Il meglio e il peggio dell’NBA

La classe cristallina di Joe Johnson.

PROMOSSI

GLI MVP CHE NON TI ASPETTI
James, Wade, Bryant, Duncan, Garnett, Nowitzki: parli di miglior giocatore della lega e ti vengono sempre in mente i soliti noti, giusto?
Sbagliato.

Se si dovesse indicare un MVP per questo inizio di stagione non si potrebbe prescindere da tre giocatori classe '81, che stanno trascinando, a sorpresa, le relative squadre in vetta alle classifiche.

Carlos Boozer ha già  portato a casa il premio di miglior giocatore nella prima settimana NBA, ed è il cuore e l'anima dei sorprendenti Jazz, la squadra dal miglior record dell'NBA; 7 partite, 6 doppie-doppie, 20 e 10 di media abbondante.

Zach Randolph non è amato dai tecnici, perché non difende e gioca fuori dagli schemi; non è amato nemmeno dai compagni, per il suo atteggiamento alla Terrell Owens (“give me the damn ball”) e la sua nota caratteristica di essere un “buco nero” da cui la palla non torna più indietro… però, ora come ora, è semplicemente la forza più devastante in post basso dell'intera lega, una macchina da canestri che nessuno è riuscito a limitare.

Ma il meglio del meglio di quanto visto sinora è probabilmente Joe Johnson: attorno a sè ha sostanzialmente grandi atleti e nient'altro, ma con una freddezza e una leadership da veterano consumato li ha guidati al vertice della division con un gioco semplicemente totale: 29 punti, 5 assist e 5 rimbalzi di media con il 50% dal campo e da tre.

KEVIN MARTIN
Il più inatteso dei go-to-guys: 23 di media col 54% dal campo, ma soprattutto una inattesa investitura a prima opzione offensiva, ancora più sorprendente se si considera che quasi tutti i suoi compagni di squadra sono noti per il notevole tanto talento offensivo e la scarsa voglia di far contenti i compagni.
La meccanica di tiro rimane rivedibile, ma l'efficacia è tutta lì da vedere: ne sanno qualcosa i Bulls, castigati a casa propria da 30 punti conditi da un glaciale buzzer-beater dall'angolo, degno dei migliori “closer” della lega.

BARON DAVIS
I Warriors danno spettacolo e divertono il pubblico come poche altre squadre, ed il merito è in gran parte di un giocatore che si temeva ormai in declino a causa dei ripetuti problemi fisici.
Shaq in estate gli ha consigliato di smetterla di preoccuparsi e di pensare solo a divertirsi, e il losangelino lo ha preso in parola: 20 punti, 7 assist e quasi due rubate a partita, una assist/turnover ratio che è la migliore tra le PG titolari della lega, e soprattutto tanti numeri da courtside countdown.
La miglior gara della stagione è arrivata, non a caso, in un elettrizzante duello diretto con il suo erede agli Hornets, Chris Paul: 36+9, 11 su 17 dal campo, giocate spettacolari come se piovesse e doppiavu' per i Warriors.

CARLOS ARROYO
Eterno journeyman NBA che non ha mai realmente sfondato da nessuna parte, ma nella buona stagione dei Magic c'è anche molto del suo: in soli 20' di utilizzo 14 di media col 64% da due e il 70% da tre… sui 48 minuti viaggierebbe a 31 punti e 8 assist.

KYLE KORVER
Nelle prime tre stagioni, partendo quasi sempre in quintetto, non ha esaltato; quest'anno gli è stato cucito addosso un ruolo da sesto uomo che ne esalta le caratteristiche di cecchino, arma ideale per punire le difese devastate dalle improvvisazioni di Allen Iverson.
Un clamoroso 60% dalla lunga distanza gli permette di mettere a segno 17 punti abbondanti a sera, catapultandolo nel gotha dei tiratori NBA: è settimo per percentuale da tre, ma l'unico dei primi 12 della classifica ad aver tentato almeno 20 tiri.

