Jalen Rose per ora non ha ancora trovato il suo posto nella rotazione dei Suns.
Dopo sedici partite ormai alle spalle, circa il 20% della stagione regolare, si può dire che è il momento per fare un piccolo bilancio della stagione in corso. Il primo dato, scontato, è quello che alla fine conta di più: 10-6, dieci vittorie e sei sconfitte. Visto così non è certo eccezionale né entusiasmante. Ma se vi dicessimo che di quelle dieci, sette sono consecutive e che nelle ultime nove partite otto sono state vittorie? Suona decisamente meglio vero?
Infatti in questo caso non sono tanto i numeri, ma le "sensazioni" ad essere importanti e nelle ultime due settimane i Suns trasmettono sensazioni positive, non c'è dubbio. Basta riguardare uno dei primi quarti delle ultime partite: ritmo frenetico, palla che gira velocemente e ingranaggi ben oliati. Il risultato: 35 punti e 67% nei tiri di media nei primi quarti. Ovviamente poi durante la partita il ritmo si abbassa ma con una partenza così lanciata è difficile per chiunque raggiungere in corsa i Suns.
"Quando corriamo e giochiamo a campo aperto come stasera - affermava sorridente Steve Nash, dopo l'ultima partita contro i Sacramento Kings - abbiamo molte più opportunità di giocare come vogliamo e, quindi, di vincere". E di giocare partite da MVP, verrebbe da aggiungere. Infatti Nash ha siglato 20 assist e 11 punti proprio contro la squadra della capitale californiana. "Quando un giocatore si prende solo otto tiri - dichiarava l'allenatore rivale Musselman - e riesce comunque a dominare la partita con 20 assist, vuol dire che è un fenomeno".
Che Steve Nash fosse un fenomeno, è ormai noto a tutti. Ma che avesse un "killer-instict" come quello di cui sta facendo sfoggio in questa stagione, non era così lampante. In queste sedici partite invece, oltre a guidare la squadra di consueto ha dimostrato una capacità di prendersi tutta la responsabilità nei momenti importanti che a volte gli era mancata. Ora, quando c'è bisogno di un tiro pesante, lo prende e lo segna Nash. Come possono testimoniare i Warriors. Ma non solo a fine partita ha dimostrato questo istinto. Anche, contro i Bucks, nel secondo quarto, quando l'attacco dei Soli si era un po' "inceppato" (per i loro standard ovviamente) Nash ha segnato 8 punti consecutivi nell'arco di un minuto e poco più per riaccendere la miccia ai compagni.
Tornando alla partita contro i Kings, potremmo tranquillamente affermare che è stata la migliore della stagione. Il gioco è stato eccezionale, non c'è ombra della squadra impacciata di inizio stagione. Anche Stoudemire, non un fenomeno nel far girare la palla, comincia a capire che non sempre può fermare l'azione attaccando il canestro e sta cercando di smistare di più, soprattutto sui raddoppi. Il suo gioco continua ad essere in crescita costante e ormai sono pohi quelli che dubitano che possa tornare quello di una volta. È migliorato notevolmente a rimbalzo, di fatto, nella sua carriera non era mai riuscito a far salire sul tabellone almeno 20 punti ed almeno 10 rimbalzi per quattro partite consecutive fino a questa stagione.
"Mi sento come nuovo" affermava convinto Amaré dopo la partita contro i Rockets. Un'altra partita in cui l'attacco ha funzionato a tutto gas e la difesa ha fatto il suo lavoro. "Quando giochi contro di loro - commentava Van Gundy in conferenza stampa - ti accorgi che sono una squadra molto meglio organizzata di quello che pensi. Sono molto disciplinati, equilibrati e lavorano duro".
Certo che se si riuscisse anche ad evitare il problema dei vantaggi buttati al vento, sarebbe meglio. "È qualcosa di cui ci dovremmo preoccupare - sosteneva Stoudemire dopo l'ennesimo vantaggio sprecato (da +22 a +3 nel terzo quarto contro Houston) - non possiamo vincere un anello se concediamo queste rimonte agli avversari. Dobbiamo saper gestire i vantaggi, dobbiamo usare l'orologio e giocare al ritmo che ci permetta di proteggerli".
"Ovviamente se ci riuscissimo io sarei contento - commentava Mike D'Antoni - ma non vinceremo tutte le partite di 20 punti. Succede a tutti di farsi rimontare di tanto in tanto, nella NBA ci sono sempre parziali del genere". Forse aiuterebbe anche trovare una volta per tutte una rotazione stabile. È vero, è ancora presto e c'è tempo, ma bisogna cominciare a capire chi può aiutare e chi no e in che modo. Ultimamente D'Antoni sta facendo molte prove, le uniche certezze dalla panchina sono Thomas e Barbosa, che stanno entrambi facendo una stagione fantastica, tutti gli altri sono punti interrogativi. Banks a volte è il sostituto di Nash, a volte nemmeno gioca, James Jones si prende un DNP una sera e l'altra finisce a marcare nell'ultimo quarto il miglior giocatore avversario e Jalen Rose, l'ultimo arrivato è passato da giocare in maniera costante ad apparire col contagocce.
"Rose sa come giocare a questo sport - dichiarava il coach - questa non è nemmeno la questione. Dobbiamo solo riuscire ad integrarlo nella squadra nella giusta maniera". L'interessato rispondeva così: "Mi sento ogni giorno meglio. Ma è l'allenatore a decidere quanto devo giocare. Io non ho problemi, finchè si vince a me sta bene ed è quello che conta davvero".
