Il meglio e il peggio dell’NBA

'Melo Anthony con 31 punti di media, è al momento il top scorer NBA

PROMOSSI

'MELO e “REDD HOT”
I due leading scorer della lega non potrebbero essere più diversi quanto a carattere, storia NBA, caratteristiche tecniche:

L'estroversa e bizzosa superstar, sempre in copertina nel bene e nel male, “trend-setter” e tatuatissimo; il pelato normodotato, silenzioso, educato e religiosissimo, di cui nessuno, compagno o avversario, ha mai parlato male.

Carmelo Anthony, entrato nella lega tra mille fanfare e con mille sostenitori, dopo aver conquistato gli appassionati di basket con un solo anno di college; Mike Redd, l'esterno “buono ma non adatto all'NBA”, invisibile nei bassifondi del secondo giro al draft, apparentemente destinato all'Europa.

Il sublime talento naif ed imprevedibile, in grado di segnare e far segnare in qualsiasi modo; il giocatore che non darà  un grande contributo quanto ad assist, difesa o rimbalzi, né incanterà  con schiacciate spettacolari, ma ha il rilascio più veloce e mortifero della lega, e quando attacca il canestro fa male a chiunque.

A dir la verità  ci sono anche alcune caratteristiche comuni: hanno entrambi elevato sensibilmente il loro livello di gioco, raggiungendo l'eccellenza: 'Melo ha aggiunto 4 punti di media a partita (da 26.5 a 30.6), è quasi sempre sopra i 30, tra cui le ultime 6 gare di fila, e se non fosse stato per una espulsione (unica volta in cui è stato tenuto sotto i 20) avrebbe medie ancora migliori;
Mike ne ha aggiunti ben 6 (da 25.4 a 31.3) con il 50% dal campo e sempre sopra i 25, tranne che in una occasione, con la gemma dei 57 punti contro Utah (che avrebbero potuto essere 60: il game-winner sulla sirena è uscito di poco).

Giocano entrambi per squadre che l'anno scorso hanno stupito e convinto, ma quest'anno, anche per colpa della sfortuna e degli acciacchi, stanno facendo una fatica bestiale ad emergere.

Ma soprattutto sono sostanzialmente costretti, tutti e due, a tirare la carretta da soli, a subire tutte le attenzioni delle difese avversarie… che, però, sinora non hanno potuto fare molto altro che stare a guardarli.

I CAVALIERI DI KING JAMES
Ora come ora, i Cavs sono – meritatamente – la migliore squadra dell'Est, e il credito non può che andare tutto a King James: ma lui, come Re Artù, per vincere ha bisogno dei suoi Cavalieri… e in questo inizio di stagione i suoi compagni stanno rispondendo “presente”.

Sulle prospettive di Drew Gooden erano in molti a nutrire qualche perplessità : è sempre stato considerato giocatore di grande talento, ma troppo “morbido” caratterialmente e poco portato al sacrificio; nella scorsa stagione, un “contract year”, ha messo su i migliori numeri della carriera, capitalizzando con un nuovo contratto da tre anni e più di 20 milioni di $ in tutto, ed il pensiero comune era “ecco qua, ha fatto il diavolo a quattro per portarsi a casa un po' di grano, ora scivolerà  di nuovo nella mediocrità “.

E invece no, perché si sta rivelando ancora solido nelle sue aree di competenza (mai così efficace a rimbalzo in carriera, ad un battito di ciglia dalle fatidiche 10 carambole a gara, che rappresentano il confine dell'eccellenza) e addirittura più efficace del previsto in difesa.

Donyell Marshall, alla sua 13° stagione NBA, ha appena raggiunto un ristrettissimo club, quello dei giocatori con almeno 10.000 punti, 5.000 rimbalzi, 750 stoppate e 750 tiri da tre a bersaglio: raggiunge Scottie Pippen, Cliff Robinson and Sam Perkins, che però hanno giocato 17 stagioni a testa; a parte la curiosità  statistica, si sta confermando efficace braccio armato per punire i raddoppi sul Re.

Damon Jones l'anno scorso ha rappresentato una cocente delusione, bullandosi troppo e rendendo poco: dopo un inizio di stagione altrettanto insipido, ha scelto il palcoscenico più nobile, il Madison Square Garden, per mettere su la sua miglior prestazione in maglia Cavs, con 29 punti e 7 su 10 da tre.

