Los Angeles Lakers: Preview

Kobe out in preseason. Nel bene e nel male la stagione passa inevitabilmente da lui.

Obiettivi:

Fare come o meglio dell'anno scorso: almeno 45 vittorie in regular season (quota minima per raggiungere la post-season all'ovest) e ai playoff lottare fino all'ultimo per superare il primo turno. Tre variabili decideranno se questo obiettivo sarà  fantascienza: Bryant, Odom, Brown. Se ognuno interpreterà  al meglio il proprio compito niente sarà  impossibile per questi Lakers.

CONFERENCE: Western Conference
DIVISION: Pacific Division

ARRIVI: Vladmir Radmanovic (Los Angeles Clippers); Maurice Evans (Detroit Pistons); Shammond Williams.
PARTENZE: Devean George (Dallas Mavericks).
ROOKIES: Jordan Farmar (UCLA – #26).

Probabile Quintetto Base
Playmaker: Smush Parker
Shooting Guard: Kobe Bryant
Small Forward: Vladimir Radmanovic
Power Forward: Lamar Odom
Centro: Kwame Brown

Roster


NUM PLAYER POS HT WT DOB FROM YRS
54 Kwame Brown F-C 6-11 270 03/10/1982 Glynn Academy HS (GA) 5
24 Kobe Bryant G 6-6 220 08/23/1978 Lower Merion HS (PA) 10
17 Andrew Bynum C 7-0 275 10/27/1987 St. Joseph HS (NJ) 1
43 Brian Cook F 6-9 258 12/04/1980 Illinois 3
6 Maurice Evans G 6-5 220 11/08/1978 Texas 3
5 Jordan Farmar G 6-2 180 11/30/1986 UCLA R
11 Devin Green G-F 6-7 210 10/25/1982 Hampton 1
2 Aaron McKie G 6-5 209 10/02/1972 Temple 12
31 Chris Mihm C-F 7-0 265 07/16/1979 Texas 6
7 Lamar Odom F 6-10 230 11/06/1979 Rhode Island 7
1 Smush Parker G 6-4 180 06/01/1981 Fordham 3
25 J.R. Pinnock G 6-5 207 12/11/1983 George Washington R
10 Vladimir Radmanovic F 6-10 234 11/19/1980 Serbia & Montenegro 5
21 Ronny Turiaf F 6-10 249 01/13/1983 Gonzaga 1
18 Sasha Vujacic G 6-7 195 03/08/1984 Slovenia 2
23 Von Wafer G 6-5 210 07/21/1985 Florida State 1
4 Luke Walton F 6-8 232 03/28/1980 Arizona 3
3 Shammond Williams G 6-1 201 04/05/1975 North Carolina 6

HEAD COACH
Phil Jackson (College - North Dakota)

ASSISTANT COACHES
Frank Hamblen (College – Syracuse)
Kurt Rambis (College – Santa Clara)
Brian Shaw (College – UC-Santa Barbara)
Kareem Abdul-Jabbar (College – UCLA)
Craig Hodges (College – Long Beach State)
Jim Cleamons (College – Ohio State)

ATHLETIC TRAINER
Gary Vitti (College - Southern Connecticut State)

Commento:

I Los Angeles Lakers versione 2006-2007 sono ormai una realtà . A dieci giorni dall'inizio della nuova stagione la fisionomia della franchigia più prestigiosa della NBA è chiara e tutti i tifosi si preparano a vivere una nuova avventura. Certo le incognite non mancano e molti dubbi (ma anche curiosità ) si insidiano fra supporters e addetti ai lavori. Quali prospettive hanno i Lakers in questa stagione? Cosa è cambiato rispetto all'anno scorso? Quanto ha inciso, soprattutto da un punto di vista psicologico, quel tiro di Tim Thomas che ha eliminato i gialloviola dalla corsa verso il titolo? Che tipo di Kobe Bryant vedremo nella nuova annata: quello tuttofare e anche un po' egoista della "regular season" o l'altruista e disponibile giocatore che mette da parte il proprio orgoglio per applicare diligentemente gli schemi? Difficile fornire risposte precise e sicure eppure, un'analisi accurata, eppur sintetica, può essere condotta.

Partiamo dalle certezze. Attualmente il roster gialloviola è stato ridotto a diciotto unità  (e nelle prossime ore molto probabilmente saranno esclusi anche Aaron Mckie, J.R. Pinnock e Von Wafer). Negli scorsi giorni infatti sono stati tagliati Marcus Douthit e Mamadou Ndiaye. Già  questa prima decisione dello staff tecnico è indicativa: Kwame Brown sarà  il centro di riferimento, il pivot titolare che dovrà  ricoprire uno dei ruoli più importanti nella triangolo jacksoniana, l'asse portante attorno al quale gireranno tutti gli altri.

