Celtics pre-season report

Paul Pierce potrà  avere quest'anno più aiuto da un roster migliorato e più completo

Mancano pochissimi giorni all'inizio della stagione, il tip-off per i Celtics è previsto per il prossimo mercoledì 1 novembre e squadra e dirigenti stanno affilando le armi per affrontare al meglio la stagione in partenza.

"I Boston Celtics non sono una squadra di basket, sono un modo di vita". Questa è forse la frase che più di ogni altra identifica la filosofia che Arnold "Red" Auerbach ha impresso nella nostra squadra del cuore, fatta di spirito di squadra, di sacrifici, di orgoglio nel militare in un'organizzazione che vuole prima di tutto essere utile nella formazione delle persone, nello spirito di squadra, nella lealtà  e nel dare tutto sé stessi per i compagni. Ora ci vede tutti da lassù, probabilmente con un sigaro in mano offerto dal padrone di casa. Cerchiamo di renderlo orgoglioso di noi che siamo quaggiù lavorando sempre per la nostra squadra e seguendo i suoi dettami, utili ed ancora attuali. Addio Red.

È con l'enorme dolore per la perdita del patrono dei Boston Celtics che viene pubblicato questo pre-season report, ma la vita va avanti, quindi vediamo cosa ci riservano i biancoverdi alla vigilia della prossima stagione.

Con la firma di Paul Pierce per altri 3 anni ora il giocatore ha forti possibilità  di vedersi ritirato il proprio numero, meglio se accompagnato con un titolo NBA. Per confrontare le sue prestazioni con quelle dei campioni del passato celtico possiamo guardare la classifica di tutti i tempi della statistica che in questi anni va più di moda, ovvero la PER, Player Efficiency Rating, somma delle cose positive (punti, rimbalzi, assist, tiri realizzati ecc.) sottratti con le cose negative (palle perse, tiri sbagliati ecc.) rapportati ai minuti giocati. In questa statistica le prime 6 posizioni sono saldamente in mano a Larry Bird (prima di lui non si può risalire al PER a causa della mancanza di alcuni dati), poi McHale ed a ruota la stagione appena conclusa di Pierce. Qui a fianco potete vedere la statistica completa. "Direi una bugia se dicessi che non mi piace essere menzionato con questi giocatori. Ho lavorato duro ed è bello vedere che il lavoro paga". Sono 22 i giocatori dei Celtics nella Hall-of-Fame, Pierce ha ottime probabilità  d'essere il 23esimo.

Sono passati 4 anni da quando la cordata di Wycliffe Grousbeck ha comprato la franchigia bostoniana per 360 milioni di dollari e finora le soddisfazioni non sono state elevate, ma per la prossima stagione il capo dei Celtics è ottimista: "stiamo costruendo ed investendo pazientemente perché noi (lui ed i suoi collaboratori, n.d.r.) siamo prima di tutto tifosi e vogliamo competere ad alto livello ogni anno".

È consapevole che ricostruire vuol dire avere un progetto pluriennale, ma la scelta di Ainge è stata totalmente concordata con la dirigenza, quindi non hanno fretta e sanno che il loro investimento è di lungo periodo. Un progetto che ha rivoluzionato totalmente il roster e di cui il solo Pierce è rimasto, per il resto via i vecchi e dentro i giovani talentuosi.

Per la prossima stagione l'attesa è di una tranquilla qualificazione ai play-off, ma anche incrementare i 14 sold-out delle ultime gare stagionali. Wyc mostra questa prova quando qualcuno gli dice che nel finale di stagione i Celtics hanno "tirato i remi in barca".

Per attirare più pubblico sono stati immessi intrattenimenti nuovi per la città  di Boston, come le dancers, anche se i più tradizionalisti vorrebbero che tutte le risorse fossero indirizzate al potenziamento della squadra, ma anche l'occhio vuole la sua parte e se l'obiettivo è quello di creare un intrattenimento a 360 gradi, ben vengano anche le dancers.

