The real K-Mart

Lo stile non è esattamente il punto di forza di Martin…

Il vero K-Mart è a Sacramento
Chi segue il fantastico mondo NBA potrebbe aggiungere al titolo: "Già , anche perché è l'unico rimasto", riferendosi al fatto che l'altro Martin (Kenyon, ala grande dei Denver Nuggets) il 15 Novembre è stato messo fuori combattimento per tutta della stagione da un intervento in artroscopia al ginocchio sinistro.

In realtà , statistiche e non solo alla mano, pare che il titolo sia corretto anche per quanto sta facendo il ragazzo dei Kings (Kevin, guardia di Sacramento) che, al contrario di Kenyon prima scelta as7soluta del 2000, non sta rimanendo un'eterna promessa, ma sta sbocciando(sarebbe meglio esplodendo nel caso di Kevin).

Si stanno aprendo tante mascelle nella "City of trees" e non solo, rimaste colpite duramente dalla mutazione da baco in splendida farfalla del ragazzo. Le cifre sono davvero impressionanti, il modo di giocare anche,della sfrontatezza non ne parliamo.

Sembra tutto tranne che un 23enne il Kevin Martin versione 2006-2007, andiamo allora a conoscere chi è la star della capitale della California (anche perché a Sacramento hanno solo i Kings per quanto riguarda gli sport professionistici maschili).

Kevin Martin, da Zanesville (?) a West Carolina
Kevin Dallas Martin Jr. nasce il 1 Febbraio 1983 a Zanesville nell'Ohio. Nell'unica cittadina al mondo che può vantare un ponte a Y ( un ponte che si divide in 2 strade per collegare 3 valli contemporaneamente ) Kevin fece l'High School, prima di andare a giocare e a laurearsi in Sport Management a West Carolina Universitiy.

Qui giocò per 3 stagioni con cifre di tutto rispetto mettendo a segno nelle 79 partite – di cui 77 da titolare – in cui posò il piede in campo 23,3 punti, 4,5 rimbalzi e quasi 2 assist.
Sin dalla prima stagione con indosso la divisa viola dei Catamount ( il soprannome della squadra. Il Catamount è una specie di puma,dunque un felino) Kevin iniziò a macinare record degni di chi non si trova su un parquet per caso e ha le possibilità  e la voglia per sfondare.

Pur non avendo mai vinto nulla con il College si fece notare dagli scout per essere diventato il quarto realizzatore nella storia della squadra di basket nella Division I, terzo nel numero di tiri da 3 e liberi segnati, e secondo nella percentuale di tiri liberi andati a segno con un eccellente .841 (compreso anche il passaggio ad una realtà  parallela il 17 Gennaio 2004 nella partita contro East Tennesse State con un irreale 21 su 23 ai liberi).

Fratelli coltelli: i Maloof e la ventiseiesima chiamata
Dopo queste 3 ottime annate nel Draft del 2004, tenutosi il 24 Giugno a New York, divenne il primo giocatore della storia di West Carolina University ad essere scelto al primo giro di un qualsiasi sport professionista americano, oltre che il secondo nella storia della Southern Conference.

Quell'anno al draft ci furono 29 scelte al primo giro - Minnesota fu esclusa a causa di violazioni salariali - e l'ex puma dovette attendere fino alla chiamata numero 26 quando i fratelli Maloof decisero di chiamarlo.

Iniziò dunque nel primo anno dopo la caduta dei Lakers tri-campioni la prima stagione di Kevin, ragazzo cresciuto nel mito di MJ e dal cuore unico come il ponte a Y della sua città  natale. Si sprecano infatti le occasioni in cui ha dedicato del tempo e/o dei soldi ad aiutare i più deboli, i malati o semplicemente firmare autografi ai bambini e stare con loro. E'arrivato nella squadra giusta da questo punto di vista, anche perché ha trovato compagni come Ron Artest (incredibili le sue storie quando si tratta di aiutare gli altri, meno fantastiche quando si tratta di aiutare i nervi dei suoi dirigenti) e Ronnie Price.

Dicevamo della sua prima stagione, quella 2004-2005, nella quale ebbe come capo allenatore Rick Adelman, da tutti ritenuto un buon coach, che però non è mai riuscito a vincere un titolo anche perché sul suo cammino ha trovato prima i Bad Boy di Detroit (1990) e poi il 23 di Chicago (1992) nelle 2 Finals raggiunte e perse della sua carriera.

Il primo anno di Martin nella Lega non fu certo dei migliori e in media i suoi minuti giocati nella stagione da rookie furono pochini: si passa dai 3,8 minuti giocati nel mese di novembre,dunque ad inizio stagione,ai 15,1 di Gennaio. In totale nelle 45 gare in cui è sceso in campo, mai nello starting five però, mise insieme 455 minuti e 131 punti, che diviso 45 danno 10,1 e 2,9. Niente di speciale insomma, anche viste le potenzialità  che sta mostrando ora.

Per la semplice cronaca in quella stagione i Kings vennero eliminati al primo turno di playoff 4 a 1 dai Sonics. Non fu però una stagione come le altre quella 2004-2005, ma può essere considerata come l'inizio della rifondazione in atto tuttora, con la cessione di Webber e a breve di Stojakovic, due pedine esistenziali per la squadra negli anni delle grandi battaglie Kings (Queens?Vero Shaq?) – Lakers.

Ma c'è un altro Martin nell'NBA!
L'anno baskettaro scorso, il 2005-2006, ha visto la lenta crescita di Kevin il quale godeva ormai di una certa fiducia da parte dello staff dei Kings e, dopo un'inizio stagione passato in linea con le cifre dell'anno precedente, ad inizio 2006 ha visto esplodere i suoi numeri, arrivando in doppia cifra e giocando dai 30 minuti a partita in su.

