Niente passerella per Iverson e C. a Barcellona, ma una sconfitta vera.
Ecco che cosa succede a far giocare una contro l'altra ad inizio ottobre una squadra di medio-basso livello NBA contro una squadra dell'assoluta nobilità europea: si ottiene semplicemente una sconfitta ed una figuraccia, che può sinceramente sorprendere solo chi non conosce il basket europeo e non conosce i giocatori che sono scesi in campo con la maglia del Barà§a.
Ora inizieranno i soliti interrogativi sul reale valore del basket NBA, nonché le comparazioni con il basket europeo, pur con tutte le attenuanti che vanno concesse in questo caso ai Sixers, come a tutte le squadre americane che sono coinvolte in questo Europe Live Tour. Philadelphia, infatti, ha fatto solo un paio di allenamenti ufficiali prima di questa gara e non ha sicuramente né la forma fisica né la preparazione di squadra, al momento attuale, per giocare una partita vera. I loro avversari, al contrario, si conoscono già bene, si allenano insieme da un mesetto e hanno già iniziato il loro campionato, la Liga ACB, da una settimana.
Detto questo però non si può etichettare la prima vittoria di una squadra europea contro una NBA in Europa semplicemente come frutto di non-preparazione da parte degli americani, perché le ragioni di questa sconfitta non sono solo e soltanto da ricercare nei demeriti dei Sixers ma anche nei meriti del Barcellona. I Sixers sono sbarcati in Catalogna convinti di giocare una partita-esibizione, mentre invece si sono trovati di fronte alla necessità di giocare un gara vera, contro avversari che volevano vincere e non solamente fare da sparring partner.
Il grande demerito dei Sixers è quello di averci messo troppo a capire che questa partita, se non la si giocava bene, la si poteva anche perdere; causa di questo è probabilmente anche la loro supponenza, la loro convinzione di essere i migliori, mentre invece nel Barà§a ci sono giocatori come Lakovic, Navarro, Vazquez, Basile, Marconato e Kakiouzis che non hanno nulla da invidiare a buona parte del roster dei Sixers, ad eccezione di Iverson, Webber e Iguodala, e che sono stati sottovalutati.
Chiudo ora questa introduzione generale e continuo con la descrizione della serata, vissuta dal vivo al Palau Sant Jordi di Barcellona. A dire il vero la serata per me non era iniziata nel migliore dei modi, visto e considerato il fatto che la mia macchina fotografica ha deciso di rompersi proprio tre quarti d'ora prima della palla a due. Dopo vari tentativi di riparazione che hanno rubato tempo alla mia cena, prendo atto del fatto che non potrò fare fotografie il giorno del mio primo contatto dal vivo con il basket NBA. Pazienza, mi stamperò tutto nella memoria.
Parto allora, ovviamente in ritardo, verso il Palau San Jordi, che fortunatamente e' molto vicino a casa mia, vicino a Plaà§a d'Espanya. L'unico problema é che la strada é tutta in salita, visto che il palazzo é sul Montjuic, dove ci sono buona parte degli impianti che sono stati costruiti per le Olimpiadi di Barcellona 1992. Arrivata faticosamente in cima, superata la coda all'ingresso e constatato l'impressionante numero di magliette con il nome di Allen I intorno a me, mi dirigo felice verso il mio posto, dal quale riesco facilmente a vedere il riscaldamento dei Sixers, accompagnato dagli olè di approvazione del pubblico ogni volta che un giocatore americano, solitamente Iguodala, faceva qualche numero durante la ruota.
Arrivato il momento della presentazione sono sinceramente incuriosita dal modo in cui il palazzo (o per meglio dire, Palau) avrebbe accolto i 76ers. Applausometro decisamente basso per la presentazione delle riserve, il pubblico si scalda un po' solo per il belloccio Kyle Korver. Tutto il pubblico è invece decisamente più partecipe alla presentazione del quintetto, con gli applausi che aumentano man mano che vengono presentati i nomi: Green, Dalembert, Iguodala, Webber e l'apoteosi per Iverson.
