Ottimismo in casa Lakers

La forma fisica di Kobe migliora giorno per giorno…

Dieci partite, sette vittorie contro tre sconfitte e primo bilancio che già  oggi può essere accennato: i Lakers 2006-2007 piacciono, convincono, danno idea di essere un team affiatato, dagli ingranaggi oliati nella giusta misura e sembrano possedere moltissimi margini di miglioramento.

Certo hanno mostrato anche limiti e difficoltà  in queste prime uscite, delle quali parleremo approfonditamente, ma sono sembrati aspetti passeggeri, correggibili grazie ad una maggiore attenzione e concentrazione.

RISULTATI
Los Angeles Lakers - Memphis Grizzlies = 91-81
Los Angeles Lakers - Toronto Raptors = 107-100
Los Angeles Lakers - Chicago Bulls = 82-72

COMMENTO
Rispetto al nostro ultimo report i Lakers hanno ripreso la loro marcia verso i playoff 2007 con tre vittorie di fila, tutte conseguite fra le mura amiche dello Staples Center.

Memphis, Toronto e Chicago le squadre che hanno dovuto cedere il passo e arrendersi alla superiorità  gialloviola che in alcuni momenti è stata evidente, mentre in altri è mancata clamorosamente, permettendo così alle tre franchigie ospiti di rimanere fino all'ultimo in partita.

Proprio l'aspetto della concentrazione è la maggiore pecca di cui si sono macchiati fino ad oggi i Lakers e alla quale lo staff tecnico deve porre rimedio nelle prossime settimane. Statistica dalla quale si può desumere tale mancanza di attenzione nei momenti cruciali della partita è quella delle palle perse: 19,2 a partita (secondi nella Lega solo a Orlando con 19.9), valore troppo alto se davvero si vuole ambire alla post-season.

Ma al di là  del freddo numero è proprio un certo e alquanto fastidioso atteggiamento di sufficienza che deve essere corretto. Inoltre bisogna ricordare che la maggior parte dei "tournovers" arriva da passaggi rischiati o mal calibrati che hanno come logica conclusione due punti facili in contropiede per gli avversari.

Altro aspetto e dato preoccupante, forse perché riguarda il miglior giocatore angelino, è che Kobe Bryant sia il giocatore che perde più palloni in assoluto nella NBA: otto partite giocate e 4,8 "tournover" di media a gara. E il dato assume ancora più valore se si pensa che al sesto posto di questa particolare classifica abbiamo Lamar Odom con 3,8.

Proprio Lamarvellous ha parlato, al termine del successo casalingo contro i Bulls, di aumentare la concentrazione, viatico assolutamente indispensabile se davvero si vuole puntare in alto: "Dobbiamo essere più attenti, dobbiamo perdere meno palloni e bisogna chiudere le partite prima che sia troppo tardi" ha affermato Odom riferendosi neanche troppo velatamente al parziale di +10 raggiunto per ben due volte contro i Bulls e consumato, grazie alle triple di Nocioni e Gordon, in un battito di ciglia.

Eppure i Lakers, nonostante questi evidenti problemi, continuano ad ottenere successi. Certo il facile calendario casalingo (solo tre trasferte fino ad oggi e nelle prossime dieci gare Kobe e soci giocheranno per otto volte allo Staples Center) ha agevolato e agevolerà  il cammino lacustre (non scordiamoci che tra gennaio e aprile i Lakers dovranno affrontare lunghi viaggi e difficili trasferte), ma buona parte dei meriti sono da assegnare alla chimica che il roster gialloviola ha messo in piedi: Kobe, Odom, Walton, Bynum, tutti stanno fornendo il contributo necessario e qualcuno, forse, è anche andato oltre.

Pensiamo in particolar modo a Bynum che sta davvero dimostrando di meritare il ruolo di centro titolare dei Lakers: 10 partite giocate, 22,6 minuti, 10,3 punti, 7 rimbalzi e 1,5 stoppate a partita. Davvero niente male per chi l'hanno scorso il parquet lo vedeva pochissimo.

Probabilmente stiamo parlando del giocatore più migliorato della Lega e che sta facendo brillare gli occhi a molti addetti ai lavori: tiro in sospensione dalla media e corta distanza molto efficace, bei movimenti in post basso, da vero ballerino, e piede perno usato con discreta maestria.

Kareem Abdul-Jabbar ha fatto un grande lavoro in estate e i risultati si cominciano a vedere. Molto soddisfatti del centro diciannovenne anche i compagni di squadra: "Andrew sta facendo un grandissimo lavoro proteggendo la nostra area" – ha detto Odom al termine del match contro i Bulls – “Ha imparato come essere intimidatorio e riesce ad intervenire per evitare facili layup avversari".

Dello stesso avviso anche Kobe Bryant: "Sta facendo tantissimo in difesa. Ora quando gli avversari penetrano si chiedono dove si trova Bynum. Così anche se non riesce a stoppare la penetrazioni o il tiro, gli avversari sono costretti a cambiare in corsa il proprio progetto".

Molto importante è anche l'apporto che sta offrendo Lamar Odom. Soprattutto a livello di energia, oltre alle solite "quasi triple-doppie", il nativo di Rhode Island sta facendo la differenza: nel momento in cui i Lakers soffrono di più si carica sulle spalle molte responsabilità  e cerca di fornire un valido punto d'appoggio da cui far ripartire le velleità  gialloviola.

