Michael Redd incita i suoi, i Bucks stanno emergendo fortissimo ad Est…
Ogni stagione Nba che si rispetti, vuole al suo avvio diverse squadre piene di scommesse, che mettendo in conto una partenza irta di ostacoli, sperano poi di “esplodere” nel bel mezzo del campionato: i Milwaukee Bucks indossano alla perfezione i panni dell' “underdog” di turno, la classica squadra snobbata in sede di pronostici novembrini (e noi lo ammettiamo, stavamo nel carro degli scettici…), ma poi perfettamente in grado di togliersi delle signore soddisfazioni"
Volete un esempio?
Beh, diciamo che quando è tempo di fare la valigia per imbarcarsi ad ovest del Mississipi, sono poche le squadre della Eastern che riescono a non uscirne con le ossa rotte"
I cerbiatti - al contrario – si son presi il lusso di andare sulla West Coast e MIGLIORARE il proprio record (attualmente 16-16).
Per di più il team del Wisconsin sembra proprio avere una predilezione per i team occidentali, avendo vinto 10 volte (con il "climax"del colpo all'Alamo ) su 14 incontri disputati contro di essi"
Questa statistica risulta più roboante se si realizza che le quattro sconfitte sono avvenute contro autorevoli avversali quali:
– Utah (sia a Salt-Lake, che a domicilio, quando Redd ne mise 57)
Phoenix (ma correndo e tirando fino all'ultimo)
Houston (con la combo dei Rockets in salute)
Sfortunatamente il bilancio contro i propri “conterranei” della Eastern è - paradossalmente – molto meno lusinghiero: 6-12.
A cosa è dovuto questo bizzarro trend?
Se è sicuramente appurato che una squadra dalla spiccata mentalità offensiva (quinto attacco della lega con 103.6 punti realizzate per sera) si trovi particolarmente a suo agio contro team che adottano uno stile di gioco simile (e la maggior parte di essi sta – ovviamente- nella conference migliore della lega), tuttavia non può essere tralasciato il fatto che molte delle gare perse contro gli avversari dell'est siano state giocate nelle prime settimane della stagione, quando il gruppo era ancora in fase di rodaggio.
La riprova di ciò sta nel fatto che nelle ultime cinque gare contro diretti rivali di Conference i Bucks sono 3-2 e nella sconfitta di Cleveland non ha certamente giovato una serata di grazia al tiro di Donyell Marshall e Larry Hughes, mentre la gara di stanotte a casa di Gilberto è stata decisa dalla sua tripla siderale…(circa nove metri: “Appena ho rilasciato il tiro ho capito subito che si sarebbe insaccato…”)
Insomma i "cerbiatti" stanno dimostrando di essere non una mera pattuglia di mestieranti del parquet, ma una delle realtà più positive dell'involuta (ci riferiamo in particolare ai top teams)sezione orientale dell'Nba.
Come noto le fortune della franchigia ruotano attorno alla vena realizzatrice ( poco meno di 28 punti di media ad intrattenimento") di uno dei fuoriclasse più umili (e lavoratori") della lega: Michael Redd.
"Non mi accontento più di tirare esclusivamente da fuori; ho capito che se attacco con più frequenza il ferro, traggo numerosi benefici, sia per il mio gioco che per quello dei miei compagni" - e come dargli torto, dal momento che sta tirando 9 liberi a sera, record in carriera?
E cosa dire del rendimento di Maurice Williams?
Una statistica per tutte: l'ex Jazz è uno degli unici tre giocatori Nba che quest'anno sta mandando ai libri almeno 17 punti, 5 rimbalzi e 5 assistenze a serata : (ma 19 , 6.5 e 6.6 nel mese di dicembre…)
Chi sono gli altri due?
Il prescelto e l'idolo dello Staples… (ovviamente non di sponda Clippers…).
Ma al di là del notevole fatturato, il ventiquattrenne (che quest'estate sarà free-agent con restrizione…) si sta rivelando un regista migliore del previsto (6.4 assistenze a fronte di 2.8 perse di media) riuscendo brillantemente nell'ostico compito di far contenti i compagni, senza per questo rinunciare a dare del tu al canestro" tant'è che tifosi e front-office sembrano essersi dimenticati alla svelta della partenza di TJ Ford.
