Coach Avery Johnson
Dopo le quattro sconfitte consecutive all'inizio della stagione, erano 27 anni che non succedeva, coach Avery Johnson è riuscito a riportare i suoi giocatori nella giusta strada, riuscendo a vincere prima contro una diretta rivale, i Suns, poi contro i Blazers.
Il record di 2-4 non è troppo incoraggiante per una squadra che punta a vincere il primo titolo della sua storia, ma guardando anche l'andamento delle altre franchigie (Phoenix 2-5, Detroit 3-4), Dallas può non preoccuparsi troppo; non è quindi il caso di parlare di crisi, ma rimane comunque interessante trattare le cause di questo inizio pessimo dei texani.
Primo motivo: l'andamento altalenante della Stella, Nowitzki. Nonostante le cifre continuino a dargli ragione, il tedesco quest'anno non riesce ad esprimersi ai livelli a cui ci aveva abituato nelle ultime stagioni; 25.2 punti, 9.2 rimbalzi, sono cifre ragguardevoli se si pensa che i Mavs hanno perso quattro delle sei partite disputate, nonostante questo però nelle occasioni importanti Wunderdirk diventa opaco, poco incisivo, risultando molto spesso non decisivo ai fini del risultato.
Secondo motivo: Howard e Terry incidono poco. A entrambi è stato allungato il contratto durante l'estate, ma nonostante questo, i due giocatori, che dovrebbero essere le due spalle di Nowitzki, non riescono ad incidere abbastanza; anche per loro le cifre sono bugiarde, tranne i numeri, infatti, l'apporto dei due è molto al di sotto dello standard richiesto.
Terzo motivo: la fase difensiva è inesistente. Che i Mavs pensino più all'attacco che alla difesa è risaputo già dai tempi di Don Nelson, coach Johnson però aveva dato vita, l'anno passato, ad un sistema difensivo perlomeno decente; quest'anno invece la fase difensiva è inguardabile, il reparto guardie, se si esclude Devin Harris, non tiene quasi mai le penetrazioni, mentre tra i lunghi solo Diop riesce ad intimidire gli attacchi avversari; se inoltre, la stella della squadra si disinteressa totalmente della difesa, gli altri si adeguano di conseguenza.
Quarto motivo: "l'hangover" dopo le finali passate. La cosiddetta "sbornia" post finale, è un aspetto che tutti si aspettavano dovesse succedere a questi Mavericks; l'appagamento ha finora superato la voglia di riscatto, il linguaggio del corpo, infatti, non è dei più convincenti, Harris e Terry sembrano parecchio impauriti dall'acquisto di Anthony Johnson, Diop e Dampier offensivamente non riescono a dare nulla, mentre Stackhouse sembra non essersi ancora ripreso dal fallo antisportivo che gli è stato fischiato nella finale contro Miami.
Quinto motivo: mancanza di alchimia tra "vecchi" e nuovi. Croshere, Johnson, George e Buckner non sono ancora riusciti ad ottenere l'affiatamento adatto con il resto della squadra, tutti assieme offrono 17.5 punti e 8.2 rimbalzi in oltre 16 minuti di media di impiego: non proprio quello che i dirigenti texani si aspettavano dopo l'estate. Inoltre i due rookie, Ager e Barea, non sembrano essere ancora pronti per il palcoscenico Nba.
In questo inizio stagione comunque, non tutto deve essere buttato via, nelle ultime due partite, infatti, Dallas ha mostrato un'ottima voglia di reagire al brutto inizio, Nowitzki e Terry hanno portato a casa rispettivamente 61 e 54 punti, facendo fronte all'assenza di Josh Howard, fermo per almeno due settimane per una distorsione alla caviglia, occorsagli nella partita contro i Golden State Warriors.
L'unica cosa certa di questo inizio di stagione per i Mavericks, è che Avery Johnson deve riuscire a trovare un miglior bilanciamento tra difesa ed attacco, altrimenti l'anello sarà più distante di quanto sperato.