La smorfia di Sterling

Ma chi me l'ha fatto fare?… – Donald Sterling

Allo Staples Center i Clippers sono sotto di pochi punti in una partita ancora apertissima contro i Rockets di Yao Ming. Una palla persa in attacco dalla squadra di casa ed una breve sospensione di gioco. L'inquadratura abbandona il parquet per regalarci l'espressione eloquente, un mix di noia e disgusto, dello storico owner dei Los Angeles Clippers.

Sterling è tutt'altro che soddisfatto sia del gioco che dei risultati della sua squadra, proprio in quello che doveva essere l'anno della consacrazione. Tutti confermati, tutti rinnovati. Grande fiducia e contratti firmati senza fare gli sparagnini (Tim Thomas, Cassell, poi Kaman ed infine anche coach Dunleavy).

Qualsiasi esito abbia la stagione della seconda franchigia di Los Angeles, nessuno potrà  biasimare il ricco proprietario immobiliare da un quarto di secolo proprietario dei Clippers. Questa volta non sarà  colpa sua.

Tanto per cambiare

La sensazione di chi vi scrive è che la situazione stia scappando di mano. A tutti!

La pace tra Maggette e coach Dunleavy è già  finita. L'agente del giocatore ha chiesto il trasferimento del suo assistito. Corey promette di onorare sempre la divisa dei Clippers garantendo il suo impegno in campo, ma conferma che il rapporto con il coach è ormai insanabile. Dunleavy è tornato a ripetere il motivetto del “devo guardare al bene della squadra, non a quello dei singoli”.

L'esperimento sesto uomo era promettente e Maggette era diventato il secondo realizzatore della squadra. Ma quando perdi, l'ambiente è negativo ed i malumori, anziché andare sfumando finiscono per amplificarsi. Esperimento fallito ed ormai inevitabile cessione dello swingman da 7 stagioni ai Clippers.

I tifosi (a.k.a. The ClipperNation) sono passati dall'euforia di inizio stagione ai primi, seppur rari, fischi ai giocatori. Soprattutto hanno preso posizione sulle voci di mercato di questi giorni: “Bring Allen Iverson!!”

Cassell sta magnificando le qualità  ed i progressi (effettivi) di Shaun Livingston, forse per proteggersi da un eventuale arrivo del n.3 dei Sixers, mossa che sminuirebbe indubbiamente il ruolo in campo di Sam I Am.

Elton Brand ammette che tutti questi rumors sono una distrazione per la squadra, ma dopo due mesi di alti e bassi non è più tempo di alibi.

Pensare che, in fondo, i risultati non sono poi disastrosi. Qualche vittoria in meno dello scorso anno, qualche problema in più, nulla di compromesso. Ma pazienza e fiducia sono virtù rare, specie nel mondo dello sport. A Los Angeles qualcosa sta per succedere, qualcosa sta per cambiare.

Dunleavy sostiene che la possibilità  di cambiare degli elementi del roster è reale, ma che non ci saranno scambi privi di senso, di utilità . Non si cambierà , tanto per cambiare.

Tuttavia, la mia personale opinione è che gli avvenimenti spingono nella direzione di alcuni cambiamenti, a prescindere dalla loro effettiva validità . A supporto della mia tesi alcuni fatti.

Premessa: tutto quello che segue è da considerarsi rumors.
Si dice che i Clippers abbiano fatto diverse proposte ai Sixers per Iverson e che Maggette fosse presente in ognuna di esse. Quando i Sixers si sono imputati per avere Livingston, i Clippers si sono tirati fuori.
Ora però i Clippers stanno, come ammesso da Dunleavy, guardandosi attorno per vedere se è possibile migliorare il roster. Ancora una volta Maggette è il giocatore messo in vetrina. Per molto tempo Baylor ha ascoltato e rifiutato proposte per Maggette, ora invece sono i Clippers ad offrirlo a destra e a manca.

I Clippers sono la peggiore squadra della Lega dall'arco dei tre punti: tirano poco (ultimi per tentativi) e male. Tim Thomas è molto discontinuo, Mobley si limita a due tentativi a partita, Cassell è infortunato e comunque finora poco preciso dalla lunga distanza, Livingston non è certo un tiratore da oltre l'arco, idem per Ross.

Qualche settimana fa l'idea che attestò definitivamente lo stato d'emergenza: sessioni extra di tiro per Maggette. Corey non è mai stato né mai sarà  un tiratore dalla lunga distanza. In carriera vanta un misero 31%, nelle venti partite di questa regular season, il suo disastroso record è di due canestri su 27 tentativi.

Per farla breve, ai Clippers serve un killer dalla lunga distanza. Lo scontento Maggette fa gola a tanti. Da qui all'Allstar Game qualche trade verrà  definita, specie se i risultati continueranno ad essere insoddisfacenti.

Iverson è davvero la risposta?

Per i tifosi sì. E da un certo punto di vista hanno ragione: a questa squadra manca una super-star, un go-to-guy, un giocatore capace di prendere in mano la squadra e condurla fuori dai guai a suon di canestri. Ma gli attuali problemi sono risolvibili prendendo Iverson e rinunciando al duo Livingston-Maggette? La mia risposta, no!

Il Male che affligge questa squadra si chiama, e spiace dirlo, personalità .

