Fuga dal pitturato

Chris Kaman, uno dei più giovani esemplari della categoria centri

"Quelli degli anni novanta li ho distrutti tutti, così quelli del nuovo millennio se la son fatta sotto e hanno iniziato a tirare da fuori."

L'autore di questa massima non può che essere l'impareggiabile Shaquille; il soggetto?
Ovviamente nessun altro se non quegli sventurati che da circa quindici anni provano - con alterne fortune – a contenerlo"

Già ; come mai sia nell'Nba, che nel resto del panorama cestistico mondiale, oggi giorno è diventato così arduo imbattersi nella figura del centro classico e al contrario la tendenza è diventata sempre più quella di affidare il ruolo di pivot a delle ali forti?

Se vi accontentate della spiegazione fornita dal "diesel" non siete certo fuori strada, ma crediamo che ciò non basti a giustificare questa autentica fuga dal pitturato"

Prima di tutto ; quali sono le caratteristiche di un pivot classico?
Me ne vengono in mente due in particolare :
– la capacità  di segnare "spalle a canestro" là  dove l'area si "tinge".
– l'incapacità  di difendere sulle ali a causa di un'inferiore mobilità  di piedi e corpo.

Per fare un esempio: uno alla Tim Duncan, è si, in grado di fare la differenza in vernice, (come da un decennio a questa parte si son accorti i suoi diretti avversari") ma ha una mobilità  tale da consentirgli di marcare senza patema alcuno anche le ali forti.

Perciò - a nostro avviso – il buon Tim andrebbe classificato (oltre che come un autentico fuoriclasse..) come un ala-pivot , non certo un centro "classico".

Detto ciò; attualmente, quali sarebbero gli atleti in grado di fregiarsi di tale nomea nel panorama Nba?

Di quelli che fan - realmente - la differenza ce ne sarebbero due.

Il primo è colui che - a parole sue e" a fatti – sarebbe il reale responsabile di tale situazione, il secondo è certamente l'educatissimo - in campo e fuori - capitano della squadra cinese"

Oltre costoro rimangono onesti mestieranti del parquet come Ilgauskas, Kaman e Dampier , potenziali fenomeni mai esplosi come Eddie Curry, tremende delusioni come Olowokandi (che se vuole trovare squadra, rischia seriamente di dover varcare l'Oceano, in senso contrario")" e specialisti difensivi come l'inossidabile Mutombo, il neo-campione Mourning (per noi, ancora il migliore del lotto quando si tratta di pattugliare il centro area..) e l'emergente Diop.

Si e no una decina di giocatori quindi; peccato, che alcuni di essi militino negli stessi team, e che" nell'Nba attuale esistano una trentina di franchigie"

Tali cifre, ci fanno domandare come sia possibile una situazione del genere, nella quale – non è certamente esagerato – parlare di possibile rischio d'estinzione della "razza".

Difficile immaginare una specie di calo della "vocazione cestistica " tra coloro alti sette piedi e oltre. Più plausibile pensare che, da circa un decennio (in quasi tutto il globo cestistico) sia subentrata l' esigenza di formare i lunghi, chiedendo loro di imparare il tiro da fuori e di aumentare la propria mobilità , per poter difendere sempre meglio sul pick-and-roll che com'è noto, rappresenta sempre più la principale arma offensiva di qualsiasi squadra, dall'Nba fino alle "minors""

Parliamoci chiaro: non ci sarebbe niente di male in tale processo, se non per il fatto che, a furia di martellare sull'importanza del gioco perimetrale (su entrambi i lati del campo), molti lunghi abbiano disimparato l'utilizzo di quelle che sarebbero le caratteristiche più naturali della categoria: gioco in post-basso e tecnica del taglia-fuori e del bloccaggio.

Il risultato di tale processo di "decentramento" è palese: non potendo contare – se non in sparuti casi – su gente che sappia il fatto suo in vernice, si opta per uno stile di gioco più rapido, (e sicuramente più gradito all'occhio dello spettatore tipo…) utilizzando come "numero cinque" del personale più agile e reattivo , con il chiaro intento di "aprire" il campo e confidare -anche- nelle doti balistiche di coloro che fino a qualche tempo fa, venivano definiti atipici , e che adesso rientrano in pieno nella norma.

Tale trend è dettato nella maggior parte dei casi da necessità , visto che i superstiti del ruolo costano sempre più spesso cifre esorbitanti, e più di rado da una precisa scelta, come nel lampante caso dei Phoenix Suns; dove il centro capita che lo faccia un'ala piccola come Boris Diaw"

Per far si che tale ruolo fondamentale nella pallacanestro (dopo tutto, pivot significa perno..) riviva gli antichi splendori, o perlomeno si risollevi, il rimedio è semplice a dirsi quanto complesso da realizzare: insegnare alle nuove leve, che è si bello nonché utile dilettarsi con il tiro da fuori, ma è altrettanto importante (anche se meno piacevole, viste le botte che si prendono..) imparare a districarsi in quella che lo slang del Gioco definisce "sala pesi".
Gli incentivi non mancano, visti i posti vacanti che si trovano nei roster alla lettera C, e i danari che "comandano" coloro che quella "sala" son soliti frequentarla senza fare il broncio.

Del resto se anche un buon giocatore (non di certo un fenomeno però) come Kaman, ha chiesto il massimo salariale - e non è detto che non l'ottenga – per continuare ad assicurare i suoi servigi ai Clips di Mr. Sterling".

Qualora la situazione invece, rimanga tale, non resta che consolarsi con la consapevolezza che ; con meno centri veri in circolazione , il basket sarà  un gioco sempre più rapido e potenzialmente gradito ai più"

E" che i "puristi del Gioco" si mettano il cuore in pace e rispolverino le vecchia cassette dei vari Jabbar, Olajuwon, Moses Malone, Ewing e compagnia, o" nostalgia?

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