Indiana: ora si fa sul serio

Anche quest'anno niente da fare per Jimmie

Ci eravamo lasciati parlando dei nuovi Pacers, del loro nuovo stile di gioco e dei nuovi uomini. Nel frattempo il roster si è ridimensionato e nei prossimi giorni dovrebbe raggiungere i 15 elementi, per finalmente cominciare la nuova Regular Season.

Per quanto possa essere importante il record della Pre-Season, c'è da preoccuparsi ma fino ad un certo punto, perchè guardando in giro, i Raptors del nostro Bargnani hanno finito con un 7-1 mentre i più blasonati Phoenix Suns con un 2-4 senza contare le partite in Europa.

Aggiungiamoci che in queste partite i Pacers ruotavano una vasta quantità  di giocatori, cosa che non succederà  nella stagione regolare. Alla fine si conclude con un 3-5, tra luci e ombre, sorprese e mezze delusioni, sempre restando con i piedi per terra.

Risultati (3-5)

Indiana – New Jersey 103 – 89
Indiana – Utah 84 – 97
Indiana – Minnesota 87 – 103
Denver – Indiana 114 – 102
Indiana – Charlotte 109 – 96
Minnesota – Indiana 91 – 98
Charlotte – Indiana 101 – 89
Utah – Indiana 122 – 96

Commento

Il Training Camp non era iniziato sotto una buonissima stella, il caso Jackson aveva un pò scosso l'ambiente e nonostante tutto il roster cercava di tranquilizzare la situazione, il clima non era per niente tranquillo. Su molti forum americani, si cominciavano ad ipotizzare una serie di possibili trade per piazzare Stephen Jackson, sembrava fosse tornato Ron Artest. Alla fine Jackson salta solamente la prima partita, ufficialmente per problemi fisici.

Una Pre-Season che ha visto buonissime cose da Al Harrington. E' stata la bocca di fuoco di questa squadra, nonchè la prima opzione offensiva, ha giocato in entrambi gli spot di ala, mancava la sua esplosività  a questa squadra. Ha dimostrato di essere maturato e di essere più completo tecnicamente, per lui percentuali non esaltanti ma 17 punti di media nelle 7 gare disputate, non 8 per una botta presa nella seconda gara. Possiamo gridarlo anche noi: He's baaaaack!

C'era curiosità  per vedere all'opera il famoso trio Granger-Harrington-O'Neal. Per problemi fisici a tuno dei suoi componenti, lo abbiamo visto 4 volte, 3 subito nel quintetto base. Statistiche alla mano i Pacers hanno sempre perso, subendo in difesa più del previsto. Non è sicuramente da bocciare, ma da rivedere.

Jamaal Tinsley ha dimostrato una continuità  che non gli riconoscevano, giocando tutte le partite tranne una, ma non per problemi fisici ma per questioni familiari. “La sua condizione è buona, sta lavorando duro”. Dice coach Carlisle per sottolineare la buonissima forma di Tinsley che nella vittoria contro i Bobcats colleziona 12 assists. C'era qualche dubbio sulla sua capacità  di adattarsi al nuovo sistema, perchè lui è un giocatore che non ama moltissimo giocare in velocità  ma è un grandissimo passatore e in una squadra come questa che conta degli ottimi atleti, è l'ideale.

Inoltre sembra esserci una buona compattezza di squadra, persa da un paio di anni con Artest. Il gruppo sarà  fondamentale, anche grazie alla sapiente guida di Darrell Armstrong che sarà  fondamentale per gli equilibri nello spogliatoio e nell'elevare la leadership di Jermaine O'Neal, mai come quest'anno protagonista assoluto.

Ma di fronte ad aspetti positivi, nelle sconfitte vengono fuori quelli negativi. I Pacers devono abituarsi ad un gioco che prevede molte transizioni veloci, questo ha portato a troppe palle perse che hanno condizionato le sconfitte come un macigno. Soprattutto Sarunas Jasikevicius che quest'anno avrà  molto più spazio, non ha dimostrato pienamente di poter essere un degno backup di Tinsley. Il lituano è stato colui che ha perso maggior palloni e nell'ultima sfida persa malamente contro i Jazz, ne ha persi ben 8, troppi se vuoi vincere.

