La grinta di Jason Collier
Sembra ieri eppure è già passato quasi un anno! Esattamente il 16 ottobre 2005 veniva a mancare Jason Collier, ala-centro di 28 anni degli Hawks, stroncato da un arresto cardiaco nel letto di casa sua ad Atlanta in Georgia.
Il pivot, reduce da una delle migliori stagioni nella sua purtroppo breve carriera, aveva ricominciato da circa tre settimane la preparazione con la squadra in vista della ripresa della stagione e aveva brillantemente superato tutti i test fisici ed atletici a cui lo staff medico dei Falchi lo aveva sottoposto.
Il suo fu un grave lutto per una NBA già segnata dalla scomparsa di altri atleti in attività , ma comunque mai toccata da una morte così "assurda" dovuta a cause naturali, per giunta di un giocatore in piena forma fisica e monitorato quotidianamente. Grandi gli attestati di cordoglio da parte della Lega e dell'Associazione Giocatori nei confronti della moglie Katie e della famiglia, con i giovani Hawks increduli, ma decisi ad onorare la memoria del compagno nel migliore dei modi.
A parlare per tutti il gm della squadra, Billy Knight: "Siamo distrutti per questa inattesa perdita, l'intero staff degli Atlanta Hawks si stringe attorno alla famiglia di Jason ed ai suoi cari. Le nostre preghiere ora sono per lui e per loro, ci mancherà tantissimo".
Collier non è stato comunque una meteora nel panorama cestistico americano.
Nato nell'Indiana, dove il basket non è solo un gioco, ma molto di più, Jason ha praticamente fatto la conoscenza della palla a spicchi già in tenera età .
Grazie ad una struttura fisica imponente (211 cm per 114 kg) il ragazzo, classe '77, è stato per tutto il liceo, presso la Central Catholic High in Ohio, uno dei migliori prospetti d'America, di quelli ricercati dai migliori college del Paese. La sua scelta cadde su Indiana University, ma presto Collier capì quanto possano essere duri i rapporti con un sergente di ferro come coach Bobby Knight.
Quelli nelle fila degli Hoosiers furono due anni difficili, pieni di frustrazioni che lo portarono ad una scelta drastica: abbandonare nella primavera del '98 Indiana (scelta che fece anche il suo amico e compagno Luke Recker) per trasferissi a Georgia Tech per finire la carriera universitaria.
Come tutti gli atleti che decidono di cambiare college Jason dovette indossare la cosiddetta "red shirt" rimanendo fermo un anno come impongono le regole, ma a differenza di tanti non volle passare come un "traditore" che lascia la barca mentre affonda.
Celebre il suo sfogo in cui raccontò, per filo e per segno, le umiliazioni e le vessazioni a cui i metodi di allenamento di Knight (allontanato nel 2002 dall'ateneo) sottoponevano i giocatori. In molti lo criticarono per aver "infangato" il buon nome di uno dei coach più vincenti della storia, ma Jason aveva le spalle forti ed andò avanti.
In Georgia riprese la sua carriera riportandola ad alti livelli tanto che, terminato nel 2000 il quadriennio universitario, venne scelto al primo giro nel draft (numero 15) dai Milwaukee Bucks.
La sua avventura in Wisconsin non ebbe nemmeno modo di iniziare perché fu mandato subito a Houston in cambio di un altro lungo, l'ex Minnesota Joel Przybilla. Per lui però i tre anni in Texas furono piuttosto duri, con una squadra in ricostruzione e che non pareva credere molto in lui, tanto che il suo minutaggio stentava a salire così, esaurito il contratto, scelse di tornarsene in quella che considerava la sua casa, Atlanta.
In un periodo in cui gli Hawks era la "Siberia" della Lega trovò d'incanto spazio e minuti. La prima stagione andò male perché, causa infortunio, Collier giocò solo 20 gare. Meglio la seconda quando, con il posto in quintetto garantito, diede una forte mano alla squadra mettendo assieme buone prove, specie nella seconda parte di stagione con il team ormai fuori dai giochi per la post-season e tanti minuti in campo.
Il 2005/06 doveva essere il suo anno e Jason lo sapeva: la squadra aveva cambiato pelle, c'erano giovani interessanti ed il progetto era futuribile. Per lui coach Woodson aveva pronto un ruolo di veterano e guida, lo spot di centro titolare ed il ruolo di capitano, non male come prospettiva specie per uno che ad Atlanta viveva benissimo ed ormai era un punto di riferimento per la comunità .
Purtroppo però il destino aveva piani diversi e la sua prematura scomparsa ha mandato tutto a monte. Oggi di Jason Collier rimane il ricordo di tifosi e squadra, per un giocatore solare ed un brav'uomo di cui ad Atlanta sentono ancora la mancanza.