IME UDOKA
Uno di quei giocatori “di costume” che popolano le panchine NBA strappando qualche decadale qua e là , e che finiscono per andare a ventelleggiare a Cipro o in Romania, conosciuti solo dai fanatici del fantaNBA che scavano il fondo del barile alla ricerca di 2 o 3 minuti di qualità , o da chi gioca a NBA Live e si ritrova sempre 'sti personaggi pittoreschi nei meandri dei roster della lega…

Figlio di un immigrato nigeriano, “journeyman” senza nessuna fortuna, impegato FedEx a tempo perso in attesa che arrivi finalmente la grande occasione di sfondare nel basket professionistico, ma senza fortuna… fino a quest'estate.

Perde il padre, ma alla guida della sorprendente Nigeria gioca uno splendido mondiale nella terra del sushi, che gli regala una nuova occasione NBA a 29 anni; Ime la sta sfruttando al meglio: terzo per minutaggio in una squadra tutt'altro che priva di talento come i Blazers, 29 minuti abbondanti a partita con 7 punti, 4 rimbalzi e il 50% dal campo, oltre all'investitura da vero e proprio specialista difensivo.

La classica storia cinematografica from da league.

RIMANDATI

TYSON CHANDLER
Con soli 6 punti a partita e il 40% ai liberi, l'ex Bull si sta rivelando un pericoloso anello debole in una squadra offensivamente versatile ed equilibrata: segna praticamente solo da rimbalzo offensivo (statistica che lo vede sul podio assoluto con 4.5 palloni catturati sotto i tabelloni avversari).
La difesa e l'efficacia sotto i tabelloni rimangono di livello altissimo, ma una produzione offensiva così disastrosa è inaccettabile per il giocatore-franchigia, su cui gli Hornets hanno investito moltissimo, anche economicamente.

ANDREI KIRILENKO
I Jazz volano e AK47 ne è il leader emotivo e tecnico, oltre che il miglior difensore; nel complesso, però, il suo rendimento è deludente, rispetto alle prestazioni da all-everything cui ci aveva abituato negli anni passati: 8 punti su 6 tiri tentati a partita, 43% dal campo, 30% da tre, 64% ai liberi… tutti minimi storici in carriera per un campione che ha abituato a ben altro rendimento, soprattutto nella metà  campo offensiva: tira male e tira poco, dimostrandosi inaspettatamente titubante e poco aggressivo in attacco.
Peraltro, se i Jazz sono in vetta alla lega, nonostante un rendimento al di sotto delle aspettative da parte del loro miglior giocatore, il futuro non può che prospettarsi roseo.

C.J. MILES
Passato direttamente ai pro dall'High School, l'anno scorso nella sua stagione da rookie ha visto il campo solo nel garbage time; con l'inizio della nuova stagione, Sloan, notoriamente durissimo con i giovani, gli ha regalato una inattesa opportunità  affidandogli una maglia da titolare, per sfruttarne l'energia e l'entusiasmo.
Con il granitico coach dei mormoni, però, non è tutto oro quello che luccica, soprattutto se sei un 19enne più sregolatezza che genio: CJ è lo starter NBA che gioca meno minuti in assoluto, e il suo momento magico rischia di finire in fretta.

SCOTT SKILES
I Bulls hanno impressionato all'esordio, confermando le prospettive pre-stagionali che li vedevano candidati al titolo, ma le gare successive non hanno confermato le aspettative, con tre sconfitte in quattro gare nonostante un calendario non impossibile… e a ben vedere si possono individuare precise responsabilità  del coaching staff.

Nella scorsa stagione i Tori erano la miglior difesa della lega per percentuale dal campo concessa agli avversari (42%), ma in questa si assestano su un generoso 46,1%, buono solo per la ventesima posizione, a testimoniare una efficacia difensiva ben lontana da quella che i punti subiti (90.3 a partita, miglior prestazione della lega insieme ai Kings) suggerirebbero.

In realtà  i pochi punti concessi sono collegati al vero problema dei Bulls, ossia l'impostazione tattica di Skiles, che impone gioco a metà  campo, ritmi bassi e controllati… senza avere a disposizione il materiale umano adatto!

I biancorossoneri infatti non hanno nessun pericolo in post basso, né “big guards” in grado di crearsi tiri da sole, né un affidabile go-to-guy (se si esclude Ben Gordon, il cui impiego però costringe a pagare dazio in difesa), senza contare che nel quintetto titolare con PJ Brown e Wallace praticamente attaccano in 3 contro 5… il che porta ad un attacco asfittico e prevedibile.

