La monotonia dei Pacers

Continua il momento positivo di O'Neal, ma è troppo solo…

E' veramente difficile riuscire ad immaginare questi Pacers nelle zone nobili della Eastern Conference. Sembra non esserci la giusta maturità , la giusta consapevolezza, forse anche per un discorso tecnico-tattico.

Soliti Pacers. Bravi quando l'avversario è abbordabile e abbordabili quando l'avversario è bravo, o se volete debole con i forti e forte con i deboli. Vittorie contro i New York Knicks e la notte scorsa a Philadelphia contro i rimaneggiatissimi Sixers, con la sconfitta casalinga nell'intervallo fra le due gare contro i Jazz.

Ora il record è un pelo sopra il 50% con 14 vittorie e 13 sconfitte. La partita contro i Knicks è di quelle che riesce ad illuderti per farti immaginare che sia la volta buona per creare una striscia di vittorie importante e uscire dall'etichettatura di “average” team, perchè i Pacers venivano da un'altra bella vittoria contro i rivali dei Pistons.

Invece no, perché nella terza gara casalinga consecutiva, i Utah Jazz danno letteralmente lezioni di pallacanestro alla Carlisle's band. Proprio in queste due partite si riconoscono i Pacers, pimpanti e belli da vedere contro chi è sicuramente inferiore, ma sottomessi invece quando ad affrontarli c'è una signora squadra.

Contro New York, ovviamente tante buone cose da sottolineare, partendo da un attacco stellare, in grado di realizzare 42 punti nel solo secondo quarto (season high ndr), di smazzare 27 assists e di tirare con un invidiabile 12-23 dall'arco dei 3 punti (season high anche questo per triple realizzate).
Mentre in difesa il lavoro su Eddy Curry si è fatto sentire, limitandolo a soli 10 punti, quando veniva una serie di 6 partite consecutive con più di 26 punti a gara.

Poi sconfitta contro i Jazz, nel quale l'ambiente ha passato più tempo ad elogiare il basket praticato dalla squadra di coach Sloan che nel capire quali sono le soluzioni per cambiare rotta in casa Pacers. “Loro hanno giocato bene per tutta la gara e penso che dall'inizio alla fine il loro “collettivo” è stato sicuramente superiore al nostro — commenta il coach Rick Carlisle – Utah è un modello per tutte le squadre NBA. Il loro gioco e solido e ben collaudato”. “La miglior squadra che abbia mai affrontato quest'anno”.

Il primo commento a caldo di O'Neal. “Ci hanno dimostrato il perchè hanno il 2° miglior record della lega — continua il #7 – loro non sono molto spettacolari, semplicemente loro giocano a basket e lo fanno con tanta intensità “.

“E' una squadra che gioca con tanta “disciplina” e sono ben allenati, non ci sono dubbi — aggiunge Sarunas Jasikeviciushanno molti giocatori intelligenti che sanno sempre qual'è la cosa migliore da fare in quel momento”.

Anche Mike Wells, noto giornalista dell'Indianapolis Star, non è esente dagli elogi. Per lui Utah è una squadra che circola molto bene la palla e raramente prende dei brutti tiri, una squadra che non passa tempo a protestare con gli arbitri e poi anche una squadra che in difesa gioca di squadra.

Se dovessi continuare a riportare le dichiarazioni dei protagonisti, questo diventerebbe il report dei Jazz. La verità  è che in quella partita (che se fosse stata vinta, sarebbe stata la terza di fila, per la prima volta in questa stagione) tolto il solidissimo contributo di O'Neal da 31 punti, il resto del quintetto base ha collezionato un pessimo 6-34 dal campo, troppo poco.

Senza contare il fatto che Al Harrington dal 18 dicembre 2002 quando giocò 10 minuti a Houston, non riusciva a trovare la via del canestro per tutta la durata del match. Per lui c'è una patetica attenuante del problema falli, ma anche i soli 3 tiri tentati fanno testo. Al Wachovia Center di Philadelphia, per i Pacers la vittoria era un obbligo dopo 5 sconfitte consecutive lontano dalla Conseco Fieldhouse, vista la rimaneggiatissima squadra dei Sixers, con Chris Webber infortunato (sostituito da un nativo di Indiana, ovvero Allan Henderson ndr) e ancora sotto choc per aver perso il loro leader [b[Allen Iverson.