In ogni caso tutta l'organizzazione è concentrata al potenziamento della squadra, la conferma di Pierce è la prova più lampante, nuovi giovani sono arrivati per potenziare il roster e durante la stagione entrante sono attese conferme da alcuni giocatori e miglioramenti anche consistenti da altri.

L'unico contratto estivo da prolungare era quello di Kendrick Perkins, ed è stato fatto. Dato che recentemente sono volate cifre esorbitanti per giocatori che hanno ancora tutto da dimostrare, o che hanno dimostrato poco o nulla, si temeva che anche per lui arrivassero alte cifre, creando problemi per le firme di altri giovani, ma non è stato il suo caso.

Le cifre sono tutto sommato basse, se consideriamo che è un lungo: 4 anni per 16 milioni complessivi. L'accordo partirà  non da questa stagione, l'ultima da rookie, ma dalla successiva. La fretta della firma era condizionata dal limite del 31 ottobre, passato il quale il giocatore sarebbe entrato in regime di restricted free-agent, ovvero chiunque avrebbe potuto offrirgli un contratto, ma Boston avrebbe potuto pareggiarlo, ma se fosse stato elevato? Il rischio era di perderlo per niente, quindi bene ha fatto Ainge a firmarlo ed anche a cifre ragionevoli.

Innanzitutto questa è la conferma che Perkins farà  parte del gruppo che dovrebbe portare i Celtics in alto, infatti le parole di Ainge non lasciano spazio a dubbi: "pensiamo che Kendrick sia un giocatore 21enne da cui abbiamo solo scalfito la superficie; ci piace molto come prende i rimbalzi ed il suo modo di stoppare e ci piace anche com'è, un giocatore che è soprattutto un leader per il nostri giovani".

Ora il giocatore può impegnarsi con tranquillità  economica a migliorare il suo gioco ed i suoi obiettivi stagionali sono chiari: "in media non dovrei scendere sotto gli 8 rimbalzi per gara e penso che dovrei avere in media almeno 2 stoppate". Obiettivi ambiziosi, visto che l'anno scorso ha terminato con 5,9 rimbalzi e 1,5 stoppate. Se riuscisse ad avvicinarsi alla doppia cifra anche in punti il suo rendimento sarebbe decisamente confortante.

Poteva Ainge non imbastire uno scambio, anche piccolo? Certo che no, ecco quindi che chiama la sua franchigia preferita (ovviamente Cleveland) e gli manda Dwayne Jones e si fa dare Luke Jackson. Motivo dello scambio? Mah, nessuno dei due sembra poter avere la possibilità  di fare qualcosa nella Lega, solo che i Cavaliers sono più a rischio nel salary cap e scendere un po' non fa mai male. Dopo i "regali" che Cleveland ha fatto nei nostri confronti, un regalino di Ainge è apprezzato nell'ex "mistake in the lake". In più a Cleveland c'è un posto per un lungo, cosa che non esiste a Boston.

Dopo un'ottima prima stagione si pensava che Tony Allen potesse fare grandi cose durante il suo secondo anno, invece tra infortuni mai chiariti ed un processo pendente, per quasi tutta la stagione il suo rendimento è stato sinceramente deludente. Per sua fortuna nel finale di stagione ha mostrato barlumi di talento che hanno rincuorato i suoi estimatori. La sua difesa potrebbe essere molto utile, ma probabilmente non diventerà  mai un giocatore da 20 punti a partita. Il suo futuro forse non dipenderà  da lui, perché se altri giocatori si metteranno in mostra (uno su tutti: Green) per lui forse non ci sarà  futuro a Beantown.

Per il momento Allen rimarrà  a Boston perché qualche giorno fa Ainge ha esercitato il quarto anno del suo contratto da rookie, raggiungendo quindi la situazione contrattuale di Jefferson, West e Telfair. Molto felice il giocatore, che fino all'ultimo temeva il manca esercizio del contratto, un poco convinto Ainge ha commentato "è stato inevitabile", infatti in queste settimane ha cercato di accordarsi con un'altra franchigia per sfoltire il roster (non necessariamente per scambiare Allen), ma nulla è successo.