Nel frattempo i giovani rampanti Varejao e Pavlovic erodono preziosi minuti di media ai veterani Ilgauskas e Snow, portando grinta, atletismo e difesa, ma anche giocate determinante nel quarto periodo: i vecchi leoni però non mollano, e si sono già  dimostrati determinanti in più di una occasione (14+8 in 22 minuti contro i Wolves per “Z”, 13 punti in 33' con 6/6 dal campo per Snow contro i Blazers, entrambe prestazioni decisive).

Non tutte le notizie, però, sono positive: il “Lancillotto” di King James, Larry Hughes, è fermo ai box per un infortunio alla caviglia… non un buon segno per un giocatore che ha giocato, in media, 60 gare a stagione.

ALLEN IVERSON
Sul campo le prestazioni sono altalenanti (dopo un inizio roboante, nelle ultime 5 gare 34% dal campo e 18% da tre), ma fuori dal campo ha dato l'ennesima dimostrazione di essere una persona dal carattere difficilissimo, ma di grande sensibilità , soprattutto quando si parla di episodi di violenza sulle strade, un argomento che troppo spesso ha vissuto in prima persona.

Un ragazzo di Philadelphia, Kevin Johnson, nel 2003 fu affrontato da alcuni balordi che volevano rubargli sostanzialmente la canotta che indossava, ovviamente la #3 del suo idolo; Kevin si rifiutò di lasciargliela, e per tutta risposta ricevette una pistolettata nella nuca, che lo ha reso quadriplegico; è diventato un simbolo e portavoce della lotta alla violenza, in una città  che di amore fraterno ne respira ben poco (più di un omicidio al giorno nel 2005), perdonando gli aggressori e partecipando a conferenze contro l'uso delle armi e sul recupero dei quartieri degradati, fino alla morte sopraggiunta questa settimana.

La famiglia non poteva permettersi un funerale decente, ed allora è intervenuto AI: molto scosso dalla vicenda, si è occupato peronsalmente di contattare la famiglia ed organizzare un ultimo saluto in grande stile.

ERICK DAMPIER
Dopo un deludentissimo 2005/06, e un altrettanto impalpabile inizio di stagione, sembra essersi improvvisamente svegliato, riguadagnandosi il posto da titolare che gli era stato da tempo – e meritatamente- sottratto da Diop: 22+15 in 33' contro Memphis, 14+13 contro Chicago, con oltre il 60% guida la lega nella percentuale dal campo, quando segna almeno 8 punti i Mavs sono 5-1… qualcosa vorrà  pur dire!

NENAD KRSTIC
I Nets hanno perso Jefferson, ma hanno ritrovato, dopo una partenza lenta, “the Serbian Sensation”: nelle ultime 5 gare 20 punti, 7 rimbalzi e pure 2 assist di media, col 54% dal campo, in poco più di 30' di utilizzo.

ERSAN ILYASOVA
Mamma lo turco! A soli 19 anni è uno dei più giovani giocatori della lega, e sembrava destinato ad una stagione nella lega di sviluppo con i… Tulsa 66ers.

I Bucks, però, si sono presto accorti che si tratta di un vero e proprio gioiello, se lo tengono ben stretto e sembrano intenzionati a dargli più minuti di quanto ci si aspettava.
Si è fatto conoscere al mondo NBA contro Atlanta, con 7 punti e 4 rimbalzi in 14' (e giocando tutto il quarto periodo), ma soprattutto con una decisiva giocata difensiva sull'ultimo possesso contro Joe Johnson, seguita da 6 punti e 5 rimbalzi in 22' la sera successiva contro i Nets.

DEREK FISHER
Non è solo uno dei segreti nascosti della grande stagione dei Jazz, cui fornisce un insostituibile contributo grazie alla sua esperienza, freddezza, concentrazione ed efficacia su due lati del campo. Da questa settimana è anche il nuovo presidente della NBPA, il “sindacato” dei giocatori NBA, in sostituzione di Antonio Davis, ormai sostanzialmente ritiratosi: una scelta che dimostra il rispetto e la stima di cui gode tra i compagni.

Il rinnovo del CBA è ancora lontano, ma non potrà  sedersi sugli allori e dedicarsi esclusivamente ai suoi Jazz in testa alla lega, perché c'è parecchia carne al fuoco: c'è da parlare del sempre odiato dress code, dell'altrettanto odiato pallone sintetico (Shaq, zoppo ma sempre salace: “sembra uno di quei palloni che si comprano nei negozi di giocattoli”), la tolleranza zero degli arbitri contro le proteste.

