Finalmente una squadra vera

Un Kwame Brown in forma può far fare ai Lakers il salto di qualità …

I Los Angeles Lakers sono tornati. E lo diciamo al di là  del record (9W-4L), fortemente condizionato dalla grande quantità  di match casalinghi (8W-1L allo Staples Center), basandoci soprattutto sulla qualità  del gioco espresso in attacco e sulla nuova attitudine difensiva mostrata nelle ultime partite.

Negli scorsi report, infatti, avevamo messo in luce come uno dei problemi di maggiore entità , per i Lakers 2006-2007, fosse l'estrema difficoltà  nel proteggere il proprio canestro, continuamente violato dagli avversari con rapide penetrazioni e semplici conclusioni dalla zona pitturata. Attenzione, non stiamo dicendo che tutte le difficoltà  siano state risolte, ma nell'ultima settimana si è notata una maggiore propensione all'aspetto difensivo, soprattutto da parte di un giocatore: Kobe Bryant.

RISULTATI
Los Angeles Lakers - Los Angeles Clippers = 105-101 (W)
Utah Jazz - Los Angeles Lakers = 114-108 (L)
Los Angeles Lakers - New Jersey Nets = 99-93 (W)

Record al 28-11-2006
9W-4L

Uno dei temi più gettonati al momento, infatti, è il nuovo Kobe Bryant. Ecco dunque che gli antichi dibattiti prendono nuovamente vita: meglio il quarantellista che fa tutto da solo, che faceva del tiro forzato una ragione di vita e che la maggior parte delle volte portava a casa la vittoria o preferibile un giocatore più silenzioso e chirurgico in attacco (23.8 punti di media a serata), che non risparmia assist per i propri compagni (10 l'altra sera contro i New Jersey Nets e 5.3 di media) e che annulla per 40-42 minuti il miglior giocatore avversario?

Messa in questo modo è ovvio che la scelta cadrebbe sulla seconda ipotesi, ma ad essere cambiato, a nostro avviso, non è solo il 24 in gialloviola, ma l'intero sistema lacustre. Il punto è: Bryant la passa perché ora si fida di chi ha intorno, perché sa che anche gli altri sono in grado di metterla e perché non solo lui potrebbe decidere le partite.

È anche vero che tale maggior confidenza è arrivata nel momento in cui Kobe ha smesso di essere egoista e monodimensionale, dando il buon esempio a tutti, soprattutto per il sacrificio e l'abnegazione nel difendere la propria area pitturata.

Dunque, secondo noi, entrambe le teorie possono essere sostenute e come diceva Orazio più di 2000 anni fa, "est modus in rebus" (la verità  sta nel mezzo): sia Kobe che i suoi compagni sono cambiati nello stesso momento e cioè quando si sono accorti che la causa gialloviola era più importante delle dispute interne.

Ciò è avvenuto per merito di Phil Jackson, coach Zen senza dubbio, ma soprattutto "coach respect", oggi unico capo-allenatore non succube della vanità  del giocatore NBA: arrivato dopo il terremoto Rudy Tomjanovich è riuscito nell'impresa di ristabilire quegli equilibri, necessari per permettere ad una franchigia NBA di fare bene.

Le parole di Odom, dopo la vittoria contro i Nets, sono, da questo punto di vista, indicative: "È stata una vittoria del gruppo". Già  il gruppo, termine sconosciuto fino ad un anno fa in California.

Dunque, risolto (o quantomeno affrontato) il dilemma Bryant, che tipo di Lakers abbiamo visto questa settimana? Dicevamo di una maggiore inclinazione difensiva. Soprattutto nel match contro i Nets, infatti, i Lakers hanno mostrato un sistema arretrato molto efficace, che ha nel figlio di Joe Jelly Bean la punta di diamante, ma che grazie alla presenza di Bynum o Kwame Brown nell'area pitturata riesce ad essere ancora più incisivo: tante stoppate (quella di Bryant a Deron Williams spicca fra tutte), poco ritmo concesso agli avversari, blocchi portati nel momento opportuno e pressione prolungata per tutti i 24 secondi, segnali questi che indicano come l'atteggiamento sia radicalmente mutato rispetto al passato.

Certo ci sono ancora molti aspetti da correggere sia da un punto di vista globale (bisogna migliorare a rimbalzo, cercando di essere più fisici nell'area pitturata e concedere così meno seconde opportunità ) che a livello individuale: Smush Parker, ad esempio, si astiene in difesa con regolare continuità , Luke Walton non ha ancora quella intensità  che invece possiede in attacco e anche Lamar Odom, a volte, lascia troppo spazio al suo diretto avversario, soprattutto quando si trova di fronte giocatori dall'elevata rapidità  laterale.

D'altra parte però, se alcuni singoli faticano, altri invece convincono: Jordan Farmar, ad esempio, rientrato dall'infortunio alla caviglia nel match contro New Jersey (11 punti in 16 minuti per lui), è un difensore migliore di Parker, fastidioso quando si tratta di pressare e capace dunque di rallentare la manovra del playmaker avversario. Senza dimenticare Maurice Evans il quale fa della fisicità  e dell'aggressività  prerogative immancabili nel proprio gioco difensivo: la via per il canestro è di sicuro più impervia Evans sul parquet.

