Nervi testi ultimamente per Mike Bibby…
C'è una strana atmosfera attorno a questi Kings; un misto di malcontento e rabbia che s'era leggermente diradato dopo la bella vittoria in rimonta nello Utah, ma che è tornato prepotentemente d'attualità dopo le due successive sconfitte contro Phoenix e contro Dallas.
Perdere non piace a nessuno, specie in una squadra dove in linea di massima l'abitudine è vincere la maggior parte delle partite.
"So che tutti qui dentro vogliono vincere - ha assicurato John Salmons dopo la sconfitta casalinga 109-91 contro Dallas - il problema è che dobbiamo trovare il modo di tirarla fuori quando conta" La postura del giocatore, spalle chiuse e testa ciondolante verso il basso, tradiva tutta la sua delusione. Non potrebbe essere che così dopo 8 sconfitte nelle ultime 10 partite.
Tutto questo desiderio contro i Mavs per la verità non si è visto. E' improponibile a questo livello di competizione iniziare una gara concedendo 14 canestri sui primi 18 tiri; anche se davanti hai il miglior attacco della lega. Non è una questione di allenatori, giocatori e sistemi: si tratta di piegare le gambe e rientrare in difesa.
"Credo che semplicemente la squadra debba giocare meglio" aveva tagliato corto Geoff Petrie commentando il momento della sua squadra prima della vittoria contro i Jazz.
Al di là dell'apparente banalità , la frase del dirigente biancoviola fotografa la situazione d'un gruppo che non ha ancora raggiunto la sua forma definitiva. Nel frattempo, spifferi di spogliatoio indicano una vaga insoddisfazione di Bibby e Artest per quanto vedono attorno a loro.
L'ex play dei Grizzlies è stato coinvolto indirettamente nell'assurda questione riguardante Allen Iverson: "Non posso controllare quello che non dipende da me - ha risposto il giocatore visibilmente stizzito ad una domanda d'un giornalista locale - credo che si tratti di questioni di lavoro quindi posso chiedere solo correttezza nei miei confronti, non certo che non prendano decisioni che mi riguardano." E' una vecchia questione iniziata quando il giocatore non gradì il modo in cui si concluse l'era Webber.
Bibby che chiaramente s'è sentito merce di scambio, sta giocando la peggior stagione, numericamente parlando, da quando è nel North California: il 36% al tiro con il 27% dall'arco dei 3 punti dicono fino ad un certo punto d'un giocatore che, pur con tutti gli acciacchi di un atleta che a 30 anni ha un chilometraggio già molto elevato, è molto meno aggressivo rispetto alle precedenti edizioni.
Tutto il fastidio del play è venuto fuori a Salt Lake city dove la sua squadra ha vinto in rimonta nel quarto periodo grazie anche ad un suo tiro fondamentale a 3' dalla fine.
"Mi stupisco che voi vi stupiate - ha dichiarato in conferenza stampa il giocatore - credo di esser sempre stato capace a tirare, no?"
Pochi minuti prima ad un Martin festante per l'impresa del suo compagno Bibby aveva risposto: "Dai, non comportarti come i giornalisti"
Per quanto riguarda Artest si tratta "solo" del rovescio della medaglia: "Non posso - ha detto il newyorkese dopo una recente sconfitta - marcare da solo tre avversari".
Il riferimento era a Baron Davis e Matt Barnes, solo due quindi.
Nel giro d'un mese quindi le critiche dell'ex Pacers hanno riguardato le capacità offensive dei compagni, il sistema offensivo del suo allenatore ed ora l'approccio difensivo. Che poi non avrebbe nemmeno tutti i torti; il problema è che uno così in spogliatoio va sopportato.
Come sempre in questi casi s'è diffusa la voce di screzi fra i due giocatori che dovevano costituire il guida tecnica della squadra; la stampa ha soffiato sul fuoco di quest'argomento più che altro per stimolare Eric Musselman.
Finora l'atteggiamento del nuovo coach è un rebus; è evidente che, dal punto di vista tecnico, l'ex Warrior abbia cavalcato l'esplosione di Kevin Martin. Quest'ultimo, assente contro Dallas per una distorsione alla caviglia, è il suo giocatore.
Più in generale però, la durezza tipica della sua conduzione nella baia a Sacramento non s'è ancora vista; la vicenda del rapido aggiustamento del sistema offensivo per venire incontro ai giocatori è emblematica. Un "players coach" che non è riuscito a portare in squadra la mentalità per cui era stato preso; per conferma basti notare la tendenza dei Kings a iniziare le partite a ritmo "contenuto".
Non c'è differenza fra quello che abbiamo fatto noi e loro - ha detto Musselman dopo la sconfitta contro gli Warriors - solo che i nostri avversari hanno giocato con maggiore convinzione." Critiche per tutti, tranne che per Martin, autore quella sera di 32 punti.
Questo è uno dei noccioli della questione; posto che i limiti ci sono, la squadra dovrebbe riconoscerli e comportarsi di conseguenza.
Per fare questo qualcuno ha invocato un incontro a sei occhi: Musselman, Bibby e Artest per dirsi tutto e ripartire. Di fatto, l'unica cosa su cui tutti gli osservatori concordano e che il generale deve stabilire una forma di autorità nei confronti delle sue truppe.
Poi arriveranno le questioni tecniche: i giocatori devono sapere cosa fare sul campo e, soprattutto, quali sono le gerarchie nei momenti caldi.
Se ci sono dei limiti, e in questa versione dei Kings ce ne sono, devono essere riconosciuti e accantonare la bella favola della squadra forte tecnicamente che segue bene a metà campo. A volte per vincere è necessario sporcarsi le mani e sudare.
E' una verità dura perché in organico non ci sono troppi giocatori in grado di farlo. Però la Western Conference è un postaccio per chi ambisce alla posizioni di vertice.