Inoltre aggiungiamoci una difesa che in qualche occasione ha deluso, vuoi per le condizioni fisiche ancora non al meglio o vuoi per lo small ball che perde di fisicità . Nelle sconfitte i Pacers hanno subito in media più di 107 punti e non va bene perchè i Pacers vogliono essere una squadra offensiva, ma non devono compromettere la difesa, perchè come ha ricordato spesso Rick Carlisle, un buon attacco parte da una buona difesa.

I nuovi

Sicuramente Maceo Baston non è quello visto a Toronto. In Europa era uno dei migliori giocatori, in questo Training Camp ha dimostrato dei progressi e le sue doti atletiche sono grasso che cola per un giocatore NBA standard. Avrà  spazio senza subbio.

Marquis Daniels è stato operato e di conseguenza il suo minutaggio è stato col contagocce. Pochi minuti per dare un giudizio, ma il suo passato a Dallas sono una buona polizza assicurativa.

Tra alti e bassi i rookie. James White ha senza dubbio delle qualità  atletiche impressionanti, ma spesso sembra non sappia calibrare il suo corpo e di conseguenza commette falli di troppo, anche ingenui.
Mentre Shawne Williams è stato ahimè un oggetto misterioso da quando Larry Bird lo ha selezionato, se escludiamo la partita vinta con i Timberwolwes dove ha realizzato un paio di canestri nel finale determinananti per la vittoria finale. L'impressione è che non sia un giocatore pronto subito, ma un “progetto”. Aspettiamolo.

Ora è tempo di decisioni per Rick Carlisle. Quattro giocatori per due spots.

Orien Greene aveva dimostrato delle ottime cose nella prima partita contro i Nets (conclusa con 5 assists) dando l'impressione di essere ottimo passatore e difensore, ma l'infortunio non gli ha permesso più di scendere in campo. Dovrebbe essere pronto tra due settimane, ma è probabile che il suo infortunio influenzerà  le scelta finale del coach.

La favola di Josh Powell è stata una di quelle più belle. Arrivato in sordina nello scambio che ha coinvolto Antonhy Johnson, sembrava destianto prima del Training Camp ad approdare in Italia a Napoli, ma dopo questo mese di lavoro le pecentuali che torni in Campania sono vicine allo 0. Punti e rimbalzi sono il suo forte, la partita vinta contro i Bobcats conclusa con 20 punti e 5 assists lo hanno consacrato in maniera definita. “Cerco di fare sempre bene. Ho lavorato duro e sono impressionato dai miei compagni di squadra. Ma ho tanto da lavorare ancora. E' eccitante fare parte di questa squadra, ma in generale fare parte della NBA. L'anno scorso era diverso a Dallas…”.

Un altro che ha fatto molto bene è stato Rawle Marshall. Le cifre non dicono tutto sul suo apporto, ma è intrigante la sua capacità  di contribuire in diverse cose. Uno swingman di quelli che un allenatore vorrebbe sempre avere, inoltre le sue braccia lunghe potrebbero farlo diventare uno specialista difensivo. Non esagero nel individuarlo in Darius Miles dei Blazers, con le dovute proporzioni.

Sembra spacciato John Edwards, centro mai utilizzato per problemi fisici.

Grazie a arrivederci

Jimmie Hunter ci aveva provato anche l'anno scorso e non gli era andata bene. Uguale anche quest'anno, dove sembrava addirittua potercela fare dopo una Summer League giocata egregiamente.
Qualcuno dice che sia stato penalizzato dal fatto che nella folle notte di Jackson ci fosse pure lui, quanto sia vero lo sa solo Rick Carlisle che al momento del taglio ha però parole di elogio per lui. “Snap è un giocatore molto talentuoso e si è ben comportato. Purtroppo è stato come l'anno scorso vittima di un gioco ad esclusione. Se deciderà  di giocare in Europa diventerà  un grande giocatore europeo, ma anche se rimarrà  qui negli Stati Uniti farà  buone cose”.

Molto più scontato il taglio dello swingman Sean Lampley, arrivato con un contratto di due settimane. “Ha fatto un buon lavoro in queste tre settimane ed è abile nel giocare in due posizioni. E' uno di quei giocatori che deve ancora lavorare un bel pò e deve trovare la giusta situazione”. Così lo congeda Carlisle.

Appuntamento alla prossima settimana, dove si inizierà  a fare sul serio.

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