Dunque, se la difesa nell'ultima settimana è migliorata notevolmente, cosa possiamo dire dell'attacco? Di sicuro si tratta dell'aspetto migliore della stagione lacustre: settimi in tutta la Lega per produttività  offensiva (100.23 di media), sesti per percentuale di conversione dal campo (46%), quinti per quantità  di assist distribuiti nel corso del match (22.46) e decimi per tiri da tre realizzati (35%, ma con Luke Walton miglior tiratore dal perimetro della Lega con un incredibile 68%), statistiche che testimoniano come la palla nell'attacco gialloviola ruoti con relativa facilità  e rapidità , non permettendo dunque alle difese avversarie di schierarsi a dovere.

In fase offensiva il sistema a triangolo, tipico delle squadre di P-Jax, sta trovando applicazione continua e gli avversari faticano a trovare soluzioni o contromisure. Altro dato abbastanza confortante, se confrontato con quello della settimana scorsa, è quello delle palle perse: i Lakers sono scesi dal secondo al terzo posto per quantità  di "tournovers" commessi di media a partita (17,76 il dato attuale), aspetto questo che conferma un aumento di concentrazione da parte dei gialloviola.

La sorpresa della settimana
Quasi tutti stanno facendo molto bene: Bryant, Odom, Walton, Farmar, Bynum, Parker (promosso solo per quanto riguarda l'attacco) e Evans. Chi però sta dando qualcosa in più, rispetto soprattutto alle aspettative, è Kwame Brown, le cui azioni, nell'ultima settimana, sono in forte crescita. Rientrato, dopo un infortunio alla spalla destra, contro i Memphis Grizzlies il 12 novembre scorso, ha dato subito l'impressione di essere tornato quello dell'anno scorso, quello della serie contro i Phoenix Suns, playoff che ci hanno fatto conoscere un Kwame più aggressivo e convinto dei propri mezzi.

I Lakers ovviamente ne hanno subito giovato (dal suo rientro 5 vittorie e una sola sconfitta) permettendo a Andrew Bynum di avere un back-up affidabile e concreto: 9.2 punti e 7.7 rimbalzi a partita in 24 minuti di media. Davvero niente male per Brown che, in alcuni momenti, ha avuto sprazzi di fisicità  mai immaginati.

Indelebile nella mente di tutti i tifosi rimarrà  la schiacciata in corsa, su assist di Bryant, contro i Los Angeles Clippers: salto dalla linea del tiro libero e inchiodata al ferro, con aggiunta del fallo e susseguente tiro libero. Un'azione impressionante per forza e atletismo che ha fatto saltare in piedi tutto lo Staples Center.

E sul fatto che Bryant sia il primo estimatore di Brown fa pensare come molte delle fortune gialloviola passino dall'ex prima scelta dei Washington Wizard: "Kwame ha bisogno di essere coinvolto - ha affermato Bryant al termine del match contro i Nets – Ha bisogno che i suoi compagni credano in lui e nelle sue capacità . Noi lo abbiamo sempre aspettato, lui non deve far altro che dimostrare quello sa fare. Noi crediamo in lui!".

Parole che hanno fatto piacere a Brown il quale ha affermato: “I miei compagni mi stanno aspettando, devo solo lavorare e crescere con loro. Sono sicuro che ce la faremo”.

Al di là  comunque dell'azione spettacolare contro i Clippers, Brown in quest'ultima settimana ha fornito altri segnali incoraggianti. In attacco ad esempio ha mostrato evidenti miglioramenti sui movimenti spalle a canestro, sulla capacità  di guadagnare posizione e sul sapere utilizzare a dovere il piede perno.

Qualche difficoltà  l'ha evidenziata invece nel controllare gli scarichi nel traffico o nel concludere facili layup, mentre a rimbalzo offensivo ha comunque fatto sentire la sua voce, permettendo così ai Lakers di guadagnarsi seconde opportunità . In difesa sta occupando benissimo l'area, muove i piedi con estrema rapidità  e in qualche occasione oscura decisamente la vallata (1,2 stoppate a partita). Qualche difficoltà  invece nel raccogliere rimbalzi difensivi, soprattutto quando dalle sue parti si presentano rimbalzasti collaudati (il Boozer della situazione).

Brown è dunque chiamato a diventare una guida sotto le plance: per i suoi compagni, ma anche per se stesso dopo anni di insuccessi e sfortune. La meta non sembra tanto lontana ed è il suo compagno Lamar Odom a dirci quanto: “Con la sua presenza e velocità , con i progressivi miglioramenti, Kwame sta per diventare un grandissimo”.

La delusione della settimana
Vladimir Radmanovic. Siamo diretti: il giocatore nativo di Trebinje (Serbia), sta davvero deludendo. Anche Phil Jackson non gli dà  molta fiducia, segno che in allenamento Vlad non sta convincendo il coach gialloviola.

Certo l'infortunio alla mano sta condizionando le prestazioni dell'ex Clippers ma è altrettanto vero che per ora le sue prestazioni sono alquanto insufficienti: 13 partite giocate, 15 minuti di media, 5 punti e 4 rimbalzi a partita. Davvero troppo poco per il free agent più costoso nell'era dopo Shaquille O'Neal.

Il futuro
Quattro partite in programma nella settimana a venire.

Mercoledì 29 novembre alle 4.30: Los Angeles Lakers - Milwaukee Bucks = 105-109 (L)
Venerdì 1 dicembre alle 4.30: Los Angeles Lakers - Utah Jazz 132-102 (W)
Domenica 3 dicembre alle 4.30: Los Angeles Clippers – Los Angles Lakers 88-97 (W)
Stanotte, martedì 5 dicembre alle 4.30: Los Angeles Lakers – Indiana Pacers = ?

Stay tuned

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