Indubbiamente questi aumenti furono dovuti anche alla partenza di Stojakovic e Adelman capì subito come lo spazio del serbo concesso a quel ragazzino era ricambiato a peso d'oro specialmente dietro alla linea da 3 punti (sempre sopra il 40% di realizzazione da gennaio) e dalla linea della carità  (qui siamo in orbita, 84,7 % nella retina), percentuali che assomigliano molto a quelle di Peja in maglia viola.

La squadra dopo la trade con i Pacers si risollevò oltre che attraverso la crescita di Martin anche grazie all'arrivo di Ron Artest che come sempre mise in campo tutto quello che possiede: grinta difesa e voglia,per puntellare lo sbarco nei playoff con 44 vittorie e 38 sconfitte.

Playoff è una parola che viene illuminata nelle insegne dell'Arco Arena 2 da ben 8 stagioni(quella attuale è infatti la seconda versione dell'Arco Arena ma, nonostante il numero 2 a fianco del nome è uno dei palazzi dello sport meno capienti nella fascia di terra compresa tra il Messico e il Canada).

L'anno scorso l'apparizione ai playoff fu corta come la precedente, anche perché i Kings trovarono sulla loro strada gli Spurs in post-season mode, e sappiamo tutti quanto i ragazzi di Popovich siano temibili da Maggio in poi. San Antonio vinse 4 a 2 la serie e l'Arco Arena si spense dunque fino all'inizio di questa stagione. Non si spensero però le luci su K-Mart capace di giocare delle partite che lasciarono speranza a dirigenti e tifosi per il futuro: in gara 2 riuscì a segnare 26 punti e coronò gara 3 con la rubata e il canestro in lay-up che valse il 2 a 1 nella serie.

Ma dopo quest'illusione le seguenti 3 partite all'AT&T Center, casa di Duncan e soci, rispecchiarono i valori in campo e i Kings furono spediti in vacanza. Oltre alla squadra il 9 Giugno fu spedito in vacanza, a tempo indeterminato però, anche coach Adelman e al suo posto arrivò Eric Musselman, figlio di un grande allenatore come l'ormai defunto papà  Bill.
Stagione in corso:in campo i carichi da 11, Kevin rules in Sacramento

Passata un'estate abbastanza movimentata per il resto-non resto (traducibile con: "Me li date o no sti 10 milioni?" e conclusosi con il passaggio ai Rockets) di Bonzi Wells, Sacramento si è presentata alle porte di questa nuova stagione con voglia di rinascere e, senza saperlo, con il giocatore che attualmente è in lizza per il premio di miglior migliorato – scusate il gioco di parole – dell'anno.

Stiamo parlando ovviamente di Kevin Martin e le motivazioni del premio(si badi bene, per ora si parla di lui, ma i titoli veri si danno a Giugno) si capiscono anche leggendo i numeri, oltre che vedendo le partite dei Kings. Leggendo queste cifre lampeggia il fatto che in quasi tutte le statistiche abbia fatto season high e career high in queste prime 15 partite. Un inizio sprint dunque, che può variare da 35 punti rifilati ai Sonics a domicilio ai 12 tiri dalla lunetta (sempre contro gli Spurs, che ce l'abbia con loro?) alle 4 palle rubate ai guerrieri di Oakland.

Il numero 23 dei Kings è ormai diventato un giocatore in grado di poter decidere la serata, grazie ad una tecnica di tiro particolarmente efficace, anche se non stilisticamente perfetta, e la capacità  di punire i falli fatti sulle sue penetrazioni dalla lunetta.

Essendo un giocatore longilineo ( 2 metri e 01 per 84 chili, diciamo pure molto magro) ha anche una gran velocità  di base,cosa che gli permette di poter uscire in anticipo rispetto ai difensori dai blocchi dei suoi compagni e punire la difesa con un tiro perimetrale rilasciato dalle mani con una velocità  pazzesca.

Il ragazzo ha fatto di necessità  virtù, e non essendo dotato di grande potenza ha scelto la strada migliore per emergere, quella della rapidità . E per ora sta emergendo bene.

Ha infatti raddoppiato il suo fatturato di punti,passando da 10,8 al 22,9 attuale che lo colloca in testa ai marcatori dei Kings. La cosa che colpisce di più è però la percentuale ai tiri da 3, un 50 % di realizzazione che pochi possono vantare. E' attualmente al settimo posto nella classifica dei migliori tiratori di liberi (90,4%) e al dodicesimo nella percentuale dal campo (54,1%).

Sin dall'inizio della stagione non ha fatto distinzioni picchiando le retine avversarie, sia che fossero di squadre dell'est sia dell'ovest, scollinando 3 volte i 30 punti o oltre e andando solo 4 volte sotto i 20 (considerabili il suo par di stagione), rendendosi dunque importantissimo in attacco per la squadra.

Per la truppa gli ordini di Musselman dopo 15 partite si contano 8 w e 7 l, in una division difficilissima come la pacific, per ora comandata dai nemici angelini dei Lakers. La squadra sembra però buona e i playoff sono ampiamente alla portata per la nona stagione di fila, ma le possibilità  di fare strada all'interno dei suddetti non sono però moltissime.

Gli Usa sono però terra fertile per le storie incredibili, un po' come questa, e se un giocatore è passato da mister quasi-nessuno a mister protagonista (dentro al campo,fuori dal parquet c'è Ron) in 4 mesi perché non crederci Sacramento Kings?

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