Anche James Jones si riferiva al bene della squadra: "Ovviamente sono contento di poter contribuire e so che devo migliorare in attacco, ma questa squadra non ha bisogno di punti, ha bisogno di gente che difenda duro e mantenga il livello di intensità quando i titolari sono in panchina".
Un altro punto interrogativo continua ad essere Boris Diaw, ancora intermittente, ancora discontinuo. I Suns non hanno certo bisogno che segni molto, con così tante armi offensive praticamente non c'è mai bisogno di qualcuno che segni più di 25 punti a partita visto che contribuiscono tutti alla causa. Ma hanno sì bisogno della sua visione di gioco e della sua capacità di coinvolgere i compagni, qualità , anche queste, che non si sono viste se non a sprazzi.
Stanotte stessa i Suns giocano a New Jersey la prima di cinque trasferte nella "east coast" i rivali, a parte la sorprendente Orlando, sono tutti abbordabili: Nets, Bobcats, Celtics e gli Heat orfani di O'Neal e nel mezzo di una crisi profonda. L'appuntamento col prossimo report è quindi per la fine di questo "road trip". A presto!
Around the Valley
Anche stavolta, nonostante sia passato relativamente poco tempo dall'ultimo report, abbiamo un bel mucchietto di succose curiosità provenienti dalla valle del sole.
La prima è in tema natalizio: la divertentissima "intro" di Suns.com. Se non l'avete ancora vista, fateci un salto perché merita.
Proprio il protagonista del filmato, Raja Bell (il ritornello invece che "Jingle Bell, jingle bell" fa infatti "Raja Bell, Raja Bell"), contribuisce con un diario a scadenza più o meno variabile su ESPN.com. Raja si scopre un tipo molto simpatico e in fin dei conti molto semplice (gli piace stare in casa la sera invece che approfittare della "nightlife" di Phoenix). Ma non perde l'occasione per rivendicare la propria squadra: "Avete sentito molti scherzi sulla mia squadra ultimamente vero? Bene, forse era troppo presto per criticare".
Oltre al diario, Bell risponde anche a qualche domanda dai lettori, in una di queste ci parla dell'allenamento con l'orologio da sette secondi e si riferisce al libro di cui avevamo parlato nello scorso report (“07 seconds or less”). L'autore, Jack McCallum, in una presentazione in una libreria di Scottsdale ha avuto occasione di commentare alcune questioni. Ha affermato che lo stile di gioco dei Suns non ha cambiato davvero la lega, infatti parlando con molti General Manager la frase ricorrente era: "Per giocare come loro hai bisogno di uno Steve Nash".
Su Nash ha affermato: "Non ho mai incontrato un atleta così determinato a mantenere il suo corpo in forma come lui". Riferendosi alla spesso criticata abitudine di Mike D'Antoni di non chiamare spesso time-out ha detto: "Non lo fa perché molto spesso non ha niente di nuovo da dire. Dà ordini costantemente durante tutta la partita, quindi nei time-out ha volte non ha molto da dire". Ha svelato anche un segreto quando ha detto che i Suns cambiano il loro "game plan" in base a che arbitri sono stati assegnati alla partita, cosa che viene comunicata poco prima della partita.
Dato che ultimamente si è parlato molto (forse troppo) del nuovo pallone ufficiale della NBA, ci uniamo anche noi citando le parole di Nash: "L'unico problema che ho con questo pallone è che mi taglia le dita. Alla fine della partita ce le ho tutte irritate, con piccoli taglietti. Anche negli allenamenti capita che devo bendarmi le dita. Non ho problemi col fatto che sia sintetico, al college ne usano uno sintetico, e quello va bene, potremmo usare quello. Anche se così, non ci sarebbe un nuovo pallone da vendere…".
Proprio Nash, insieme a Marion, Barbosa, Jumaine Jones e il vice-presidente Mark West è andato al Banner Children's Hospital di Mesa, un sobborgo di Phoenix, in una delle tante iniziative promosse dalla lega sotto il titolo di "NBA Cares". Lì, un ragazzo, Matthew Ruiz ha avuto occasione di parlare con i suoi idoli solo tre giorni dopo essersi salvato dalla morte per un problema di diabete. "È stato incredibile - affermava entusiasta - non ci posso ancora credere".
Facendo un passo indietro nel tempo, ricordate quando John Salmons sembrava diretto a Phoenix? Bene, abbiamo scoperto il motivo per il quale ha deciso alla fine di andare ai Kings. "Semplicemente ho avuto la sensazione che Dio volesse che andassi a Sacramento e non a Phoenix". Meglio non far arrabbiare "quello del piano di sopra"…
Tornando a Bell. Nell'ultima partita gli è mancato un tiro da tre per superare il record di John Starks che per sei partite consecutive ha segnato quattro o più triple. Con solo un'altra, Bell ne avrebbe fatte sette. Uno dei colpevoli è sicuramente Pat Burke, sì, quello che sta sempre in panchina ad agitare asciugamani. È stato lui infatti che, entrato in pieno "garbage time" contro i Kings, si è lasciato andare e ha monopolizzato il pallone, facendo esplodere la folla e causando uno dei momenti più comici della stagione quando si è messo a correre agitando la maglietta dopo aver segnato la terza tripla consecutiva in una partita decisa da almeno dieci minuti.
Per finire quindi, ci è sembrato il caso di segnalarvi due video di questo idolo delle folle. Nel primo, il buon Pat pubblicizza un prodotto contro la calvizie e nel secondo invece, addirittura, si candida per il congresso adducendo che "non è molto occupato ultimamente".
Tra pochi giorni torneremo con altre curiosità !