Sembrerebbe più logico alzare il ritmo, sciogliere le briglie e cercare il contropiede a tutti i costi, per sfruttare i tanti atleti e rimbalzisti a disposizione.

BOCCIATI

SYRACUSE UNIVERSITY
Gli Orangemen annunciano il prossimo ritiro della casacca di 'Melo Anthony, che giocando solo una stagione li ha guidati al titolo… ma lo fanno proprio nella settimana in cui la stella dei Nuggets gli dona 3 milioni di dollari per ampliare le strutture del campus… ora, magari i due fatti non sono direttamente collegati, ma non è che sia il massimo dell'eleganza!

KNICKS e CELTICS
Ora come ora, due delle squadre storiche della lega sono anche chiaramente identificabili come le due peggiori… ed i rispettivi problemi hanno più di una caratteristica in comune.
Entrambe hanno un “players' coach” che però non è propriamente un guru della tattica, entrambe hanno difese allegre e concedono valanghe di punti anche a carneadi (ad esempio Atkins, 25 contro i Knicks in una gara in cui sembrava Wade), entrambe hanno seri problemi sotto canestro, entrambe hanno giocatori giovani che troppo spesso fanno un passo avanti in una gara e due indietro in quella successiva.

Ma soprattutto sono entrambe costruite in modo schizofrenico, con tanti doppioni e altrettante carenze: troppe combo guards, tutte troppo innamorate del pallone per fare i play ma fisicamente inadeguate per fare la SG, soprattutto in difesa, e nessuna guardia “pura”; troppi lunghi o mezzi lunghi atletici ed instintivi ma grezzi, ingenui ed incostanti, e nessuna presenza in grado di presidiare efficacemente e costantemente i tabelloni difensivi, garantendo tagliafuori, rimbalzi e stoppate.

MAVS e SUNS
A ben vedere, però, non c'è gran disonore per chi parte dal fondo e fatica a risalire… la vera delusione è rappresentata dalle due migliori squadre viste lo scorso anno, che languono mestamente in fondo alla classifica, troppo brutte per essere vere.

I Mavs erano settimi per punti concessi agli avversari, terzi per differenziale tra punti fatti e subiti e e a rimbalzo, sesti in quello della percentuale dal campo, terzi nelle stoppate; oggi sono terzultimi per punti concessi, ultimi nel differenziale tra punti fatti-subiti e in quello nella percentuale dal campo, ultimi nella percentuale concessa agli avversari, ventesimi nelle stoppate. La botta emotiva di una Finale NBA prima dominata e poi scivolata inspiegabilmente via è stata devastante, e AJ sembra non avere le risposte per restituire ai suoi grinta ed entusiasmo.

I Suns dell'anno scorso erano pessimi in difesa e a rimbalzo, ma l'attacco atomico ne nascondeva le magagne: la difesa e il rendimento a rimbalzo sono ulteriormente peggiorati, ma l'attacco non fa più paura come nelle ultime stagioni, e in più non c'è nemmeno l'alibi dell'assenza di Amare Stoudemire, il cui rientro (benché, va detto, a mezzo servizio) non ha portato il salto di qualità  che tutti si attendevano.

Al danno si aggiunge la beffa rappresentata da Joe Johnson, che strabilia le folle di serata in serata e di palazzetto in palazzetto, mentre il rendimento di Diaw nell'Arizona è clamorosamente crollato: da 13-7-6 a 9-4-3.

Fletcher's POWER RANKING

30. Boston Celtics -
Risultati scadenti nonostante un calendario abbordabilissimo.

29. New York Knicks -
Difesa scandalosa, problemi cronici irrisolti, ma hanno anche affrontato squadre di livello superiore.

28. Denver Nuggets -
'Melo litiga con gli arbitri, KMart si infortuna gravemente, le avversarie dirette volano… peggior inizio non poteva esserci.

27. Toronto Raptors -
Bosh gioca sulle uova, e senza la loro stella al 100% sono veramente poca cosa.

26. Dallas Mavericks -
Un inizio di stagione impensabile, nemmeno nei peggiori incubi, ed inspiegabile, se non con qualche male oscuro a livello emotivo.

25. Phoenix Suns -
Nash è un anno più vecchio, Stoudemire sembra un lontano parente della belva che terrorizzava l'NBA, il futuro è grigio.

