Discussione a quattro mani

Jared Jeffries da molti è considerato decisivo per la quadratura del cerchio dei Knicks

Ci scrive il precedente estensore di questa rubrica, raccogliendo la provocazione contenuta nell'ultimo report e contestare la tesi secondo la quale i Knicks vincono solo con squadre derelitte, mai contro i top teams della lega; l'argomento è interessante perché investe direttamente le prospettive del club da qui al termine di questa stagione. "Non ci sono solo i lati negativi: - leggiamo nella sua mail – perché non segnalare ad esempio la striscia di gare oltre i 20 punti di Eddy Curry? Era dai tempi di Spreewell che un giocatore blu arancio non faceva così bene. Quando era a Chicago il giocatore era considerato baby Shaq, ora non può essere diventato un brocco qualsiasi. "

L'ex Bulls attualmente è il presente e il futuro della franchigia, come fa notare il suo coach Isiah Thomas "la prima, la seconda e qualche anche la terza opzione offensiva della squadra." Ma fino a che punto sono attendibili i numeri di un giocatore di una squadra che contro i Celtics, non quelli di Russel quelli scassati cui siamo abituati, è stata sotto 68-38? La domanda non serve a criticare il giocatore bensì a chiedersi di cosa può aver bisogno una squadra che, nemmeno con un centro dominante, riesce a emergere nella divisione cenerentola della lega.

Contro Boston la squadra ha subito 31 punti nel primo quarto concedendo il 64% dal campo; a 4'20" dal termine del primo tempo il tabellone del Garden riportava di 56 punti segnati dai biancoverdi fra i furiosi boati di disapprovazione del pubblico della grande mela.

Da una situazione che sembra tanto da encefalogramma piatto, può partire la discussione: qual è il risultato minimo da richiedere a questo gruppo di giocatori? Conosciamo già  l'opinione di James Dolan che in questo periodo non va al Garden ma, chitarra alla mano, si prodiga per la lotta contro il cancro: il figlio di papà  vuole i playoffs e l'ha fatto sapere al suo dirigente-allenatore Thomas. Da questo punto di vista riconosciamo che la situazione è fluida: "Molti tifosi dei Knicks, dato il calendario proibitivo, avrebbero firmato per un record di 6-11 a fine novembre - ci scrive ancora il nostro collega. Le somme si potranno fare solo a gennaio." Verissimo, anche dopo, parere di chi scrive. Se la cima dell'Atlantic Division oggi è a 8-12, un record di 8-15 concede paradossalmente una prospettiva ottimistica.

Ma possibile che la prospettiva d'un gruppo con così tanti giocatori di talento che costano così tanto sia solo quella di andare ai playoffs, magari con un record pesantemente sotto il 50%? Da un lato, se questa squadra in un anno e un po' ha vinto solo 35 partite, difficilmente migliorerà  in maniera sensibile da qui a fine gennaio. Però abituarsi all'idea della mediocrità  (nella migliore delle ipotesi), quando hai lavorato, e speso, per costruire la grandezza è una prospettiva raggelante.

Vogliamo esagerare con la provocazione. E' rientrato Jeffries, l'ala piccola presa sul mercato per fare l'ala piccola e per porre fine al girotondo infinito avviato la Larry Brown.
Nel frattempo s'è infortunato Steve Francis, una tendinite al ginocchio difficile da valutare; secondo il portavoce della squadra l'ex Rockets perderà  al massimo una settimana, secondo fonti non ufficiali la cosa potrebbe essere più seria, ci fossero di mezzo le cartilagini.

Tutto questo consegna a Thomas un roster con gerarchie più definite. Stanotte hanno giocato in 8, una rotazione più in stile con l'ortodossia di questo gioco. Gli infortuni di Francis e Frye potrebbero dare a Thomas meno occasioni di "far casino" con i quintetti; cinque titolari dal ruolo ben definito con Marbury da regista, Crawford da guardia e Jeffries da ala. In front line Lee e Curry. Una decina di partite con questa struttura, dovessero andare bene, potrebbero dare certezze allo staff tecnico e a giocatori che finalmente non avrebbero l'ombra del cambio o del doppione da affrontare per ottenere minuti. E quindi potrebbero tranquillizzarsi un po'.

Sono mezzucci, è vero; qualcuno potrà  obiettare che abbiamo già  visto assieme Marbury e Crawford e la cosa non ha funzionato. Che questi giocatori sono perdenti con un quoziente intellettivo cestistico da sottosviluppati. Ma la continuità  d'utilizzo sarebbe il vero dato nuovo, che ridarebbe tanto per fare un esempio, a Robinson il suo ruolo di guastatore, senza chiedergli d'essere il play ragionatore dei momenti importanti che non può essere.

Se le cose dovessero andare in un colpo solo Thomas avrebbe trovato una dimensione come allenatore e una strada da percorrere per sfoltire un roster che così com'è, ma non lo diciamo da oggi, non ha senso. L'alternativa al momento non è chiara. Navigando in questo modo però ci sembra difficile evitare il naufragio.

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