Utah Jazz: Preview

La nuova stagione Jazz non può prescindere dalla sua presenza per tutto l anno

Obiettivi

Se con tutti i problemi di varia natura avuti l'anno scorso, Utah è arrivata lo stesso ad un passo dai playoff e comunque ad un record esattamente in parità  (41-41, che valeva il sesto posto ad Est!), non vedo come quest'anno si possa prescindere non solo dal traguardo della post-season, ma anche da un ruolo a ridosso delle grandi in un Ovest che presenta qualche punto interrogativo in più rispetto agli ultimi anni.

Il secondo turno di playoff è un obiettivo difficile ma realistico ed un valido indizio in merito è il record di 9 vinte e 4 perse con cui è stata chiusa la scorsa stagione grazie ad un Boozer in quintetto (21 punti, 10 rimbalzi e 57% dal campo nelle ultime 20 partite!) finalmente recuperato da infortunio e “Boozergate”.

Conference: Western Conference
Division: Northwest Division

Arrivi: Rafael Araujo (Toronto Raptors); Derek Fisher (Golden State Warriors)
Partenze: Devin Brown (Golden State Warriors); Kris Humphries (Toronto Raptors); Greg Ostertag (Ritirato); Andre Owens (Golden State Warriors); Keith McLeod (Golden State Warriors); Robert Whaley (Toronto Raptors)
Rookie: Ronnie Brewer; Dee Brown; Paul Millsap

Probabile quintetto base:
Playmaker: Deron Williams
Guardia: Matt Harpring (Ronnie Brewer)
Ala piccola: Andrei Kirilenko
Ala grande: Carlos Boozer
Centro: Mehmet Okur

ROSTER


NUM PLAYER POS HT WT DOB FROM YRS

55 Rafael Araujo C 6-11 290 08/12/1980 Brigham Young 2
5 Carlos Boozer F-C 6-9 258 11/20/1981 Duke 4
9 Ronnie Brewer G 6-7 220 03/20/1985 Arkansas R
11 Dee Brown G 6-0 185 08/17/1984 Illinois R
31 Jarron Collins C 6-11 255 12/02/1978 Stanford 5
2 Derek Fisher G 6-1 205 08/09/1974 Arkansas-LR 10
10 Gordan Giricek G 6-5 210 06/20/1977 Croatia 4
15 Matt Harpring F-G 6-7 231 05/31/1976 Georgia Tech 8
47 Andrei Kirilenko F 6-9 225 02/18/1981 Russia 5
34 C.J. Miles G 6-6 210 03/18/1987 Skyline HS 1
24 Paul Millsap F 6-8 245 02/10/1985 Louisiana Tech R
13 Mehmet Okur C 6-11 249 05/26/1979 Turkey 4
3 Milt Palacio (FA) G 6-4 210 02/07/1978 Colorado State 7
43 Roger Powell F 6-6 235 01/15/1983 Illinois R
8 Deron Williams G 6-3 210 06/26/1984 Illinois 1

Head coach
Jerry Sloan (College- Evansville)

Assistant coaches
Phil D. Johnson (College- Utah State)
Tyrone Corbin (College- De Paul)
Scott Layden (College- St. Francis (PA))

Assistant coach for player development
Mark McKown (College- South Carolina-Spartanburg)

Athletic trainer
Gary Briggs (College- Morehead State)

Assistant trainer
Brian Zettler (College- Texas A&M)

Commento

Difficile non provare da un lato una certa suggestione per una franchigia che fa sedere sulla propria panchina per il 19° anno consecutivo lo stesso allenatore e dall'altro lato una certa ammirazione per i risultati ottenuti da coach Jerry Sloan nelle precedenti 18 stagioni, considerando che ne ha conclusa una sola con record perdente (2005).

Impossibile non notare come Utah rappresenti un capitolo a parte nel panorama NBA, sia a livello di contorno per quella ventata di old style che pervade metodi e burrasche disciplinari, scelte di uomini ed approccio dei tifosi, sia a livello tecnico per quella struttura di gioco storicamente riconoscibile ed imprescindibile da una rara qualità  delle esecuzioni offensive e della disciplina difensiva.