24. Memphis Grizzlies -
Senza Gasol sono la squadra meno talentuosa della lega, non possono fare molto più di così.

23. Charlotte Bobcats -
Okafor eccellente, Morrison non si può non apprezzare, i giovani crescono bene. C'è speranza.

22. Washington Wizards -
Arenas fa il bello e il cattivo tempo, ma la loro cronica intolleranza alla difesa è davvero fastidiosa. Potrebbero ottenere ben di più.

21. Indiana Pacers -
Deboli con i forti e forti con i deboli.

20. Golden State Warriors -
Nelson può insegnare molto ai giovani Warriors, ma non la difesa… che è quello che più gli servirebbe. Baron Davis è tornato lui.

19. Milwaukee Bucks -
La classifica è figlia di un calendario tremendo, ma la squadra c'è. Redd è immarcabile e Villanueva una certezza.

18. Minnesota Timberwolves -
Anche loro hanno dovuto affrontare un calendario difficilissimo, ma con un super KG e le grandi in difficoltà  i playoffs non sono un miraggio.

17. Philadelphia 76ers -
Non si può sperare che A.I. faccia 30 e 10 ogni sera. Splendido Korver, ma il resto è poca roba.

16. Miami Heat -
Sono più vecchi e più superbi dell'anno scorso, e Shaq accusa già  problemi fisici: ci vuole un Wade da MVP, oppure la riconferma diventa impossibile.

15. Seattle Supersonics -
L'epitome del jump-shooting team: quando gli entra il tiro da 3, fanno paura a chiunque… e gli sta entrando parecchio.

14. New Jersey Nets -
Il calendario è stato molto agevole, e c'è un Vince Carter che ha voglia di stupire.

13. Orlando Magic -
Grant Hill è un enciclopedia di pallacanestro, Howard una delle presenze più dominanti sotto i tabelloni, Turkoglu un affidabile veterano: c'è di peggio da guardare.

12. Chicago Bulls -
Non sono ancora così forti come sembravano dopo la gara di esordio, ma hanno il potenziale per diventarlo… Skiles permettendo.

11. Portland Trail Blazers -
Sono giovani, sono atletici, hanno entusiasmo e un go-to-guy devastante in Randolph. Possono far male a chiunque.

10. Atlanta Hawks -
Erano la barzelletta della lega, sono in testa alla loro division. Non hanno ancora una organizzazione di gioco, ma con questo Joe Johnson se ne può fare a meno.

9. Los Angeles Lakers -
Kobe è insolitamente quieto e lascia giocare i compagni, l'attacco gira ma la difesa soffre troppo. Bynum ha mostrato lampi di dominanza impressionanti per un '87.

8. Detroit Pistons -
Viaggiano a ritmi lenti, e accelerano quando serve; per ora la mancanza di Ben Wallace non si sente troppo, ed è già  un successo.

7. Houston Rockets -
Non fanno spettacolo, ma difendono alla grande e hanno la combo più micidiale della lega in Yao-TMac. Silenziosi ma solidissimi, potenzialmente letali.

6. Sacramento Kings -
C'erano una volta i Kings talentuosi e spettacolari. Ora hanno poco talento, ma sono la miglior difesa della lega; se Martin continua così, sono da playoffs comodi.

5. Los Angeles Clippers -
Sono ripartiti da dove si erano fermati l'anno scorso, ed è un bel ripartire; nonostante l'età , l'uomo-chiave è ancora uno strabiliante Sam Cassell.

4. Cleveland Cavs -
LeBron è inarrestabile, Hughes e Gooden solidi, Varejao e Pavlovic piacevoli sorprese: manca solo un po' di esperienza e continuità .

3. New Orleans/Oklahoma City Hornets -
Chris Paul è già  una stella, West e Stojakovic mettono in croce qualsiasi difesa, Mason e Chandler sono troppo atletici per chiunque: possono fare molta strada, anche se la concorrenza è terribile.

2. Utah Jazz -
Secondo i numeri sono la miglior squadra della lega, nonostante un Kirilenko ancora lontano dal suo potenziale. Giù il cappello, per l'ennesima volta, di fronte a Jerry Sloan.

1. San Antonio Spurs -
Timoteo sta spiegando al mondo come giocano i lunghi in Paradiso. Le altre grandi dell'Ovest faticano, e loro stanno nel gruppo di testa senza affaticarsi nemmeno un po'.

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