La presentazione del Barà§a è però decisamente più sentita, anche considerato il fatto che quella di ieri sera è stata la prima apparizione ufficiale della squadra nella sua città in questa stagione. Qui il protagionista è uno soltanto, Juan Carlos Navarro, idolo inconstratato della tifoseraia, presentato per ultimo e letteralmente osannato dal suo pubblico.
Superato lo shock di vedere il mio capitano di tante batteglie (Basile) con una maglia diversa da quella della Fortitudo e osservata la maglia calebrativa dei Sixers, decisamente politically correct visto che sulle spalline aveva sul lato sinistro le strisce rosse e gialle più larghe, che riprendono la bandiera della Spagna, mentre sulla spalla destra aveva delle strisce sempre degli stessi colori, ma più strette, che invece evocano la biandiera catalana, in modo da non scontentare nessuno.
Inizia la partita, l'atmosfera e' tipicamente americana, con un pubbico in buona parte silenzioso che viene coinvolto dalle varie e conosciute musichette in sottofondo. In tutti i time-out sono preparati degli spettacoli con cheerleaders americane e spagnole, la terribile mascotte dei Sixers, un coniglio di nome Hip Hop, saltella da tutte le parti e soprattutto si esibisce un gruppo di francesi che incantano il pubblico con le loro coreografie volanti.
Ad inizio gara la squadra di casa sembra un po' intimorita e allo stesso tempo affascinata dal fatto di giocare per la prima volta contro una squadra NBA. In particolare i catalani hanno seri problemi a gestire sotto canestro Dalembert, che sguscia fuori da tutte le parti e viene puntualmente servito dai suoi compagni. I ragazzi di Dusko Ivanovic però si svegliano in fretta e prendono confidenza con la partita, con il punteggio che rimane quasi in parità fino all'intervallo.
Al ritorno dagli spogliatoi il Barcellona prende sempre più fiducia mentre invece i Sixers non sembrano capacitarsi del fatto che per vincere una partita-esibizione non bastino quattro salti e due schiacciate. Per vincere in Europa, contro una squadra indiscutibilmente di alto livello, servono concretezza e difesa, esattamente le cose che sono mancate a Philadelphia in questa gara, soprattutto nel secondo tempo.
E così la partita procede senza particolari strappi né da un parte né dall'altra, con il Barà§a che però ha sempre il controllo delle operazioni. Tutti nel palazzo inizano a credere nell'impresa, nella possibilità di battere gli americani, e lo si vede da come il pubblico inizia a riscaldarsi per alcune (troppe) chiamate aribitrali sinceramente discutibili, con una serie impressionante di falli in attacco fischiati che hanno avuto l'unico merito di spezzettare il gioco. Il pubblico non gradisce e mostra il suo disaccordo sventolando i fazzoletti bianchi, classica forma di protesta spagnola.
Le strane decisioni arbitrali hanno il merito di riscaldare l' atmosfera, in tutto il palazzo inzia a risuonare l'urlo di battaglia "Bar-à§a! Bar-à§a!", perché la gente a questa squadra ci tiene per davvero e ora, dopo aver visto gli americani dal vivo, vuole vincere questa partita. I Sixers sembrano sempre più confusi, Iverson solo poche volte si risveglia dal torpore, mentre la difesa viene perforata in ogni modo possibile, da ogni giocatore dei blaugrana, fino all' apoteosi finale, le tre triple, due di Basile (una con fallo) e una di Navarro, che danno al Barà§a il vantaggio decisivo sul finale della gara, e fanno esplodere il Palau San Jordi.
Alla fine il tabellone luminoso dice 104-99 per i padroni di casa, i 16.236 spettatori iniziano a festeggiare mentre io, come tanti altri appassionati di basket (americano ed europeo), inizio ad interrogarmi se veramente il basket americano sia ancora il migliore del mondo. Ieri sera non sembrava proprio.