RIMANDATI

SHELDEN WILLIAMS
The Landlord” ha iniziato male, anzi malissimo, ma sta iniziando a capire come funziona il gioco NBA… o almeno una parte di esso.
Clamorosa prestazione da 15 rimbalzi in mezzora di utilizzo contro i Bucks (che, sommati assieme, ne hanno catturati 33…), e più in generale una presenza che sotto il proprio canestro si fa sentire, e di brutto.

In compenso, però, il rendimento offensivo è semplicemente scandaloso: 4 punti e 2 palle perse di media, due assist in tutto, 40% scarso dal campo, ma più in generale una disarmante dimostrazione di totale analfabetismo offensivo, una gara dopo l'altra; quando gli Hawks attaccano, sembra letteralmente spaesato e senza la più pallida idea di cosa fare sotto il canestro altrui. Sta nascendo un nuovo Ben Wallace… o un nuovo Danny Fortson?

MORRIS PETERSON e GERALD WALLACE
Dopo una splendida stagione 2005/06 ci si aspettava da Wallace una riconferma, e invece il rendimento di inizio stagione appare insufficiente.
Qualche guizzo nelle ultime gare lascia ben sperare, ma i 'Cats hanno disperatamente bisogno che inizi a carburare.

Mo Pete si trova in una situazione analoga: anche lui è reduce dalla miglior annata della carriera, anche lui gioca in una squadra giovane ma acerba, e ancora senza identità , anche da lui ci si attendeva molto di più.

La settimana appena trascorsa è esemplificativa della sua incostanza: 5 punti contro i Warriors, 20 ai danni dei Lakers, 2 contro Denver: è necessario che si dia una svegliata, anche perché ha già  assaggiato la panca punitiva in favore di Freddie Jones.

VLADIMIR RADMANOVIC
E' stato il più costoso FA acquisito dai Lakers dai tempi di Shaq, ma per ora non sta rispondendo alle aspettative; solo 16' di utilizzo medio (mai così poco in campo, il minimo erano 20' nell'anno da rookie) per un giocatore che sembra fatto apposta per NON andare a genio a Phil Jackson: talentuoso ma individualista e fuori dagli schemi in attacco, pigro e poco disciplinato in difesa, il tutto condito da un carattere complicato.

Non proprio l'inizio ideale della sua avventura in gialloviola, ma qualche elemento positivo, nonostante tutto, si intravede: innanzitutto la squadra non sta andando male, “nascondendo” il suo mancato contributo e permettendogli così di ambientarsi più lentamente rispetto ad altri (sempre che ne abbia voglia); inoltre sta comunque tirando bene (45% dal campo e 46% da tre, ampiamente al di sopra delle sue migliori stagioni), e le sue cifre, parametrate sui 48', sarebbero le migliori della sua carriera.

Ma, per convincere PJax, ci vuole ben di più.

BOCCIATI

GARY PAYTON
Coach Riley ha ben chiaro quale sia la ragione principale del rendimento deludente dei Campioni del mondo in questo inizio di stagione: la difesa porosa, anzi porosissima.

E' un problema complessivo, un problema di concentrazione, umiltà  e spirito di sacrificio, tutte qualità  che latitano in una squadra che forse ha passato troppo tempo davanti allo specchio a rimirarsi con l'anello al dito.

Quando si parla di problemi difensivi, però, l'indice si punta quasi naturalmente su Gary Payton, che ormai da anni è un difensore clamorosamente sotto media: questo inizio di stagione non fa eccezione, e l'ex Guanto, per di più tranquillizzato dalla mancanza di concorrenza (per la prolungata assenza di JDub) ha sostanzialmente fatto da spettatore, su due lati del campo.

In difesa è solido ed impenetrabile come la carta igienica bagnata, in attacco bastano le cifre: nelle ultime 4 partite, 5 punti di media, più palle perse che assist, 8/23 dal campo, 2/8 da tre, 0 punti in 17' contro gli Hawks e due avversari diretti non certo insuperabili come Claxton e Lue.

BRUCE BOWEN
Una rondine non fa primavera, ma due in pochi giorni iniziano ad essere una indicazione rilevante.
E' fatto notorio che Bowen sia considerato il più scorretto e “sporco” difensore della lega, ma recentemente ha passato il segno: nella prima sfida di campionato ha tolto di mezzo Steve Francis con la sua famigerata mossa di mettere il piede sotto al tiratore che tenta il jumper: dopo il rilascio, l'attaccante ci ricade sopra con tutto il peso, il piede si gira e la caviglia va a donne di facili costumi.

