OSU vince la Big Ten!

Chris Brown festeggia insieme al proprio pubblico con un pezzo di campo sottratto come souvenir dopo la vittoria su Michigan.

Quando Antonio Pittman (18/139 yds, TD) chiude un terzo e due a ventidue secondi dalla fine, la partita finisce, l'invasione pacifica di campo può cominciare e tutto quel rosso che invade gli spalti dell'Ohio Stadium si riversa sul campo cambiando il colore del terreno di gioco ricoprendo tutto il manto erboso e dando via al giorno di festa per tutti i tifosi di Ohio State. La banda di OSU suona note di vittoria, quella di Michigan abbandona, mesta, il proprio posto riponendo gli strumenti in attesa di gennaio dove i Wolverines, comunque vada, si ritroveranno in campo per onorare una partita importantissima. Poco importa che sia un Bowl tra i quattro principali o il National Championship di Glendale (Arizona) di nuovo contro i Buckeyes, la stagione dell'università  di Michigan è stata comunque un successo.

Ohio State vince in una delle più antiche rivalità  del college football, trionfa nella Big Ten succedendo ai Nittany Lions di Penn State, mantiene l'imbattibilità  (12-0, 8-0 Big Ten) e si assicura il definitivo numero uno nel ranking nazionale con il conseguente invito al grande ballo per il titolo di Division I-A. A gioire, nel giorno di gloria di OSU, è anche Troy Smith, a questo punto maggiore indicato per la vittoria anche nell'Heisman Trophy, riconoscimento che spetta al miglior giocatore di college football. L'onore della armi a Michigan forse non basta ma i complimenti di tutti danno una chiara idea di come i Wolverines siano riusciti a tenere duro nel giorno più difficile, capaci di mettere paura ai primi della classe senza mai mollare, soprattutto quando nel secondo quarto l'inerzia della partita cominciava a girare troppo a favore dei padroni di casa.

La squadra di Smith (29/41, 316 yds, 4 TD, INT) ha colpito soprattutto grazie ai big plays, giocando in modo perfetto via aerea dove il supporto di un incredibile Ted Ginn jr. (8/104, TD) si è rivelata una volta di più fondamentale. La partenza a razzo di Michigan (in vantaggio con una meta di Mike Hart), non ha messo in difficoltà  OSU, capace subito di raddrizzare la gara e di ribaltarla nella seconda frazione. Tolto l'impegno massiccio di Rondell Biggs nel mettere pressione su Smith e nei giochi di corsa avversari, i Wolverines hanno sofferto molto l'attacco di Ohio State e nei secondi 15 minuti di gioco hanno concesso un TD su corsa da 52 yards a Chris Wells (5 corse per 56 yards) un TD pass da 39 a Ginn, caparbio e combattivo nel buttarsi su una doppia copertura per ricevere i sei punti e a una meta, sempre su ricezione, di Anthony Gonzales (4/50) a tempo ormai scaduto.

Smith, Pittman, Gonzales e Ginn hanno come sempre guidato al top dei numeri l'offensiva di OSU, e il rimpianto più grande di Michigan può essere quello di non essere riusciti a tramutare in meta l'unico intercetto della gara rimediato da Alan Branch sulle 25 avversarie. Grazie a questo possesso Chad Henne e compagni sono riusciti ad aggiungere soltanto tre punti allo scoreboard mandando a calciare Garrett Rivas, ma la posizione di campo era troppo invitante, soprattutto per un attacco capace di mettere alle corde una difesa fino ad oggi piuttosto buona, per non essere sfruttata meglio. Troy Smith ha commesso qualche errore di troppo, subendo sack e perdendo due fumble oltre all'intercetto, ma non tutto è stato trasformato in oro dagli avversari e quel drive seguito alla palla pizzicata da Branch è davvero un'occasione perduta sulla quale riflettere.