Però nonostante ciò i Pacers non hanno convinto aldilà  della vittoria. 59 punti (di cui 16 nell'ultimo periodo) dell'accoppiata O'Neal-Jackson trascinano i Pacers. Per il primo continua il momento positivo, aggiornando il season high per punti a quota 34, tirando bene (13-21 dal campo e 8-9 dalla lunetta) e catturando 11 rimbalzi.

Se nella partita precedente avesse preso un rimbalzo in più che gli avrebbe permesso di andare in doppia-doppia, avrebbe raggiunto Detlef Schrempf per averne collezionate 9 in fila, record di franchigia. “Due giocatori per noi hanno giocato veramente alla grande — facile immaginare chi per Carlisle – ma credo che la chiave della vittoria sia stato Foster che è stato molto bravo negli aiuti su Iguodala.

Secondo Wells, i Pacers per 45 minuti sembravano giocassero contro uno squadrone, mentre nei restanti 3 si sono resi conto che i Sixers avevano appena ceduto Iverson ai Nuggets e giocavano senza Webber ma soltanto con dei giocatori di complemento. Senza dimenticare che i Sixers venivano da 10 sconfitte filate.

Da tifoso è bene dire che era importante vincere, da opinionista meglio dire che c'è da lavorare e forse qualcosa da cambiare.

Nelle ultime partite, Al Harrington non sta rendendo al meglio. La brutta virgola contro i Jazz e gli appena 7 punti tirando 3-11 dal campo a Philadelphia (dove negli ultimi 6 minuti è rimasto a guardare la partita dalla panchina) non sono usuali per lui che è la seconda opzione offensiva della squadra.

“Non sono preoccupato riguardo Al, è un veterano ormai e sono sicuro si riprenderà  subito — tranquillizza Carlisle che poi riprende anche un vecchio discorso – il cambiamento da power forward a small forward è stato positivo per la squadra”.

In contrapposizione invece Danny Granger, che partendo dalla panchina sembra abbia trovato la giusta dimensione, contando anche i progressi che sta facendo, al tiro dalla lunga soprattutto. 6 bombe realizzate su 10 tentativi nelle ultime tre uscite.

In queste prime 27 partite ha tirato già  nettamente più volte rispetto a quanto abbia tirato l'anno scorso in tutta la stagione. Inoltre la percentuale è intorno al 48% in questo momento (45-103 complessivamente).

“Questa estate ci ha lavorato tantissimo e il lavoro sta pagando alla grande — sottolinea il coach – è importante per noi perché abbiamo bisogno di questa sua arma”. Nella notte, il ritorno di Harrington ad Atlanta, dopo un estate di tira e molla ma che alla fine lo hanno diretto ai Pacers.
Giorno dopo si torna alla Conseco Fieldhouse per affrontare i Minnesota Timberwolwes.

Tempo di Rumors?

Il sottoscritto è spesso in giro per il web nei forum americani, per cercare di raccogliere più indiscrezioni possibili riguardo la squadra.

Di Allen Iverson si è parlato tantissimo, un suo possibile arrivo ai Pacers lo hanno sognato in tanti, ma alla fine hanno dovuto arrendersi alla dura realtà . Non appena Corey Maggette ha fatto sapere tramite il suo agente di voler lasciare i Los Angeles Clippers qualora ce ne fosse la possibilità , non sono mancate le ipotesi di trade.

Ai Pacers serve terribilmente un giocatore abile nelle penetrazioni, che sappia attaccare il canestro e che abbia punti nelle mani. Maggette è questo tipo di giocatore, colui che serve a Indiana per cercare di cambiare rotta.

Ovviamente il principale indiziato a lasciare Indiana per arrivare al giocatore dei Clippers è Stephen Jackson, ormai antipatico a molti nei forum dei tifosi Pacers. Ma andando all'opinione giornalistica, Andrew Perna di RealGM.com, nello stesso pacchetto di Jackson inserirebbe anche il rookie Shawne Williams e una seconda scelta pur di arrivare al #50. Non so fino a che punto sarebbe d'accordo Larry Bird, che ha sempre difeso la sua ultima scelta al draft…

Secondo Chad Ford di ESPN.com, per aggiudicarsi Jamaal Magloire ci sarebbero anche i Pacers. C'è però da valutare il suo contratto in scadenza e capire le intenzioni del giocatore, prima di abbozzare una trade (che comunque vede Marquis Daniels tra gli indiziati a cambaire maglia).

Magari ci sarà  un bel regalo di Natale…

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