I Knicks si sono indignati, ma la cosa è passata sotto silenzio come casualità , nonostante l'intervento di Vince Carter a ricordare di essere già  andato K.O. ai tempi di Toronto per lo stesso scherzetto.

Purtroppo, però, la scena si è ripetuta nella successiva sfida tra le due formazioni, questa volta ai danni di Jamal Crawford: l'esterno di NY si è ripreso, ma Bowen è comunque riuscito ad ottenere qualcosa con la sua porcheria, perché Isiah ha perso la trebisonda, infuriandosi prima col giocatore e poi con Pop che lo difendeva, rimediando l'espulsione.

Intendiamoci, liberarsi di Francis e Thomas non è come togliere agli avversari Wade o Phil Jackson, ma il fatto che gli Spurs potessero battere i Knicks sbadigliando, senza bisogno di queste schifezze, è un'ulteriore aggravante.

Nel frattempo la lega ha aperto gli occhi, mettendo sotto la lente di ingrandimento l'esterno dei texani: è verosimile (ed auspicabile) che, alla prossima giocata poco pulita, arrivi un castigo severo.

CHRIS WEBBER
Nella stagione dei Sixers, che sinora è stata più che soddisfacente, c'è un giocatore col muso lungo e pronto a diventare una grana: Chris Webber.

Sta giocando il peggior basket della sua carriera (38% dal campo e 57% ai liberi sono cifre sconvolgenti per uno dei lunghi con le mani più educate che abbiano mai giocato con la palla arancione), ma soprattutto sembra ormai un accessorio, un'orpello esteticamente piacevole ma sostanzialmente inutile, più che un ingranaggio fondamentale: in ben quattro occasioni è stato panchinato per tutto il quarto periodo.

Le voci di possibili trades si fanno sempre più insistenti (anche se lui ha negato), ma chi può volere un giocatore che appare ormai imbolsito, e al quale per di più ogni mese bisogna staccare il secondo assegno più oneroso dell'intera lega (20 milioni di dollari e passa per quest'anno, che diventeranno 22 nella prossima stagione)?

DENNIS RODMAN
“The Worm” sui parquet della lega ne ha fatte letteralmente di tutti i colori, ma fuori dal campo ne ha combinate molte di più: un quasi-suicidio dopo una partita nel parcheggio dello stadio ai tempi dei Bad Boys, le relazioni pericolose con Madonna, un matrimonio con la nota strappona Carmen Electra, annullato perché contratto in una condizione di alcolemia pesante, una biografia delirante nota soprattutto per la sua esaltazione dell'onanismo, velleità  da wrestler, un film con Van Damme meno orrendo di quanto potreste immaginare, e molto altro…

L'ultima perla è nuovamente legata al mondo della celluloide: Rodman sarà  la star del film “the Minis“, in cui fa da allenatore ad una squadra di… nani, la cui stella è nientemeno che lo spettacolare Mini-Me di Austin Powers.

Parafrasando una celebre frase, “Questo Rodman ci fa ammattire, ma è l'unico Rodman che abbiamo”.

Fletcher's POWER RANKING

30. Memphis Grizzlies -
Una sconfitta dopo l'altra, Gasol non torna, Fratello sarà  probabilmente il primo coach a saltare.
29. Toronto Raptors -
Quattro sconfitte nette, 8 partite di seguito contro squadre col 50% di vittorie o più, ed è iniziato un durissimo viaggio all'Ovest.

28. Charlotte Bobcats -
Inattesa e meritata la vittoria contro gli Spurs, la squadra più forte del momento: ora rimangono 5 squadre con cui non hanno mai vinto.

27. Denver Nuggets -
Il record è ancora confortante, ma K-Mart starà  fuori per tutta la stagione… o 'Melo fa i miracoli, o la situazione rischia di crollare miseramente.

26. Boston Celtics -
Tre belle vittorie contro Pacers, Blazers e Knicks regalano un po' di ottimismo: Telfair domina la sfida con il cugino Steph.

25. Indiana Pacers -
Dominati da Bulls e Celtics: è lecito aspettarsi qualcosa di più.

24. New York Knicks -
Si inizia a intravedere un barlume in fondo al tunnel? Intanto per la prima volta da molto tempo si vede un po' di difesa, e Balkman è già  un idolo del Garden.