Com'è noto i tentennamenti di Ainge per la conferma di Allen dipendevano dalla sentenza del processo a suo carico, ma la sentenza non è ancora arrivata (il prossimo aggiornamento della corte è previsto il 21 novembre). Il massimo della pena è di 5 anni ed in America gli anni di galera li fanno tutti senza eccezioni.

Alla fine quindi sono stati rilasciati Jackson (arrivato per Jones) e Grant (arrivato con la scelta di Rondo), quest'ultimo ritiratosi subito dopo. Non sono stati tagliati quindi Michael Olowokandi (cosa che noi speravamo accadesse) ed Allan Ray, che non ha per nulla convinto, ma che potrebbe dimostrare qualcosa in futuro. Se il primo guadagnerà  circa 9000 euro a partita (per fortuna è stato firmato attorno al minimo salariale) per il secondo la deadline è fissata al primo di dicembre. Entro quella data infatti i Celtics decideranno se tenerlo per l'intera stagione oppure rilasciarlo.

Telfair a New York

Da quello che è successo a New York e dalle dicerie malevole che, a torto od a ragione, lo circondano, è probabile che i dirigenti dei Celtics tremino ogni volta che Sebastian Telfair arriva a New York. Sentiamo che è successo stavolta.

Durante la prima gara di pre-stagione Telfair è avvicinato da dei poliziotti che lo fermano per interrogarlo, ma Rivers, per giustificare l'assenza dal campo del giocatore, s'inventa un problema fisico per proteggerlo. Purtroppo per i due il fatto non riesce a rimanere nascosto e si scatena il putiferio. Ma cos'è successo? Ecco il fatto: il giocatore, a cena con la fidanzata, ha subito un furto di un catenine d'oro del valore di 50mila euro nel parcheggio del Justin's restaurant and Bar da 4 uomini verso le 10 di sera.

La dirigenza vuole avere informazioni dettagliate sull'accaduto e tutti hanno dichiarato che daranno il massimo possibile della cooperazione alle indagini. Ovviamente il giocatore è stato abbastanza turbato dall'accaduto, ma ha poco da dichiarare se non che è stato vittima di un episodio spiacevole.

Il problema più grave della faccenda è che un paio d'ore dopo sempre nella stessa zona il rapper "Fabulous" è stato colpito alla gamba da un'arma di fuoco ed i 4 ladri di Telfair sono stati coinvolti nella sparatoria. Nulla a che fare con il furto a Seb? Sembra che sia così, nessun elemento è emerso ai suoi danni.

Ainge al momento non critica Seb perché non sono emerse sue colpe e "se avessi sentito che Sebastian era fuori alle 2 della mattina e fosse successo qualcosa come questo, sarei stato molto dispiaciuto". E per il giocatore sarebbe arrivato il momento di prendersi una guardia del corpo almeno quando va a New York.

Il padre di Doc Rivers è un poliziotto in pensione e ricorda ancora le parole del padre, frutto della sua esperienza lavorativa: "niente di buono può accadere dopo mezzanotte".

Questa non è la prima volta che i Celtics mentono alla stampa a causa di qualcosa successo ai giocatori, o che hanno fatto. Due anni fa infatti è stato detto che Payton aveva saltato un allenamento per assistere la madre malata, invece era ad un party.

Infortuni

Vari infortuni di varia natura hanno creano non pochi problemi ai giocatori biancoverdi, ma per fortuna nessuno di loro è grave, ma andiamo con ordine. Iniziamo con Paul Pierce, operatosi in estate per la borsite al gomito e ripresosi in tempo per l'inizio del training camp, ma in una gara di pre-season ha avuto una contusione all'anca che lo ha costretto a stare prudenzialmente a riposo, con ghiaccio ed elettrostimolazione subito dopo l'infortunio per ridurre il dolore e mantenere tono ai muscoli. Subito dopo la sua ripresa si causa un'infezione al dito medio sinistro dovuto ad un taglierino per la carta, costretto a prendere degli antibiotici che ne hanno debilitato il fisico. "Per fortuna che è accaduto in pre-season" ha commentato amaramente il giocatore, che dovrebbe essere presente alla prima gara stagionale.

