Shaun Livingston: che sia la volta buona?
Non dovrebbe essere una notizia tale da meritare il titolo di un team report, ma prima del 9 dicembre i Clippers erano l'unica franchigia NBA a non aver ancora conseguito una vittoria in trasferta.
Al FedEx Forum di Memphis l'ottavo tentativo, finalmente vincente. Da qualche parte bisognava pur cominciare.
Continui aggiustamenti
Da inizio stagione i Clippers cercano di ritrovare lo smalto degli ultimi playoff, alternando prove quasi convincenti ad altre molto deludenti. La squadra è quella di un anno fa, i giovani hanno maturato una stagione d'esperienza in più ed i nuovi innesti non possono giustificare la situazione. Tim Thomas non si sta facendo apprezzare, ma neppure sta facendo chissà quali danni. So what?
Al di là delle analisi tecniche, spesso le sconfitte dei Clippers coincidono con partite in cui Dunleavy si lamenta della scarsa intensità . Per essere precisi, dopo la sconfitta a San Antonio, il coach con “la mancanza di intensità è inaccettabile” espresse il proprio disappunto per la infima prestazione dei suoi.
Concentrazione, determinazione e forma fisica sono dunque possibili cause (e attenuanti) di un avvio di regular season molto discontinuo. I risultati positivi tengono alto il morale perché, si sa, vincere aiuta a vincere e questa prima vittoria esterna può essere un'importante iniezione di fiducia.
“L'anno scorso abbiamo chiuso quasi con il 50% di vittorie in trasferta, quindi quest'anno abbiamo ancora molto da fare per riavvicinarci a quel record. Bisognava iniziare a vincerne una.” Elton Brand ha segnato 26 punti nella sfida vincente in Tennessee, è tornato top scorer della squadra e sta cercando di riportarla nei quartieri alti della Western Conference.
Le tre vittorie nelle ultime quattro partite portano indubbiamente la sua firma, l'intoccabile di coach Dunleavy, il cavallo vincente di Sam Cassell. Ma intorno a Brand, quasi tutto appare incerto.
Kaman, Maggette, Thomas, Mobley tutti, con le opportune distinzioni, sono discontinui. Il ruolo di centro titolare viene affidato a volte al biondone, altre ad Aaron Williams; perfino Maggette è diventato starter in un'occasione, al posto di Ross. Continui aggiustamenti che portano con sé anche un po' di confusione. Ora perfino la cabina di regia non è più la stessa: Livingston è tornato stabilmente la starting point guard.
La staffetta
Sebbene qualche minuto lo passano assieme sul parquet, Cassell e Livingston sono principalmente destinati a darsi il cambio nel ruolo di point guard. Pareva deciso che il veterano avrebbe avuto gli onori dello starter ma, complice la distorsione alla caviglia che ha costretto Sam I Am a giocare in condizioni precarie, Livingston ha avuto una nuova chance e questa volta se l'è giocata bene.
Buona difesa individuale, discrete percentuali di tiro, tanti assist e poche palle perse. Nella vittoria a Memphis ha messo a referto 9 assist e 1 palla persa in quasi 36 minuti di gioco. Livingston cresce e Dunleavy decide che è tempo di lasciarlo giocare di più.
“Il mio ruolo è cambiato, o almeno diciamo che è un po' diverso” ammette Cassell. “Ho detto a Mike (Dunleavy) che farò quel che serve per portare al successo questa squadra. Se questo significa partire dalla panchina, va bene lo stesso. Shaun inizia le partite, io so come farle finire.”
La partita vinta in Tennessee è una sintesi perfetta di quanto detto fin qui. Livingston gioca un'ottima gara, ma quando i Grizzlies cercano la rimonta nel quarto finale, il terzo anno dei Clippers fatica a condurre l'attacco dei californiani. Entra Cassell.
Il due volte campione NBA non è solo un noto clutch-shooter, ma sa gestire la palla negli ultimi minuti, ordinare i compagni in campo e reggere la pressione. Nuovo allungo dei Clippers, Sam chiude con 18 punti (in 27 minuti) e tanti saluti ai Grizzlies.
“Sono stato uno starter per 11 anni in questa Lega, partendo dalla panchina devo cambiare il mio approccio alla partita e capire in che modo avere impatto sulla partita.” Già Sam, ma ricorda che i due titoli a Houston li hai vinti da vice di Kenny Smith, quando con la tua consueta faccia tosta non ti preoccupavi di prenderti tiri importanti e nella quarta frazione tagliavi le gambe agli avversari.
La settimana
W 89-82 @ Memphis Grizzlies
L 82-111 @ San Antonio Spurs
W 101-97 vs. Miami Heat
52.6% [10-9] terzi nella Pacific, ottavi nella Western.
Settimana iniziata con la vittoria sui campioni in carica. Brand firma la seconda gara consecutiva con oltre 30 punti: dopo i 31 realizzati al cospetto di Dwight Howard, 33 punti (13/18 dal campo) e 17 rimbalzi per demolire gli Heat. Pat Riley a fine gara sottolinea la prova dell'ala ex Bulls: “È stata una di quelle notti in cui Brand è incredibile. Ci ha ucciso!”
Partita quasi dominata dai Clippers, ma mai fare i conti senza Wade. La guardia, MVP delle ultime Finals, tiene a galla i suoi rendendo incerte le battute conclusive di gara. Alcuni canestri di Brand e la precisione in lunetta di Cassell e Maggette tengono a distanza di sicurezza gli Heat.
Si parte per il Texas alla ricerca della prima vittoria esterna, ma il Texas non è un buon posto per iniziare, tanto meno contro gli Spurs. Non c'è mai stata partita. Parker mette in crisi la difesa dei Clippers con i suoi penetra e scarica e San Antonio prende presto il largo.
Gli Spurs chiudono una partita impeccabile con 31 assist e solo 6 turnovers. Livingston con ammirabile sincerità racconta la sconfitta: “So che sono parole dure da accettare, ma loro sono una squadra migliore di noi. Semplicemente loro giocano nel modo in cui noi stiamo ancora cercando di giocare.” Amen.
Quel che rimaneva dei Clippers si è quindi spostato a Memphis dove è stata raggiunta la prima road victory di cui ti ho già parlato. Questa notte allo Staples Center gli avversari, purtroppo, indossano ancora le divise degli Spurs. Altra lezione di basket in arrivo o una partita punto a punto? Popovich si aspetta questa seconda ipotesi, speriamo abbia ragione.
Piccola nota conclusiva: Kaman non si è tagliato i capelli, ma nella partita di Memphis ha indossato una fascetta rossa sulla fronte che, quanto meno, ha reso meno ingombrante la sua chioma selvaggia. Ha portato fortuna, chissà …