Non è più la stella della squadra, ma Orlando dovrà ancora ripartire da lui, il grande Grant Hill
Obiettivi
Se andiamo a vedere quale squadra ha finito più forte la scorsa regular season, il nome nuovo che sembra balzare alla vista nella Eastern Division è quello degli Orlando Magic.
Intendiamoci, il record con il quale la squadra ha concluso il suo 2005/06 non è stato da spaccatutto, ma il 36 vinte e 46 perse andato agli annali è un bilancio che non ha lasciato troppo amaro in bocca ai tifosi della Florida.
Dopo la cessione della principale stella della squadra, ovvero Steve Francis, la dirigenza ha infatti scoperto le proprie carte e ha cominciato quel processo di rinnovamento e ringiovanimento della franchigia, che tanto veniva invocato dal pubblico e dalla stampa.
La squadra oggi è lungi dall'apparire un progetto finito, ma le basi sembrano molto più solide e lungimiranti di quanto sembravano in passato: ci sono i giovani di belle, anzi, ottime speranze, ci sono almeno un paio di veterani di livello assoluto, c'è un coach che conosce l'ambiente a memoria e soprattutto c'è un gioco dichiaratamente più veloce ed offensivo rispetto al recente passato. La rincorsa al secondo posto di division troverà senza dubbio in Orlando una contender di lusso.
Conference: Eastern Conference
Division: Southeast Division
Arrivi: Trevor Ariza (re-signed), Keith Bogans (Houston), Bo Outlaw (re-signed)
Partenze: DeShawn Stevenson (Washington)
Rookie: J.J. Redick,James Augustine
Probabile quintetto base:
Playmaker: Jameer Nelson
Guardia: Hedo Turkoglu
Ala piccola: Grant Hill
Ala grande: Dwight Howard
Centro: Tony Battie
ROSTER
NUM PLAYER POS HT WT DOB FROM YRS
1 Trevor Ariza F 6-8 210 06/30/1985 UCLA 2
30 Carlos Arroyo G 6-2 202 07/30/1979 Florida Int. 5
40 James Augustine F 6-10 235 02/27/1984 Illinois R
4 Tony Battie C-F 6-11 240 02/11/1976 Texas Tech 9
10 Keith Bogans G-F 6-5 215 05/12/1980 Kentucky 3
34 Travis Diener G 6-1 175 03/01/1982 Marquette 1
5 Keyon Dooling G 6-3 195 05/08/1980 Missouri 6
8 Pat Garrity F 6-9 238 08/23/1976 Notre Dame 8
33 Grant Hill F 6-8 225 10/05/1972 Duke 11
12 Dwight Howard F 6-11 265 12/08/1985 Atlanta(GA) 2
31 Darko Milicic F-C 7-0 245 06/20/1985 Serbia 3
14 Jameer Nelson G 6-0 190 02/09/1982 St.Joseph's 2
45 Bo Outlaw F 6-8 220 04/13/1971 Houston 13
7 J.J. Redick G 6-4 190 06/24/1984 Duke R
15 Hedo Turkoglu G-F 6-10 220 03/19/1979 Turkey 6
HEAD COACH
Brian Hill (College – Kennedy College)
ASSISTANT COACHES
Randy Ayers (College – Miami (OH)
Tom Sterner (College – Millersville State)
John Kuester (College – North Carolina)
ASSISTANT COACH FOR PLAYER DEVELOPMENT
Mark Bryant (College – Seton Hall)
Morlon Wiley (College – Long Beach State)
ATHLETIC TRAINER
Tom Smith (College – Northwestern College)
Commento
E' pomposo definire questo come l'inizio di una nuova era nella parte nord della Florida ma Orlando, sportivamente parlando, è una città che ha vissuto di ere nella NBA: la prima era, quella di Shaq e Penny Hardaway, la seconda era, quella di Tracy Mcgrady e la terza era, la più disgraziata che ha avuto nella rinascita agonistica di Grant Hill il momento più fulgido, contornato da tante, troppe sperimentazioni con poco capo e coda.
La quarta era di questi Orlando Magic sembra voler ripartire proprio dalla ex stella di Duke. Il primo next MJ che la storia recente ricordi (ma quanti danni ha provocato questo soprannome?), affronterà nella prossima regular season la sua undicesima stagione agonistica e per necessità o volontà il suo ruolo sarà quello della chioccia.