Henne (21/35, 267 yds, 2 TD) ha guidato perfettamente le operazioni di un offensive game che non ha mai concesso give-away perdendo solo su un "turnover on down" il possesso, riuscendo a mettere in difficoltà  la difesa e chiarendo una volta per tutte che se ci dovesse essere rivincita, in campo neutro, la gara sarebbe di nuovo tutta da giocare. Mike Hart (23/142, 3 TD) ha chiuso in bellezza una splendida stagione segnando due delle tre mete che nel secondo tempo hanno tenuto in corsa Michigan, mentre Mario Manningham (6/86) ha definitivamente chiarito chi sarà  il prospetto più interessante tra i WR junior nel 2007. Pur senza segnare e soffrendo, a tratti, alcune imprecisioni di Chad Henne, Manningham ha alzato una buona media per ricezione e contribuito alla conquista di impostanti zone del campo. Michigan ha concesso molto agli avversari in difesa, ma ha anche riconquistato tre palloni dando la chance all'attacco di ribaltare più volte la situazione e quando Tyler Ecker ha chiuso in endzone su passaggio di Henne e Steve Breaston ha convertito il two-point attempt successivo sempre per via aerea, tutte le speranze sono passate attraverso l'onside kick di Garrett Rivas calciato sul 42-39 per OSU, ricoperto però da Ted Ginn.

Una gara combattuta, sempre controllata da OSU che è riuscita, una volta pareggiato il gap iniziale, a rimanere sempre con la testa davanti all'avversario pur soffrendo le fiammate di ritorno dei Wolverines. Michigan ha dimostrato di meritare il #2 della nazione e sarebbe piuttosto logico confermarlo anche dopo questa sconfitta, la prima stagionale e ottenuta contro i primi d'America e per soli tre punti di scarto. Per coach Jim Tressel invece il merito di aver dato subito a Ohio State una forte ossatura difensiva che ha permesso di guadagnare il titolo di conference, il primo posto assoluto ed il secondo match valido per il titolo dopo quello vinto nel 2002. Nei prossimi quindici giorni sapremo chi sarà  l'avversario di OSU nella prima finale nazionale esterna ad uno dei quattro principali Bowl e Michigan spera di poter essere quella squadra.

La terza e ultima squadra di Big Ten all'interno del ranking nelle prime 25 posizioni è Wisconsin, squadra tra le rivelazioni di questo 2006 che dopo essersi facilmente sbarazzata anche di Buffalo (35-3) spera di risalire nel ranking che vede i Badgers al #12 per AP, al #10 per USA Today e al #9 nel totale (comprensivo dei polls elettronici) del BCS definitivo. La sconfitta di Rutgers (#7 AP, #8 USA Today) impone a Wisconsin di credere in una risalita che manderebbe l'Università  ad uno dei Bowl principali dove il sorprendente P.J. Hill jr. potrebbe finalmente mettersi in mostra davanti a tutta la nazione. Il runningback si è limitato a 86 yards in 19 portate nella sfida di ieri contro Buffalo segnando la meta del 14-3 che ha visto i Bulls crollare sotto i colpi di Tyler Donovan, autore di 308 yards lanciate e supportato alla grande da Travis Beckum, incapace di segnare ma abilissimo a completare big plays che hanno rovesciato più volte il campo in favore dei propri colori. Le sue 5 ricezioni per 135 yards lo hanno reso MVP della gara. Wisconsin chiude quindi con lo stesso record di Michigan, mettendosi al secondo posto della conference in ex-aequo con i Lupacchiotti di coach Carr.

Il resto della Big Ten è scivolato via senza troppi scossoni e senza tanto interesse; tolti i tifosi delle rispettive scuole, gli occhi del mondo NCAA erano puntati ieri solo ed esclusivamente sulla sfida di Columbus e non poteva essere diversamente. La drammatica stagione di Penn State si è chiusa con una vittoria (17-13) in rimonta su Michigan State. Dopo aver sofferto ampiamente per tutta la gara i Nittany Lions hanno ribaltato lo score a loro vantaggio solo nel terzo quarto grazie a una meta su ricezione di Jordan Norwood e dalla quasi completa apatia offensiva (gioco prevedibile, poco efficace e conservativo quasi al massimo livello, senza nessuna eccedenza in big play tipici del college football) si salva il solo Tony Hunt, autore di 129 yards corse.

Penn State (8-4, 5-3 Big Ten) è riuscita a tirare un sospiro di sollievo sol quando, a meno di tre minuti dalla fine, Tim Shaw ha portato a segno un sack su Brian Hoyer che ha posto fine alla velleità  offensive degli Spartans (4-8, 1-7) i quali chiudono la stagione con la quarta sconfitta di fila e dicono addio al loro head coach John L. Smith. Smith aveva già  annunciato due settimane fa che non avrebbe fatto parte del programma di Michigan State anche per il 2007, ponendo fine al rapporto con la scuola dopo quattro anni. Le sue ultime parole, dopo la gara, sono state di rammarico per i troppi errori commessi contro Penn State (un punt bloccato, due field goal sbagliati e due passaggi droppati in maniera criminale) che, se evitati, avrebbero permesso all'allenatore di salutare il proprio pubblico con una buona vittoria.