Certo il brutto infortunio subito dal prodotto di Glynn Academy HS alla spalla destra, in uno scontro fortuito con Andrew Bynum nell'allenamento del 13 ottobre scorso, ha complicato notevolmente i piani dello staff tecnico gialloviola. Brown, infatti, rimarrà  fuori dal parquet per tre o quattro settimane impedendo quindi al centro ex Washington Wizards di iniziare la stagione insieme ai suoi compagni. Purtroppo stessa sorte è toccata a Chris Mihm il quale non sembra aver risolto definitivamente i gravi problemi alla caviglia destra che tanto lo hanno fatto soffrire nella scorsa stagione: anche l'ex Texas dovrà  saltare l'opening night del 31 ottobre prossimo contro i Phoenix Suns.

D'altra parte tre ottimi ricambi saranno pronti a prendere il posto dei due infortunati di lusso: Andrew Bynum, Ronny Turiaf e Brian Cook. Il primo ha il compito più difficile: migliorare le magre prestazioni della passata stagione (a parte il duello spigoloso con Shaquille O'Neal) e dimostrare di valere la decima chiamata del draft 2005. Bynum insomma, al suo secondo anno NBA, è un prospetto nel quale la franchigia californiana crede fortemente e cui affida gran parte delle proprie fortune. Il secondo è invece alla sua prima vera stagione NBA. Infatti, dopo l'operazione al cuore subita nel luglio 2005, ora il francese, anche a causa degli infortuni di Brown e Mihm, avrà  la possibilità  di mettersi in luce e giocare molti minuti importanti: suo compito principale sarà  quello di recuperare più rimbalzi possibili e garantire un elevato livello di aggressività  e presenza difensiva, senza peraltro trascurare le fase offensiva. Per quanto riguarda Cook stiamo parlando ormai di un veterano. Si tratta di un giocatore dal buon tiro piazzato e dalla discreta sensibilità , che deve migliorare l'efficacia e presenza difensiva. Una volta raggiunto l'obiettivo sarà  un gioco da ragazzi ottenere un nuovo contratto dalla dirigenza gialloviola.

Sempre parlando di roster, ma anche di mercato, tre nuovi innesti sono stati realizzati dalla dirigenza angelina. Vladimir Radmanovic è stato firmato come free agent per coprire quel ruolo chiave di tiratore "modello cecchino", che sa far male nei momenti giusti della gara e che archivia le pratiche quando il copione lo richiede, senza per forza dover aspettare la prodezza finale di Kobe Bryant. Insomma uno specialista “tout a court”. Inoltre, considerando che il serbo è stato firmato per un anno a 5.215.000 (cifra irrisoria per i tempi che corrono), si può capire come Mitch Kupchak, per una volta, abbia fatto l'affare. Altra firma importante e mirata è stata quella di Maurice Evans, giocatore tosto, di sostanza, dal buon tiro piazzato, strappato, grazie ad un arguto scambio di scelte, ai Detroit Pistons e che potrebbe permettere ai nuovi Lakers di incrementare la tenuta difensiva, troppo spesso carente nella passata stagione e causa di numerose sconfitte sul filo di lana. Anche in questo caso la dirigenza non ha voluto fare pazzie: contratto di due anni per un totale di 3 milioni di dollari. Infine non va dimenticata la firma di Shammond Williams (un anno di contratto a 1.750.000 dollari): ottimo tiro da tre, grande abilità  nel palleggio e buona velocità , soprattutto considerando i 31 anni raggiunti dal play di North Carolina, caratteristica questa che molto spesso potrà  mettere in crisi le difese avversarie. Certo bisognerà  vedere che utilizzo ne farà  Phil Jackson (soprattutto se si pensa all'elevato affollamento gialloviola in questo ruolo), ma di certo Williams è un giocatore che va ad allungare la panchina.

E se parliamo di nuovi arrivi non si può prescindere dall'unica scelta effettuata dai Lakers quest'anno al draft: Jordan Farmar, nato 20 anni fa proprio in quel di Los Angeles, playmaker dall'elevato tasso di genialità  creativa che, con le sue invenzioni, ha trasportato UCLA all'ultima finale NCAA. Certo molti aspetti del suo gioco devono essere migliorati in ottica NBA (primo fra tutti il tiro dalla distanza e una migliore presenza difensiva), ma di certo la guardia californiana può rappresentare un prospetto dal futuro luminoso.