Una chioccia di lusso, che dovrà svezzare con un po' di rapidità i bellimbusti che il mercato prima ed il draft di giugno poi, hanno portato a vestire la maglia azzurra dei Magic.
Un ruolo da sesto uomo quindi, magari non subito ma certamente nel prosieguo della stagione, quando il fisico sarà necessariamente provato dalle tante sollecitazioni del campo.
A contendersi, o se vogliamo ad alternarsi nel ruolo da principale numero 3 della squadra, ci sarà un uomo ormai collaudato ad ottimi livello come Hedo Turkoglu, atleta non paragonabile a Hill, ma tiratore di rara precisione, anche se con la pericolosa tendenza a lasciarsi dominare dal lato un po' indolente della propria personalità .
Per Pat Garrity, ormai un veterano di questo gruppo, non si profilano molte possibilità di svettare nel roster, ma il suo ruolo di pedina tattica fra lo spot numero 3 e 4 saranno sfruttate come sempre il più possibile.
Per quanto riguarda il reparto dei piccoli, il back court, la dirigenza di Orlando non ha dovuto operare scommesse rischiose: il ruolo di play sarà anche quest'anno di Jammer Nelson, che dopo aver fatto innamorare di se il pubblico della Florida, sarà chiamato al non sempre facile compito di confermarsi.
Fortunatamente, le sue spalle saranno ben coperte: Keith Bogans e Keyon Dooling non si possono definire due All Star, ma se il sistema di gioco di coach Hill fosse quello semplice e veloce preannunciato quest'estate, si tratta di due giocatori che possono dare garanzie importanti.
In più a fare da vero back up al numero 14, dopo i freddi dello Utah e di Detroit è arrivato a svernare nel sud degli Stati Uniti, Carlos Arroyo. Il play che aveva ricevuto l'eredità dei Jazz da niente meno che John Stockton, ha vissuto l'ultima parte della carriera a far riserva ad un panzer quale Chauncey Billups e pare che questo avvicinamento alla terra natia di Porto Rico abbia trovato un gradimento davvero alto per il suo morale.
Un reparto completo quindi, non di fuori classe, ma ben strutturato. Ad oggi si dice non di fuori classe, ma la guardia che potrebbe far saltare il banco effettivamente da qualche settimana c'è ad Orlando e volutamente va citato per ultimo: si tratta dell'altro figlio di Duke, J.J. Redick.
Il suo arrivo da queste parti sta suscitando entusiasmi notevoli, euristicamente parlando.
Si tratta del miglior tiratore puro dell'ultimo draft, un guardia tosta, forte nella parte alta del corpo, dalla grande meccanica e amante del tiro in uscita dai blocchi. Un cecchino che potrebbe davvero dare una seconda dimensionalità alla squadra, se solo verrà lasciato inserire e se non comincerà a portarsi dietro qualche peccatuccio di gioventù che ad oggi gli è costato già qualche ora di servizio sociale.
L'ultimo reparto è la front line. Il reparto lunghi. Con tutto il rispetto per gli altri giocatori, è in questo reparto che Orlando potrà fare la differenza.
La stella della squadra è infatti un lungo ed il suo nome è quello di Dwight Howard. Il rimbalzista per eccellenza della squadra si è visto mal utilizzato e maltrattato dall'esperienza mondiale e il rientro nella consueta atmosfera NBA gli potrà fare solo bene.
Sulle spalle di questo ragazzo sono poggiate le speranze di fare di questa squadra una vera contender per i vertici della division. Ma non si tratta di un uomo-reparto.
Oltre alla seconda scelta James Augustine e al veterano Tony Battie, la pazza campagna acquisti di New York ha infatti spedito lo scorso anno da queste parti Trevor Ariza, giocatore dal talento davvero particolare, tutto da esplorare e sfruttare, mentre dal fondo della panchina dei Pistons è arrivato Darko Milicic, oggetto misterioso a Detroit e nelle ultime fasi dello scorso anno, lungo di interesse ad Orlando.
Entrambi hanno mostrato nei loro primi mesi di utilizzo un linguaggio del corpo molto promettente ed il pubblico li ha subito adottati come beniamini, alla faccia di chi li mal utilizzava in precedenza. La stagione che sta arrivando scioglierà il nodo sulla loro vera natura.
In sostanza, i Magic aspirano a tornare nel giro play-off. Aspirano a farlo giocando un basket divertente e offensivo, la loro è una delle prime risposte che l'est vuol dare al fenomeno Phoenix dell'Ovest. Se ci riusciranno sarà un bel vedere.