A lungo gli anni scorsi sono però venute meno (spesso per infortuni) le giocate chiave e le soluzioni perimetrali di cui coach Sloan si nutre da sempre, con le sue partenze “UCLA”, l'ineguagliabile gioco sul lato debole, l'elevatissimo utilizzo di blocchi e pick and roll ed il loro sfruttamento grazie ai ribaltamenti ed al gioco senza palla dei tiratori.

Quest'anno gli interpreti sembrano invece ognuno al posto giusto e – cosa più importante – tutti finalmente sani; le combinazioni per coach Sloan sono decisamente maggiori in quantità  e soprattutto in qualità .

Una certezza dovrebbe riguardare colui che contenderà  a Chris Paul il ruolo di miglior play del prossimo decennio, ovvero Deron Williams. L'ex Illinois ha confermato l'impressione di poter ambire ad un ruolo da protagonista ma ha anche mostrato qualche retaggio della sua giovane età  (chiedere a Whaley per ulteriori informazioni) e qualche delicato segnale di insofferenza verso i rigidi metodi del coach che gli sono costati partenze punitive in panchina e grandi sforzi per adattarsi al ritmo richiesto. Se poi il termine di paragone è John Stockton, in campo e fuori, tutto si complica irrimediabilmente.

In attacco Deron si è però espresso già  da veterano, specie dopo la pausa per l'All-Star Game: visioni e conoscenza del gioco, pallacanestro di scarichi ed intelligenza, penetrazioni di potenza ed ottimo controllo del corpo; anche il tiro, che doveva essere un suo punto debole, ha registrato da Febbraio un interessantissimo 53% da tre di insospettabile prestigio. In difesa non sarà  mai all'altezza a causa della sua ineluttabile scarsa velocità  di piedi, ma in un sistema che lo protegge può dire la sua. Sloan permettendo.

Nel tentativo di migliorare la qualità  del reparto piccoli, il GM Kevin O'Connor si è inventato a metà  Luglio una laboriosa trade liberandosi in un colpo solo dei deludenti Devin Brown, Keith McLeod ed Andre Owens ed ottenendo da Golden State l'ex Lakers Derek Fisher, da cui ci si attende esperienza e punti rapidi dalla panchina, oltre a sicure capatine nei quintetti finali grazie alla sua magnetica predisposizione per le giocate vincenti nei momenti decisivi.

Non esiste sistema di gioco che possa far rendere lui, Matt Harpring e Gordan Giricek meglio di quello di Utah, sulla falsariga di terzi violini alla Hornacek (con i dovuti distinguo) che si prendono i tiri dai 6-7 metri in uscita dai blocchi sul lato debole o sugli scarichi dei compagni.

L'ex Georgia Tech si è non a caso guadagnato il rinnovo contrattuale con un solido triennale, mentre il croato è reduce da un lungo stop dopo le prime 37 partite dell'anno scorso a cui si aggiungono i tartassamenti in allenamento di Sloan che certo non stravede per lui e che rendono improbabile la sua conferma come titolare a favore di un ruolo da sesto uomo che sembra comunque calzargli a pennello.

La varietà  di combinazioni e di quintetti a disposizione dello staff tecnico è motivata ovviamente dall'impressionante versatilità  di Andrei Kirilenko, che di ruoli in quintetto ne può ricoprire indifferentemente tre se non quattro, specie dopo essere stato visto nella primavera scorsa prendersi cura delle guardie avversarie completando di fatto con Williams il backcourt titolare.

Il russo è la stella, la garanzia tutto campo per allenatore e compagni, il giocatore da $18 milioni nel 2011, l'uomo franchigia designato. E' lui, se sano, il giocatore statisticamente più completo della lega. E' lui, guardando la medaglia dalla faccia “responsabilità “, il giocatore che nella prossima stagione deve dimostrare o almeno dare l'idea di essere in grado di portare ai vertici la franchigia di Salt Lake, lasciando alle spalle quella fragilità  fisica che ne ha caratterizzato la carriera recente.

Resta in secondo piano, alla luce dei recuperi e dei nuovi arrivi, la presenza del secondo anno CJ Miles, davvero troppo giovane con i suoi 19 anni per incidere direttamente dalla High School e con una comprensione del gioco ancora troppo aliena per entrare nelle grazie di Mr.Sloan.