Basti pensare al match contro Chicago in cui, dopo l'ennesima rimonta bianco-rossa (59-57 Bulls ad un minuto alla fine del terzo quarto), Odom ha preso la palla nella propria metà  campo, si è fatto tutto il campo palleggiando e driblando e ha concluso il coast-to-coast con uno spin-move da danzatore della Scala. Staples tutto in piedi ad applaudire: Jack Nicholson incluso.

Purtroppo però (o per fortuna, dipende dai punti vista) il fatto che Odom diventi il primo punto di riferimento offensivo, mette in luce il primo problema, a livello di singoli, con il quale i Lakers devono confrontarsi in questo avvio di stagione: la situazione Kobe Bryant.

In sostanza, c'è da essere felici o scontenti per le magre (soprattutto a livello di "score") prestazioni del 24 in gialloviola? Essere o non essere? L'antico di dilemma si ripropone anche per Kobe che, miracolo fra i miracoli, è meno odiato rispetto a due anni or sono (ma chi ci crede sul serio?).

Merito del nuovo numero di maglia? O del sito da poco approdato sulla rete? In realtà  il principale responsabile di questo Kobe più quieto è il ginocchio operato nello scorso luglio. Certo hanno contributo molti fattori nel rendere il ventottenne di Philadelphia più mansueto in attacco (la serie contro Phoenix negli scorsi playoff, le ramanzine di P-Jax, la maggior fiducia che Bryant ha nei suoi compagni), ma probabilmente l'operazione dello scorso 15 luglio è il principale motivo a cui attribuire "the new style of Kobe".

Da quello che mostra il figlio di Joe Bryant non è neanche al 70% della condizione: poca potenza nella parte bassa del corpo, molti tiri in sospensione rifiutati per poca fiducia sul ginocchio operato e velocità  di penetrazione ancora non ai massimi livelli, per usare un eufemismo.

Ci vorrà  ancora qualche settimana, ma nel frattempo perché non godersi un Bryant (diventato nel frattempo, in 28 anni e 86 giorni, il giocatore più giovane della storia a raggiungere 17000 punti) che mantenendo i 22 punti, 5 assist e 5 rimbalzi a partita è molto più decisivo rispetto alle passate stagioni?

Per quanto riguarda il resto della truppa differenti sono le opinioni in merito. Di sicuro stanno facendo molto bene Farmar ed Evans, tanto da essere considerati come principali ricambi da coach Zen. Purtroppo Farmar ha riportato nell'ultimo match contro Chicago un brutto infortunio alla caviglia destra e al momento non è dato sapere quando potrà  rientrare.

Resta però il fatto che in questo avvio di stagione l'ex UCLA abbia dimostrato una grande attitudine offensiva, con un discreto "running shot" e un "tear drop" molto interessante (modello Tony Parker, tanto per capirci).

C'è da lavorare ancora in difesa e sulla pressione nei confronti del playmaker avversario che troppo spesso quando Farmar è in campo trova la via del canestro. Evans invece sta dimostrando di essere un ottimo giocatore, che sa entrare in palla appena viene chiamato in causa e che riesce ad equilibrare alla perfezione l'aspetto difensivo con quello offensivo (spettacolare la sua schiacciata contro Memphis, quando ha corretto a canestro una tripla non riuscita di Vujacic). Di certo stiamo parlando (se escludiamo il Bryant al 100%) del miglior difensore sul perimetro e in avvicinamento a canestro di cui i Lakers dispongano.

Molti dubbi invece stanno suscitando le prestazioni di Vladimir Radmanovic: 10 partite giocate e 15 minuti di media, per un totale di 6 punti e 2 rimbalzi a match. Un po' poco per il free agent più pagato nel dopo Shaquille O'Neal per il quale, nella scorsa estate i Lakers hanno sacrificato molto spazio nel salary cap. Eppure l'ala di 2.08 non sta fornendo quel contributo che tutti si aspettavano da lui.

Certo è utilizzato molto poco da Phil Jackson, ma in questo momento farlo partire come titolare e dargli più minuti sarebbe proprio una follia? Sinceramente non dispiacerebbe vedere l'ex Seattle in campo come ala grande, spostando Odom nella posizioni di point guard e mantenendo Walton come ala piccola. Staremo a vedere, di sicuro l'occasione di stanotte, proprio contro gli ex Clippers, potrebbe essere il giusto viatico per il serbo di tornare ai livelli che gli competono.

NEWS IN PILLOLE
1)Girano in rete un paio di voci. La prima vorrebbe in maglia Lakers Kevin Garnett. Naturalmente si tratterebbe di un botto clamoroso, ma al momento è ancora avvolta nel mistero la contropartita che Los Angeles andrebbe ad offrire a Minnesota. Di sicuro il progresso di Bynum comincia ad interessare la franchigia di Minneapolis. Il resto dell'offerta sarebbe semplice contorno. Alcuni addirittura parlando di Odom e Bynum per KG. La seconda invece sembrerebbe portare ad L.A., sponda gialloviola, l'ex di turno, veterano, che tanto piace a P-Jax: Eddie Jones. la contropartita sarebbe composta da Smush Parker e Brian Cook.

2) Questa notte contro i Clippers torna in roster Ronny Turiaf negli scorsi giorni out per un problema all'anca. Viene attivato invece al posto di Jordan Farmar (out per una distorsione alla caviglia) Aaron Mickie.

IL FUTURO
In questa settimana i Lakers giocheranno tre match, due allo Staples, uno nello Utah.

Stanotte, ore 4.30: Los Angeles Lakers - Los Angeles Clippers
Venerdì notte, ore 3: Utah Jazz - Los Angeles Lakers
Domenica notte, ore 3.30:Los Angeles Lakers - New Jersey Nets

Stay tuned!

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