro campanello d'allarme da tenere presente: la squadra perde in casa perché è complessivamente debole. Non per chissà qual ragione. Così come perdeva quella dell'anno scorso prima dell'arrivo di Ron Artest.
Quest'anno il newyorkese c'è ma, con la notabile eccezione dei 39 punti contro i New York Knicks, sul campo pochi lo hanno notato. Di sicuro non Lebron James che nel secondo tempo ha fatto quel che ha voluto segnando, innescando i tiri dalla distanza in transizione di Damon Jones e ricordando a chi non l'avesse ancora capito che i top players della lega sono altrove.
Parlare del modo in cui Sacramento perde le partite è perfino noioso perché si finisce per dire sempre le stesse cose; contro la Los Angeles gialloviola, i Kings hanno concesso 74 punti nella prima parte di gara. "Questa sera per larghi tratti - ha ammesso uno sconsolato Corliss Williamson - la squadra ha imbarazzato se stessa." Nelle stessa partita i Lakers hanno segnato 50 punti in area, vincendo 51-36 la sfida sotto canestro: l'assenza di Brad Miller per influenza è una parte della spiegazione ma non può esaurire l'argomento.
Lo sa bene coach Eric Musselman che dopo quella gara ha riportato i suoi giocatori in palestra per fare esercizi di rimbalzo: taglia fuori e rotazioni che hanno coinvolto anche gli esterni. "E' evidente che le guardie devono dare una mano - ha spiegato l'ex Golden State - anche se non è nelle loro caratteristiche." E' altrettanto evidente che il mito tipico degli allenatori di cinque giocatori che fanno tagliafuori e del pallone che cade a centro area va lasciato alle spiegazioni dei coach del minibasket.
Anche Rich Adelman parlava della necessità d'andare a rimbalzo in cinque. Ma nelle ultime stagioni, da quando Webber ha perso il suo atletismo e Pollard ha pensato più a sfoggiare completi sgargianti, Sacramento ha sempre regolarmente sofferto a rimbalzo. Come quest'anno: 22° posto per differenziale fra rimbalzi presi e rimbalzi concessi agli avversari. Il saldo è negativo, significa che gli altri hanno a disposizione più palloni.
Ci si è messa onestamente anche quella sana dose di sfiga che in due partite finite all'overtime ha fatto sbagliare a Bibby e Martin tiri liberi pesantissimi. Però i numeri sono ancora più pesanti. Portland è arrivata a Sacramento con 82.3 punti di media nelle precedenti tre gare: ovviamente ne ha segnati 110, 79 nei primi tre periodi. I Kings lasciano con una certa non curanza più del 50% al tiro. Per certi versi nulla di nuovo rispetto alle edizioni che in casa non perdevano mai; solo che Webber, Divac, Stojakovich, Christie avevano ben altra presenza tecnica e in un certo senso potevano permettersi lussi che questi giocatori non possono prendersi.
L'ulteriore risultato d'una cattiva attitudine difensiva è l'incapacità d'ottenere un "big stop" quando conta davvero. Ancora contro i Lakers nelle battute finali Radmanovic, quindi uno conosciuto per le sue conclusioni da fuori, s'è ritrovato una tripla dall'angolo con metri di spazio da non credere; ovviamente l'ha sfruttata per riportare sotto i suoi.
Sull'azione successiva, dopo un 1 su 2 di Bibby ai liberi, Parker ha inventato, disperatamente inseguito dall'ex Grizzlies, il lay up della vittoria. Sono queste le occasioni in cui ti ricordi che Musselman in roster non ha uno stoppatore almeno decente per i canoni Nba. "Dobbiamo migliorare - ha spiegato Artest - ad inizio anno in difesa ci muovevamo d'istinto ma tutti con la stessa intensità . Ora la dobbiamo recuperare." Il coach prova a risolvere il problema con le sedute di video che evidenziano quanto proprio Artest sia una scheggia impazzita che si muove con pochissimo senso, creando buchi che giocatori poco atletici mai potrebbero tappare con le loro rotazioni.
qualcosa si dovrà pur fare contro questo mix "puzzolente", la definizione è di Charles Barkley recentemente incalzato all'Arco Arena da un gruppo di tifosi locali, specie in vista d'un periodo con tante partite in trasferta. Il problema è individuare cosa.