23. Washington Wizards -
Brutte batoste contro Nets, Knicks e Pistons, Arenas accende e spegne in modo irritante.

22. Minnesota Timberwolves -
Cinque sconfitte in fila, dietro KG il deserto: il potenziale che Ricky Davis mette in mostra di tanto in tanto non fa che aumentare i rimpianti.

21. Milwaukee Bucks -
Il record è bugiardo. Redd è il miglior marcatore della lega, ma il cuore della squadra è Villanueva: se gli acciacchi lo limitano potrebbero essere dolori.

20. Phoenix Suns -
Jalen Rose ha dato una inattesa boccata di ossigeno: il calendario nelle prossime settimane è morbido, ma c'è bisogno di scrollarsi di dosso un po' di ruggine.

19. Dallas Mavericks -
Tre W in fila contro buone squadre: inizia la rimonta? Un po' a sorpresa, Dampier si rivela determinante proprio nel momento più difficile.

18. Philadelphia 76ers -
C-Webb inizia a lamentarsi e parlare di essere ceduto, e non è un buon segno; in compenso The Dalembeast inizia ad ingranare.

17. Seattle Supersonics -
Anche nelle sconfitte sono sempre rimasti in partita fino alla fine, ma non hanno ancora incontrato nessuna grande squadra.

16. Chicago Bulls -
Faticano tremendamente a trovare il bandolo della matassa, e li attende un calendario durissimo (7 trasferte contro squadre serie): è il momento di tirare fuori gli attributi.

15. Miami Heat -
Shaq sotto i ferri, due massacri subiti da Rockets (e ci sta) e Knicks (e non va bene), zero difesa: praticamente ora come ora gioca c'è solo Wade nient'altro che Wade… non basta.

14. Detroit Pistons -
Convincenti solo a tratti: soffrono terribilmente le squadre atletiche: anche se a Chitown non sta incantando, questo non può non far andare il pensiero a Big Ben.

13. New Jersey Nets -
Kidd sale in cattedra, Vincecredible è in forma smagliante, ma se Jefferson non torna presto la coperta è corta.

12. Los Angeles Lakers -
Prendono un paio di sonori schiaffoni, ma tengono duro. Sono obbligati a sfruttare al meglio un calendario non impossibile, se vogliono nutrire ambizioni a primavera.

11. Atlanta Hawks -
Se Joe Johnson non fa meraviglie, la mancanza di impianto tattico si fa sentire; segni di vita da Shelden Williams.

10. Orlando Magic -
Hanno una panchina piena di veterani che a turno gli tolgono le castagne dal fuoco: notevole Dooling, 25 punti in 24 minuti contro Denver.

9. Portland Trail Blazers -
Randolph continua a macinare avversari, e finché va lui vanno anche i Blazers.

8. Sacramento Kings -
Oramai Kevin Martin non è più una sorpresa, e i Kings viaggiano bene: ma se Brad Miller non si rimette in fretta, la festa non durerà .

7. New Orleans/Oklahoma City Hornets -
Quando Chris Paul salta un giro, risolve Stojakovic con prestazioni da All-Star: continuano a stupire, ma il difficile inizia adesso.

6. Golden State Warriors -
Un Baron Davis da MVP trascina la squadra più spettacolare della lega e più in forma del momento: con “Boom Dizzle” così in forma, Nelson può anche permettersi di fare esperimenti tattici cambiando quintetto ogni sera.

5. Houston Rockets -
Contro gli Spurs nel primo tempo sono sembrati la favorita per il titolo… nel secondo, uno sparring partner.
Non è facile capire quali siano i veri Rockets, anche perché hanno rischiato di ripetere lo scherzetto, buttando via un vantaggio di oltre 20 punti, anche contro i Bulls.

4. Los Angeles Clippers -
Imbattibili in casa, arrendevoli in trasferta: il calendario, dopo una partenza tosta, sarà  il loro miglior alleato.

3. Cleveland Cavs -
Se non fosse per l'infortunio a Larry Hughes, verrebbe da indicarli come i veri antagonisti degli Spurs: ma l'ex Wizard non è nuovo a lunghi periodi di sosta ai box.

2. Utah Jazz -
Si scaldano contro Bucks e Celtics, affrontano i Clippers che li avevano appaiati a 5-1, e li regolano con autorità : meritatamente in vetta all'Ovest.

1. San Antonio Spurs -
Il massacro in un quarto e mezzo a danno dei Rockets aveva terrorizzato l'intera lega. La sconfitta con i Bobcats ha ricordato a tutti che, come sempre, i peggiori avversari degli Spurs sono loro stessi.

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