Un sorridente David Stern pensa ad una nuova espensione, questa volta nel vecchio continente.
Ancora una volta ci ritroviamo di fronte a voci, peraltro abbastanza concrete di una nuova espansione dell'NBA, per carità nulla di nuovo in fin dei conti David Stern non più di un anno fa ammise candidamente che dalla stagione 2008-09 si sarebbe passati a 32 squadre attraverso una mini rivoluzione che prevedeva alcune relocation e due nuove franchigie, che sarebbero uscite da una lista di 10 città statunitensi che si erano proposte da tempo (tra cui Lousville, Pittsburg, Baltimora, Kansas City), inoltre c'è da sfruttare fino in fondo l'onda positiva creatasi a Oklahoma City con il parcheggio degli Hornets, lasciando sempre un spiraglio aperto verso il vecchio continente.
E l'ultima News riguarderebbe proprio una città Europea ossia Madrid a cui Stern avrebbe fatto qualcosa più di una promessa, al punto che ci sarebbe già in moto una commissione mista tra tecnici NBA e gente del luogo per sondare concretamente se ci siano i presupposti per arrivare alla prima franchigia europea.
Con questo articolo vorrei solo evidenziare che per un'ulteriore espansione manca soprattutto la materia prima, perchè già da anni parliamo della dispersione del talento, metteteci 30 slot in più da riempire e la cosa non migliorerà di sicuro, ad oggi per me ci sono giocatori validi si e no per 24 franchigie, figuriamoci se passiamo a 32 !
Per di più una possibile espansione di una sola squadra in Europa ha del cervellotico, perchè l'NBA come tutto lo sport americano parte dal principio di dare a tutti la stessa chance, e quindi come lo organizzi il calendario di Madrid? Non è che poi far venire una squadra dall'America e gli fai giocare 2 partite di fila a Madrid, perchè in quel caso (che raramente si verifica anche nell'attuale calendario, magari a campi invertiti nelle due gare) di solito finisce ad una vittoria per uno e quindi per Madrid sarebbe una penalizzante assurda, ma ancora più improponibile sarebbe far varcare l'oceano ad una squadra per giocare una singola gara e poi rimandarla di la.
Quindi se proprio Stern vuole l'Europa come minimo deva varare una Division nel vecchio continente, ma qui poi si va nell'assurdo. Il tutto senza scomodare l'associazione giocatori che già nelle trattative dell'ultimo CBA aveva messo le mani avanti ottenendo che prima di un'eventuale espansione al di fuori degli USA ci voleva il suo benestare, perchè mi pare chiaro che un giocatore che firma con la ridente Orlando, oppure a LA, oppure a NY, di trovarsi scambiato senza il suo parere in una città a 10-12 ore di aereo dalla sua famiglia o dai suoi interessi, non ne vorrebbe sapere, ma non è tutto, infatti la stessa associazione giocatori preme da anni per un rientro dei Raptors in patria in quanto la pressione fiscale del Canada è molto più alta di quella degli USA, e quindi anche qui la gente non vuole andare a rimetterci soldi.
Per carità la mia tutto vuol essere meno che una crociata anti Madrid, ma David Stern a cui vanno riconosciuti meriti immensi nel rilancio di questa lega, che quando lui ha preso in mano era invasa da giocatori alcolizzati e alle prese con problemi di droga, e con un visibilità pari allo zero, portandola ai livelli odierni, mi sembra che sia diventato come il peggior assicuratore dei giorni nostri, di quelli che ti suonano il campanello, proponendoti la polizza della vita, solo che poi quando vai a leggere le clausole in neretto, la prima cosa che pensi è “cosa ci fa questo a piede libero?“, ecco Stern mi sembra stia diventando uno di questi, il cui scopo è vendere il suo prodotto, non curandosi minimamente della qualità di esso.
Ma il problema non va limitato ad una espansione ma alle espansioni in toto che è l'ultima cosa di cui la credibilità dell'NBA ha bisogno. Senza andare tanto lontano nel tempo ci vorrebbe poco a trovare diverse squadre che si trasferirebbero volentieri altrove per problemi vari, a Seattle sono vicini al trasloco ad Oklahoma City, la famiglia DeVos da anni minaccia la città di Orlando di fare le valigie per lo scarso attaccamento della comunità ai Magic (loro poi con la gestione Gabriel ci hanno messo del loro per non farli attaccare), ad Atlanta il palazzo è semivuoto da decenni, la proprietà dei Kings farebbe carte false per andare a Las Vegas (idea idiota se ce ne è una visto che in Nevada nessuna franchigia professionistica ha durato più di un lustro. e visto che a Sacramento fanno il pienone da quasi 10 anni), e si potrebbe proseguire anche con altre situazioni, da cui pare uscita almeno per ora Toronto grazie all'ondata di entusiasmo portata da Colangelo Jr, m anche qui se non arrivano risultati in fretta il problema si riproporrà in breve tempo.
Forse è il caso quindi che Stern prima di pensare ad eventuali espansioni, faccia un bel timeout, per solidificare l'NBA attuale, perchè è inutile far finta di nulla, ma i problemi ci sono, e molti se li sono creati in casa in nome dello spettacolo fine a se stesso.
