Rodney Harrison è sempre l'anima di questa difesa e non sente l'età avanzare.
Se dovessimo trovare il turning point della stagione dei New England Patriots potremmo ricercarlo benissimo nella sconfitta contro i Denver Broncos, coincisa con una delle peggiori prestazioni di squadra degli ultimi tempi e risultata sinora l'unica sconfitta stagionale del team di Bill Belichick (6-1), che comanda sempre più in solitudine la Afc East e si propone come una delle squadre più in forma dell'intera conference.
L'impegno del Monday Night sulla carta non era proibitivo, ma era comunque degno di diverse attenzioni in quanto i Vikings, che ospitavano il posticipo del lunedì per la prima volta in cinque anni, erano una delle sorprese della competitiva Nfc in quanto contro molte previsioni avevano già vinto 4 delle 6 gare disputate grazie alla nuova filosofia di Brad Childress.
Contro Tom Brady non c'è stato nulla da fare: il quarterback dei Pats ha chirurgicamente sezionato la difesa a zona color porpora lanciando per 372 yards e 4 TD colpendo 10 ricevitori differenti confondendo gli avversari nelle impostazioni delle coperture, data l'imprevedibile destinazione di ognuno dei palloni lanciati dal regista. L'approccio aggressivo in via aerea ha allargato gli spazi nelle retrovie, soprattutto in virtù della scarsa pressione messa addosso al passatore dalla cover 2, i cui piani di fermare le corse avversarie sono stati stravolti dal quasi nullo utilizzo della coppia Corey Dillon/Lawrence Maroney.
E se a questa diversa attitudine si somma la serata decisamente storta di un Brad Johnson mai così a disagio con le decisioni da prendere, il 31-7 con cui New England si è aggiudicata questa trasferta è pienamente giustificato.
Presto sotto a causa di 2 intercetti (4 in totale sommando anche quello di Bollinger) riportati nel primo tempo, uno dei quali particolarmente grave a ridosso della endzone, i Vikings si sono ritrovati a dover rincorrere gli avversari non essendo molto strutturati per farlo; il loro attacco è stato snaturato non potendo utilizzare le corse di Chester Taylor, molto importanti nelle precedenti vittoriose uscite, per macinare più yards aeree possibili per rientrare nel punteggio e finendo per chiamare il numero del running back solo 10 volte, con un accumulo di 22 misere yards.
In attacco è funzionato poco, dato che una produzione di 284 yards contro le 430 dei Pats, 5 terzi down convertiti su 14, 4 intercetti e 4 sacks subiti hanno impedito al reparto di segnare e gli unici punti della giornata sono arrivati dalle grandi movenze di Mewelde Moore su un ritorno di punt, con il running back a rivelarsi senz'altro il migliore dei suoi grazie anche alle sue 4 ricezioni per 91 yards totali.
A causa di Brady, nemmeno la difesa ci ha capito molto: Antoine Winfield e Dwight Smith hanno alternato delle belle giocate ad errori di copertura e placcaggi mancati e le secondarie in generale sono state puntualmente battute dal ricevitore di turno producendo dei primi down sostanzialmente automatici.
In forte evidenza Reche Caldwell e Doug Gabriel, due dei ricevitori acquisiti nella offseason per riparare alle perdite di Branch e Givens, che hanno totalizzato in combinata 12 ricezioni per 167 yards ed una meta, e grande è stata la partita del tight end Ben Watson, abile a smarcarsi ed a farsi trovare puntuale all'appuntamento con la ricezione (7, 95, TD) in occasione del secondo drive vincente orchestrato da Tom Brady, che in nella serie di apertura si era permesso il lusso di completare tutti e 6 i passaggi tentati arrivando ben presto vicino alle 100 yards di guadagno.
In tutto il match si possono individuare solo due errori da parte dei Patriots, arrivati in occasione dei due turnovers commessi, tuttavia improduttivi per quanto riguarda i punti subiti. In occasione del suo intercetto Brady ha forzato eccessivamente un pallone esterno verso il lato destro del campo, preso con una ricezione spettacolare ad una mano dal veterano Darren Sharper, mentre Reche Caldwell si è fatto strappare l'ovale nei pressi dell'area di meta da un magistrale intervento di Fred Smoot causando un fumble poi ricoperto da Smith.
Una particolare menzione di merito va alla ritrovata difesa di New England, ritornata ad essere solida come ai tempi d'oro dopo aver passato dei periodi di crisi; ottima la prestazione corale, con i vecchietti sempre in prima linea: Rodney Harrison, che solo un anno fa temeva di aver finito la sua carriera, ha placcato con la solita violenza qualsiasi cosa gli passasse vicino ed ha fatto registrare un intercetto, Junior Seau ha effettuato solamente due placcaggi ma entrambi degni di nota con letture della situazione sostanzialmente perfette ed uno scatto ancora degno degli inizi di carriera. Il reparto gode sicuramente di maggiore stabilità e salute rispetto ad un anno fa, e risulta evidente la migliore amalgama che i singoli elementi hanno saputo creare, oltre all'importante ritorno a pieno regime dei leaders vocali del gruppo.
Tra le note a margine della partita è opportuno sottolineare i 31 punti subiti dai Vikings contro i 15.8 di media finora al passivo, la sostituzione di Brad Johnson con Brooks Bollinger per il quarto periodo dovuta, come commentato da Brad Childress, ai troppi turnovers a carico, ed il ritorno di Lawrence Maroney sul campo che gli è sempre rimasto nel cuore, quello dove giocava e metteva su grandi numeri con i Golden Gophers in Ncaa.
Maroney ed i suoi Patriots saranno messi a durissima prova tra una settimana, quando ospiteranno al Gillette Stadium gli imbattuti Indianapolis Colts di Peyton Manning ai quali, in tempi recenti, hanno dato più di qualche dispiacere. Uno spettacolo del genere è da non perdere.