Un classico attegiamento di Nash: palleggiare alla Maradona col pallone da basket…
Quando lo scorso maggio Steve Nash salì sul podio della sala stampa dell'”Us Airways Center” per ricevere -per il secondo anno consecutivo- il trofeo di MVP della regular season , ammise molto candidamente di doversi dare un pizzicotto poiché stentava a credere che tutto ciò fosse vero.
Immaginatevi la sua reazione quando uno degli astanti gli chiese se avesse già pensato all'idea di un possibile tris…
Trascorso un mese dalla prima palla a due della stagione, l'ipotesi immaginata da quel giornalista è improvvisamente diventata d'attualità .
Gli stenti di inizio stagione, (la scarsa condizione fisica di alcuni elementi -tra tutti Diaw- e l'ostico calendario avevano determinato il deludente 1-5 iniziale ) sono ormai un lontano ricordo per la franchigia del pittoresco proprietario Robert Sarver, che è rientrata nella "scia" delle "capoliste" della lega.
Naturalmente è proprio Steve ad essere il principale ispiratore dei successi della squadra che gioca la miglior pallacanestro offensiva del pianeta.
Per aspirare ad una tripletta nella conquista del trofeo intitolato alla memoria dell'ex commissioner Maurice Podoloff , non è però sufficiente essere il giocatore di maggior valore di uno dei migliori team della lega , ma è necessario inscenare qualcosa di veramente unico:
Se le oltre 11 assistenze che distribuisce per sera e il 91% ai liberi rappresentano una deliziosa routine, non passano certo inosservati i 19 punti che realizza di media , e – in particolare – il 49% da tre ed il complessivo 51% al tiro dal campo…
Ovviamente la regular season è una lunga maratona ed è noto che per un "piccolo" è assai arduo mantenere tale surreale precisione al tiro, tuttavia se consideriamo che per il secondo anno consecutivo "il nostro" sta migliorando le statistiche dell'MVP dell'anno precedente…
A proposito di numeri; non vi sarà certamente sfuggito il fatto che nonostante l'arrivo del promettente - ma finora deludente - Marcus Banks, Steve sia "costretto" a portare la sua scricchiolante schiena su e giù per il campo per circa 36 minuti a partita in media (l'anno scorso usufruiva di un giro di lancette in più per riposarsi…)
Alcune cassandre hanno già sentenziato che continuando di questo passo, a primavera inoltrata le energie abbandoneranno il quasi trentaquattrenne, e che di conseguenza anche per quest'anno la finale NBA rimarrà una mera chimera per Phoenix .
Tale teoria pur avendo un fondo di verità , (Steve spesso nel corso della sua carriera è arrivato spremuto alla fasa finale della stagione ) perde valore quando si pensa al duro lavoro che Nash compie - anche durante la off-season - per essere sempre al top della forma (chiaro che poi nessuno è una macchina…)
Racconta il suo “èntourage”: “Steve è un vero e proprio “topo da palestra”; la dedizione con la quale si prende cura del suo fisico ha quasi del maniacale"”
Aggiungeremmo, che pur concedendogli poche occasioni per rifiatare, l'altro principale artefice dei successi di questa franchigia riesce quasi sempre a risparmiarlo per i momenti cruciali della partita .
La riprova di ciò; si è avuta nel secondo prolungamento dell'indescrivibile gara del 7 dicembre contro New Jersey, quando proprio lui che doveva essere uno dei più cotti in campo, (era stato impiegato per 42 minuti su 53 complessivi della gara ) ha letteralmente dominato gli avversari, (rimarrà negli annali lo strepitoso duello con l'egualmente geniale Jason Kidd ) ispirando - in proprio o tramite assistenza - sedici, dei diciotto punti segnati in quei cinque minuti, nei quali i Suns hanno piegato la strenua resistenza dei migliori Nets visti - finora – in questa stagione.
Se poi ci fosse ancora qualcuno - e non ne dubitiamo – che non sia del tutto convinto delle capacità di "centellinarsi" dell' MVP "in pectore"; può tranquillizzarsi ripensando alla frase che Mike D'Antoni rilasciò nella scorsa edizione dei Playoffs: “Conoscete qualcun'altro in grado di giocare così bene da stanco come riesce a fare Steve?”
Ce ne vengono in mente pochi…
Non bisogna poi trascurare il fatto che, con i costanti progressi fatti registrare da Amarè, la ritrovata vèrve di Diaw, e la maturità acquisita da Barbosa, (ormai a suo agio anche nel delicato ruolo di point-guard) la vita sul parquet per il canadese sia indubbiamente diventata più semplice rispetto alla scorsa stagione, quando sempre per citare le parole del suo coach: "A causa dell'assenza di “STAT” aveva la pressione di inventare in quasi ogni possesso, per far si che il nostro sistema rimanesse efficace".
Ci rendiamo conto che il "toto-MVP" è ancora ben lungi dal calamitare le attenzioni dei più, ma consentiteci - fin da adesso – di perorare la causa di questo sensazionale artista dei canestri, con la consapevolezza che qualora ad essere insignito di tale onore fosse qualcun altro, ( la concorrenza è acerrima come al solito) Steve avrà comunque la possibilità di "consolarsi" tentando di timonare la sua squadra fino alla finale, per poi vincere "quell'altro"… trofeo di MVP , ancora più prestigioso.
E allora si che ci sarebbe da darsi un pizzicotto…