Sergio Rodriguez: chi l'avrebbe detto?
Dopo 21 presenze consecutive ai playoff, tutte concluse senza la gioia di un titolo, in Oregon venne il tempo di ricostruire. Nei primi anni del nuovo secolo non si ripartì nel modo giusto e fino a poco tempo fa Portland era la città dei Jail Blazers.
Dopo alcune stagioni davvero mediocri ed in cui si è costruito poco o niente, finalmente quest'anno si scorge un progetto che può avere un futuro roseo. Ma chi si illudeva di un presente intrigante, sulla scia dell'entusiasmo per le quattro vittorie in sei partite con cui si è inaugurata la nuova era, ha peccato d'ottimismo.
La strada da fare per rialzarsi dai bassifondi della Lega è dannatamente lunga e difficile. Quest'anno i risultati non saranno poi così importanti, dato che è impensabile avere velleità di post season nell'attuale panorama della Western Conference.
Quel che conta è aver intrapreso la giusta via, valorizzare i giovani, farli crescere ed insegnare loro a giocare come una squadra.
IMPARARE A DIFENDERE
Alzi la mano chi non si diverte guardando giocare Phoenix e Golden State, squadre nate per segnare un canestro più degli avversari. Ma se non sei una delle 3-4 squadre con più talento nella Lega, difficilmente ti giocherai le Finals senza una difesa collaudata.
McMillan, non fosse altro per le sue qualità da giocatore, non sottovaluta certo l'importanza dell'aspetto difensivo. Il pubblico si divertente quando vede tanti canestri, ma alla fine potrebbe non tornare la sera successiva se continui a perdere le partite.
Prima di passare a Portland, Nate McMillan ha sorpreso tutti portando Seattle tra le migliori squadre ad Ovest: fase offensiva spettacolare, fase difensiva decorosa. Dopo la sua dipartita, i nuovi Sonics hanno smesso di difendere con intensità e sono finiti a giocarsi gli ultimi posti in classifica con i Blazers.
Nelle ultime dodici partite Portland ha potuto festeggiare la vittoria solo in due occasioni. Le ragioni di questo crollo sono molteplici e diverse di gara in gara, ma la pessima difesa è l'elemento che le accomuna tutte.
Dopo 18 partite i Blazers subiscono 99.9 punti a partita ed hanno il peggior scarto punti fatti / punti subiti della Lega. Agli avversari concedono un catastrofico 48.8% di realizzazione del campo, meglio solo di quanto fanno i Sonics. Con 36.7 rimbalzi catturati a partita, sono la squadra peggiore anche in questo aspetto.
Quando concedi canestri facili, seconde conclusioni e, in definitiva, più tiri agli avversari, vincere diventa molto più difficile e puoi vanificare il lavoro compiuto nell'altra metà campo.
Forse il rientro in campo di Przybilla porterà qualche aggiustamento, ma prima che i Blazers possano vantare una buona difesa ci vorrà molto tempo. Questo dovrebbe essere il primo compito nell'agenda di coach McMillan.
ROY: COSA ASPETTARSI?
Qualcuno potrebbe sostenere, non a torto, che tutti questi discorsi non tengono in considerazione un aspetto fondamentale: l'assenza di Brandon Roy.
Le prime tre partite da rookie della guardia ex Washington College hanno dimostrato quanto molti sostenevano quest'estate: è un giocatore già pronto per avere un impatto immediato nella Lega. Oltre 18 punti, 4 rimbalzi e 5 assist di media in circa 38 minuti a sera. Solo 4 turnovers in 3 gare, non male per un rookie che ha avuto così tanto il pallone tra le mani.
Roy ha appena iniziato la fase di riabilitazione ed è già esclusa una sua partecipazione alle prossime sei partite, tutte in trasferta. Le sue condizioni verranno rivalutate tra dieci giorni e potrebbe tornare in campo, se tutto va bene, per la sfida al Rose Garden contro i Clippers.
Come valutare l'importanza di questo giocatore per la squadra? Cedo la parola a coach McMillan: “Saremmo precipitati in questa situazione se non avessimo perso Roy? Non posso dire che non ci saremmo comunque. Ma sicuramente avremmo avuto più opzioni. Fare a meno di lui è davvero come giocare senza Zach.”
Un paragone forse esagerato, dato lo stratosferico avvio di campionato di Randolph, ma che rende l'ìdea della fiducia di gui gode la guardia con la divisa numero 7.
Quando tornerà a disposizione sarà certamente un'addizione importante, ma che nessuno si aspetti miracoli o una svolta vincente: questi Blazers sono destinati ad un ruolo di secondo piano in questa regular season. Semmai lui può diventare il giocatore in grado di ridurre i tempi di questa ennesima rifondazione.