A West Lafayette si assiste invece alla caduta di Indiana (5-7, 3-5) reduce da una stagione che ha visto gli Hoosiers migliorare il record del 2005 aggiungendo una vittoria al precedente record, ma soprattutto trionfando in tre scontri interni alla Big Ten quando, un anno fa, solo Illinois cedette di fronte a loro. Nonostante la pessima giornata di Curtis Painter (18/32, 261 yds, TD, 4 INT) Purdue (8-4, 5-3) riesce a superare l'ultima prova di campionato grazie a un buon gioco di corsa che ha prodotto 183 yards e tre TD e ha permesso di mantenere salda la buona media vittorie ottenuta in casa (una sola sconfitta contro Penn State). Attorno all'Ateneo di Iowa City si erano immaginati progetti ben più ambiziosi di quelli che sono stati poi prodotti dagli Hawkeyes sul campo. Iowa (6-6, 2-6) ha perso la propria sfida soprattutto all'interno della conference dove raramente è riuscita ad imporsi. Dopo il crollo contro OSU, Iowa ha perso via via col passare delle giornate il contato con la Top 25 nazionale, perdendo continuità  nel gioco. L'ultima debacle in casa di Minnesota (6-6, 3-5) dove Amir Pinnix ha conquistato 121 yards e segnato due mete mentre la difesa forzava quattro turnover (tre intercetti a Drew Tate e uno al suo backup Jake Christensen). Iowa chiude con la terza sconfitta consecutiva dopo essere stata #15 del BCS in ottobre, e a festeggiare sono quindi solo i Golden Gophers, i quali con Pinnix chiudono l'ottava stagione di fila con un runningback sopra le 1000 yards e concludono il campionato con tre vittorie una dopo l'altra.

Illinois perde anche l'ultima partita stagionale nonostante un ottimo secondo quarto dove attacco e difesa hanno girato al top e permesso di segnare 16 punti sul tabellino. Due mete e una safety hanno consentito ai Fighting Illini di chiudere avanti il primo tempo prima del crollo nella ripresa dove Northwestern (4-8, 2-6) risorge soprattutto grazie a Tyrell Sutton (107 yards corse). Per Illinois (2-10, 1-6) è di nuovo l'ultimo posto quello da occupare nello standing della Big Ten.

Finita la stagione ufficiale che lascerà  spazio a partite "fuori concorso" (ossia valide per il record ma non per l'assegnazione della conference) e ai Bowls, è il momento di dare un'occhiata anche ai numeri individuali dove tra i quarterback fa un certo effetto vedere Bryan Cupito di Minnesota al secondo posto per yards lanciate (2556), dietro a Curtis Painter (Purdue, 3171) agevolato dalla spread offense dei Boilermakers e davanti a Troy Smith (OSU, 2507). Molto indietro Chad Henne (2199) che giocherà  di fronte all'intera nazione a gennaio ed ha sfruttato in stagione soprattutto le corse di Mike Hart (1515, secondo nella conference). Miglior receiver di nuovo a Purdue, con le 873 yards ricevute, infatti, Dorien Bryant ha preceduto Travis Beckum (Wisconsin, 821) e i due top receivers della squadra di vertice: Ted Ginn (781) e Anthony Gonzales (723), a loro volta separati dal sorprendente Kerry Reed (Michigan State, 775). Il grande Mario Manningham è arrivato ottavo nella particolare classifica, ma le sue 624 yards ricevute da sophomore fanno parlare molto, moltissimo, di lui. P.J. Hill ha invece perso terreno per via della cauta partita di ieri, chiudendo sì in testa in fatto di rushing yards la Big Ten, ma scivolando al quinto posto assoluto nella prima divisione di NCAA con le proprie 1447 yards.

Big Ten Overall Standings (Big Ten).

Ohio State 12-0 (8-0)
Michigan 11-1 (7-1)
Wisconsin 11-1 (7-1)
Purdue 8-4 (5-3)
Penn State 8-4 (5-3)
Minnesota 6-6 (3-5)
Indiana 5-7 (3-5)
Iowa 6-6 (2-6)
Michigan St. 4-8 (2-6)
Northwestern 4-8 (1-7)
Illinois 2-10 (1-7)

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