Kevin Garnett è un giocatore unico anche nel panorama delle ali grandi NBA…
Di questi tempi , si fa un gran parlare di presunto restringimento dell'oceano cestistico che separa il nostro modo d'intendere la pallacanestro "in the right way" da quello più individualista-circense dell'NBA"
A causa dell'ennesima dèbacle estiva del Team USA (comunque più "team" rispetto alle spernacchiate edizioni precedenti), e di alcune rivedibili figure rimediate da franchigie in tour nel vecchio continente, l'opinione dominante ha sancito l'ormai prossimo ricongiungimento tra questi contrapposti universi cestistici.
Ai posteri l'ardua sentenza"
Quando invece si tratta del ruolo di ala forte o di "quattro" se preferite, il divario tra "noi" e "loro" rimane ancora sensibile.
Non dimentichiamo la sopraffina tecnica delle "PF" alla Vujcic-Scola; ma la combinazione atletismo-tecnica propria di alcune delle ali forti della lega di David Stern non ha semplicemente eguali"
Se nella storia del basket la spina dorsale di qualsiasi squadra era costituita dall'asse play-pivot , il sempre più evidente rischio d'estinzione dei centri puri ha fatto si che siano proprio i "4" a subentrare in tale ruolo nevralgico"
Balza all'occhio di tutti come sempre più spesso si trovino in campo due ali forti contemporaneamente e nessun centro"
Ma ciò che colpisce ancora maggiormente è la varietà dell'arsenale in dotazione dei migliori della categoria :
Si va dall'illegale verticalità di Marion (ok è un ala piccola; ma nelle ultime due stagioni ha dimostrato a tutti quanto efficace possa essere anche impiegato nello “spot” di ala forte.) alla corroborante potenza di Brand , dalla sublime arte balistica del teutonico dei Mavs, alle ammorbanti doti di passatore di C-Webb, senza tralasciare,la soffocante continuità di Tim Duncan e dei suoi fondamentali in post-basso molto "vintage"… e poco reperibili altrove…
Come dimenticarsi poi del “mutante” di Minneapolis, l'unico capace di evoluire a piacimento in tutti i ruoli inscenabili sul parquet, per giunta su entrambi i lati del campo"
A questa lista di autentici fenomeni (in un mondo dello sport in cui tale definizione spesso non viene utilizzata con la parsimonia dovuta…) speriamo di poter presto inserire nuovamente il nome di Amarè Stoudemire che lavora duro ogni giorno per tornare ad essere la prima punta dell'attacco atomico dei Suns .
Tra i giovani hanno ormai ottenuto un ruolo di primo piano Dwight Howard e Bosh, entrambi in grado di gestire brillantemente la difficile responsabilità di essere “uomini franchigia” ad un'età così verde.
Chi invece aspirerebbe ad essere insignito di tale titolo è Chris Wilcox, che dopo un'estate controversa ( sembrava destinato ad altri lidi") ha deciso di rimanere a Seattle (bisognerà poi vedere se saranno i Sonics a rimanerci" a Seattle…).
Il campione NCAA del 2002 (Maryland) ha sicuramente la stoffa per poter dare una grossa mano a Ray Allen e compagna, ma dovrà affinare parecchio le sue doti tecniche , finora non eccelse quanto quelle atletiche.(nelle quali ricorda molto l'Amarè pre-infortunio..)
Se come detto, sembra non esserci rimedio alla progressiva estinzione cestistica dei pivot (clonate Yao! ) , sarebbe meglio però, evitare un ulteriore tendenza patologica a dir poco, che vuole anche le ali forti sempre più attratte dalle lusinghe del perimetro e sempre meno vogliose di andare a "sporcarsi le mani" in pitturato.
Tra i casi più lampanti citiamo Webber, il quale sfugge il post-basso anche quando è marcato da atleti molto meno palestrati di lui.
E… a proposito di palestra, un Mike D'Antoni versione assistente allenatore di Portland ( nel 2000-2001 ; mica un secolo fa eh") racconta come fosse proprio la scarsa attitudine a darsi da fare con l'attrezzatura metallica dell'allora leader dei "Jail Blazers" Rasheed Wallace a determinare il suo "Mal d'area".
Per quanto i turbolenti tempi di Portland siano ormai lontani anni luce per il nativo di Philadelphia ; non ci sembra sia riuscito ad eliminare dal suo stile di gioco tale inopportuna abitudine…
Che il buon Flip Saunders riesca nell'impresa?
Difficile, ma c'è piuttosto da augurarsi che tale fenomeno si ridimensioni e che a frequentare la "vernice" non rimangano più solo gli esterni"