Brand è la star della squadra, la prima opzione offensiva, un giocatore che nella scorsa regular season è stato quasi inarrestabile, ripetendosi anche nei playoff. Giocatore da partita delle stelle, da Team USA. Anche in questi due mesi ha dimostrato di poter segnare 30 punti e catturare 15 rimbalzi. Ma a volte, nei momenti caldi, resta ai margini del gioco, si nasconde nel pitturato. Declina responsabilità , rifiuta tiri.

Livingston era partito abbastanza male ma, complice l'infortunio subito da Cassell, si è ritrovato a dettare i giochi per molti minuti con risultati in continua crescita: più punti, più assist, poche palle perse, buone prestazioni difensive. Ma per gli ultimi minuti, quando la partita è punto a punto, ancora non è maturo. Come dimostra anche l'ultima sconfitta contro i Rockets.

Quando Cassell non gioca o resta in campo per pochi minuti, i Clippers perdono. Sempre. Con tutto il rispetto per il due volte campione NBA, un giocatore di 37 anni non può essere un fattore così determinante per una squadra ambiziosa.

Il roster, pressoché inalterato rispetto allo scorso anno, non si esprime sui livelli dello scorso anno. Non c'è Iverson che possa trasformare i Clippers in una contender, se non ritornano almeno a ripetere le prestazioni (più che i risultati) della scorsa stagione.

Erano la squadra che concedeva la peggior percentuale realizzativa agli avversari, ora sono ventiduesimi. Erano secondi in quanto a rimbalzi catturati, ora sono undicesimi. Quanto pesa il fattore difesa? Nelle prime settimane, pur non giocando benissimo, erano riusciti a far giocare male gli avversari. Quando la difesa ha iniziato a vacillare, il crollo. Un dato su tutti: quando i Clippers hanno concesso almeno 100 punti agli avversari, hanno per 10 volte su 11.

Per concludere e sintetizzare il mio pensiero… “Abbiamo davvero bisogna di un cambiamento. In noi stessi.” sostiene Elton Brand, “la nostra squadra deve migliorare, QUESTA squadra.

La settimana

L 103-108 vs. Houston Rockets
L 99-109 @ Portland Trail Blazers
L 82-111 vs. Utah Jazz
L 81-103 vs. San Antonio Spurs

43.5% [10-13] – ultimi nella Pacific, tredicesimi nella Western.

Settimana iniziata contro gli Spurs. Assenti Maggette e Kaman, ma anche Cassell e Thomas non al meglio giocano 14 minuti in due. Spurs subito travolgenti e il garbage-time inizia prestissimo. Note positive: Paul Davis chiude con 15 punti (7/10) e 6 rimbalzi in 22 minuti. Clippers 0/8 da tre punti.

San Antonio muove la palla benissimo. Il suo giocatore più pericoloso, Tim Duncan, gioca in post-basso, viene raddoppiato, ma riesce comunque a segnare (7/10 dal campo) e fare pagare i raddoppi (6 assist).

Anche i Clippers hanno il loro atleta di spicco vicino a canestro, ma Brand oltre ad un sufficiente 5/11 dal campo, non serve neppure un assist! O se preferite, i compagni non puniscono i raddoppi sull'ala californiana.

Poi anche i Jazz arrivano allo Staples Center ad irridere il temibile fattore-campo della franchigia di Sterling. Utah 51% dal campo, contro il 40% dei padroni di casa, 7/13 nelle triple per i ragazzi di coach Sloan, 3/13 per quelli di Dunleavy: analisi finita. Nota positiva: rientra Kaman con 19 punti, 10 rimbalzi e l'energia che finora gli era mancata.

L'Oregon potrebbe essere la tappa giusta per tornare a vincere. I Clippers segnano il 59% dei loro tiri eppure perdono! Blazers con il 51% dal campo e 8 palle perse in meno dei rivali, tradotte in 10 conclusioni tentate più degli avversari. Quando La difesa losangelina si chiude su Randolph (autore di 26 punti) questi la punisce con 5 assist. Portland allunga grazie a 9/15 from downtown, mentre i Clippers registrano l'ennesimo misero 1/5 dalla distanza. Elton Brand in doppia doppia per punti (23) e rimbalzi (10) ma registra un unico, misero assist.

Senza Cassell – e dopo meno di 4 minuti anche senza Thomas che si fracassa il gomito su Mutombo – i Clippers ricevono la visita dei Rockets di Yao Ming. Il cinese si dimostra giocatore dominante come pochi nel pitturato, ma la grande partita di Kaman (20 punti e 11 rimbalzi) riesce a limitare i danni provocati dal centro di Houston. Grande impegno anche in fase difensiva per il pivot dei Clippers, capace persino di stoppare Ming e costringerlo a faticare nel quarto periodo.

Cinque palle prese in più degli avversari, il 52% dal campo concesso ai Rockets. Non solo, Head, Battier ed Alston respingono i tentativi di rimonta dei Clippers con 8/17 dalla lunga distanza. Raddoppi Ming, i suoi compagni ti puniscono… haven't you heard it all before?.

La squadra di Dunleavy termina la gara con 2/6 da tre punti.
Quando nei minuti finali bisogna recuperare un gap di 6-7 punti, i Clippers non tentano MAI il tiro dalla lunga distanza.
Inspiegabilmente.

Striscia aperta di cinque sconfitte consecutive. Toronto, Dallas e Houston le avversarie dei prossimi sette giorni. Hard times.

Prossimo aggiornamento il giorno di Natale, confidando in qualche regalo.

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