Proseguiamo con Delonte West, tartassato prima da dolori alla schiena e poi un'infezione al dito del piede destro. Saltato qualche allenamento e qualche partita di pre-season, al rientro ha giocato divinamente.

Attenzione per Wally Szczerbiak al ginocchio operato. Lasciato a riposo per precauzione nelle seconde partite di un back-to-back, non ha avuto problemi e ha giocato bene in pre-season. Attende con impazienza l'impatto sul ginocchio di una dura e lunga stagione NBA.

Infine altri due infortunati: Theo Ratliff ha subito un'infiammazione alla parte inferiore della schiena, quasi sicuramente salterà  la prima gara stagionale, infine Brian Scalabrine ha avuto problemi ad una spalla sinistra, i raggi hanno escluso gravi complicazioni, ma il giocatore è costretto al riposo. Dovrebbe comunque recuperare per il primo di novembre.

Curiosità 

Niente da fare per Sebastian Telfair, poiché ha sempre indossato il numero 31 (ovvero il numero della via della sua prima casa) ha chiesto a Maxwell se poteva cederglielo, ma non c'è stato nulla da fare, sia i Celtics che Maxwell sono stati giustamente categorici. Il ragazzo si è quindi dovuto accontentare del numero 30.

Grandi manovre tra gli assistenti di coach Doc Rivers. Per permettere ai giovani leoni biancoverdi d'avere il meglio in palestra sono stati trasferiti a nuovi incarichi i vecchi allenatori Pressey e Brewer dopo il trasferimento di Cormier a Memphis. Rifiutato l'invito dei Celtics da parte dell'ex-allenatore Jim O'Brien, non è passato inosservato l'arrivo di Clifford Ray. In passato giocatore a Chicago e Golden State dove ha fatto da chioccia al nostro Parish e dotato di grande tecnica soprattutto a rimbalzo, ha portato in alto le quotazioni di Dwight Howard ad Orlando ed ora prova a fare il bis con Jefferson e Perkins. Purtroppo nei mesi estivi non è stato fatto molto lavoro perché Perkins è rimasto fermo per la convalescenza dopo l'intervento alla spalla e Jefferson si è ancora fatto male dopo un mesetto di allenamenti con Ray. Comunque dopo il loro recupero il lavoro è proseguito serrato e si è cominciato a vedere qualche risultato durante le partite pre-stagionali.

Dopo le Celtics Dancers, ora ci sono anche i Lil'Phunk Dancers, ragazzi tra i 6 ed i 14 anni desiderosi di partecipare alle partite bostoniane e mostrare piccoli o grandi qualità  da star. Ovviamente la cosa viene gestita in modo assolutamente amatoriale e conviviale, ma è significativo come i Celtics vogliono intendere la partita di basket come un piacevole ritrovo dove la famiglia può passare un paio d'ore di divertimento, felicità  e, perché no, guardare una partita in cui i Celtics sono vincenti. Il miglioramento del suono nell'arena va proprio in questa direzione.

Appuntamenti

Ecco i primi due appuntamenti stagionali:
mercoledì in casa contro New Orleans
venerdì in casa contro Detroit

Come per ogni stagione le prime partite sono sempre difficili, e le due squadre che i Celtics affronteranno non sono le migliori per iniziare il campionato. Gli Hornets infatti sono in crescita e potranno dire la loro anche in ottica play-off, mentre Detroit, nonostante la dipartita di Ben Wallace possa farli sembrare in calo, hanno comunque un potenziale non indifferente.

Queste prime due partite però ci potrebbero far capire di che pasta sono fatti i biancoverdi, tenendo presente che il mese di novembre quest'anno è decisamente abbordabile, ma affronteremo ed analizzeremo questo discorso dalla settimana prossima.

Buon inizio di stagione quindi ed appuntamento come al solito per il sabato notte con il consueto report settimanale.

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