Cubo di Rubick alla newyorkese

Finora le buone prestazioni di Curry non influenzano più di tanto i risultati della sua squadra

C'è chi sostiene d'aver visto Isiah Thomas in piena notte, nel suo ufficio del Garden, con una luce fioca puntata verso una scrivania in linea con il suo prestigio e la sua eleganza: "Allora, se metto Marbury qui". piazzo Francis lì". Curry sta bene là ".." spostando più e più volte 5 pedine su un vetro con il perimetro del campo da basket. L'esperimento di Crawford in quintetto è durato una sola partita, persa senza troppe speranze contro Minnesota.

Contro Boston Francis ha riacquistato il suo ruolo di starter; l'infortunio di Channing Frye, distorisione alla caviglia che lo terrà  fermo per un mese, ha proiettato in quintetto David Lee e Reinaldo Balkman. Questo il reso contro dell'ottovolante settimanale: nel frattempo, salvo rare occasioni, la squadra perde.

E lo fa in maniera odiosa, costeggiando le partite, infilandosi sempre di più in un imbuto stretto dal quale uscire è più complicato ogni minuto che passa.
Al Garden, contro una Chicago che ha vinto 106-95, Stephon Marbury ha giocato i primi 15 minuti della gara senza prendersi un tiro. Thomas l'ha messo a sedere per farlo rientrare solo a 4'12" dalla fine del terzo periodo.

Apriti cielo: s'è parlato di sciopero bianco del giocatore, alla maniera del Kobe Bryant di qualche anno fa. La point guard s'è difesa sostenendo di aver giocato "provando a fare quello che il coach gli aveva chiesto" Thomas ha negato, esponendo ancora di più il suo giocatore: "Ci sono partite - ha spiegato l'ex gm dei Raptors - in cui si deve tirare, altre in cui si deve passare la palla. Come allenatore ho bisogno d'avere determinate cose dai miei atleti; se non le ottengo sono costretto a prendere le mie decisioni."

Durissimo. Solo tre sere dopo le due squadra si sono rincontrate, questa volta nell'Illinois; i Bulls hanno di nuovo vinto con Marbury che ha giocato, ha segnato i primi due tiri ed ha sbagliato i successivi 11. La squadra, con una buona prestazione di Eddie Curry, è arrivata sul 71-68 dopo 36' di gioco; Nel quarto periodo è arrivato il tracollo definitivo, 31-17, con Coney Island Finest a sbagliare tiri e a perdere tre palloni fondamentali.

Volando verso Chicago, il coach-general manager s'era detto preoccupato dell'apporto che Lee, partito titolare nel ruolo d'ala grande, e Balkman avrebbero potuto dare perché è evidente che "una cosa è partire dalla panchina e dare energia, altra merce è giocare le fasi fondamentali delle gare"

Quest'argomento ci porta a quella che è la principale colpa di Marbury: il play gioca male quando le partite si decidono, è la stella della squadra, di conseguenza New York perde. Questo però non significa che New York perda per colpa sua, o non solo per colpa sua.
"E' stata una partita difficile - ha spiegato il giocatore ai cronisti - ho tirato male, ma credo di dover continuare ad essere aggressivo come stasera." Tre sere prima, nelle segrete del Garden, il giocatore aveva confessato a una selezione ristretta dei giornalisti accreditati per l'evento, d'aver "bisogno della palla per essere pericoloso. Thomas mi sta chiedendo il contrario di quel che posso fare per la mia squadra. E' dura per me perché amo New York, e amo il pubblico che mi sta fischiando ogni volta."

Questa dichiarazione può darci la chiave per capire come mai Marbury fuori casa gioca male come allo United Center, ma davanti ai suoi tifosi proprio non gioca; è pur vero che anche al Boston Garden, in una facile vittoria contro l'altra derelitta della division, era arrivata la miseria di quattro tiri. Però è evidente che, al di là  dell'attacco a pari opportunità  voluto dal coach, giocare in casa crea ulteriore problemi d'ordine psicologico al play. Forse per una volta Thomas aveva visto giusto individuando il complesso del Garden; è chiaro peraltro che parlarne sia stata la cosa peggiore che potesse fare.
Nelle ultime partite è apparso evidente che l'obiettivo primario dello staff tecnico è stato quello di coinvolgere inizialmente Curry. Il pivot in effetti ha preso più tiri di quelli che è abituato a prendere; ma questo ha tolto possibilità  e spazi al back court. "Mi sono sentito meglio stasera - ha detto Marbury, pur nella sconfitta della città  del vento - perché io non sono abituato a giocare par passare la palla" E' chiaro che quando dice queste cose Marbury è recidivo. Perlatro questa fare nasconde il malessere complessivo dei Knicks

E' virtualmente impossibile mettere assieme le esigenze tecniche di questi giocatori: se tira Curry, Crawford deve limitarsi (5 tiri in 30 minuti nell'ultima contro i Bulls), se ha la palla Marbury non ce l'ha Francis. Quest'è il più grande esempio di chimica di squadra sbagliata dai tempi dei Blazers di Pippen e Wallace; quelli del secondo anno che tolsero dall'equazione Brian Grant per metter dentro Shawn Kemp.

Siccome tutti i nodi vengono al pettine, i numeri sono la sintesi di quest'affermazione: la squadra fino a ieri aveva 5 vittorie e 10 sconfitte, la stessa andatura di quella di Larry Borwn. Paradossalmente i Knicks hanno un record di gran lunga peggiore in casa che in trasferta.
Finchè ci si ostinerà  a vedere Marbury come il problema con la "P" maiuscola, sarà  come ostinarsi ad analizzare un quadro osservandone solo una porzione piccolissima. Più chiaro si così.
L'unico risultato ottenuto da Thomas finora piazzandosi sulla panchina è stato quello di togliere pressione al signore che nella notte scura del Garden sposta le pedine; peccato che stiamo parlando della stessa persona.

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