A volte mi domando che tipo di immagine dell'NBA vogliano venderci, se quella di uno sport di squadra, oppure se interessa solo vendere l'immagine (e relativo merchandising) di una quindicina di giocatori, con la compiacenza della stampa del settore (vedi American Super Basket qui in Italia) che da anni ci propina un'informazione stuccosa perfino per i 15enni che hanno bisogno di idoli per appendere il poster in camera.
E così Vince Carter giocatore che di sicuro fatica ad entrare nei primi 20 della lega per rendimento, è la più grande fonte di introiti per l'NBA dell'ultimo lustro, segno inequivocabile che qualcosa non funziona, per ora rende bene economicamente, ma non è detto che sarà così per sempre.
Dunque se il signor Stern vuole bene a questa lega, e non solo ai suoi conti correnti, è ora che faccia mente locale su una lunga serie di errori che ha portato la lega ad un impoverimento tecnico allucinante.
L'errore più grande è quello di portarsi dentro gente giovanissima, prima i liceali direttamente, adesso i diciannovenni, e se con questo contesto rubi 2-3 potenziali fenomeni al mondo del college ogni anno, nel frattempo bruci invece tutta la classe di supporto ad essi, che saltando quasi tutto il quadriennio del college, non solo non diventeranno stelle, ma faticheranno pure a diventare giocatore di ruolo, a causa di quella mancanza di conoscenza del basket che solo il college ti da.
Se ne volete un esempio palese, prendete il livello tecnico di un 7-8° giocatore della rotazione di una squadra di oggi e paragonatelo con uno di 20 anni fa, siamo su due universi contrapposti, oggi se ti va bene hai uno specialista di una determinata cosa (difesa, tiro), allora avevi un signor giocatore in grado di dare un apporto di qualità per tutta la stagione.
E tutto questo come sempre in nome del Dio soldo perchè Stern e soci dicono “se lasciamo un Lebron 4 anni al college, a marzo le nostre gare non le guarda nessuno, molto meglio prenderlo noi e poi al resto vedremo", dimenticavo nel resto ci vanno compresa pure le recenti figurette a Mondiali e Olimpiadi.
Quindi ci ritroviamo in una lega dove per un giocatore le priorità sono le seguenti :
1 – Saltare,
2 – Correre,
3 – Tirare,
4 – Giocare a basket !!!
Avete capito saper giocare a basket non è più la priorità assoluta, e qui vorrei fare una considerazione, ossia Stern deve la sua fortuna essenzialmente a due giocatori, ossia Magic Johnson e Larry Bird, che hanno fatto da traino per il rilancio del movimento negli anni 80, come li mettiamo quei due con quelle quattro regole?
Vediamo saltare: benino entrambi ma nulla di trascendentale; correre, anche qui benino ma nulla più; tirare… beh maestri entrambi; giocare a basket semplicemente due dei migliori tre di sempre in compagnia di Jordan.
Quindi mi pare che il messaggio sia ben chiaro, l'atletismo su cui oggi si punta tanto non basta assolutamente.
Ma se non bastasse il talento del singolo giocatore e la formazione di esso, l'NBA nell'ultimo decennio ha varato un'autentica frittura mista di regole che hanno totalmente spersonalizzato il gioco, in dieci anni ho visto la linea da tre prima avvicinarsi e poi tornare dove era, ho visto varare l'hand checking, salvo poi tollerarlo dopo anni che questa regola è in vigore, ho visto varare specifiche regole per fermare lo stradominio di Shaq, quando forse bastava fischiargli tutti gli sfondamenti che faceva a suon di culate, ma la cosa più atroce di tutte è stato l'inserimento della zona, nata per due esigenze pratiche ossia la prima era quella di limitare i lunghi che dominavano, e la seconda era quella di evitare le isolation che avevano avuto in Iverson e nei Sixers 2000-01 il loro emblema.
Dopo anni di zona a che risultati siamo arrivati: lamentarsi dopo nemmeno tre anni dopo del fatto che non ci sono più lunghi dominanti e che i 2,10 vanno a tirare da tre (e ti credo gli hanno riempito l'area), e comica delle comiche che di isolation ne fanno più di prima solo che prima la facevano su un lato e oggi la fanno in mezzo, basta vedere la serie tra Cavs e Wizard, dove LeBron e Arenas prendevano palla in punta, due compagni per lato lontano dal canestro in grado di tirare da tre, con relativo svuotamento dell'area, e spazio per i due che penetravano a piacimento o andando in fondo o trovando il fallo del lungo che tentava di coprire.
Il giorno dopo nel giornale ci si trovava un bel titolone a 9 colonne LeBron ne segna 50 ! (o Arenas o Kobe o Wade o altri scegliete voi), vendita delle magliette alle stelle, quindi sembra tutto OK, ah ci sarebbe il non trascurabile fatto di un calo vertiginoso degli ascolti televisivi perchè forse in definitiva la gente vorrebbe solo vedere una partita di basket, e non un uno contro tutti, per quello hanno inventato i videogiochi !