Bargnani nell positiva prestazione contro i Cavs: 8 punti, 5 rimbalzi, 2 assist e 1 stoppata per lui in 25 minuti
Che sarebbe stata dura, tutti se lo aspettavano.
"Chissà quanti gliene farà in testa Duncan"
"Quante volte prenderà la targa a LeBron?"
"Come lo tratterà Sheed, noto per la sua leggera antipatia verso le mozzarelle?"
Sono pensieri che hanno attraversato la testa di tutti gli appassionati di Nba, trovatisi a discutere in una torrida mattina di fine Giugno di un evento che ha sconquassato l'Italia cestistica (e non solo): la prima scelta assoluta del Draft NBA 2006, il nostro Andrea Bargnani.
Ma nessuno pensava invece di vedere che il primo grosso ostacolo nella carriera Nba di Andrea sarebbe stato il suo allenatore, Sam Mitchell.
Dopo una Summer League promettente, giocata con buona intensità e tanta sostanza dall'italiano, tutto sembrava ben avviato e secondo i piani: tanto spazio per la prima scelta, complice anche l'arrivo in regia Raptors del vice direttore generale Gherardini (a Treviso pure lui prima del trasferimento oltreoceano), che ha contribuito a creare tutti presupposti per un solido utilizzo del "Mago": la fisionomia di Toronto, infatti, è radicalmente cambiata, con la massiccia "europeizzazione" della franchigia (oltre al già presente Calderon, sono arrivati Nesterovic, Garbajosa, Parker e il Nostro) e soprattutto con la cessione di un pezzo illustre qual'era Charlie Villanueva, giocatore dalle caratteristiche simili a quelle del talento romano, per garantirsi un play ad alto coefficiente di velocità e dal grande potenziale qual è T.J. Ford.
Anche la Pre-Season ci ha mostrato buone cose, ma quando si è arrivati al tanto atteso esordio Nba, è arrivata la prima doccia fredda: 9 minuti scarsi di utilizzo contro i Nets, peraltro aspramente criticati da Gherardini in diretta televisiva su Sky.
Anche la seguente partita è stata una delusione: 10 minuti contro i Bucks
Nella mente di noi tifosi, per causa anche di un patriottismo forse eccessivo, subito si è delineato un colpevole: ossia Sam Mitchell, reo di non dare lo spazio che una prima scelta assoluta si meritasse. E la convinzione di questa critica è aumentata dopo che, nella partita contro gli Spurs, Andrea entrò in campo, in 5 minuti segnò 8 punti e poi fu inspegabilmente panchinato fino agli ultimi minuti di garbage Time.
Questo trend negativo ha iniziato a sconsolare noi tifosi, ma contemporaneamente ha aperto maggiormente le nostre menti ad una maggior obbiettività sul giudizio dei fatti, ed ecco allora che, mentre si susseguivano partite con minutaggio davvero ridotto e sempre sotto i 10', sono arrivate considerazioni un po' meno patriottiche e più "tecniche": forse Andrea non ha ancora dimostrato in allenamento di essere pronto per un consistente impiego in una partita seria; forse Andrea non sa ancora gestire bene i suoi falli ed è ancora inadeguato a difendere nell'Nba; forse è dunque giusto che Mitchell aspetti prima di dargli più fiducia.
E dunque ben vengano le strigliate dei compagni (piuttosto dura quella di Bosh a San Francisco, contro i Warriors, dove Andrea fu letteralmente mangiato da Biedrins a rimbalzo in più occasioni), che comunque hanno dimostrato di credere in Andrea con dichiarazioni molto incoraggianti.
Ma Mitchell pareva non volerne sapere e dunque, dopo 9 partite, la stagione di Bargnani aveva regalato molto amaro in bocca e stava passando letteralmente inosservata a qualunque opinionista americano: i pochi che si sono espressi sull'argomento, si sono prodigati nel sottolineare quanto Andrea fosse la Prima Scelta che in assoluto avesse suscitato meno clamore attorno a se nell'ambiente Nba.
Tutto però pare essere radicalmente cambiato in una singola notte, repentinamente, come passare dal bianco al nero: in quel di Salt Lake City, contro i fantastici Jazz di inizio stagione, il Mago ha piazzato il primo consistente mattoncino, giocando 27 minuti e segnando 15 punti, dimostrando di poter stare in campo con autorità e senza troppa timidezza (ha segnato canestri molto difficili).
Certo, le lacune (soprattutto in difesa) sono state evidenti, ma Andrea ha dimostrato di saperci fare e dunque di meritare i minuti che gli sono stati tanto negati ad inizio stagione.
La conferma a questa tesi è arrivata nelle vittoria casalinga contro i Cavaliers, nella quale il suo utilizzo è stato di 24 minuti, molto produttivi, che ci hanno regalato statistiche davvero incoraggianti.
Sorge ora spontanea una domanda: come mai questo cambio di rotta da parte di Mitchell? L'ipotesi più gettonata ci porta a pensare che Gherardini e soprattutto Colangelo (Presidente e Gm dei Raptors) si siano fatti sentire e che il Coach si sia trovato in una situazione per lui molto scomoda, sul filo del rasoio.
Ora ci aspetta solo di vedere se Andrea confermerà queste due ottime prestazioni. Forza Andrea!