Tuttavia, se i Bucks hanno vinto sette delle ultime nove gare e hanno concluso il mese di dicembre senza mai vedere alcun avversario corsaro al Bradley Center, (tutte vinte le sette gare disputate di fronte al pubblico amico") il merito, non può essere solo di due giocatori e del valido Terry Stotts; uno dei pochi coach che in questa lega si prende la briga di allenare fin dal primo quarto di gioco…
Racconta l'ex delfino di George Karl: "Nel nostro spogliatoio non esistono egoismi; capita che alcuni giocatori vedano – da una gara all'altra – ridursi il proprio minutaggio senza per questo far nascere inutili polemiche."
Tra coloro che recentemente hanno frequentato il campo con profitto abbiamo Brian Skinner (acquisito quest'estate da Portland e brillante esempio di “hustle player” ) e Ruben Patterson ( che per arrivare nel Wisconsin ha dovuto salutare il poco amato coach Karl").
Entrambi sono preziosissimi per la loro grinta e abnegazione difensiva: per conferme chiedere proprio a Gilbert Arenas, che sabato scorso ha visto interrompersi una sensazionale striscia di gare sopra i 30 punti - più per i modi bruschi dell'ex "Kobe Buster" che per le alchimie difensive (praticamente 48 minuti di zona) predisposte da coach Stotts per limitare il suo micidiale palleggio-arresto-tiro (a nostro avviso il migliore della lega tra i 5 e i" 9 metri dal canestro).
Inoltre l'ex "Jail Blazers" si distingue anche nell'altra metà del campo (15 di media con il 56% al tiro dal campo e diverse escursioni oltre i venti) specie quando viene utilizzato da numero "quattro", mostrando una duttilità alla Marion.
Non è da sottovalutare neanche l'apporto che sta offrendo l'ex Benetton Charlie Bell: il prodotto da Michigan State (con gli Spartans vinse il titolo Ncaa del 2000) nel giro di una stagione è passato dall'umile ruolo di scudiero dell'uomo franchigia a quello ben più congeniale di spalla, con conseguente impennata delle cifre: utilizzato per circa 32 minuti a serata sta segnando 11 punti di media con un dignitoso 34% da dove conta tre; impreziosendo il tutto con tre assistenze ad intrattenimento.
In attesa che l'altro Charlie (Villanueva) trovi il suo spazio nella flessibile rotazione del coach (ha trascorso quasi tutto novembre ai box infortunato), sta disputando una lodevole annata anche Andrew Bogut (12 punti ,8.3 rimbalzi e 3 assistenze a partita): l'aussie - pur non mostrando ancora con continuità l'aggressività che dovrebbe essere propria di un uomo d'area (neanche una stoppata ad uscita, ad esempio"), riesce sempre a catturare l'attenzione dei più grazie al suo indiscutibile talento.
Se i suoi buoni fondamentali in vernice sono noti, così come il suo dolce tiro dalla media, francamente siamo sobbalzati dalla poltrona quando gli abbiamo visto condurre un contropiede con la naturalezza di un playmaker.
E pensare che se non fosse per il faraonico contratto elargito nelle casse di Bobby Simmons nell'estate del 2005 (47 milioni in 5 anni") i Bucks avrebbero anche lo spazio salariale per aggiungere la classica tessera mancante del mosaico, che darebbe ancora più motivi al pubblico di Milwaukee (che, specie nella stagione invernale non è che abbia queste grandi “distrazioni” a cui dedicarsi…) per frequentare gli spalti del Bradley Center.
Tuttavia meglio evitare inutili rimpianti e concentrarsi su una stagione che vedrà i Bucks destinati a rincorrere un posto nei Playoffs (rammentiamo che dopo la falsa partenza 4-9 sono ora 12-7 ), con discrete possibilità di procurare qualche mal di testa alle rivali più blasonate della Eastern Conference.
Del resto quest'anno ad Est l'equilibrio regna sovrano ed un (team) "underdog" non può far altro che aspettare l'occasione propizia, per poi…