Mettere troppa pressione sul ragazzo sarebbe un errore: la squadra ha già una star in Randolph e molti altri giocatori che possono emergere.
ALDRIDGE E RODRIGUEZ
Tra le note positive, mi sembra il caso di sottolineare la discreta profondità del roster bianco-rosso-nero. Jarrett Jack non vincerà il titolo di M.I.P., ma quanto meno si sta guadagnando una nomination per il riconoscimento.
Martell Webster fatica a giocare con continuità a buoni livelli, ma da quando il coach ha insistito perché si prenda più tiri, ogni tanto mette in mostra le sue qualità : 11 punti e 3/3 dalla lunga distanza contro i Suns, 18 punti e 4 triple su 6 tentativi ieri contro gli Hawks.
Sebbene non mi abbia mai convinto del tutto, anche Travis Outlaw sta emergendo come realizzatore, mentre da tifoso Blazers sono molto contento di Ime Udoka: uno di quei rari ed utilissimi giocatori cui i box-score non rendono completamente giustizia.
I due giocatori che più mi hanno colpito negli ultimi tempi sono altresì LaMarcus Aldrige e Sergio Rodriguez.
Indisponibili sia Przybilla che LaFrentz, il rookie scelto con la scelta numero 2 all'ultimo draft ha avuto occasione per mettersi in mostra. Per Aldridge dodici gare (sei delle quali da starter) e 23 minuti di media in campo. Deve migliorare nel passaggio e soprattutto deve prendere più dei 5 rimbalzi a partita che sta raccogliendo ora. Ma ha fatto vedere di avere qualità offensive davvero notevoli.
Il texano ha registrato 8 punti a partita con il 54.2% dal campo, ma quel che non dicono i numeri è la qualità di questi canestri. Due mani davvero vellutate, un tiro morbidissimo che il rookie si prende senza abusare delle palle che gli vengono consegnate.
Tiro frontale notevole, ma anche qualche interessante movimento spalle a canestro. Deve tuttavia iniziare a cercare quei tiri ad alta percentuale in avvicinamento a canestro. Cosa che per ora non si è vista, dando credito a quanti lo ritengono troppo soft, poco disposto a sgomitare in area.
Il talento c'è, ora bisogna lavorarci su. Con il ritorno di Przybilla, LaFrentz e la grande forma di Randolph, i primi passi di Aldridge nella Lega hanno reso affollata la frontline dei Trail Blazers e si inizia a parlare di possibili trade che spedirebbero lontano il centro canadese Jamaal Magloire.
Lo spagnolo Sergio Rodriguez non l'avevo neppure considerato. Onestamente, con Jack e Dickau nel roster e dopo gli esperimenti estivi su Roy point guard, mai avrei pensato che il playmaker dal vecchio continente avrebbe avuto una vera chance in Oregon.
Mi sbagliavo. Il ventenne ex Estudiantes nelle ultime settimane ha avuto sempre più spazio. Nelle ultime 6 partite ha giocato 16 minuti di media con 5.5 assist e 4.7 punti a partita. Ma può vantare due quasi doppie-doppie: 10 assist e 9 punti contro i Suns e, proprio ieri sera, 8 punti e 11 assist contro Atlanta.
Arrivato negli States con l'appellativo di Spanish Magician ed il paragone con Jason Williams per la capacità di trovare i compagni con passaggi davvero spettacolari, Rodriguez si sta dimostrando un giocatore più affidabile del previsto.
Nella partita con Orlando ha avuto anche la palla della vittoria tra le mani: si è preso un uno-contro-uno, ha superato in penetrazione il marcatore e di fronte ai big man dei Magic ha alzato un tear drop che ha terminato la sua corsa trasformandosi in un pessimo airball. L'errore è costato la partita, ma direi che si tratta di un episodio sintomatico della personalità del giocatore iberico.
“Abbiamo avuto un'occasione per vincere, quello è un tiro che lui può segnare.” Coach Mc Millan prende così le difese del suo giovane playmaker, a ragione visto che con lui in campo i Blazers avevano recuperato i nove punti di ritardo accumulati nelle prime tre frazioni di gioco.
Rodriguez e Aldridge hanno appena una dozzina di partite tra i professionisti, ma hanno già dimostrato di valere la competizione per qualità , forse anche per personalità . Da tenere d'occhio.
Calendario poco agevole per i Blazers: sei gare consecutive lontano dal Rose Garden, le prime cinque da disputarsi nelle arene della Eastern Conference. Questa notte il tour de force inizierà da Detroit.