Capitolo a parte merita Kobe Bryant. Dopo il forfait ai mondiali giapponesi, la guardia di Philadelphia ha dedicato gran parte dell'estate alla riabilitazione e al recupero della forma migliore in seguito all'operazione in artoscopia al ginocchio destro effettuata lo scorso 15 luglio. Fortunatamente nessuna interruzione o imprevisto ha subito la tabella di marcia stilata dallo staff medico lacustre e Kobe è tornato giovedì scorso ad allenarsi insieme al resto del gruppo. Certo le sensazioni non sono ancora eccelse e l'arto operato deve ancora recuperare lo smalto della passata stagione (anche se lo stesso Bryant ha ammesso di aver giocato gran parte della scorsa stagione con un discreto dolore), ma la fiducia è tanta per il campione americano che, già  nelle sue intenzioni, al di là  dell'operazione subita, aveva deciso un cambiamento di rotta rispetto al passato. Bryant, infatti, ha detto addio al tradizionale numero 8 che per dieci anni di carriera NBA lo ha accompagnato e ha scelto il 24. Tralasciando la numerologia, molto probabilmente si tratta di una decisione di marketing, dettata dalla voglia di cambiare "faccia" definitivamente (chi si ricorda più dell'accusa di stupro??) e di aprire un nuovo capitolo rispetto al Kobe del passato. Non scordiamoci infatti l'idea con la quale Bryant firmò il contratto multimilionario con la Nike la passata stagione: costruire un uomo nuovo, un vincente contro tutto e tutti. Il cambio di maglia segue questa linea. Eppure sono in molti a ritenere (e fra questi lo stesso giocatore) che le novità  non saranno limitate alla divisa da gioco, ma si tradurranno anche in un diverso modo di interpretare il basket rispetto alle passate stagioni. La serie contro i Suns da questo punto di vista è stata molto istruttiva per il prodotto di Lower Marion HS: giocando per la squadra si ottengono grandissimi risultati e il tutto può essere fatto non sacrificando ego e talento, di certo smisurati (vedi gara4 contro Phoenix). Ed è proprio questa la variabile che determinerà  la stagione lacustre: se Bryant giocherà  tutta la regular season come ha fatto negli scorsi playoff, cioè mettendosi a disposizione e al servizio dei propri compagni, i Lakers andranno molto lontano, in caso contrario, ancora una volta, l'affidarsi alle sole prodezze personali abbandonerà  i gialloviola ad un limbo di incertezza dal quale sarà  difficile uscire.

Dunque che tipo di Lakers vedremo quest'anno? Ce lo chiedevamo all'inizio e ce lo domandiamo ancora. Assurdo sarebbe fornire risposte certe, ma si possono individuare alcuni aspetti evidenti per azzardare delle previsioni credibili. Innanzitutto sarà  una squadra modellata su Phil Jackson (a proposito, l'operazione all'anca è andata benissimo e molto probabilmente, come ha affermato recentemente Tex Winter, continuerà  ad allenare per parecchi anni) e sul suo sistema di gioco: "la triangolo". È noto infatti che servono almeno due anni per assimilare una così complessa tattica e alcuni giocatori (Brown, Odom, Bryant, Parker, Cook, Walton) ormai la eseguono a memoria. Questo fornirà  ai Lakers una qualità  che la scorsa stagione è mancata: la continuità , il progressivo prendere coscienza dei propri mezzi ed un'innata fiducia nel compiere determinate scelte nel corso delle partite. Certo non può essere sottovalutata la qualità  dei singoli, perché, come tutti sanno, senza i campioni non si va da nessuna parte. Tre saranno i giocatori chiave: di Brown e Bryant abbiamo già  detto, mentre poco ci siamo soffermati su Lamar Odom. Spesso, quando la vita ti pone di fronte a situazioni assurde, hai voglia di mollare tutto, ti accorgi quanto inutili siano le cose che fai (per quanto possano essere importanti) e quanto poco tempo dedichi alle persone che ami davvero. A "Lamarvellous" è accaduto tutto questo. Ha perso ciò che per un padre è tutto, una figlia di pochi mesi, ha capito come la sua famiglia sia la cosa più preziosa e per un attimo si è sentito svuotato: che senso ha continuare a giocare a basket? Eppure quel mondo, al quale aveva dedicato gran parte del suo tempo, gli è stato vicino, lo ha sostenuto (Jackson, Bryant e Walton in particolare) e ha cercato di sorreggerlo nel momento più difficile. Ora per Lamar l'unico obiettivo è onorare chi non c'è più. Lo ha detto lui stesso. Così come il ciclista Bettini qualche giorno fa al giro di Lombardia dopo la tragica scomparsa del fratello, anche Odom vuole lottare e diventare grande per chi ha detto addio. Gran parte della stagione Lakers dipenderà  anche dalla sua reazione ad una così grande tragedia. Noi di sicuro gli staremo vicino.

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