Passando al reparto lunghi, non credo sia tanto facile trovare negli altri roster NBA una coppia così offensivamente ben assortita come Carlos Boozer e Mehmet Okur: 25 anni il primo, 27 il secondo, entrambi eccelsi rimbalzisti di tecnica ed istinti, Carlos fa dei movimenti di avvicinamento di potenza dal post, del piazzato frontale dai 5 metri e del gioco d'opportunismo intorno all'area il suo pezzo forte, mentre Memo è forse il miglior specialista della lega nel buttarsi fuori sul pick and roll alto per tirare da 3 con rilascio automatico ed ottimi esiti.

I due tendono tuttavia a toglierti nella propria metà  campo quello che ti danno in attacco: la nulla intimidazione ed i pochi centimetri dell'ex Duke uniti alla preoccupante mobilità  laterale ed alla molle difesa sull'uomo e nei giochi a due del turco non permettono a Sloan di dormire sonni tranquilli ed a Kirilenko di poter distrarsi un solo istante in difesa, in quanto le sue doti formidabili in aiuto, nel chiudere spazi in penetrazione, nelle stoppate, nell'intercettare o deviare palloni lungo le linee di passaggio diventerebbero quanto mai indispensabili.

Ad onor del vero Boozer sembra essersi messo di piglio buono per migliorare la propria fase difensiva questa estate dopo aver lavorato nella precedente sul piano fisico con ottimi risultati (10 kg in più di muscoli) e meritandosi addirittura un encomio pubblico da parte del coach, solitamente parsimonioso in materia di complimenti e riconoscimenti ai propri giocatori.

Sloan ha d'altronde storicamente scelto la linea del centro diligente e con voglia di sacrificio in quintetto per poi eventualmente adeguarsi con uomini di maggiore qualità  e dimenticando l'Ostertag di turno a lungo in panchina, quindi lo scenario col rifirmato Jarron Collins partente non è del tutto da escludere.

Da Toronto ed in cambio di un'altra delusione giovane come Kris Humphries e di un giocatore marginale come Robert Whaley, è arrivato Rafael Araujo. Il brasiliano può essere il corpaccione ideale, sia pur con caratteristiche differenti, per riempire il buco lasciato da Greg Ostertag che ha annunciato il ritiro al termine della scorsa stagione.

Molto interessanti le novità  dal draft, capitolo questo non particolarmente felice nella storia recente dei Jazz e per il quale non è certo estranea l'ostilità  di coach Sloan verso rookies e giocatori più giovani.

Ronnie Brewer è quella che passa meno inosservata. Giricek ed Harpring non danno le garanzie difensive che cerca Sloan, quindi per l'ex Arkansas la strada verso il proscenio rappresentato dallo starting five non si presenta poi così impervia. Le conclamate versatilità , umiltà , applicazione in allenamento ed in difesa possono solo giovargli nel rapporto con il coach.

Dee Brown è una delle cose più veloci viste muoversi su un parquet, ma per questi piccoli furetti poco costruttori di gioco e con pochi centimetri per una dimensione da guardia sembra profilarsi la solita via di mezzo: riserva energica in grado di alzare il ritmo dalla panchina con pressione difensiva ed un pò di sano contropiede non senza qualche forzatura in attacco. La strada maestra, insomma, per finire spesso panchinato, specie alla luce della presenza di Fisher.

Paul Millsap è stata la maggiore rivelazione della Summer League: nonostante i pochi centimetri, grazie a braccia lunghe, voglia non comune, forza fisica e senso della posizione ha fatto la voce grossa a rimbalzo contro avversari più alti e più quotati. Da seguire con enorme attenzione, può dire la sua in questa lega.

Roger Powell completa infine con Williams e Brown una sorta di “Illinois connection” esportata a Salt Lake, ma per l'ala in orbita Seattle lo scorso anno sarebbe già  un successo superare il taglio del training-camp

Ben vengano l'old style, la statua di Malone all'ingresso del Delta Center ed i tanti bei ricordi recenti legati agli anni '90, ma a Salt Lake c'è prima di tutto ancora voglia di tornare a competere per il titolo. Gli ingredienti per insidiare nel medio periodo la leadership ad Ovest di Dallas, Phoenix e San Antonio, nonchè le basi per avvicinarsi nel migliore dei modi alla festa per il ventennale in panchina di coach Sloan, sembrano esserci tutti. A Kirilenko e compagni l'onere di iniziare a provarci.

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