Shareef Abdur Rahim ha risposto per le rime allo sfogo pro domo sua di Artest
E' una brutta lega quella che ti costringe a subire un proprietario esagitato che gestisce l'intervallo fra primo e secondo tempo; i Kings l'hanno sperimentato a Phoenix, sotto 62-51 dopo 3 bombe consecutive della riserva delle riserve Pat Burke.
Quel che è peggio è che al primo alito di vento la squadra è volata via, tanto da ritrovarsi, dopo 4 sconfitte consecutive, con un record inferiore al 50%.
In questo frangente Artest ha poco giocato, bloccato dai suoi dolori alla schiena, e molto parlato dopo la prima battuta d'arresto a Dallas. "Credo che in questa squadra ci siano tanti giocatori in grado di fare canestro - ha spiegato l'ex Indiana dopo la sconfitta 109-90 - ma se l'organizzazione ha un'idea chiara di dove vuole andare credo di dover ricevere più palloni. Un po' come succede ai Lakers e a Cleveland con i loro uomini di riferimento." Per i disattenti: si stava paragonando a Bryant e James.
Le dure parole del giocatore avevano avuto un prologo in campo, in un quarto periodo da fuoco e fiamme; la partita per la verità s'era già conclusa dopo 36'. Artest però, dopo non essere entrato in quintetto per le prime avvisaglie dei suoi dolori, aveva voluto giocarlo facendo trasparire in maniera inequivocabile il suo giramento di scatole: un tecnico, alcuni interventi duri e un'intensità assolutamente al di sopra della media in un momento in cui le due contendenti avevano chiaramente firmato un patto di non belligeranza.
Come sempre in queste occasioni il coach ha glissato: "Non ho letto i giornali - ha detto Eric Musselman - perché dovevo preparare la gara di San Antonio." Il giocatore due giorni dopo ha parzialmente ritrattato ammettendo d'aver "parlato troppo e sull'onda emotiva d'una sconfitta." I due hanno poi avuto un breve colloquio prima della gara persa contro gli Orlando Magic: "Ron ha una gran voglia di competere - ha poi dichiarato Musselman - e molti giocatori Nba hanno grande fiducia nelle loro capacità offensive. Credo sia una buona cosa." Sarà : l'ha presa meno bene Shareef Abdur Rahim, guarda caso lui, che gelidamente ha fatto notare che "a Dallas la squadra non ha certo perso perché un giocatore ha tirato troppo poco."
Artest contro i texani ha segnato 15 punti con 6 su 11 dal campo entrando quando mancavano 6 minuti alla fine del primo periodo. "Lo sapeva - ha spiegato il suo allenatore - c'eravamo messi d'accordo al termine della seduta di tiro mattutina." "Per tutto il secondo quarto non ho visto palla", ha voluto aggiungere a caldo il giocatore.
Peccato che il newyorkese sia entrato sul 21-12 per gli avversari. Chiaro che Artest sia l'unico del gruppo a poter accendere l'intensità difensiva; altrettanto evidente è la tendenza dalle squadra a partire piano. Contro i Mavs, i Kings hanno subito 62 punti, sinistra coincidenza con quanto successo al cospetto dei Suns.
Nowitzky, Howard e compagni non hanno avuto problemi a bersagliare la retina dalla lunga distanza. Qualcosa di simile era già successo contro Golden State. In Arizona Musselman, complice il recupero lento di Miller, ha pensato di abbassare il quintetto e inseguire gli uomini di D'Antoni sul loro terreno preferito. Il tutto perché a San Antonio, sul 76-59, l'unità piccola con Bibby, Martin, Salmons, Williamson e Miller aveva generato l'illusoria rimonta frustrata nel finale da Duncan e Bowen.
Contro Phoenix, Sacramento ha subito 41 punti nel primo quarto; ad un certo punto del secondo s'è trovata sotto di 25. E' chiaro che la regular season mette le squadre in situazioni limite in cui, reduce da 3 gare nei quattro giorni precedenti, devi affrontare un'avversaria ferma da due. Però questi pesanti svantaggi iniziali dovrebbero suonare come un campanello d'allarme da prendere seriamente. "Ho pensato fosse giusto - ha spiegato il coach ex Warriors - cercare di tenere il loro ritmo. Con il senno di poi non ha funzionato." Al di là della disputa filosofica sul miglior modo per affrontare Nash, Diaw e compagnia, i 107 punti a partita nelle ultime quattro gare sembrano tanti per la squadra in cui tutti si impegnavano e stavano migliorando in quest'aspetto del gioco.
Pur concedendo al coach le attenuanti generiche. La prima verifica andrà fatta quando l'ex Bulls sarà di nuovo in grado di scendere in campo; Musselman è già venuto abbondantemente incontro ai giocatori concedendo loro gli orizzonti di gioco dell'anno scorso. Martin, che peraltro già prima s'era fatto notare, ne ha approfittato con il picco dei 25 punti nel secondo tempo contro la difesa di San Antonio e contro Bowen.
E' chiaro che la possibilità di ricevere la palla in movimento sui passaggi di Miller magnifica le caratteristiche sue e di Bibby. Artest invece vuole palla in altre situazioni, spesso da fermo, per giocare in isolamento. Anche Adelman l'anno scorso aveva dovuto concedergli qualcosa all'inizio per inserirlo nel tessuto della squadra.
C'è però una sottile differenza fra sfruttare al meglio le caratteristiche dei giocatori e farsi tirare per la giacca secondo le istanze del momento.